Il Purgatorio

Apparizioni di anime del purgatorio a santi

Ci limiteremo a citare quattro esempi, per pro­vare che anche grandi santi hanno avuto apparizioni di anime del purgatorio

S. MARGHERITA MARIA ALACOQUE

Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690) scrive nella sua autobiografia (ed.1920, p.98): "Trovandomi davanti al Santissimo Sacramen­to il giorno della festa del Corpus Domini, mi apparve improvvisamente una persona tutta avvolta nel fuoco. Il suo stato lamentevole mi fece chiaramente capire che si trovava in pur­gatorio e mi fece versare molte lacrime. Essa mi disse che era stata l'anima di un benedettino che, una volta, aveva sentito la mia confessione e mi aveva permesso di comunicarmi. Per que­sto motivo il Signore gli aveva accordato il favore di indirizzarsi a me, per procuragli un raddolcimento delle pene. Mi chiese di offrire per lui, per tre mesi, tutte le mie sofferenze e le mie azioni. Alla fine dei tre mesi lo vidi inondato di gioia e splendore; andava a godere la felicità eter­na. Mi ringraziò, dicendomi che avrebbe ve­gliato su di me, vicino a Dio".

SAN GIOVANNI BOSCO

San Giovanni Bosco (1815-1888) perse nel 1839 l'amico più intimo che aveva fin dall'infanzia: Luigi Comollo. I due amici si erano fatta la pro­messa, un po' temeraria, che il primo che fosse morto sarebbe tornato a rassicurare il supersti­te sulla sua condizione nell'altro mondo. Nella notte che seguì il funerale di Luigi, si udì un fracasso spaventoso nel dormitorio dove riposavano venti seminaristi. Dei bagliori di fuoco brillavano, poi si spegnevano. La casa tremava. Una voce gridò: "Sono salvo!" I semi­naristi provarono un terribile spavento, nessu­no di essi osò muoversi prima dello spuntare dell'aurora. Una storia incredibile! Ma i testi­moni attestano di averla vissuta personalmente (v. Von Matt, Don Bosco, p. 64-65 NZN ed. Zurigo).

SANTA GERTRUDE

La grande santa Gertrude, badessa di Hefta (autrice della celebre opera "L'araldo dell'amo­re divino") morta verso il 1302, vide un giorno l'anima di un religioso defunto che le fece capire con i suoi gesti che restava lontano dal suo sposo divino. Gertrude gliene domandò la causa: "È - rispose l'anima - che non sono anco­ra perfettamente purificato dalle macchie lasciate dai miei peccati. Se mi fosse accordato di entrare liberamente in cielo in questo stato, non acconsentirei, poiché, sebbene appaia bril­lante ai tuoi occhi, so tuttavia di non essere ancora degno del mio Maestro".

SANTA CRISTINA DEL BELGIO

Santa Cristina del Belgio, contadina di Saint­Trond, nella diocesi di Liegi, è chiamata pure Cristina l'Ammirevole, tanto si raccontano di lei delle cose straordinarie. Durante una visione le fu permesso di contem­plare il cielo e il purgatorio. Ella sentì una voce dire: "Cristina, tu sei nella felicità del cielo; ti lascio libera di scegliere: restare da oggi fra gli eletti, o ritornare qualche anno ancora sulla terra, per aiutare le anime del purgatorio con le tue buone opere. Se tu scegli la prima alternati­va, sei nella certezza e non devi più temere nulla: nell'altro caso ritorni sulla terra per subi­re un vero martirio e poter aiutare degli infelici e rendere più splendente la tua corona... Cristina rispose: "Signore, fammi ritornare, affinché possa soffrire per i defunti; non temo alcun dolore, alcuna amarezza". Ed essa compì opere espiatorie straordinarie per le anime del purgatorio. Molte di esse, fra cui il conte Luigi di Léon, le apparvero in riconoscen­za di ciò che avevano ricevuto, poiché erano state liberate dal purgatorio.

Il museo delle anime del purgatorio a Roma

Il R.P. Reginaldo Omes scrive nella sua opera: Si può entrare in comunicaztone con i morti? (ed. Pattloch): "Noi abbiamo visitato parecchie volte il celebre museo delle anime del purgato­rio a Roma. E’ stato fondato nrl 1900 dal R.P. Viktor Jouet, padre del Sacro Cuore, che fondò anche la rivista. Il purgatorio. Questo museo offre ai visitatori una collezione di documenti autentici, certamente unica nel suo genere. Si possono vedere le tracce del fuo­co lasciato dalle anime del purgatorio sui libri di preghiera (cfr. quello di Margherita Dam­merle d'Erlingen), sui messali, sui tessuti (come la camicia di Giuseppe Leleux de Mons, che porta l'impronta delle dita bruciate in data 21 gennaio 1789) o anche il cappotto militare, for­temente bruciacchiato dal fuoco, di una senti­nella italiana che, durante una notte del 1932, era a guardia del Pantheon davanti al cenota­fio di re Umberto I (assassinato nel 1900) il cui spettro posò una mano di fuoco sulla spalla del soldato dopo avergli confidato un messaggio per Vittorio Emanuele III. Si può anche vedere una Croce perfettamente tracciata dall'estremità di un indice infuocato. Se si ammette che tali segni non sono un effetto del caso, o di un inganno deliberato, è evidente che non possono che essere stati prodotti dal «fuoco» spirituale che avvolge le anime del purgatorio; essi non si possono spiegare che come un mtracolo di Dio, che ha creato a que­sto scopo un elemento capace di bruciare gli oggetti o di lasciarci queste tracce nere, simbolo della «bruciatura» spirituale che subiscono queste anime dopo la morte, durante il tempo della loro espiazione.

Fonte: www.preghiereagesuemaria.it