Il Purgatorio

Beata Anna Emmerick e la mamma di Chiara in Purgatorio

Intorno a questo e ad altri simili casi, raccontò un giorno Anna Caterina medesima quanto segue: « Come sono stata sempre abituata sino da bambina, così anche mentre mi trovavo presso i Söntgen me ne andava di notte ad orare all'aperto. E qui mi accadde, come d'altronde bene spesso mi è accaduto nel corso della vita, che Satana tentasse fugarmi con spaventosi rumori. Ma siccome io in quel caso con sempre maggior zelo mi sforzava ad orare, allora egli si presentava a guisa di bestia terribile, o come un cane gigantesco, si accostava a me per di dietro, e mi posava la testa sulle spalle. Con l'aiuto di Dio restai ferma, non lasciai il mio luogo, e dissi di più: Iddio è più potente di te. Sono sua, son qui per amor suo. Tu non puoi nuocermi! Allora svanì da me ogni paura, ed il nemico dovè lasciarmi. Più spesso il nemico mi afferrava pel braccio e seco mi traeva, come se volesse strapparmi dal mio letto. Io gli resisteva per altro col segno della santa Croce e con la preghiera. Durante una mia malattia egli si lanciò una volta spaventevolmente sopra di me, ed ebbi molto che fare per difendermi contro di lui. Infuriando sbuffava, come se volesse strozzarmi o lacerarmi. Mentre spalancava le fauci infiammate contro di me, io feci il santo segno della Croce e tenni la mano fermamente distesa incontro a lui, e dissi: Ebbene, mordi qui Ma egli disparve.

« Mentre io una volta con Chiara pregava a sera per le povere anime del purgatorio, dissi: Recitiamo ancora alcuni Pater noster per tua madre defunta, che forse ha ancora qualche bisogno di aiuto. Pregai con tutto il cuore insieme a lei, dicendo sempre dopo ogni Pater noster: Aggiungiamone un altro, e poi un altro! Mentre eravamo così immerse nella preghiera, si aprì la porta della camera e vidi venirne dentro un vivo splendore; sentimmo risuonar varii colpi battuti sopra una tavola che era dinanzi a noi, ed ambedue ci spaventammo, ma Chiara principalmente. Quando suo padre sul tardi tornò a casa, gli raccontammo la cosa ed lui ne fu molto commosso e pianse dirottamente. »

« Soventi volte quando avevamo finito diverse orazioni ( così seguita il rapporto della Söntgen ), ma non prima, avveniva che l'origliere del nostro letto ci venisse così premuto sulla faccia quasi che ne dovessimo venire soffocate, e sembrava che alcuno battesse con tutta la forza di un pugno possente sul cuscino della Emmerich. Essa tal volta se ne sdegnava, poichè non avevamo requie alcuna; stendeva la mano come per afferrare il disturbatore, ma non sentiva cosa alcuna; tostochè era rientrata nella sua quiete, ed ecco di bel nuovo si rinnovava la stessa scena nel medesimo modo. Ciò durava talvolta sino a mezzanotte. La Emmerich si alzò talora e corse fino in giardino a veder che mai fosse, ma non vide mai cosa alcuna.

Ciò tutto, per altro, non è avvenuto soltanto in casa nostra, ma bensì più tardi anche in convento, ove al principio dormivano nella stessa cella.

Spesso di notte, giacenti nel nostro letto, pregavamo per le povere anime del purgatorio. Accadde una volta, quando avevamo finito le nostre orazioni, che un bello splendore si diffondesse intorno ai nostri letti. La Emmerich mi disse con la maggior gioia possibile: Vedi tu quale splendore? Io mi spaventai e non vi guardai.



Fonte: https://www.scrutatio.it/archivio/articolo/vita-caterina-emmerick-1/7501/cap10