Si può adottare un’anima del Purgatorio? le anime pezzentelle
A Napoli il culto verso le anime del Purgatorio nel tempo si è trasformato in un culto verso le anime pezzentelle: cioè verso le anime di persone sconosciute e per questo bisognose di cure e di preghiere.
Storia e tradizione, devozione e superstizione si mescolano al cosiddetto Cimitero delle Fontanelle a Napoli, dove gli amabili resti sono oggetto ancora oggi di richieste di grazia da parte dei fedeli.
Il cimitero delle Fontanelle è enorme ipogeo adibito ad ossario. Il luogo è stato per quasi un secolo, da fine ‘800 fino alla chiusura del 1969, meta di un culto per alcuni quasi pagano, per altri dettato dalla pietas nei confronti delle anime dei defunti, che portava le donne del popolo ad adottare un teschio (la capuzzella) ed a pregare per l’anonimo defunto (anima pezzentella in quanto abbandonata) affinchè questo, una volta giunto in Paradiso, potesse concedere grazie come segno di riconoscenza (vesuviolive.it, 21 settembre 2014).
MORTI DI PESTE E COLERA
Il luogo è un’ antica cava di tufo, utilizzato a partire dalla seconda metà del XVII secolo per raccogliere i resti dei morti durante le grandi epidemie di peste e colera e, più generalmente, di quanti non avessero la possibilità economica tale da garantirsi una degna sepoltura all’interno delle chiese cittadine. In particolare furono qui seppellite le vittime dell’epidemia di peste del 1656 e di quella di colera del 1836.
40.000 CADAVERI
Secondo antiche leggende popolari pare che all’interno del cimitero siano conservati i resti di circa otto milioni di persone, il che non è improbabile tenuto conto che sotto il pavimento vi sono migliaia e migliaia di ossa. Il numero dei resti ordinati e riposizionati è di circa 40.000 cadaveri.
L’ “ADOZIONE”
Per comprendere meglio il culto delle anime pezzentelle, provate ad attivare il video dal minuto 8’30. La prima cosa che risalta è ci sono centinaia di teschi gelosamente messi da parte, custoditi in teche di ogni materiale, dal prezioso marmo al cartone, passando per vetro, ferro e persino scatole di biscotti.
Sono i teschi “adottati” dai fedeli, che spesso indicavano anche nome, cognome ed anno dell’adozione, segno di una devozione popolare tanto forte e radicata da causare persino la risposta della Chiesa ufficiale, che vietò queste forme di culto delle anime del Purgatorio, un po’ troppo simili a riti pagani.
IL CERIMONIALE
Al camposanto delle Fontanelle avveniva un preciso cerimoniale: il cranio veniva pulito e lucidato, e poggiato su dei fazzoletti ricamati lo si adornava con lumini e dei fiori. Il fazzoletto era il primo passo nell’adozione di una particolare anima da parte di un devoto e rappresentava il principio affinché la collettività adottasse il teschio. Al fazzoletto si aggiungeva il rosario, messo al collo del teschio per formare un cerchio; in seguito il fazzoletto veniva sostituito da un cuscino, spesso ornato di ricami e merletti.
IL SOGNO
A ciò seguiva l’apparizione in sogno dell’anima prescelta, la quale richiedeva preghiere e suffragi. I fedeli sceglievano chi pregare e a chi offrire i lumini nelle loro visite costanti e regolari. Solo allora il morto appariva in sogno e si faceva riconoscere.
In sogno comunque la richiesta delle anime è sempre la stessa: tutte hanno bisogno di refrisco, cioè di refrigerio: la frase ricorrente nelle preghiere rivolte alle anime purganti era infatti la seguente: “A refrische ‘e ll’anime d’o priatorio”.
LA RICHIESTA DI GRAZIA
Si pregava l’anima per alleviare le sue sofferenze in purgatorio, creando un vero e proprio rapporto di reciprocità, in cambio di una grazia o dei numeri da giocare al lotto.
Se le grazie venivano concesse, il teschio veniva onorato con un tipo di sepoltura più degno: una scatola, una cassetta, una specie di tabernacolo, secondo le possibilità dell’adottante.
MAI RICOPERTI CON LE LAPIDI
I teschi, inoltre, non venivano mai ricoperti con delle lapidi, perché fossero liberi di comparire in sogno, di notte. Secondo la tradizione popolare infatti l’anima del Purgatorio rivelava in sogno la sua identità e la sua vita.
Storia e tradizione, devozione e superstizione si mescolano al cosiddetto Cimitero delle Fontanelle a Napoli, dove gli amabili resti sono oggetto ancora oggi di richieste di grazia da parte dei fedeli.
Il cimitero delle Fontanelle è enorme ipogeo adibito ad ossario. Il luogo è stato per quasi un secolo, da fine ‘800 fino alla chiusura del 1969, meta di un culto per alcuni quasi pagano, per altri dettato dalla pietas nei confronti delle anime dei defunti, che portava le donne del popolo ad adottare un teschio (la capuzzella) ed a pregare per l’anonimo defunto (anima pezzentella in quanto abbandonata) affinchè questo, una volta giunto in Paradiso, potesse concedere grazie come segno di riconoscenza (vesuviolive.it, 21 settembre 2014).
MORTI DI PESTE E COLERA
Il luogo è un’ antica cava di tufo, utilizzato a partire dalla seconda metà del XVII secolo per raccogliere i resti dei morti durante le grandi epidemie di peste e colera e, più generalmente, di quanti non avessero la possibilità economica tale da garantirsi una degna sepoltura all’interno delle chiese cittadine. In particolare furono qui seppellite le vittime dell’epidemia di peste del 1656 e di quella di colera del 1836.
40.000 CADAVERI
Secondo antiche leggende popolari pare che all’interno del cimitero siano conservati i resti di circa otto milioni di persone, il che non è improbabile tenuto conto che sotto il pavimento vi sono migliaia e migliaia di ossa. Il numero dei resti ordinati e riposizionati è di circa 40.000 cadaveri.
L’ “ADOZIONE”
Per comprendere meglio il culto delle anime pezzentelle, provate ad attivare il video dal minuto 8’30. La prima cosa che risalta è ci sono centinaia di teschi gelosamente messi da parte, custoditi in teche di ogni materiale, dal prezioso marmo al cartone, passando per vetro, ferro e persino scatole di biscotti.
Sono i teschi “adottati” dai fedeli, che spesso indicavano anche nome, cognome ed anno dell’adozione, segno di una devozione popolare tanto forte e radicata da causare persino la risposta della Chiesa ufficiale, che vietò queste forme di culto delle anime del Purgatorio, un po’ troppo simili a riti pagani.
IL CERIMONIALE
Al camposanto delle Fontanelle avveniva un preciso cerimoniale: il cranio veniva pulito e lucidato, e poggiato su dei fazzoletti ricamati lo si adornava con lumini e dei fiori. Il fazzoletto era il primo passo nell’adozione di una particolare anima da parte di un devoto e rappresentava il principio affinché la collettività adottasse il teschio. Al fazzoletto si aggiungeva il rosario, messo al collo del teschio per formare un cerchio; in seguito il fazzoletto veniva sostituito da un cuscino, spesso ornato di ricami e merletti.
IL SOGNO
A ciò seguiva l’apparizione in sogno dell’anima prescelta, la quale richiedeva preghiere e suffragi. I fedeli sceglievano chi pregare e a chi offrire i lumini nelle loro visite costanti e regolari. Solo allora il morto appariva in sogno e si faceva riconoscere.
In sogno comunque la richiesta delle anime è sempre la stessa: tutte hanno bisogno di refrisco, cioè di refrigerio: la frase ricorrente nelle preghiere rivolte alle anime purganti era infatti la seguente: “A refrische ‘e ll’anime d’o priatorio”.
LA RICHIESTA DI GRAZIA
Si pregava l’anima per alleviare le sue sofferenze in purgatorio, creando un vero e proprio rapporto di reciprocità, in cambio di una grazia o dei numeri da giocare al lotto.
Se le grazie venivano concesse, il teschio veniva onorato con un tipo di sepoltura più degno: una scatola, una cassetta, una specie di tabernacolo, secondo le possibilità dell’adottante.
MAI RICOPERTI CON LE LAPIDI
I teschi, inoltre, non venivano mai ricoperti con delle lapidi, perché fossero liberi di comparire in sogno, di notte. Secondo la tradizione popolare infatti l’anima del Purgatorio rivelava in sogno la sua identità e la sua vita.
Fonte: Aleteia