Il Purgatorio

Capitolo 2-36: Mezzi per schivare il Purgatorio: carità e cristiana mortificazione.

05/03/2017    1808     Il dogma del Purgatorio    Beata Margherita Maria  Mortificazione 
Fra le rivelazioni fatte dal Salvatore alla B. Margherita Maria riguardanti il Purgatorio, ve ne è una che in modo particolare fa conoscere le pene inflitte per mancanza di carità. «Un giorno, racconta Mons. Languet, Nostro Signore mostrò alla sua serva una quantità d'anime sofferenti, private del soccorso della Vergine e dei Santi, ed anche della visita dei loro angeli custodi: era, come le disse il divin Maestro, la punizione della loro mancanza d'unione coi propri superiori e di certi disaccordi. Parecchie di quelle anime erano destinate a rimaner lungo tempo fra orribili fiamme. La beata riconobbe anche molte anime che erano vissute in religione, e che per la loro mancanza d'unione e di carità verso i confratelli erano private dei loro suffragi e non ricevevano alcun soccorso.

Se è vero che il Signore severamente punisce le anime che dimenticarono la carità, avrà una indicibile misericordia per quelli che avranno praticato questa virtù del suo Cuore. Abbiate sopra tutto, ci dice per mezzo del suo apostolo S. Pietro, una perseverante carità, gli uni per gli altri, poiché la carità copre la moltitudine dei peccati. Ascoltiamo ancora Mons. Languet nella Vita della B. Margherita Maria.

«Un gentiluomo, padre d'una novizia dipendente dalla beata Margherita Maria, era morto da poco, e fu raccomandato alle preghiere della comunità. La carità di suor Margherita la impegnò a pregare per lui in modo particolare.

«La novizia alcuni giorni dopo venne ancora a raccomandarlo alle sue preghiere. «Figlia mia, le disse allora la sua santa maestra, statevene quieta: vostro padre è nello stato di farci parte delle sue preghiere anziché aver bisogno delle nostre.» Poscia aggiunse: «Chiedete alla signora vostra madre qual è la generosa azione che prima di morire fece suo marito, e che gli rese favorevole il giudizio di Dio».

«L'azione di cui parlava la serva di Dio era ignorata dalla novizia. La novizia non vide sua madre che molto tempo dopo, il giorno della sua professione. Allora domandò qual era l'azione di generosa carità che prima di morire aveva fatto suo padre. «Quando gli venne portato il santo Viatico, egli aveva domandato perdono al macellaio di quel paese, che aveva accompagnato il SS. Sacramento, per alcune parole offensive dettegli tempo prima e gli aveva stretto la mano alla presenza degli astanti». - Da Dio solo suor Margherita aveva conosciuto quanto era avvenuto in quella circostanza.

«Aggiungiamo che Dio con questa rivelazione, volle una volta di più mostrarci che la carità capre la moltitudine dei peccati e ci farà trovar indulgenza nel giorno della giustizia».

Il terzo mezzo per soddisfare in questo mondo è la pratica della mortificazione cristiana e la religiosa obbedienza.

Portiamo sempre nei nostri corpi la mortificazione di Gesù, dice l'apostolo Paolo, onde la vita di Gesù si manifesti anche nei nostri corpi (II Cor., VI, 19). Questa mortificazione di Gesù che il cristiano deve portare in sé, è, in largo senso, la parte che deve Prendere ai patimenti del divin Maestro, soffrendo con lui le pene che s'incontrano nella vita, o che volontariamente ci imponiamo.

La prima e la migliore mortificazione è quella che va unita ai quotidiani nostri doveri, lo sforzo che dobbiamo farci per compiere tutti gli obblighi del nostro stato e sopportare le contrarietà di ogni giorno. S. Giovanni Berchmans diceva che la sua principale mortificazione era la vita comune: perché la vita comune per lui riassumeva tutti i doveri del suo stato.

Del resto chi santifica i doveri e le pene di ogni giorno, ben tosto andrà più lontano e si imporrà privazioni e pene volontarie per redimersi dalle pene dell'altra vita.

Le menome mortificazioni, i più leggeri sacrifici, sopratutto quando si fanno per obbedienza. sono d'un grande valore presso Dio.

Vi era nella comunità della beata Emilia, priora del monastero di santa Margherita a Vercelli, una suora, chiamata Maria Isabella, che aveva dissipato lo spirito ed amava troppo le conversazioni, sentiva poco gusto per la preghiera, era negligente all'Uffizio e di mala voglia soddisfaceva a quel dovere. Quindi nessuna premura di portarsi a1 coro, ed appena finito, usciva per la prima. Un giorno che per tal modo se ne andava in tutta fretta e passava dinanzi allo stallo della priora, questa la fermò. «Dove andate, così frettolosa, mia buona sorella? le chiese; e che vi incalza ad uscire prima di tutte le altre?». La suora, colta alla sprovvista, dapprima con rispetto conservò il silenzio, poscia con umiltà confessò che all'Uffizio si annoiava, sembrandole lungo. «Va benissimo, rispose la priora; ma se tanto vi costa il cantare, comodamente seduta, le lodi di Dio in mezzo alle vostre sorelle, come farete nel Purgatorio, quando sarete ritenuta in mezzo alle fiamme? Per risparmiarvi quella terribile prova, cara mia figlia, vi ordino per l'avvenire di lasciar ultima il vostro posto». Con semplicità si sottomise la suora, come una vera figlia dell'obbedienza, e ne fu ben ricompensata. L'abbandonò il disgusto che fino allora aveva provato per le cose di Dio e vi sottentrò una divozione piena di dolcezza. Di più, come Dio fece conoscere alla beata Emilia, essendo quella suora morta qualche tempo dopo, ottenne una grande diminuzione delle pene che l'aspettavano nell'altra vita.

Fonte: www.preghiereagesuemaria.it