Il Purgatorio

Don Bosco: Due conferenze tra due ministri protestanti ed un prete cattolico intorno al Purgatorio e intorno ai suffragi dei defunti

23/06/2023    194     Il Purgatorio    San Giovanni Bosco 

Alcuni protestanti eransi più volte recati da un Sacerdote a fine di iniziare dispute con esso lui intorno a diversi argomenti religiosi. In generale le loro discussioni consistevano nel gridar forte è saltar di questione in questione senza mai venire a termine di alcuna. Qualora poi fossero ridotti a qualche punto conclusivo, da cui non potessero allontanarsi, per lo più solevano dire: Noi non sappiamo rispondere a queste difficoltà, perchè non abbiamo studiato abbastanza; ma se ci fosse mai il nostro {7 [43]} Ministro! Egli è un' arca di scienza; egli con due parole fa tacere tutti i preti. Ditegli che venga egli stesso, loro si replicava, venga, e se saprà confutare le ragioni che dimostrano la verità della religione cattolica, e sostenere con sode ragioni gli errori dei riformatori, merita la gloria di essere chiamato uomo dotto. Ma io temo che egli non sia per venire.

La direzione ai benemeriti corrispondenti ed ai signori associati.

 

            Nel chiudere col presente fascicolo il quarto anno delle nostre popolari pubblicazioni le Letture Cattoliche, ci sentiamo un vero bisogno di indirizzare alcune parole agli illustri e benemeriti Corrispondenti ed ai signori Associati.

            Non avevamo certamente bisogno di minore incoraggiamento degli uni e degli altri per poterci sostenere e progredire in mezzo ai continui sacrifizi, cui avemmo a sottostare in questi anni critici per tutti.

            Mentre pertanto pieno il cuore di riconoscenza ringraziamo umilmente la Divina Provvidenza di aver benedetto le nostre {1 [21]} povere ed umili fatiche, sentiamo pure il dovere di esternare pubblicamente i sentimenti della più viva nostra gratitudine ai signori Corrispondenti di tutte le cure, di tutte le sollecitudini, che si diedero per la propagazione delle Letture Cattoliche, senza badare alle noie, ai disturbi, avendo unicamente di mira il vantaggio del popolo, questa cara ed interessante parte della società per la quale noi scriviamo, e per la maggior gloria di nostra Santa Religione.

            Ringraziamo gli Associati, i quali col loro obolo concorsero a sostenere quest' opera, la quale sebbene umile in se stessa, non è però meno importante di qualunque altra clamorosa pubblicazione.

            Non si tratta qui di speculazione libraria nè di alcun materiale interesse; essa è opera di zelo, è opera di carità religiosa e sociale, è opera tutta morale.

            Si tratta di istruire e di raffermare i buoni nei principii del cattolicismo, di {2 [22]} illuminare e attirare con quella affabilità, con quella dolce carità che era propria e caratteristica del nostro divino Maestro, i traviati alla pratica dei doveri religiosi. Un ardente desiderio di fare qualche poco di bene, o almeno di impedire qualche male, è il solo ed unico scopo delle nostre fatiche. Ora chi sarà tra i buoni e facoltosi colui, il quale voglia rifiutarci il suo efficace concorso ed ajuto?

            Oh nessuno! ne siamo certi, nessuno negherà di cooperare con noi, e portiamo anzi sicuranza, che se nel corso di quattro anni abbiamo potuto seminare e porre in mano del popolo oltre a settecento mila fascicoli delle Letture Cattoliche, in più breve tempo potremo, mediante il loro concorso, raddoppiarne il numero, specialmente in vista del grande bisogno prodotto dai tempi che corrono.

            Le associazioni o società protestanti si gloriano di spargere tra i cattolici a milioni a milioni i loro opuscoli, i loro {3 [23]} scritti corrompitori della fede e dei costumi, e noi cattolici vorremo lasciarci vincere? permetteremo, che in mezzo a noi venga adulterata la nostra fede, maltrattata la nostra santissima Religione, perduta la moralità, senza che ci adopriamo con ogni mezzo con ogni sforzo a fine di porvi un argine una barriera per impedire tanto male?

            In noi poco fidiamo perchè deboli, ma tutta la nostra speranza dopo Dio è posta nell'illustre Episcopato, splendore e gloria del cattolicismo in Piemonte, a Lui perciò ci rivolgiamo, sotto la cui protezione fin dal suo nascere abbiamo posta questa nostra popolare pubblicazione, e umili lo supplichiamo a voler degnarsi di sostenerci co' suoi consigli e co' suoi suffragi.

            Preghiamo caldamente i signori Parroci, nelle mani dei quali eziandio sta in gran parte l'esito felice delle Letture Cattoliche, perchè le promovano nelle loro parrocchie {4 [24]} e facciano sì che ogni famiglia sia associata.

            Supplichiamo i signori Corrispondenti, già tanto, benemeriti, a volersi adoperare per dilatarle sempre più, ed a farle conoscere ove non lo siano. Finalmente ci raccomandiamo ai signori Associati di rinnovare il loro abbuonamento e di procurare che si associno i loro parenti, i loro amici, affinchè maggiore sorta quel bene per cui tutti ci adopriamo e tutti fondatamente speriamo ampia mercede dal nostro buon Dio. {5 [25]}

            La Direzione ha tenuto conto di tutti i consigli e suggerimenti, che tanto gli associati quanto i corrispondenti e gli amici le porsero per quei miglioramenti che sono possibili di introdurre sia nella pubblicazione dei fascicoli, sia riguardo la materia a trattarsi: la medesima sarà sempre riconoscente a coloro che le faranno amichevoli osservazioni.

            Preghiamo caldamente quei signori associati i quali non leggono i fascicoli o per mancanza di tempo, o per la semplicità della materia che trattano, di non tenerli inoperosi ed ammucchiati nei loro scaffali, ma bensì di passarli alle mani di coloro che non possono o non vogliono associarsi, a cui però potrebbero {6 [26]} esser utili, essendo ancor più facile che la lettura delle cose semplici possano colpire e portare al bene i lettori.

            Intanto annunciamo che d'or innanzi non si pubblicheranno più fascicoli doppi ossia servienti per due mesi. Ma in ogni mese si darà un fascicolo, qualunque sia per essere la mole.

            Il prezzo annuo da pagarsi anticipatamente è di lire 1,80.

            Per coloro poi che desiderano di ricevere i fascicoli franchi per la posta il prezzo sarà d' or innanzi di lire 2,60.

            Coloro che si associano per 50 copie, o fanno centro di 50 associati, riceveranno i fascicoli franchi di porto per mezzo della via ferrata o dei conducenti.

            Le domande di associazioni possono farsi o alla Direzione delle Letture Cattoliche, Via di S. Domenico n° 11. in Torino, o nelle provincie presso i seguenti signori Corrispondenti. {7 [27]}

 

Alba. Presso il rev. P. Pio prete dell'Oratorio di S. Filippo.

Asti. Sig. Martini Can. Luigi Cancelliere.

Albenga. Sig. Vento D. Luigi.

Arona. Sig. Imperatori Vic. Foraneo.

Alessandria. Sig. Marmanzana D. Fedele.

Acqui. Monsignor Modesto Vesc.della Dioc.

Albissola. Sig. Prato Susanna ved. Saettone.

Biella. Jorio D.Giov. Cancelliere Vescovile.

Broni. Del-Bò Sig. Canonico.

Bra. Sig. D. Priotti Priore di S. Andrea.

Borgomanero. Sig. Piana D. Felice Parr.

Buttigliera d'Asti. Sig. Teppati D. Giuseppe Vic. Curato.

Bosconero. Sig. D. Peronino Prevosto.

Carmagnola. Sig. T. Serra Can. Arciprete.

Cavour. Sig.Rovey D. Ignazio Vic. Foraneo.

Casale. Sig. Crova D. Gregorio.

Caselle. Sig. Arciprete Teol. Delluca.

Castelnuovo d'Asti. Sig. Savio Evasio.

Cuneo. Sig. Borgarino D. Bartolommeo,

Chivasso. Sig. Bovio Teologo. {8 [28]}

Camogli. Sig. Schiaffino D. Fortunato.

Caraglio. Sig. D. Bianco Prevosto.

Cannero. Sig. D. Bianchi Prevosto.

Chieri. Sig. D. Beltrami Sacerdote.

Chiavari. Sig. T. Costa prof, in Seminario.

Domodossola. Signor Burdet Rettore del Collegio Mellerio.

Dogliani. Sig. Scher D. Zaveric.

Fossato. Sig. Aragno T. Gioachino Cancel.

Gassino. Sig. Bertoldi D. Antonio.

Genova. Sig.Fulle D. Angelo nel Seminario.

Idem. Sig. Mariconi D. Bartolommeo.

Giaveno. Sig. T. Arduino Can. Prevosto.

Gozzano. Sig. T. Jenghi Canonico.

Garlasco. Sig. Pozzi D. Paolo.

Intra. Sig. D. Guglielmetti Can. Prevosto.

Ivrea. Sig. Avv. Pinoli Can. Vic. Gen.

Iglesias (Sardegna). Monsignor Vesc. della Diocesi.

La Pieve ai Mondovi. Sig. T. Fazio Can. Prevosto.

Lucca. Sig. Baroni Libraio.

Mondavi. Monsignor Vescovo della Diocesi. {9 [29]}

Milano. Sig. Besozzi Libraio.

Mortara. Sig. D. Croscio Camillo Prev. di S.ta Croce.

Novara. Sig. T. Tamiotti Canonico.

Novi. Sig. T. Pavese Can. Arciprete.

Nizza marit. Sig. T. Barraia Canonico.

Ozieri (Sardegna). Pischeddu Vic. Gen.Cap.

Pinerolo. Monsignor Vescovo della Diocesi.

Poirino. Sig. T. Giorda Prevosto.

Piobesi. Sig. D. Bosio Antonio Vice Curato.

Piacenza. Sig. D. Poledri.

Racconigi. Sig. Paschetta D. Giuseppe.

Saluzzo. Sig. T. Guglielmi Can.

Savona. Sig. T. Talassano Canonico.

Savigliano. Sig. T. Turletti Can.

S. Benigno. Sig. Verulfo Sacerdote.

Susa. Sig, T. Borello Segr. Vescovile.

Semiana. Sig. D. Ferrari Pietro Prevosto.

Sassari (Sardegna). Capra Maurizio Franc

Tortona. Sig. Sacerdote Maggi.

Torre-Luserna. Sig. T. Aviena, Cav. Pr.

Trino. Bazzano Sig. D. Carlo.

Varallo. Sig. T Neri Can. {10 [30]}

Vercelli. Sig. T. Carron Can. Luigi in Semin.

Ventimiglia. Sig. Viale D. Emilio Can.

Villafranca Piemonte. Sig. Prialis T. Vic.

Vigevano. Sig. T. Vandone.

Valle Lomellina. Sig. Manfredi Prevosto.

Villastellone. Sig. T. Appendini.

Voghera. Sig. T. Porri Can.

Vanzone. Sig. Garbagna Vic. Foraneo.

Viarigi. Sig. Mellino Gio. Batt. Vic. For.

Villanova di Mati. Sig. D. Kerbaker. Gaet.

Vigone. Sig. T. Castelli Prevosto. {11 [31]}

            Nell'ufficio della Direzione trovansi vendibili le seguenti operette già pubblicate nei tre precedenti anni.

            Coloro che desiderassero di farne acquisto, le medesime si vendono anche separatamente al prezzo indicato.

            Coloro che acquistano cinquanta copie di una medesima operetta avranno 10 copie gratis; e chi ne acquista cento, ne avrà 25 gratis.

            Le domande devono essere fatte per lettera affrancata col vaglia postale del prezzo delle opere richieste unicamente alla Direzione centrale delle Letture cattoliche - via S. Domenico, N° 11, a Torino.

            Le spese di porto sono a carico dei committenti. {12 [32]}

 

 

Elenco delle offerte

 

La Collezione intiera di ciascuna annata

L. 1 80

Il Cattolico, trattenimenti, ecc.; 6 fascicoli legati in un volume

L 1 35

Vita di S. Zita e S. Isidoro

L 1 10

La buona madre di famiglia, 2 fascicoli legati

L 1 20

Esempi di cristiana virtù

L 1 10

L'artigiano secondo il Vangelo

L 1 15

Cenni sulla vita di Luigi Comollo

L 1 15

Catechismo cattolico sulle rivoluzioni

L 1 10

Ai contadini, regole di buona condotta

L 1 10

Conversione di una Valdese

L 1 20

Raccolta di curiosi avvenimenti.

L 1 20

Catechismo intorno al Protestantesimo.

L 1 20

Le sei domeniche e la novena in onore di S. Luigi Gonzaga

L 1 10 {13 [33]}

Catechismo intorno alla Chiesa Cattolica

L 1 20

Trattenimenti intorno al Sacrifizio della S. Messa

L 1 20

Del commercio delle coscienze, ecc.

L 1 20

La buona regola di vita, 2 fascicoli

L 1 25

Il Giubileo e pratiche divote, ecc.

L 1 10

Riflessioni sull'immacolato concepimento della SS. Vergine

L 1 10

Maniera facile per imparare la Storia Sacra

L 1 20

I beni della Chiesa come si rubino

L 1 15

Le consolazioni del Vangelo

L 1 15

Conversazioni tra un Avvocato ed un Curato

L 1 25

Conversione d'una nobile e ricca Signora Inglese

L 1 15

Istruzione catechistica sul matrimonio

L 1 15

Cenno biografico intorno a Carlo Luigi Dehaller

L 1 15

Vita di S. Martino,

L 1 20

La forza della  buona educazione

L 1 20 {14 [34]}

Trattenimenti intorno al SS. Sacramento dell'Eucaristia

L 1 30

Il libro dell'orazione domenicale di S. Cipriano

L 1 20

La Domenica al popolo

L 1 20

La Bestemmia, avvertenze al popolo

L 1 20

Vita di S. Pancrazio Martire

L 1 20

Brevi Considerazioni sulla Conformità con la santa Volontà di Dio

L 1 20

Andrea ovvero la Felicità nella Pietà, Racconto morale

L 1 20

Conversione di Ermanno Cohen israelita ecc

L 1 20

L'Angelo custode dell'infanzia.

L 1 20

Trattenimenti morali intorno ai riti ed alle cerimonie della S. Messa.

L 1 25

 

{15 [35]} {16 [36]} {1 [37]} {2 [38]}

 


Al lettore cattolico

 

            Nel pubblicare queste due Conferenze debbo pregare il lettore, di non indagare nè il sito nè il nome delle persone tra cui hanno avuto luogo. Le ragioni che m'inducono a non pubblicare i nomi degli individui sono molte, e fra le altre avvi anche quella che essendone stato di ciò richiesto, ho promesso di compiacerli. Del resto quanto ivi si legge è fatto storico. Nell'esporre però la materia ho {3 [39]} giudicato bene di far due cose: ho modificato alcuni modi di parlare degli avversari, per conformarli a quanto dicono altri protestanti ne' loro scritti. Ma le difficoltà si esposero sostanzialmente come furono fatte. Solamente per la lunghezza della conferenza essendosi più volte dette le medesime cose e talvolta ripresi i medesimi argomenti, mi son fatto lecito di seguire ordinatamente la serie delle materie poste in questione, senza tener conto delle ripetizioni. Ho pure stimato bene di ommettere alcune espressioni, le quali per essere o sconce o disdicevoli alle cose sacre, potrebbero cagionare pena all'animo divoto dei nostri lettori.

            Se gli argomenti addotti non avranno {4 [40]} esausta la materia sull'esistenza del Purgatorio, avranno almeno abbastanza chiaramente espresso e provato quanto sia fondata e certa la dottrina della Chiesa Cattolica intorno a questo dogma.

            Comprendo che alcune delle cose ivi trattate sono alquanto superiori alla capacità del popolo per cui particolarmente scrivo; al che mi sono studiato di supplire colla chiarezza e colla popolarità con cui spero di aver sciolte le difficoltà opposte. Altronde è bene che tutti sappiano quanto dicono i nemici della fede contro al Purgatorio, e quanto siano deboli gli argomenti che gli uomini più eruditi tra i protestanti sono in grado di opporre {5 [41]} alla chiarezza delle verità Cattoliche.

            Leggi, o lettore, per tua salutare istruzione, e nel leggere ti unisci con me a pregare Iddio misericordioso che ci doni forza e grazia da vivere in modo, che dopo morte possiamo scampare la gravezza delle pene del Purgatorio e volare immediatamente alla gloria dei beati in cielo. {6 [42]}

 

 

Conferenza prima sul Purgatorio e sul modo di suffragare i defunti.

 

 

Capo I.Occasione di questa Conferenza.

 

            Alcuni protestanti eransi più volte recati da un Sacerdote a fine di iniziare dispute con esso lui intorno a diversi argomenti religiosi. In generale le loro discussioni consistevano nel gridar forte è saltar di questione in questione senza mai venire a termine di alcuna. Qualora poi fossero ridotti a qualche punto conclusivo, da cui non potessero allontanarsi, per lo più solevano dire: Noi non sappiamo rispondere a queste difficoltà, perchè non abbiamo studiato abbastanza; ma se ci fosse mai il nostro {7 [43]} Ministro! Egli è un' arca di scienza; egli con due parole fa tacere tutti i preti. Ditegli che venga egli stesso, loro si replicava, venga, e se saprà confutare le ragioni che dimostrano la verità della religione cattolica, e sostenere con sode ragioni gli errori dei riformatori, merita la gloria di essere chiamato uomo dotto. Ma io temo che egli non sia per venire.

            - Noi temiamo ch'egli sia per ricevere qualche sgarbatezza, altrimenti siamo sicuri che verrebbe …

            - No, miei cari, ditegli che venga con tutta tranquillità; egli mi farà un vero piacere; assicuratelo che sarà trattato da amico. Se non potranno essere accolte le sue ragioni, si serberà ciò non ostante tutto il rispetto per la sua persona. Il Ministro dal suo canto aveva più volte fatto intendere che sarebbe venuto, ed aveva stabilito il giorno e l'ora; ma la sua comparsa non aveva ancora avuto luogo. Finalmente un giorno viene con due suoi amici: si fa annunziare, entra nella camera del prete e in modo gentile e cortese comincia a parlar così: salute, signor Teologo, tollerate con pazienza questa visita, siamo venuti per disturbarvi. {8 [44]}

            Prete. Benvenuti, Signori, venite pure avanti: mettetevi a sedere. In quale cosa potrei rendervi servigio?

            Ministro. Siamo venuti qua per chiacchierare un poco. Vennero più volte da voi alcuni nostri allievi i quali s'inoltrarono in certe questioni cui a dir vero non erano in grado di sostenere. Mi hanno detto che voi avreste desiderato di fare le medesime difficoltà al loro Ministro: ora egli è venuto, ed è quel medesimo che parla. È mia precisa intenzione che voi facciate quelle gravi osservazioni, cui niuno, come mi riferirono, può dare la debita risposta.

            P. Io non desiderava già di fare difficoltà, ma di scioglierle a chi ne faceva, e scioglierle a chi fosse in grado di capirle. Perciò desiderava proprio di trattare con persona capace di tener discorso intorno ad alcuni punti di fede per vedere quali ragioni possano addurre i protestanti per non ammettere certe verità che a noi cattolici paiono appoggiate sopra la medesima evidenza.-

            M. Godo molto di quanto mi dite; il desiderio di parlare e di ragionare è reciproco. E vi posso assicurare che da {9 [45]} lungo tempo desidero di sapere da' cattolici di buona fede come essi non si diano premura di rifiutare certi punti di dottrina che a noi sembrano manifestamente fondati sopra l'errore e sopra la superstizione. -

            P. Posto il reciproco desiderio di una discussione, resta ancora a stabilirsi la materia intorno alla quale intendiamo ragionare. -

            M. Parleremo di tutto un poco, se vi piace.

            P. Accetto il tema di discorrere di tutto un poco, con preghiera di voler gradire che io premetta alcune condizioni, le quali, credo, che voi pure troverete ragionevoli. Queste sarebbero: 1° Che voi ed i vostri due amici vi persuadiate di trattar con un leale amico, che in quanto sarà per dire non altro ha di mira se non il bene eterno; 2° Se venisse fatta difficoltà, cui non sapessi rispondere, ciò si attribuisca a mia ignoranza, non a mancanza di ragioni; 3° Lascio a voi piena libertà di scegliere quell' argomento che più vi aggrada a sola condizione che non passiate da una discussione ad un'altra, finchè non abbiate più cosa alcuna {10 [46]} da osservare sopra la materia di cui si ragiona; 4° Nel discorrere si procuri di evitare ogni parola, ogni modo di esprimersi che possa eccitare il disprezzo sopra le cose sacre.

            M. Condizioni ragionevolissime che noi accettiamo senza eccezione; e vi assicuro che da parte nostra studieremo di usare il debito rispetto fino in quelle cose che ci sembrassero da disapprovasi perchè contrarie alla nostra credenza. Una cosa vorrei ancora dimandarvi dal canto mio: che non sia pubblicato il nostro nome nè in libri nè in giornali, qualunque sia per essere l' esito del nostro trattenimento.

            P. Dal canto mio non ho difficoltà che sia pubblicato e il mio nome, e la materia trattata. Vi assicuro però che io non darò pubblicità a cosa alcuna che possa far conoscere le vostre persone.

            M. Ciò posto proporrei il Purgatorio per materia di questa nostra discussione. Posso assicurarvi che sebbene io sia pienamente d' accordo cogli altri Ministri riformati, che non esista alcun Purgatorio, tuttavia questo è il dogma cattolico che io ho sempre rispettato, e del quale, se non è vero, sembrando almeno alquanto {11 [47]} ragionevole, mi sento una certa tendenza a discorrere.

            P. Di buon grado accetto di ragionare intorno al Purgatorio, però affinchè sia ben chiaro l'argomento di cui intendiamo di parlare, stimo bene di esporvi la dottrina della Chiesa Cattolica intorno a questo dogma, perchè io sono persuaso che la giusta idea su tal materia contribuirà a dileguare molte prevenzioni dei protestanti a tal proposito.

 

 

Capo II. Dottrina della Chiesa Cattolica sul Purgatorio.

 

            P. Ecco la comune definizione che dai teologi cattolici si suol dare al Purgatorio. - Il Purgatorio è un luogo ossia uno stato in cui le anime dei giusti, uscite da questo mondo senza aver sufficientemente soddisfatto alla giustizia divina pei loro peccati, sono costrette ad espiarli prima di essere ammesse a godere la felicità eterna. - (V. Bergier. art. Purgat.)

            M. Scusate un momento. Questa definizione è alquanto diversa da quella che {12 [48]} ho letto in libri cattolici e non cattolici. Là per purgatorio s'intende un luogo, una carcere, una fornace in cui sono trattenute le anime dei giusti prima di andare in cielo. Così pure ho sentito io stesso a predicare. Perchè voi non chiamate questo luogo carcere e fornace e simili?

            P. Poco per volta, signor Ministro, e sarete soddisfatto di tutto; scioglierò ad una ad una le vostre difficoltà. Permettetemi che cominci a farvi conoscere che la mentovata definizione contiene la dottrina cattolica, siccome viene espressa nel Concilio generale di Firenze: «Le anime dopo morte (così quel concilio) sono purgate con pene purgatorie e a sollevarle da tali pene giovano i suffragi; cioè le messe, le orazioni, le elemosine e gli altri esercizi di pietà soliti a farsi nella Chiesa da' fedeli a favore degli altri fedeli». Conc. Flor. Sess. 25.

            Così quel concilio esprime la dottrina della chiesa antica sopra il Purgatorio, che va pienamente d'accordo con quanto fu definito nel Sacro Concilio di Trento. Ecco le parole del testo: «Se qualcheduno dice che, per la grazia giustificante, la colpa {13 [49]} e la pena eterna sono talmente rimesse al penitente che non gli resti più alcuna pena temporale a soffrire in questo mondo o nel Purgatorio prima di entrar nel regno dei Cieli sia anatema (sia scomunicato). Se taluno dice, che il sagrificio della santa Messa non è propiziatorio e che non deve essere offerto pei vivi, pei morti, pei peccati, per le pene, per le soddisfazioni e per altri bisogni, sia scomunicato.» Sess.25.

            «La Chiesa Cattolica ammaestrata dallo Spirito Santo ed appoggiata sopra i libri del vecchio e del nuovo testamento, sopra l' antica tradizione dei padri e dei concilii; e finalmente ivi in Concilio generale radunata insegna e definisce, esistervi il Purgatorio, e le anime ivi trattenute dai suffragi dei vivi e specialmente col sagrificio della Santa Messa potersi sollevare.» Sess. 25.

            Dopo di ciò il Concilio Tridentino ordina e raccomanda a' dottori e predicatori di non insegnare sopra questo punto, se non la dottrina dei padri e dei Concilii, di evitare tutte le quistioni di pura curiosità, e di ommettere tutto ciò che può sembrare incerto, o favoloso, o capace di {14 [50]} nutrire la superstizione, o favorire un sordido  interesse. - Luogo citato.

            Come ben vedete, signor Ministro, colle parole del Concilio Tridentino comincio a rispondere a quanto dicevate sui vari nomi che soglionsi dare al Purgatorio.il Concilio con quei decreti non decide se il Purgatorio sia un luogo particolare in cui le anime siano chiuse; in quale maniera sieno purificate, vale a dire, se ciò si faccia per mezzo del fuoco od altrimenti; quale sia il rigore e la durata di quelle pene, fino a qual punto possano essere sollevate dalle preghiere, dalle buone opere dei vivi, o dal santo sacrifizio della Messa; se questo sacrificio rechi conforto a tutte quelle anime in generale, o in particolare a quelle per cui si offre nominatamente il sagrifizio. -

            I teologi cattolici possono liberamente disputare su tali questioni, che non sono ancora state definite dalla Chiesa come dogmi di fede, da non poter più muovervi sopra discussione.

            M. Propriamente la dottrina, che mi esponete, è alquanto diversa da quanto viene intesa tra di noi e mi lascia campo a farvi molte dimande; primieramente è....{15 [51]}

            P. Abbiate ancor pazienza per un momento, signor Ministro; lasciatemi venir ad una conclusione di quanto vi ho esposto, e poi di buon grado ascolterò le vostre osservazioni.

            La definizione del Concilio di Firenze, e quella del Concilio Tridentino propone e racchiude quattro verità che non bisogna confondere. La prima che dopo la remissione della colpa e della pena eterna ottenuta da Dio nel Sacramento della Penitenza, rimane ancora al peccatore una pena temporale a scontare. In secondo luogo, che quando non si è soddisfatto a questa pena nella vita presente si può e si deve subire subito dopo morte. In terzo luogo che le preghiere e le buone opere dei viventi possono essere utili ai defunti. Finalmente che il sagrificio della messa è propiziatorio e per conseguenza ha virtù di scancellare i peccati e soddisfare alla giustizia divina pei vivi e pei defunti. Intesa così la dottrina della chiesa cattolica fo a voi, signor Ministro, ampia facoltà di fare quelle osservazioni che nella vostra saviezza stimerete a proposito, pregandovi nuovamente di non mai passare a novelle difficoltà, finche {16 [52]} le antecedenti non vi siano interamente spianate.

 

 

Capo III. La dottrina del Purgatorio contenuta nella Bibbia.

 

            M. La prima difficoltà che voleva, e che ora intendo di farvi è che nella Bibbia non avvi quanto nei mentovati Concilii si definisce; per es., si dice, che la dottrina del Purgatorio è appoggiata sulla Bibbia, è secondo la Bibbia; e nella Bibbia non trovo traccia di Purgatorio.

            P. Prima di provarvi che la dottrina del purgatorio è contenuta nella Bibbia debbo farvi osservare che la Chiesa Cattolica dando alla tradizione la medesima autorità che dà alla parola di Dio scritta, ne deriva per legittima conseguenza, che per noi è ugualmente certa una verità proposta dalla Chiesa e contenuta nella Bibbia, che una verità riconosciuta e proposta dalla Chiesa per Tradizione. Tuttavia nella presente questione mi servo solamente della Bibbia.

            Se dovessi ragionare con un cattolico {17 [53]} vorrei addurre molti testi del vecchio testamento come sono quello di Davidde il quale quando ne' salmi fa parlare quei che sono nell'altra vita dice cosi: Siamo passati pel fuoco e per l'acqua, e voi, o signore, ci avete condotti in luogo di refrigerio! (Sal. 65). Metti il tuo pane e versa il tuo vino sulla tomba del giusto, vale a dire: convita sulla tomba del giusto i poveri; acciocchè questi preghino per lui; cosi Tobia in punto di morte, diceva a suo figlio (Tobia, cap. 4). Queste parole dimostrano come gli antichi fossero fermamente persuasi di un luogo ove le anime dovessero purificarsi prima di essere condotte alla gloria, e dove potessero in qualche maniera suffragarsi colle limosine che per loro fanno i viventi.

            Similmente nel libro dell'Ecclesiastico si dice: Fate che la memoria del giusto sia in riposo, e consolatelo quando l'anima sua uscirà dal corpo. Eccl. 38.

            Come mai potrebbe l'anima essere da altri collocata in riposo ed essere consolata se non per mezzo dei suffragi che può ricevere da' vivi dopo morte?

            Questi e molti altri testi del vecchio {18 [54]} testamento potrei addurvi; ma poichè tali autorità sono molto contrastate dai protestanti, io le lascio a parte e passo al vangelo per vedere quanto il Salvatore ha chiaramente insegnato intorno a questa verità.

            Apriamo il vangelo di s. Matteo: al Capo 4 leggiamo che Gesù Cristo in forma di parabola dice: Accordati col tuo avversario mentre sei ancora per istrada con lui; affinchè il tuo avversario non ti consegni al giudice, e il giudice non ti consegni al Ministro da cui sii gittato in prigione. In verità io ti dico che non uscirai di colà finche non abbi pagato fin l'ultimo quattrino. Questo passo del vangelo in ogni tempo e dallo stesso Martini, che mi dite essere ammesso da' protestanti, fu sempre inteso cosi: L'avversario è Dio, con cui noi dobbiamo adoperarci per andar d'accordo con buone opere e con atti di pentimento per le offese fatte a lui che è sempre avverso a' nostri peccati. La strada figura la presente vita; il giudice è Cristo, il ministro ossia torturatore è il demonio; il carcere è il Purgatorio; l'ultimo quattrino sono i peccati veniali che si scontano nel Purgatorio. -

            Se poi voltiamo alcune pagine dello stesso {19 [55]} Vangelo al Capo 12 troviamo che Gesù C. non più in forma di parabola ma con dottrina definitiva dice: se taluno bestemmia contro al Figliuol dell'uomo egli potrà ottenere il perdono di tal peccato; ma se bestemmia contro allo Spirito S., egli commette un peccato che non gli sarà più rimesso nè nel secolo presente nè nel futuro.

            Da questa dottrina del Salvatore apparisce chiaramente esservi peccati che si perdonano nel secolo futuro altrimenti le sue parole significherebbero niente. Ma siccome il peccato mortale non può più essere perdonato nell'altra vita, nè quanto alla colpa, nè quanto alla pena eterna, dunque può solo essere rimesso quanto alla pena temporale, non nell'inferno, ove non c'è alcuna redenzione, bensì nel Purgatorio.

            M. Ho ascoltato attentamente tutte queste autorità della Bibbia e trovo che hanno il loro peso. Ho però qualche osservazione a fare. Parlo solo del passo di S. Matteo Capo 12, come quello che a voi pare più concludente. Questo stesso è spiegato da noi in questa maniera. Il secolo presente è il tempo trascorso fino {20 [56]} alla venuta del Messia; il seeolo futuro era il tempo del Messia, in cui gli uomini avrebbero potuto più facilmente ottenere il perdono dei loro peccati.

            P. Questa è la strana interpretazione che il vostro ministro Baillé dà alle citate parole del Vangelo.

            In tutti i luoghi della Bibbia ove sono le parole secolo presente, se non vogliamo fare violenza al senso letterale, dobbiamo intendere la presente vita, e per secolo futuro la vita che succede dopo la morte; perchè dunque dare un senso affatto nuovo, anzi contrario alla spiegazione data in ogni tempo a queste parole del Vangelo? Perchè allontanarci dal senso letterale quando non è contrario, anzi è consentaneo e spiegato da altri testi della Bibbia?

            Non sarebbe poi affatto ridicolo che il Salvatore chiamasse secolo futuro il tempo che in parte era già trascorso, e che tuttora trascorreva sotto gli occhi suoi?

            M. Per secolo presente non potrebbe intendersi il tempo che scorre fino alla fine del mondo, e per secolo futuro quello che seguirà?

            P. Qualora vi piacesse di seguire tale {21 [57]} interpretazione voi dovreste ammettere che presentemente non esiste ancora il Purgatorio, ma esso comincierà ad esistere dopo l'ultimo giorno del mondo.

            Vi torna forse gradita tale interpretazione?

            M. No, perchè questa sarebbe troppo ridicola; perciocchè se dalla Bibbia si prova che vi è il Purgatorio, perchè attendere alla fine del mondo per ammetterne l'esistenza?

            P. Dunque ammettiamo il senso più ovvio e letterale, e per secolo presente intendiamo la presente vita; per secolo futuro la vita che segue dopo la morte, in cui si può ottenere il perdono di certi peccati.

            Quanto noi leggiamo nel Vangelo sul Purgatorio è con egual chiarezza insegnato da S. Paolo. Nella lettera che questo apostolo scrive ai Cristiani di Corinto, fra le altre cose dice: le opere di ciascuno saranno provate; ciascuno poi sarà salvo, ma purificato come se passasse in mezzo al fuoco.

            Finquì i due compagni del ministro si tacquero; ma all'udire queste due ultime parole, un di loro si levò in piedi, e intuono {22 [58]} minaccioso: è inutile il ragionare, prese a dire, queste sono spiegazioni arbitrarie che danno i preti cattolici al Vangelo: dobbiamo seguire il nostro sistema, e non ammettere altra spiegazione, se non quella che a ciascuno pare venire dallo Spirito Santo; ed a me pare, anzi sono certo che non c'è Purgatorio.

            M. No, mio caro, non parlare così. Noi siamo venuti qui per ragionare e non per altercare. Le interpretazioni addotte dal signor Teologo sono appoggiate sulla Bibbia e meritano di essere attentamente pesate. Se voi avete qualche cosa ad opporre, ditela, siete in perfetta libertà di parlare: ma con calma e con tranquillità.

            Il compagno del Ministro: Io dico che non credo nulla al Purgatorio, perchè è una favola inventata dai preti.

            M. Calmatevi, e persuadetevi che il negare senza provare vale niente.

            Comp. Io non ho studiato da poter rispondere, ma so quel che mi dico. Ed io temo che voi, signor Ministro, continuando in questo ragionamento finiate per concedere che c'è il Purgatorio. Questa sarebbe cosa veramente ridicola. Basta, {23 [59]} io non voglio più star qui, me ne vado. Buon giorno.

            M. Lasciamolo andare. Vedete, signor Teologo, costui era cattolico: adesso si è fatto Riformato. Ora il sentirsi a provare una verità a cui egli ha rinunziato, è una spina pungente al suo cuore. Ciò avviene in generale di quasi tutti i cattolici che passano alla Riforma.

            P. Compiango altamente la posizione di costui che chiude gli occhi alla verità che vuol di nuovo risplendere nel suo intelletto. Lasciamo adunque che egli se ne vada. Dio l'accompagni e lo illumini. Ma a voi, signor Ministro, pare che quanto ho addotto basti a persuadervi dell'esistenza del Purgatorio?

            M. Veramente se vogliamo seguire il senso naturale di quanto abbiamo esposto finora, dobbiamo conchiudere esservi un luogo di mezzo tra il Paradiso e l'Inferno, dove le anime possono essere qualche tempo trattenute. Avvi però una cosa che mi cagiona molta maraviglia, ed è la seguente. In tutti i discorsi e in tutti i libri cattolici ove si parla del Purgatorio, si mette sempre in scena il fatto di Giuda Maccabeo, e con esso intendono {24 [60]} di portare compiuta vittoria; perchè voi non ne avete fatto cenno?

 

 

Capo IV. Il fatto di Giuda Maccabeo.

 

            P. Ho differito finora di toccare il fatto di Giuda Maccabeo per servirmi di sole autorità ricavate da quelle parti della Bibbia che sono egualmente ammesse dai Cattolici e dai Protestanti. Poichè ora mi invitate a ragionarvi sopra, io mi offro di esporvelo; ascoltatelo; e dopo farete le vostre difficoltà.

            A' tempi che Giuda Maccabeo alla testa di un esercito di prodi andava scacciando dalla Giudea i nemici della patria e della religione, parecchi soldati, contro gli ordini di Dio e del medesimo Giuda, avevano rubato nella città di Jamnia alcuni oggetti consacrati agli idoli. Dopo quel fatto, venuti alle mani coi nemici, la pugna loro riuscì funesta; perdettero quasi tutti la vita. Nell'atto che si dava sepoltura a quei cadaveri fu scoperto il delitto; il perchè la loro morte venne risguardata qual giusto castigo del cielo. {25 [61]}

            Giuda Maccabeo pensando che coloro non avessero conosciuta la gravezza di quella proibizione, o che ne avessero domandato a Dio perdono prima di morire, ordinò di fare una colletta, la quale montò ad oltre venti mila franchi, da mandare in Gerusalemme affinchè fossero offerti sacrifizi pei loro peccati. Considerando, dice la Bibbia, che è riservata una grande misericordia a quelli che muoiono nella pietà, ed è quindi cosa santa e salutevole il pensiero di pregare pei morti affinchè siano sciolti dai loro peccati.

            M. Questo passo scioglierebbe ogni questione: ma questo libro non può considerarsi fra i libri divini perchè non fu mai collocato nel canone degli Ebrei.

            P. Per quindici secoli e più il libro de' Maccabei, che contiene questo fatto, fu tenuto per divino dalla Chiesa universale, dai santi Padri e dai Concilii. Soltanto i Riformatori del secolo decimo sesto a fine di poter liberamente negare l'esistenza del Purgatorio sono stati abbastanza arditi di negarne la canonicità e l'autorità.

            M. La qual cosa parmi essere stata fatta ben con ragione, perciocchè noi {26 [62]} dobbiamo riconoscere per canonici quei libri del vecchio Testamento, che furono inseriti nel canone degli Ebrei, ma il libro de' Maccabei non è annoverato in questo canone, dunque devesi rifiutare.

            P. Quanto mi dite potrebbe aver luogo pei libri che sono stati scritti prima del canone di Esdra, ma non per quelli che furono scritti nei tempi posteriori. Certamente il libro de' Maccabei non poteva essere annoverato nel canone degli Ebrei, perchè quel canone fu fatto da Esdra, molti secoli prima che esistesse Giuda Maccabeo e che fosse scritto il libro che contiene le sue azioni; è lo stesso come se io dicessi, che voi presentemente non potete esser ministro, perchè prima che esisteste non eravate ancora riconosciuto per tale.

            M. Voi mi fate ridere, signor Teologo: veramente io non pesava bene queste ragioni. Perciocchè se il libro de' Maccabei è stato scritto dopo che fu fatto il canone d'Esdra, non poteva essere ivi notato. Tuttavia io trovo che non solo gli Ebrei non riconobbero per divino questo libro; ma neppur i padri antichi.

            P. Prima di passare al dubbio di alcuni {27 [63]} santi Padri, voglio ancor farvi notare che gli Ebrei ebbero in grande venerazione il libro di coi trattiamo. Gli scrittori del Talmud si servono di questo libro; Giuseppe Flavio, dotto scrittore degli Ebrei, non lo revoca in dubbio. Il medesimo Salvatore dà grande autorità a questo libro, mentre celebrò egli stesso la festa dei lumi, istituita da Giuda Maccabeo, e riferita in quel libro.

            M. Ma almeno è fuor di questione, che i padri non hanno ammesso questo libro.

            P. Comincio ad osservare, che quando noi adduciamo il consenso dei santi padri non lo raccogliamo da alcuni separatamente; nè da quelli che vissero in tempo delle persecuzioni, in tempo che, non essendo ancora insorte questioni su tali dogmi, la Chiesa non aveva ancora parlato. Quando noi adduciamo il consenso dei padri, intendiamo il consenso dei Santi più celebri e precisamente di quelli che, cessato il terrore delle persecuzioni, poterono liberamente parlare e conoscere pienamente le decisioni della Chiesa. Il consenso dei Padri così inteso non lascia alcun dubbio intorno alla canonicità del libro de' Maccabei. {28 [64]}

            Fin dai primi tempi della Chiesa questo libro leggevasi cogli altri libri della Bibbia nelle radunanze dei Cristiani. Il concilio terzo Cartaginese confermando quanto era prima stabilito intorno alla Bibbia, tra i libri canonici annovera anche questo de' Maccabei: questi sono i libri, dicono gli atti di quel Concilio, che i nostri padri ci hanno insegnato a leggere nella Chiesa sotto il titolo di Scritture divine e canoniche.

            S. Agostino mette questo libro fra il canone delle scritture sante; di cui ci dà l'enumerazione e se ne serve per confutare gli eretici.

            Papa S. Innocenzo I in risposta di una lettera di S. Esuperio vescovo di Tolosa l'anno 405 colloca parimente il libro dei Maccabei fra le Scritture sacre.

            S. Gelasio papa nel 494 nel concilio romano composto di settanta vescovi, decretò quali fossero i libri da tenersi per canonici, e tra questi vi è il libro de' Maccabei.

            In una parola, appena la Chiesa proferì il suo giudizio intorno al numero dei libri canonici, non vi fu più alcun santo padre che abbia mosso il minimo dubbio {29 [65]} intorno alla canonicità del libro de' Maccabei. Ma per togliere fin l'ombra di opposizione, voglio lasciare un momento a parte la canonicità di questo libro; e dico ai protestanti: voi, o Protestanti, ammettete i libri de' Maccabei come storia veridica. Dunque è un fatto storico che al tempo de' Maccabei gli Ebrei, i sacrificatori e tutta la Sinagoga pensavano essere cosa pia l'offerir sacrifici pei defunti affinchè fossero sciolti dalle loro colpe. Il citato Giuseppe ebreo conferma quanto diciamo, allorchè asserisce che i Giudei non pregavano per coloro che si fossero data volontariamente la morte; dunque pregavano per gli altri. Ora per certo non pregavano per coloro che erano nel seno di Abramo ove nulla più era bisogno; neppure pregavano per quelli che erano all' inferno, dove sono inutili le preghiere. Di più le loro preghiere erano dirette ad ottenere il perdono dei peccati pei defunti, i quali perciò non erano creduti trovarsi nel seno di Abramo ove niente d'impuro era ammesso; tanto meno all' inferno, dove non c'è più nè speranza nè perdono. Andavano adunque ad uno stato intermedio tra l'uno e l'altro, {30 [66]} e questo stato di mezzo, voi, signor Ministro, chiamatelo come volete, noi lo chiamiamo purgatorio.

            M. Bene, benissimo. Questo è veramente ragionare con ordine. Io non era molto avverso al purgatorio anche prima di questo trattenimento; perchè dopo aver letto attentamente la spiegazione che si suol dare tra di noi a parecchi testi della Bibbia, io era poco soddisfatto. Ora non avrei alcuna difficoltà di ammettere coi Cattolici l'esistenza del Purgatorio.

            Non posso però dissimularvi che mi fa grande specie il non essersi mai parlato di purgatorio nei primi tempi della Chiesa; perciocchè trattandosi di un dogma di tale importanza quale si è l'esistenza del Purgatorio, mi pare che se ne sarebbe dovuto parlare.

            P. Prima di passare a ragionare della dottrina professata nei primi tempi della Chiesa sul Purgatorio, debbo premettere alcune osservazioni. In primo luogo nel riferire la dottrina cattolica contenuta nella Bibbia, vi ho solamente citati alcuni testi in quella contenuti; ce ne sarebbero ancor molti altri nell'antico e nel nuovo Testamento. S. Paolo talvolta impiega intiere {31 [67]} pagine delle sue lettere per ravvivare la credenza di uno stato intermedio nell'altra vita. È bene eziandio ch'io vi osservi, che quando un dogma è contenuto nei libri santi, quando anche più nulla ne fosse stato scritto nei tempi posteriori, ciò non importa, dovendo bastare che esso sia chiaramente rivelato nella Bibbia. Ciò posto, eccomi ad appagare il vostro desiderio. Voi diceste…

            M. Ho detto che non ho alcuna difficoltà di riconoscere coi cattolici uno stato intermedio; ma che mi fa grave specie non essersi di ciò parlato nei primi tempi della Chiesa.

            P. È questa una delle solite gherminelle. Caro sig. Ministro, se dai protestanti si leggesse un po' più la storia ecclesiastica, quante cose sarebbero meglio conosciute e forse anche credute dai protestanti, i quali formerebbero perciò miglior giudizio della Religione cattolica. Ora ascoltate come i santi Padri dei primi secoli parlarono del Purgatorio e dei suffragi pei defunti.

            S. Cipriano vescovo di Cartagine, martirizzato nel terzo secolo, parla così: alla Chiesa si fa commemorazione di {32 [68]} tutti i morti che chiusero i loro occhi nella comunione del corpo e del sangue del Signore: vale a dire di tutti quelli che avendo ricevuti i santi Sacramenti prima di morire, facevano sperare di essere morti in grazia di Dio.

            S. Ambrogio vescovo di Milano nel quarto secolo, nell'occasione ch'era morto suo. fratello Satiro, erasi dato la massima sollecitudine di pregare ed offerire il santo sacrificio della Messa per suffragare l'anima di lui.

            Che cosa egli non fece quando morì l'imperatore Teodosio? Celebrando le esequie di quel monarca: mio Dio, andava esclamando, io vi scongiuro di concedere la tranquillità ed il riposo eterno al vostro servo Teodosio. Io l'ho amato in vita; ed ora non l'abbandonerò, finchè voi, mio Dio, non l'abbiate accolto nei celesti vostri tabernacoli. Orat. fun. Theod.

            S. Agostino vescovo d'Ippona scrive di sua madre, che mentre dall'Italia recavasi in Africa, giunta al porto di Ostia, non molto distante da Roma, cadde gravemente ammalata. Quella donna cristiana, scorgendosi vicina a morte chiamò a sè s. Agostino suo figlio con Naviglio di lui {33 [69]} fratello, e loro parlò così: Sotterrate pure questo corpo ovunque si può, nè datevi di esso alcun pensiero; unicamente vi prego di non dimenticarvi di me, ovunque sarete, dinanzi all' altare del Signore. Confess. lib. 9.

            Il medesimo s. Agostino scrisse altrove: dicano ciò, che vogliono gli Eretici: ma bisogna dire, che è pratica antichissima della Chiesa di pregare ed offrire sacrifizi pei morti. Lib. de hæres. 53.

            Questo santo Padre tenne vari discorsi in cui raccomandava preghiere, sacrifizi ed altre opere di pietà da farsi in suffragio delle anime dei defunti. Di più compose un libro intitolato: Della cura che si deve avere dei defunti. In questo libro al Capo primo sta scritto così: «Leggesi nei libri de' Maccabei essersi offerto sacrificio pei morii; ma sebbene ciò non fosse attestato nelle antiche scritture, per noi è di gran peso l'autorità della Chiesa universale, la quale in questa consuetudine risplende quando nelle preghiere che il sacerdote dall'altare offre al Signor Iddio, tien luogo eziandio la commemorazione pei morti»

            S. Giovanni Grisostomo vescovo di {34 [70]} Costantinopoli, nel predicare al suo popolo, fra le altre cose diceva: non indarno gli Apostoli stabilirono che, quando si celebrano i tremendi misteri si faccia commemorazione di coloro che erano già passati all' altra vita; perciocchè essi sapevano che tal cosa tornava a quelli di grande vantaggio e sollievo. Quando tutto il popolo e tutto il clero alza le mani, e dinanzi a loro vien collocata l'ostia tremenda, forse in tal maniera non placheremo l'ira divina? Hom. in ep. ad Philipp.

            M. Che profluvio di testi o d'autorità. Io riposo tranquillo sulla vostra onestà, senza darmi briga di verificare le vostre asserzioni; sono persuaso che non vorrete vendermi lucciole per lanterne. Però tra di noi si fa una difficoltà cui non so come i cattolici possano rispondere.

            P. Ditemi qual sia questa difficoltà e credo che anche questa sarà facilmente spianata. -

            M. Ecco la mia difficoltà. Noi riformati concediamo che è molto antica la credenza del Purgatorio; e si dice comunemente che cominciò a propagarsi dugento anni dopo l'era volgare: prima non si è mai parlato di ciò. Mentre voi esponevate {35 [71]} la testimonianza di vari padri, stava ben attento per osservare se facevate menzione di qualcuno che fosse vissuto nei primi secoli della Chiesa; ma voi avete sempre parlato dei padri vissuti nel terzo, nel quarto secolo, senza citarne neppure uno anteriore a quel tempo.

            P. A bella posta ho voluto tacere delle testimonianze dei due primi secoli per lasciarvi motivo di fare questa difficoltà. Prima di rispondere stimo bene di rinnovare qui l'osservazione già fatta altrove, cioè, che dato anche il silenzio di due secoli intorno al Purgatorio forse che la lunga serie di testi della Bibbia, dei concilii e dei padri che vissero nei secoli immediatamente posteriori e che unanimi trovano tale dottrina fondata sulla Bibbia, praticata e predicata dagli Apostoli, questi padri, dico, non possono renderci abbastanza certi che la dottrina del Purgatorio fu conosciuta nei primi tempi della chiesa? Tuttavia per compiacervi ridurrò la questione sotto al suo vero aspetto, affine di rispondervi direttamente. Voi, signor Ministro, mi concederete che nel primo secolo della Chiesa era conosciuta la dottrina del purgatorio: perchè abbiamo veduto essere ciò chiaro {36 [72]} nel vangelo, proposto dagli Apostoli e chiaramente predicato da s. Paolo.

            M. Non vedo difficoltà a concedervi che la dottrina del purgatorio sia stata conosciuta ai tempi apostolici, epperciò nel primo secolo della Chiesa.

            P. Voi concederete eziandio che tutti i riformati vanno d'accordo che dall' anno 200 all' insù fu sempre più manifestato, creduto e predicato il dogma del Purgatorio.

            M. Ciò è posto fuor di questione anche tra i riformati.

            P. Tutta la difficoltà adunque si riduce al secondo secolo.

            M. Appunto.

            P. La vostra difficoltà è sciolta con tutta facilità. E voi vedrete quanto poco conoscano la Storia Ecclesiastica coloro che dicono nel secondo secolo non farsi parola nè di purgatorio nè di preghiere pei defunti.

            Se l'autorità di s. Dionigi areopagita fosse ammessa dai protestanti, la cosa sarebbe tosto sciolta, giacchè egli visse sul finir del primo e sul principio del secondo secolo. Egli trattò cogli Apostoli e scrisse un' opera intitolata della gerarchia {37 [73]} Ecclesiastica dove riferendo le cose del suo tempo dice: Nelle funzioni funerarie avvicinandosi il venerando vescovo, fa una sacra preghiera sopra il morto; e con quella preghiera invoca la divina misericordia affinchè al defunto siano perdonale tutte la colpe commesse per umana fragilità e così venga collocato nello splendore e nell'abitazione dei viventi. De Hierarchia Eccl. parte 3, Capo 7°.

            Non è forse questa dottrina perfettamente d'accordo con quella che professa oggidì la Chiesa cattolica intorno al purgatorio?

            Ma poichè da parecchi eruditi si vuole che il libro della gerarchia sia di altro autore e scritto sol principio del terzo secolo: così io cerco altri padri la cui autorità e posta fuori di ogni dubbio.

            Clemente Alessandrino, che visse pure nel secolo secondo, dice che il cristiano il quale muore dopo di aver abbandonati i suoi vizi, deve ancor cancellare per mezzo d' un supplizio i peccati commessi dopo il battesimo; e poco dopo soggiunge: Il cristiano si deve muovere a pietà dello stato di quelli che puniti dopo la morte, loro malgrado confessano le proprie colpe {38 [74]} con un supplizio che devono patire. Strom. lib. 6 e 7.

            S. Giustino martire, nel suo dialogo con Trifone ed Origene hanno quasi le medesime espressioni. Origene in ispecie in dodici luoghi delle sue opere insegna la medesima dottrina. Ma io non voglio citarvi questo dotto scrittore, perchè l'autorità di esso è sospetta ai protestanti pel motivo che pare aver creduto che i medesimi dannati possano essere suffragati da' vivi. -

            Vi parlo piuttosto di Tertulliano celebre scrittore di Africa e contemporaneo d'Origene. E poichè abbiamo qui le sue opere possiamo leggere insieme quanto riguarda al purgatorio. Vedete qui nel libro De anima, vedete come espone le parole del Capo quinto di s. Matteo che noi abbiamo riferite; egli le applica al purgatorio e conchiude con dire: nell'altra vita vi è una prigione donde 1' uomo non esce se non quando ha pagato l'ultimo quattrino.

            Leggete qui un po' più avanti, in questo medesimo volume, avvi un altro libro intitolato: delle corona del soldato. Quivi comincia a dire che ci sono molte cose praticate nella Chiesa che si debbono {39 [75]} ammettere, quantunque non registrate nella scrittura. Noi rigetteremmo, egli dice, ciò, che non trovasi nei sacri libri se non avessimo l'esempio di molte cose, le quali noi pratichiamo senz' alcun testimonio della scrittura, e che sosteniamo pel solo titolo della tradizione.

            Tra queste cose si annoverano le oblazioni che noi facciamo per i morti. Che se voi cercate l'istituzione di queste cose e di altre simili non le troverete nella scrittura, ma le troverete nella tradizione che le autorizza, nella consuetudine che le conferma, nella fede che le osserva.

            Dopo di aver in tal guisa spiegato il suo sentimento intorno alla tradizione, continua così: Secondo la tradizione ricevuta da' nostri maggiori, ogni anno ad un giorno stabilito noi facciamo sacrifizi pei defunti. Ex maiorum traditione prò defunctis annua die facimus. Queste cose Tertulliano scriveva circa cento anni dopo la morte del Salvatore, quando vivevano ancora parecchi discepoli degli Apostoli; perciò per tradizione dei maggiori, ivi non altro s'intende che la tradizione apostolica.- Tert. de corona mil. cap. 3 e 4. Vedete, signor Ministro, se nel secondo secolo della {40 [76]} Chiesa non parlasi del purgatorio e dei suffragi pei defunti.

            M. Queste cose io le trovo chiare e ben a proposito, nè saprei dirvi sopra quali cose i nostri appoggiano le loro asserzioni. Forse vorranno dire che siasi soltanto parlato di ciò ne' libri, ma che non ci sieno fatti; vale a dire, che sia stato un uso antico tramandato dall'uno all' altro per iscritto, senza che siasi mai praticato.

            P. Se scrivevano e davano norme di tali pratiche, è segno che avevano luogo tra' fedeli, altrimenti gli scrittori avrebbero parlato di cose inutili e non esistenti. Credo però che voi, signor Ministro, andiate facendo le osservazioni, cui vi risponde questo medesimo libro di Tertulliano.

            Voltiamo alcune pagine e troviamo come il medesimo autore dopo di aver raccomandalo ad una certa vedova di pregare per l` anima di suo marito, facendo fare ogni anno particolari sacrifizi nel giorno anniversario di sua morte, continua cosi: Che se voi, o donna, ciò non farete, per quanto sta in voi, rinnegate vostro marito. Lib de Monogamia {41 [77]}

 

 

Capo V. Le sette separate dalla Chiesa cattolica fanno suffragi pei defunti.

 

            P. Che se voi, signor ministro, dalla pratica, e dalla credenza del purgatorio dei tempi primitivi della Chiesa, se da quanto dissero i padri, passate alla pratica in ogni tempo seguita dalla Chiesa cattolica, vedrete che fin dai primi tempi si praticavano riti, cerimonie, si celebravano messe, si facevano digiuni, limosine ed altre pie opere in suffragio delle anime dei morti. Basta leggere le liturgie antiche, cioè quei libri che contengono le norme con cui erano regolati i santi misteri.

            M. Sicuramente le liturgie sono di gran peso per provare una qualche verità; ma queste appartenendo alla chiesa Romana non avvi maraviglia che esse contengano molte cose favorevoli ai suffragi dei defunti. Vorrei che mi parlaste delle liturgie delle altre società cristiane che si sono separate dalla chiesa Romana, imperciocchè se esse nella loro prima separazione {42 [78]} conservarono l'uso di far preghiere e sacrifizi pei defunti, è segno manifesto che tale pratica era riconosciuta d'instituzione divina.

            P. Se così vi aggrada lascerò a parte la liturgia della chiesa Romana, come quella che fuor d'ogni dubbio chiaramente propone il Dogma del purgatorio, e raccomanda i suffragi dei defunti. Mi limiterò a parlarvi delle liturgie eterodosse, cioè delle liturgie usate dalle società che un tempo si separarono dalla Chiesa cattolica. Cominciamo dalla liturgia del Malabar, che è quella seguita dai nestoriani separatisi dalla Chiesa nel secolo V. Ecco come quella liturgia si esprime ove parla de' suffragi pei defunti: «Ricordiamoci dei nostri padri, dei nostri fratelli, dei fedeli che sono usciti da questo mondo nella fede ortodossa; preghiamo il Signore che li assolva, e loro rimetta i peccati, le prevaricazioni, e li renda degni di partecipare della felicità eterna coi giusti che hanno fatto la volontà di Dio sopra la terra.»

            Un' altra liturgia che conservasi pure presso ai Nestoriani del Malabar contiene le seguenti parole: «Signor Iddio degli {43 [79]} eserciti, ricevete anche questa oblazione per la Chiesa Cattolica, pei preti, pei principi cattolici, per coloro che gemono nella povertà, nell'oppressione, nella miseria, nelle lagrime e pei fedeli defunti.» Ed altrove nella medesima Liturgia: «Date, o mio Dio, la pace e il riposo dalle quattro parti del mondo; distruggete la guerra, confinate le battaglie al di là della estremità della terra; confondete le nazioni che vogliono la guerra, sciogliete le catene, i peccati e tutti i debiti di quelli che sono morti: noi ve ne supplichiamo per la vostra misericordia e bontà infinita.»

            La Liturgia Caldea, che è seguita da alcuni seguaci di Nestorio che si stabilirono nel paese ove erano gli antichi caldei, ha quanto segue pel suffragio dei defunti: «Ricevete questa oblazione, o mio Dio, per tutti quelli che piangono, che sono ammalati, che soffrono nell'oppressione, nelle infermità, nelle calamità e per tutti i trapassati che la morte ha separati da noi.»

            Nei belli ed affettuosi ringraziamenti che i Nestoriani fanno dopo la celebrazione dei santi misteri, i morti non sono {44 [80]} mai dimenticati: «Benedite, o Signore, tutti i defunti, perdonate i loro peccati.»

            I Nestoriani a differenza di tutti gli altri Orientali hanno una messa particolare pei defunti. Le preghiere, i segni, le cerimonie, le benedizioni, tutto è diretto a loro suffragio.

            La liturgia armena, che è seguita dagli Eutichiani dell'Armenia, i quali si separarono dalla Chiesa nel secolo quarto, quella liturgia ha una messa apposta pei defunti ove fra le altre cose si dice: «Ricordatevi, o Signore, e siate misericordioso verso le anime dei defunti, e siate in maniera particolare propizio a quelle, per cui vi offriamo questo santo sacrifizio.»

            Questa medesima liturgia somministra bellissime preghiere pei vivi e pei morti. Ad un certo punto delle sagre funzioni, il diacono si volge al popolo e dice ad alta voce: noi dimandiamo che in questo sacrificio sia fatta menzione di tutti i fedeli in generale, uomini e donne, i quali sono morti nella fede di Gesù Cristo.

            Dal coro si risponde: o Signore, ricordatevi di loro ed abbiate pietà.

            Il sacerdote solo continua così:Date loro {45 [81]} il riposo eterno, la luce e un posto fra i vostri santi nel celeste regno, e fate che siano degni della vostra misericordia. Ricordatevi, o Signore, ed abbiate pietà dell'anima del vostro servo N. secondo la vostra misericordia. Ricordatevi, o Signore, anche di quelli che sono raccomandati alle nostre preghiere vivi e defunti. Concedete loro i veri beni che non finiranno più.

            I Greci del patriarcato di Costantinopoli da circa dodici secoli si servono di due liturgie conosciute sotto il nome di S. Basilio e di S. Giovanni Grisostomo. In esse leggesi questa raccomandazione pei morti: Noi vi offriamo questo sacrificio anche pel riposo e per la liberazione dell'anima del vostro servo, affinchè ella sia accolta nel luogo di luce eterna ove non v'è più nè dolore nè gemito. Voi, o Signor mio Dio, fatela riposare in quel luogo dove brilla in eterno lo splendore della vostra faccia.

            Qui è bene di osservare che questa liturgia è seguita non solo dalle chiese greche dell'Impero Ottomano che dipendono dal patriarcato di Costantinopoli; ma è parimenti seguita da tutte le chiese {46 [82]} greche che sono in Occidente, a Roma, nella Georgia, nella Mingrelia, nella Bulgaria e in tutta la Russia.

            Sulla credenza e sulla pratica dei Russi e di tutti i Greci in generale, noi abbiamo una testimonianza chiarissima nel loro grande catechismo detto anche la confessione dei Russi, ed a cui i patriarchi di rito greco hanno di poi dato il titolo di Confessione ortodossa della Chiesa orientale. Ora in quella liturgia, sul settimo articolo del Simbolo, si legge: dopo morte le anime non possono più ottenere salute o remissione dei loro peccati col loro pentimento o in altre maniere; ma hanno bisogno delle opere buone e delle preghiere dei fedeli e soprattutto del santo sacrifizio immacolato, che la Chiesa offre tutti i giorni per i vivi e per i morti.

            La liturgia cofta, detta comunemente di S. Marco e seguita dai cristiani che abitano l'Egitto e che rimonta ai primi tempi della Chiesa, fa commemorazione dei morti come segue: Ricordatevi, o Signore, di tutti quelli che riposano ed hanno finito i loro giorni nel sacerdozio, come pur di tutto l'ordine dei laici. Degnatevi, {47 [83]} o Signore, di accordare il riposo alle loro anime nel seno di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. Accoglietele nel paradiso di delizie, nel soggiorno dove non v'è più nè dolore, nè tristezza, nè sospiro di cuore, e dove risplende eternamente la luce dei vostri santi.

            A questo punto i diaconi recitano i nomi dei defunti, poscia il sacerdote continua cosi: comandate, o Signore, che le anime da voi chiamate vadano ad abitare nel luogo di eterna felicità. Dopo alcune cerimonie il sacerdote ritorna a pregare e dice: per mezzo dell'angelo della luce, o Signore, conservate quelli che sono vivi, e date la felicità del paradiso alle anime dei defunti, che si trovano nel seno di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.

            La liturgia degli Abissini o degli Etiopi contiene quanto segue: o mio Dio, abbiate pietà delle anime dei vostri servi e delle vostre serve che si nutrirono del vostro corpo e del vostro sangue, e alla loro morte riposarono nella vostra fede. Dopo la consacrazione il prete fa un'affettuosa preghiera che finisce così: salvate eternamente quelli che fanno la vostra volontà, consolate le vedove, sollevate {48 [84]} gli orfani e quelli che si addormentarono e sono morti nella fede: degnatevi, o Signore, di riceverli.

            Nella liturgia Siriaca, seguita dagli Eutichiani, ed anche dai Cattolici abitanti della Siria, avvi quanto segue: noi facciamo espressamente commemorazione di tutti i trapassati che sono morti nella vera ede, sia che abbiano appartenuto a questa chiesa ed a questo paese od a qualunque altra regione appartengano, purchè siano giunti a voi, o mio Dio, che siete il padrone di tutti gli spiriti e di tutta la carne. Noi preghiamo, imploriamo e supplichiamo Cristo nostro Iddio che ha ricevuto queste anime, di usar loro misericordia e renderle degne del perdono dei loro peccati, e di farci pervenire con loro nel regno celeste. Perciò noi diciamo tre volte: kyrie, eleison, o Signore, abbiate misericordia.

            Dopo di che il prete profondamente inclinato prega pei morti, quindi ad alta voce continua così: oh mio Dio, Signore di tutti gli spiriti e di tutta la carne, ricordatevi di quelli che sono usciti da questo mondo nella vera fede. Date riposo alle loro anime, rendendole degne della {49 [85]} felicità che si gode nel seno di Abramo, d'Isacco e di Giacobbe, dove eternamente risplende la luce della vostra faccia, e donde sono banditi i crucci, i dolori ed i sospiri. Non entrate in giudizio coi vostri servi; perchè niuno degli uomini è giustificato davanti a voi; come pure lo è nessuno di quelli che vivono sopra la terra. Chi mai fu sempre esente dal peccato è da ogni sorta di macchia ad eccezione di vostro figlio unico e nostro Salvatore G. C. nei cui meriti speriamo per noi e per quelli misericordia e remissione dei peccati?

            L'antica liturgia conosciuta sotto il nome di S. Giacomo, citata da alcuni concilii della Chiesa, e spiegata da S. Cirillo nel quarto secolo, mette nella bocca del sacerdote la preghiera seguente: Signore nostro Iddio, ricordatevi di tutte le anime di cui noi abbiamo fatto memoria, di tutti quelli che sono morti nella vera fede, da Abele giusto fino ai nostri giorni. Fategli riposare nel paese dei viventi nel vostro regno, nelle delizie del paradiso, nel seno di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nostri santi Padri, ove non ci sono più nè dolori, nè pianti, {50 [86]} nè sospiri, nè tristezza, dove lo splendore del vostro aspetto, che vede tutto, risplende in tutta la sua maestà per tutti i secoli.

            S. Cirillo la spiegava cosi ai Neofiti, cioè a quelli che da poco tempo erano venuti alla fede: celebrando il santo sacrifizio noi preghiamo in ultimo luogo per quelli che sono morti tra noi, giudicando che le loro anime ricevano molto soccorso dal tremendo sacrifizio dei nostri altari. Se i parenti di qualche povero esiliato presentassero al principe una corona d' oro per calmare il suo sdegno, ciò sarebbe senza dubbio un buon mezzo per ingaggiarlo ad abbreviare il tempo dell'esilio, e raddolcirne le pene. Così noi pregando pei morti durante il sacrificio, noi offriamo a Dio non una corona d'oro, ma G. C. suo figlio, morto pei nostri peccati, affine di rendere propizio a quelli ed a noi colui che di sua natura è portato alla clemenza.

            La liturgia mozzaraba o spagnuola, fra le altre cose ha quanto segue riguardo ai suffragi dei defunti: noi vi offriamo, o Padre sovrano, quest'ostia immacolata per la vostra santa Chiesa, per la santificazione {51 [87]} del secolo prevaricatore, per la purificazione delle nostre anime, per la sanità dei nostri infermi, pel riposo e per l'indulgenza dei fedeli defunti, affinchè, cangiando soggiorno da quella trista dimora, vadano a godere la compagnia dei beati in cielo.

            Le costituzioni apostoliche, che sono una specie di liturgia antichissima, e da molti attribuita ai medesimi apostoli, leggiamo: o fratelli, radunatevi nei cimiteri, e fate ivi la lettura dei libri sacri, cantate ivi dei salmi pei martiri, per tutti i santi, per tutti i vostri fratelli, che sono morti nella pace del Signore.

            Si potrebbe a proposito delle cose apostoliche aggiugnere guest' altro passo assai più concludente. Nel lib. 8 cap. 41, dove si tratta dei funerali pei morti, il diacono volto al popolo lo esorta in questi termini: «Preghiamo pei fratelli, che riposarono in Cristo, affinchè il Dio amante degli uomini, il quale riceve l'anima di questo defunto, gli rimetta ogni peccato volontario e non volontario, e fatto a lui propizio e. clemente lo collochi nella regione dei santi che riposano nel seno di Abramo, d'Isacco e di Giacobbe, {52 [88]} donde è sempre sbandito il dolore, la tristezza e il gemito.» Quindi il vescovo fa una preghiera nel senso di questo invilo.

            Io potrei addurvi ancora quanto dicono molte altre liturgie a questo proposito, ma parmi che quanto vi ho detto debba abbondantemente farvi conoscere che tutte le società ovvero le sette che un tempo si separarono dalla Chiesa, conservarono il dogma del Purgatorio e la pratica di pregare in suffragio dei defunti.

            Che dite, signor Ministro, di questo consenso universale di tutte le liturgie?

            M, Non dico altro se non che avete parlato benissimo; fortuna, che tali cose non sono conosciute tra di noi, altrimenti non sarebbero più ascoltati quelli che scrivono o predicano contro al Purgatorio.

            Per me vi assicuro che non ho alcuna difficoltà di ammettere coi cattolici il purgatorio e il suffragio pei defunti.

            Una cosa però vorrei osservare. Questo consenso delle liturgie prova che i cristiani generalmente hanno sempre creduto al Purgatorio; piacerebbemi però di sapere se quelli che vissero o vivono {53 [89]} fuori del cristianesimo ne abbiano avuto qualche cognizione. A me pare che se il Purgatorio è una cosa così ragionevole, come pretendono i cattolici; quei popoli non lo avrebber potuto ignorare. Non mi ricordo mai di aver letto che i Gentili o Pagani od altri popoli non cristiani abbiano avuto tale credenza.

            P. Il Purgatorio è una verità sommamente conforme ai principii della giustizia. epperò eminentemente conforme alla ragione: ma siccome è un dogma rivelato dalla fede, quand'anche tutti i popoli privi del lume della rivelazione l'avessero pienamente ignorato, non si potrebbe conchiudere da ciò ch'esso non fosse una verità. Un articolo di fede può essere cosi superiore alla ragione che questa di per sè non possa arrivare a scoprirlo in nessun modo: e tuttavia quando il lume della rivelazione glielo faccia conoscere, essa può vedere in quell’ articolo. una grande convenienza colle sue regole. Ma nel caso nostro, signor Ministro, noi abbiamo i popoli che rendono una non dubbia testimonianza al dogma del Purgatorio. {54 [90]}

 

Capo VI. Consenso universale pei suffragi de' defunti.

 

            M. Non voglio contrastare che presso agli Ebrei, e presso alle varie società cristiane siasi conservata la credenza del Purgatorio. Perciocchè costoro attinsero tutti alla medesima fonte o della Bibbia o della Chiesa, e di ciò ne abbiamo già parlato abbastanza, nè avrei alcuna cosa da opporre.

            La mia sorpresa sta nello scorgere un profondo silenzio presso a tutti i popoli pagani; la qual cosa fa credere essere stato giuoco d'industria presso a' cristiani l'idea del Purgatorio.

            P. Stupisco veramente che voi, signor Ministro, non abbiate letto come tutti i popoli pagani abbiano generalmente e si può dire in ogni tempo mostrato di credere al Purgatorio. Credo piuttosto che abbiate ciò dimenticato, o non ci abbiate fatto sopra alcuna riflessione. Io non saprei ben dirvi se questo dogma sia naturale all'uomo, e perciò conosciuto col solo lume della ragione, oppure sia un {55 [91]} avanzo di rivelazione primitiva dai nostri primi padri trasmessa ai vari popoli della terra. Certo è, che i popoli pagani ci hanno conservato l'idea del Purgatorio. Passiamo ai fatti.

            E un fatto che gli antichi riconoscevano tre differenti stati dell'anima dopo morte. Il primo era lo stato di vera felicità che le anime sante godevano eternamente in cielo. Il secondo era di quelli che vissero assolutamente trascurati (come dice Plutarco) e che pei loro misfatti soffrono supplizi eterni, in un luogo di tormenti che solevano eziandio chiamare inferno. Il terzo stato, intermedio tra il cielo e l'inferno, era quello delle anime che senza aver meritato i castighi eterni erano ancor debitrici alla giustizia divina. - V. Morino: uso della preghiera pei morti.

            Gli Spartani fra le leggi ricevute da Licurgo ebbero anche questa, di non piantare vicino alle tombe altri alberi se non olivi in segno della misericordia e della carità che si deve avere per i morti. Plutarco, vita di Licurgo.

            Gli Etiopi erano soliti di innalzare statue, entro le quali chiudevano le ceneri dei morti, ed i parenti più prossimi offerivano {56 [92]} ogni anno le primizie delle biade, e vi facevano sacrifizi di altro genere. V. Diodoro Sicolo.

            Aristotile ne' suoi problemi lasciò anche questo: è cosa più pia prestare soccorso ai defunti che ai viventi.

            Platone padre dei filosofi greci stabilisce anch' egli tre stati nell' altra vita. Quello dei giusti che godono una felicità eterna in Cielo; dei malvagi che sono puniti con supplizi eterni nel tartaro; gli sfortunati le cui colpe sono guaribili, e sono soltanto puniti perchè, diventino migliori. Dopo di aver stabiliti questi tre stati, continua così: Coloro che sono vissuti nè affatto colpevoli, nè affatto innocenti, sono rinchiusi in un luogo dove soffrono pene proporzionate alle proprie colpe finchè siano purgati dai loro peccati, quindi messi in libertà vadano a ricevere la ricompensa delle opere buone che hanno fatto. Platone in Phaed.

            La medesima credenza troviamo presso agli antichi Italiani.

            Gli Albani erano soliti a portare le cose più preziose sopra i sepolcri dei loro parenti od amici defunti. La qual cosa deve cerlamente recare confusione ai Cristiani, {57 [93]} i quali, per un vile risparmio mandano talvolta alla sepoltura i loro più stretti congiunti con pompa da far arrossire i pagani medesimi.

            Celebri poi sono le parole con cui il filosofo Seneca confortava Marzia, matrona romana, nella morte di suo figlio. Non occorre, le diceva, che li affanni per andare al sepolcro di tuo figlio? tra di noi avvi solamente il suo corpo; l'anima sua andò a dimorare alquanto in luogo sopra di noi per purgare alcuni vizi contratti in vita sua. Ora fu portato in luoghi eccelsi: volò fra le anime beate, i santi lo accolsero. Seneca de consol. ad Mart.

            Noi troviamo la medesima dottrina nell' Eneide di Virgilio, celebre poeta latino. Chiusa l' anima, egli dice, come dentro ad un' oscura prigione, non porta più gli sguardi verso la sua origine celeste. In quell' ultimo momento che abbandona una vita caduca, ella non può intieramente svincolarsi dai vizi e dalle lordure frequenti che ha necessariamente contratto per la infelice unione col corpo. Colà le anime tra le pene e tra i supplizi espiano le colpe passate. Le une sospese in aria sono esposte alla gagliardia {58 [94]} dei venti. Altre sono attuffate nel fondò di un vasto stagno dove lavano le macchie delle loro colpe; altre sono purificate col fuoco. Noi passiamo tutti per qualche prova, dopo cui siamo accolti nelle vaste pianure dei Campi Elisi, e là ci staremo, ma in piccol numero, in quel beato soggiorno, in eterno; ma non andremo colà finchè il tempo non abbia perfettamente cancellato le nostre sozzure, e che le nostre anime sciolte da ogni sorta di laccio abbiano ricuperata la purezza della loro celeste origine e la semplicità della loro essenza. Æneidos l. VI, v. 733 etc.

            Se noi avessimo poi tempo a percorrere gli usi antichi dei pagani, troveremmo che tutti i popoli facevano sacrifizii pei morti. Platone parla di questi sacrifizi dicendo che «non solamente i privati sono obbligati, ma le città stesse devono guardarsi dal trascurare queste sante pratiche che sono di una grande efficacia per liberare i morti dai tormenti che soffrono.» De Rep. lib. 2.

            Quindi l'uso sì frequente presso gli antichi di placar gli Dei Mani; di unirsi insieme a far solennità, sacrifizi, alfine di rendere le loro divinità più propizie verso i defunti. {59 [95]}

            Ciò che noi leggiamo dei Greci e. dei Romani, è praticato eziandio presso agli Indiani, ai Chinesi, agli Americani. Onde se vogliamo con pazienza consultare le liturgie e le vane religioni di tutti i popoli dei tempi andati, noi troveremo che la credenza del Purgatorio è universale e ammessa da tutti.

            Dal fin qui detto noi possiamo dedurre la conseguenza che tutti i popoli della terra, Ebrei, Cristiani, Gentili, Pagani, sebbene le loro credenze sieno le une diverse e spesso contrarie a quelle, degli altri, sono tuttavia d'accordo nell'ammettere il Purgatorio ed il suffragio pei defunti; quindi uno stato di mezzo ove sono trattenute le anime nell'altra vita prima di essere ricevute a partecipare della suprema beatitudine.

            M. Anche in ciò io sono pienamente d'accordo con voi.

 

 

Capo VII.  Protestanti ammettono il Purgatorio.

 

            M. Tuttavia io trovo un gran vacuo in questo consenso universale. I Riformati {60 [96]} formano una parte considerevole dell'umana società. Ora costoro sono tutti d'accordo nel rifiutare il dogma del Purgatorio come invenzione della Chiesa cattolica. Quest' unanime consenso dei Riformati parmi che abbia gran peso nei motivi di credibilità.

            P. Voi, signor Ministro, avete già potuto essere pienamente convinto che non la Chiesa cattolica, ma la divina rivelazione, ma una tradizione universale, un consenso di tutti i popoli, sono i fonti su cui si appoggia la credenza del Purgatorio.

            Laonde quando anche i Riformati fossero uniti a non ammettere il Purgatorio, questo loro accordo tenderebbe a negare una verità rivelata nei libri santi, riconosciuta dagli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi e di tutte le religioni.

            Ciò non ostante posso dirvi, che questo unanime consenso dei Riformati non esiste. Voi, signor Ministro, e credo sincera la vostra asserzione, mi avete già più volte detto che non avete alcuna difficoltà di ammettere coi Cattolici il dogma del Purgatorio. Dunque in ciò voi non siete d'accordo coi Riformati. {61 [97]}

            M. Sarò quasi solo tra i riformati che presti qualche credenza al Purgatorio, cosa che io debbo tenermi in cuore, perchè se la manifestassi sarei qualificato apostata

            P. Cioè sareste considerato come un uomo che si avvicina alla verità. Consolatevi, però, che non siete solo, perciocchè i più dotti tra i protestanti convengono coi Cattolici, intorno alla credenza del Purgatorio.

            M. Voi, signor Teologo, mi avete già appagato in più cose, desidererei di esserlo ancora in questa, cioè che vi sia il consenso dei protestanti intorno al Purgatorio.

            P. Se così vi aggrada, colla storia alla mano, vi farò chiaramente vedere come in generale i protestanti più celebri nello studio e nella scienza, abbiano convenuto coi cattolici intorno a questa verità.

            Lutero, patriarca e fondatore della riforma, quando si separò dalla Chiesa cattolica, conservò la credenza del purgatorio, nè ebbe difficoltà di predicare queste parole: «Io so che esiste il Purgatorio epperciò sono facile a persuadermi che la santa Scrittura ne faccia menzione. Tuttociò che {62 [98]} io so intorno al Purgatorio si è che le anime vi soffrono e che possono essere sollevate dalle nostre preghiere e dalle nostre opere.» Lutero ciò diceva appoggiato, come noi cattolici, sopra il Capo decimo secondo di s. Matteo dove si parla dei peccati che Dio talvolta perdona nel secolo futuro. Disp. de Leips.

            Calvino collaboratore di Lutero nella Riforma, dapprima negò sfacciatamente il dogma del Purgatorio; ma veduto il consenso universale della Chiesa cattolica fu costretto a dire che il costume di pregare pei morti è antichissimo nella Chiesa e che i più antichi padri avevano creduto al Purgatorio e alle preghiere pei defunti. Calv. Istit., libro, 3.

            Essendo poi stata dimandata a Calvino la spiegazione di alcuni testi della Bibbia che provano il dogma del Purgatorio, egli non sapendo come sbrigarsi rispondeva con dire che non bisognava scrutare con troppa ansietà lo stato delle anime dopo morte, perciocchè Iddio non ce lo ha voluto rivelare. Che perciò bisognava contentarci di sapere che le anime dei fedeli sono in uno stato di riposo dove attendono con gioia la gloria promessa, e che {63 [99]} tutto è sospeso cosi fino all'arrivo di Gesù Cristo in qualità di Redentore, Ist. lib. 3, c. 25.

            Ecco uno stato di mezzo tra il Paradiso e l'Inferno che ha molta analogia col Purgatorio. Cosi quel Capo Riformatore, mentre negava una verità, era dall' evidenza costretto a professarla. Tale si è la credenza comune dei calvinisti sul Purgatorio.

            Gli anglicani avevano da principio conservato le preghiere pei morti; ma più tardi essendo nati gravi dissidii sopra di ciò; per mantenere la pace si lasciò che ciascuno pensasse sopra tal materia secondo il privato suo giudizio; onde non è raro il caso d'incontrare colà varii protestanti i quali, alla morte de' loro congiunti od amici, come per naturale movimento del loro cuore, pregano per essi.

            Altrove poi si dice: Noi sappiamo che gli antichi hanno parlato della preghiera pei morti, e noi non lo vogliamo proibire. Apol. de la confer. d'Ausbourg.

            Leibnizio, che passa tra' più eruditi protestanti, parlando del Purgatorio si esprime così: II sentimento più antico della Chiesa si è che bisogna pregare pei morti, i {64 [100]} quali ricevono suffragio dalle nostre preghiere, e che quelli che sono usciti da questa vita sebbene siano divenuti eredi del cielo, per la remissione della pena eterna, e pel loro ritorno in grazia con Dio, ciò non ostante hanno ancora da subire un castigo paterno pei loro peccati, ed essere purificati, soprattutto se non hanno abbastanza cancellate queste macchie durante la loro vita sopra la terra. Leibnits, sur la religion.

            Beausobre, altro dotto ministro protestante, dice esplicitamente. La preghiera pei morti non fa disonore alla ragione; ciò è conforme alla scrittura.

            Altro protestante, Pietro Marlin, professava pure che: È costume di tutti i tempi il pregare pei defunti.

            Io potrei addurvi altre autorità di ministri e dottori protestanti antichi e moderni che vanno pienamente d' accordo intorno all'esistenza del Purgatorio e intorno alla preghiera pei defunti.

            M. Tra noi si risponde facilmente a quanto voi dite: molti protestanti ammettono il Purgatorio, molti non lo ammettono donde ne nasce il dubbio; perciò è libero a ciascuno di credere come vuole. {65 [101]}

            P. È questo un errore funestissimo. Quando il dubbio è fondato solamente sulla naturale ragione si potrebbe talvolta concedere questa libertà di pensare e di agire. Ma questo dubbio è chiaramente condannato dalla Bibbia, dalla pratica dei tempi primitivi della Chiesa, dal consenso dei padri, dei concilii e dalla tradizione dei popoli di tutti i tempi e da' medesimi protestanti. Che se avvi qualche protestante di contrario parere, dovrebbe essere da se medesimo convinto di errore e dire: se io nego il dogma del Purgatorio, mi oppongo ad una credenza poggiata sulla Bibbia, professata dagli uomini dotti di tutti i tempi, ammesso dai più dotti tra i medesimi riformatori.

            Inoltre questo protestante dubbioso dovrebbe leggere le medesime liturgie dei riformatori, in cui sono registrale le preghiere colle quali si devono accompagnare i morti alla sepoltura, e dovrebbe conchiudere così: tutti convengono intorno all'esistenza del Purgatorio, la stessa nostra liturgia stabilisce preghiere per i morti. Pei morti si fanno orazioni funebri sulle tombe dei trapassati; nei medesimi nostri cimiteri ci sono iscrizioni, in cui {66 [102]} si prega riposo eterno per le anime degli amici; cose che ognuno può vedere nel Cenotafio dei riformati presso al Campo Santo di Torino; dunque questo riformato deve conchiudere colle parole di un ministro protestante: io vorrei che la mia religione richiamasse in vigore le preghiere pei morti, giacchè quando sento a suonare il passaggio fùnebre di qualche mio amico, io non posso astenermi dal pregare pel riposo dell'anima di lui. V. Tommaso Broun, Religion d'un médecin.

            Nè vorrei, o signor Ministro, che vi pensaste tale dottrina dei riformati essere variata a' nostri tempi. Nelle liturgie della chiesa anglicana, dove si conservano e si praticano in gran parte le liturgie dei primi tempi della riforma, vi si vede ancor praticata oggidì la preghiera pei defunti.

            L'arcivescovo di Cantorbery in una lettera pastorale in rendimento di grazie per una vittoria riportata, raccomanda a Dio le anime di quelli che erano morti in battaglia dicendo: «Ricevete, o Signore, noi ve ne supplichiamo, ricevete le anime loro nella vostra misericordia». De Tévern. disc. amicables.

            Non è gran tempo che un pastore d'Allemagna, {67 [103]} il signor Rebe, invitava i suoi compatriotti a pregar per coloro che erano morti in guerra per liberare la patria: sovvenitevi, loro diceva, sovvenitevi nelle vostre preghiere di coloro cbe non ebbero tempo di prepararsi per la partenza da questo mondo.

            Altro moderno dottore protestante va ancora più avanti e vuole che in fine di ciascun anno si facciano delle preghiere nelle quali i fedeli raccomandino a Dio le anime dei loro parenti, e dei loro amici defunti. Tehisner, de sacris ecclesiae nostrae etc.

            Finalmente valga per tutti quanto dice la duchessa di Jork nella relazione che fa di una conferenza tenuta con alcuni celebri dottori protestanti: Io ho voluto, ella dice, conferire di queste materie coi due più dotti vescovi che noi abbiamo in Inghilterra e mi hanno ingenuamente confessato, che ci sono molte cose nella chiesa Romana, le quali avrebbero dovuto essere conservate nella chiesa anglicana, come sarebbe la confessione dei peccati che non si sa come provare che non sia stata comandata da Dio medesimo; tale pure è la preghiera pei morti, che è una delle più antiche e delle {68 [104]} più autentiche pratiche della religione, cristiana. Charvas, guide des Catéchumènes Vaudois, du Purgatoire

            Da quanto ho esposto fin qui mi pare, signor ministro, che non si possa trovare dogma nel cristianesimo che sia stato più universalmente creduto e praticato in tutti i tempi e in tutti i luoghi, presso a tutte le nazioni quanto la credenza del purgatorio e le preghiere pei defunti.

            Che se alcuni protestanti d'oggidì cercano di allontanarsi da questo consenso universale, noi diciamo che essi con tale dottrina si oppongono alla Bibbia, a tutta l'antichità, a' medesimi fondatori della riforma, alle stesse liturgie che essi usano o dovrebbero usare nella celebrazione dei sacri misteri.-

            Il compagno che era tuttora rimasto a fianco del ministro non aveva mai parlato; fu qualche momento che pareva voler chiedere la parola, ma non venne mai all'atto. Qui domandò cortesemente di poter far egli pure alcune osservazioni.

            P. Di buon grado si concede a voi di parlare. Dite pure tutto quello che vi parrà a proposito purchè sia analogo al nostro argomento. {69 [105]}

            C. Vedete, signor Teologo, io non sono ancora ministro, ma studio solamente per divenirlo, se la provvidenza mi vuole a questa dignità. Le mie osservazioni sono analoghe alla presente questione. Ma poichè il trattenimento è già alquanto prolungato, se così vi piace, ritorneremo un altro giorno e così con minor disturbo degli uni e degli altri potremo esporre e dilucidare ogni difficoltà.

            P. Sia fatto come più vi aggrada. Vi attendo per quel tempo e per quell' ora che tornerà di maggior comodità, dandovi piena facoltà di menare con voi quegli amici che giudicherete.

            L'ora di fatti era assai avanzata. Il ragionamento aveva cominciato alle undici dal mattino e finiva alle sei di sera; sicchè avevamo tutti bisogno di riposo e di ristoro. {70 [106]}