Il Purgatorio

Parola d’ordine: se possibile, evitare il Purgatorio!

1. Non è vero che nella Bibbia non si trovi traccia del Purgatorio!

Certo, non si usa questo termine preciso (coniato posteriormente dalla teologia), ma si parla chiaramente di purificazione, di espiazione, di riparazione. Soprattutto nel secondo libro dei Maccabei vi è un chiaro riferimento ad una dimensione di purificazione.

Giuda Maccabeo (un guerriero che guidava l’esercito ebraico) raccogliendo i morti dopo una sanguinosa battaglia, scoprì, sotto gli abiti dei caduti, oggetti idolatrici. Questo era un grave peccato: idolatria. I soldati cioè, invece che fidarsi del loro Dio, avevano preferito sentirsi protetti da divinità straniere. Giuda Maccabeo continuò a pensare al bene di quei suoi soldati e pertanto “fatta una colletta.., per circa duemila dracme d’argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio,… suggerito dal pensiero della risurrezione. Perché se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti… Egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti perché fossero assolti dal peccato”. (2 Mac 12,38-45)

2. Noi oggi continuiamo ad offrire per i defunti un sacrificio (come Giuda Maccabeo)… ma “Eucaristico”.

Il sacrificio per eccellenza!

In altre parole, offriamo a Dio il sangue che Gesù stesso ha versato per quell’anima che a noi sta tanto a cuore. Gesù è nostro alleato da almeno duemila anni in questa nostra richiesta di purificazione.

Questo è quel “dire la Messa per…” che tante volte facciamo. Ma attenzione: la messa non si compra, non si dice, non si paga; si vive.

La beata Anna Caterina Emmerick diceva: “Vidi quante meravigliose benedizioni ci vengono nell’assistere alla Messa… e che molte volte basta che una sola persona di una famiglia la ascolti perché le benedizioni del cielo scendano in quel giorno su tutta la famiglia. Vidi che sono molte di più le benedizioni che si ottengono assistendo alla messa che facendola dire senza che si assista”.

3. I fratelli che ancora vivono sulla terra, possono pregare per le persone che sono in Purgatorio, perché il loro processo di purificazione sia il più veloce possibile.

Noi potremmo chiamare questo movimento di amore: “Tutti per uno, uno per tutti!”

4. Il Purgatorio è sia “qua” che “aldilà”!

In altre parole noi possiamo purificare la nostra capacità di amare, sia durante la vita terrena (vivendo il “purgatorio” qui ed ora), sia dopo la morte.

Lo sforzo continuo per cercare di migliorarci, il lavoro e l’impegno quotidiano, i sacrifici che facciamo per opporci all’istintivo egoismo, la preghiera che innalziamo quotidianamente al Padre, il coraggio che mettiamo per opporci al male, le sofferenze che offriamo per Amore al Re dell’Universo, l’autocontrollo che cerchiamo di esercitare per il bene di tutti, la partecipazione ai Sacramenti e al Sacrificio della Messa… tutto concorre a purificare la nostra capacità di amare, facendoci vivere il Purgatorio qui sulla terra.

Il cammino verso la santità è proprio questo!

5. In Purgatorio si gode e si soffre, allo stesso tempo.

Non è difficile da capire questa apparente contraddizione. Santa Caterina da Genova diceva che il purgatorio è una grande grazia, un grande dono dell’amore di Dio per noi e se non ci fosse stata questa possibilità di purificarsi, le anime stesse l’avrebbero chiesta a gran voce!

La consapevolezza che il Purgatorio prima o poi finirà, riempie di speranza ogni anima, che non vede l’ora di potersi finalmente immergere nella gioia infinita di Dio, entrando nella Grande Festa!

San Bernardino da Siena mette la certezza della salvezza, come uno dei cinque motivi di gioia delle anime che si stanno purificando. Poi descrive anche altri motivi di gioia: per esempio la vicinanza continua dell’angelo custode e la visita dei santi. Insomma: queste anime non si sentono abbandonate ma percepiscono che tutto il Paradiso sta facendo il tifo per loro!

Per questo San Bernardino conclude: “Sebbene quelli che si trovano in Purgatorio soffrano gravissimi tormenti, tuttavia il loro stato è migliore e più felice di quelli che si trovano in questo mondo” (Dict. de théol. cath., t. II, coll. 790).

Dall’altra parte però il rimpianto per non aver sfruttato bene il tempo assegnato loro dal Signore, è fortissimo! Anzi, sono le stesse anime che, riuscendo a vedersi con chiarezza così come sono, si gettano nel Purgatorio.

Una ventata di Giustizia e di Purezza renderà desiderabile l’Amore Perfetto ed ogni anima si metterà nel cammino della purificazione con la gioia di chi sa che ha una meta meravigliosa da raggiungere ed un’attesa straziante da superare. Per questo le anime che vivono questa condizione hanno bisogno dell’incoraggiamento di tutti: della consolazione del Cielo e delle preghiere della Terra.

S. Caterina da Genova ci avverte che, se il gaudio che provano le anime del Purgatorio è più grande di tutte le gioie che si possono provare in questo mondo, tuttavia il dolore che sopportano è più grande di qualsiasi dolore che si possa sperimentare sulla terra. La stessa Santa conclude il suo trattato sul Purgatorio dicendo che Dio le stava facendo fare il Purgatorio di qua, purificandola da ogni scoria attraverso la sofferenza.

Molti santi hanno chiesto questo regalo a Dio… e Dio li ha accontentati. Non oso immaginare che grande festa sarà stata fatta per la loro entrata trionfarle nel Regno dei Cieli!

Fonte: http://www.intemirifugio.it/