Il Purgatorio

Capitolo 1-17: Materia delle espiazioni: la tiepidezza.

04/03/2017    1751     Il dogma del Purgatorio    San Bernardo da Chiaravalle 
I buoni cristiani, i preti, i religiosi, che con tutto il loro cuore vogliono servir Dio, molto devono star in guardia contro lo scoglio della tiepidezza e della negligenza. Dio vuol essere servito con fervore; i tiepidi e i trascurati eccitano il suo disgusto, giungendo egli fino a minacciare la sua maledizione a quelli che negligentemente fanno le cose sante. Basti dire che severamente punirà nel Purgatorio ogni negligenza nel suo servizio.

Fra i discepoli di S. Bernardo che colla loro santità profumavano la celebre vallata di Chiaravalle, uno se ne trovò, la cui negligenza tristamente contrastava col fervore dei suoi confratelli.

Mentre si cantava la messa dei suoi funerali, un religioso della comunità, vecchio d'una virtù non comune, per un lume interiore conobbe che la sua anima, senza essere dannata, era nello stato più infelice. - La notte seguente gli apparve in persona il defunto con un aspetto esteriore miserabile e profondamente desolato, che gli disse: «Conoscete l'infelice mio stato; ora mirate i tormenti ai quali sono abbandonato in punizione della mia colpevole tiepidezza». Ciò detto, condusse il vecchio sull'orlo di un pozzo largo e profondo, tutto ripieno di fumo e di fiamme. «Ecco il luogo aggiunse, ove i ministri della divina giustizia hanno ordine di tormentarmi; essi non cessano di precipitarmi in questo abisso, dal quale subito mi ritirano per precipitarmi di nuovo, senza darmi un istante di tregua».

L'indomani, al mattino, quel religioso andò a trovare S. Bernardo per partecipargli la sua visione. Il santo abate, che aveva avuto una somigliante apparizione, vi vide un avviso del Cielo dato alla sua comunità. Convocò tosto il capitolo, e con le lacrime agli occhi raccontò la duplice visione, esortando i suoi religiosi a soccorrere con caritatevoli suffragi il loro povero con fratello defunto e ad approfittare di quel triste esempio per conservarsi nel fervore e schivare le più piccole negligenze nel servizio di Dio.

Citiamo un altro esempio, tutto adatto a stimolare l'ardore dei pii fedeli. Una santa religiosa di nome Maria dell'Incarnazione, del monastero delle Orsoline di Loudun, apparve qualche tempo dopo la morte alla sua superiora, donna di intelligenza e di merito, che ne scrisse i particolari al Padre Seurin della Compagnia di Gesù. La sua lettera, si trova inserita nella corrispondenza del Padre: «Il 6 novembre, gli scriveva, fra le tre e le quattro di mattina, Suor Maria dell'Incarnazione si presentò a me con una faccia dolcissima, che, più che sofferente, pareva umiliata: tuttavia ben m'accorsi che soffriva molto.

«In sulle prime, vedendola vicino, provai un grande spavento, ma siccome nulla aveva di spaventevole in se stessa, tosto mi rassicurai. Le chiesi in quale stato si trovava, e se potessimo renderle qualche servizio. Rispose: «Soddisfo col Purgatorio alla divina giustizia». - La pregai di dirmi che cosa ve la riteneva. Allora mandando un profondo sospiro, rispose: «Sono parecchie negligenze nei comuni esercizi; una certa debolezza ch'ebbi nel lasciarmi trascinare dall'esempio delle religiose imperfette; finalmente, e sopratutto, l'abito che ebbi di ritenere presso di me cose di cui non aveva il permesso di disporre e di servirmene secondo i miei bisogni e secondo le mie inclinazioni. Oh! se si sapesse, continuò la buona suora, il male che si fa alla propria anima non dandosi alla perfezione, e quanto duramente un giorno si dovrà espiare le soddisfazioni prese contro il lume della coscienza si avrebbe ben altro ardore a farsi violenza in vita! Oh! Dio vede le cose con occhio ben diverso dal nostro, e ben altrimenti le giudica».

«La pregai di dirmi se soffriva molto. - «I miei dolori, rispose, sono incomprensibili a quelli che non li sentono». Dicendo queste parole, s'avvicinò al mio volto, come per congedarsi da me: ma mi sembrò che fosse un carbone di fuoco che mi bruciasse, sebbene il suo volto non toccasse il mio, ed il mio braccio avendo un po' rasentato una sua manica, si trovò bruciato: ne provai un vivo dolore».

Un mese dopo di nuovo apparve a questa medesima superiora per annunciarle la sua liberazione.

Fonte: www.preghiereagesuemaria.it