Il Purgatorio

Capitolo 2-26: Vantaggi della divozione per le anime purganti: favori temporali.

05/03/2017    1718     Il dogma del Purgatorio    Elemosina 
Il seguente fatto è riferito dall'abate Postel, traduttore del P. Rossignoli. È avvenuto a Parigi verso il 1827, e l’inserì nelle Maraviglie del Purgatorio, sotto il numero 51.

Una povera serva, cristianamente educata nel suo villaggio, aveva adottato la santa pratica di far dire ogni mese, coi tenui suoi risparmi, una messa per le anime purganti. Condotta dai suoi padroni nella capitale, non vi mancò una sola volta, facendosi d'altronde una legge d'assistere ella stessa al divin Sacrifizio e di unire le sue preghiere a quelle del sacerdote, specialmente a favore dell'anima, la cui espiazione per essere terminata non aveva bisogno che di poca cosa.

Dio ben presto la provò con una lunga malattia, che non soltanto la fece crudelmente patire, ma le fece perdere il posto ed esaurire gli ultimi suoi mezzi. Il giorno in cui poté uscire dallo spedale, il suo denaro era ridotto a venti soldi. Dopo d'avere indirizzato al Cielo una preghiera piena di confidenza, si mise in cerca d'un posto. Le si era parlato di un ufficio di collocamento all'estremità della città, e vi si recava, quando trovandosi sulla sua strada la chiesa di S. Eustachio, vi entrò. La vista di un sacerdote all'altare le ricordò che in quel mese aveva mancato alla ordinaria sua messa dei morti, e che quel giorno era precisamente quello in cui da molti anni si era procurato tale consolazione. Ma come fare? Se si privava della sua ultima lira, non le restava nemmeno con che saziar la fame. Fu un combattimento tra la sua divozione e l'umana prudenza. Vinse la divozione. «Alla fin fine, disse a se stessa, il buon Dio vede che è per lui, e non mi abbandonerà!» Entra nella sacrestia, fa la sua offerta per una messa, poscia col solito fervore vi assiste.

Qualche momento dopo, piena d'inquietudine, come ben si può comprendere, continuava il suo viaggio. Assolutamente priva di tutto, che fare? Era in questi pensieri, quando un giovane pallido, di forme svelte, d'un distinto contegno, a lei s'avvicina e le dice: «Cercate un posto, non è vero? - Sì, Signore. - Ebbene, andate nella tal via, numero tale, in casa della signora X; credo che con lei vi acconcerete e vi troverete bene». Dette queste parole, scomparve tra la folla dei passeggeri, senza aspettare i ringraziamenti che gl'indirizzava la povera giovane.

Si fa indicare la via, riconosce il numero, e sale all'appartamento. Ne usciva una domestica, che teneva sotto il braccio un fardello e mormorava parole di lamento e di collera. «C'è la signora? chiese la nuova venuta. - Forse sì, forse no, rispose l'altra: che importa a me? Aprirà la stessa signora se le piace. Io non ho più niente a fare con lei. Addio». E discende le scale.

Tremando, la povera giovane suona ed una voce soave le dice d'entrare. Si trova di fronte ad una dama avanzata in età, di venerabile aspetto, che la incoraggia ad esporre la sua domanda. «Signora, disse la serva, seppi questa mattina che abbisogna d'una cameriera, ed io le offro i miei servigi: fui assicurata che sarei stata accolta con bontà. - Ma, mia cara figlia, quanto dite è cosa ben straordinaria. Questa mattina aveva bisogno di nessuno: solo da mezz'ora licenziai una insolente domestica, e, tranne me e lei, nessuno al mondo sa la cosa. Chi dunque vi manda? - «È un signore, un giovine signore che incontrai per istrada, che per questo mi fermò, e ne benedico Iddio, abbisognando proprio di trovar posto oggi, non avendo un soldo».

La vecchia signora non poteva comprendere chi fosse quel personaggio e si perdeva in congetture, quando la serva, levando gli occhi sopra un mobile della piccola sala, scorse un ritratto. «Ecco, signora, disse; non cercate più oltre: ecco esattamente la figura del giovane che mi parlò: vengo da parte sua».

A quelle parole, la dama manda un grido e sembra vicina a perder la cognizione. Si fa ridire tutta quella storia, quella della devozione alle anime del Purgatorio, della messa del mattino, dell'incontro dell'estraneo; poscia, gettandosi al collo della povera donna, con effusione l'abbraccia e le dice: «Tu non mi sarai serva, ma da questo punto sei mia figlia! È mio figlio, l'unico mio figlio che hai veduto: il mio figlio morto da due anni, che ti è debitore della sua liberazione, non ne posso dubitare, e cui Dio permise d'inviarvi qui. Sii dunque benedetta, e d'ora innanzi preghiamo assieme per tutti quelli che soffrono prima di entrare nella beata eternità».

Per mostrare che le anime del Purgatorio anche con benefizi temporali testificano la loro riconoscenza, il P. Rossignoli riferisce un fatto avvenuto a Napoli, che ha qualche analogia col precedente.

Se a tutti non è concesso di offrire a Dio la ricca limosina di Giuda Maccabeo, che pei sacrifizi e per le preghiere a favore dei morti mandò a Gerusalemme dodicimila dramme d'argento, ben pochi però vi sono che non possano almeno fare il dono della povera vedova del Vangelo, lodata dallo stesso Salvatore. Non dava, diceva Gesù che due oboli, ma quei due oboli valevano di più dell'oro dei ricchi, perché nella sua indigenza, aveva dato quanto le era necessario per vivere (Marco, XII, 44).

Ohimè! venne un giorno in cui un povero napoletano, padre di famiglia fu cacciato in prigione per debiti, sicché la sussistenza della famiglia rimase a carico dell'infelice madre, che ormai non aveva più confidenza che in Dio. Scongiurava con viva fede la Provvidenza ad aiutarla, e sopratutto a liberare il suo marito, che gemeva in prigione pel solo delitto della sua miseria.

Andò a trovare un ricco e benefico signore, gli espose la triste sua situazione e, piangendo, lo supplicò a soccorrerla. Dio permise che non ricevesse che una piccola limosina, un carlino, moneta del paese, del valore all'incirca di cinquanta centesimi. Desolata, entra in una chiesa per supplicare il Dio dei poveri di proteggerla nella sua miseria, non avendo sulla terra altro appoggio. Era immersa nella sua preghiera e nelle sue lagrime, quando, per ispirazione del suo buon angelo, le venne in pensiero d'interessare per lei le anime del Purgatorio. Piena di confidenza, entra in sacrestia, offre la sua piccola moneta e domanda che le si faccia la carità d'una messa da morto. Un buon prete che trovavasi colà si fa premura di soddisfarla, e sale all'altare, mentre la povera donna, protesa a terra, assiste al Sacrificio ed offre le sue preghiere pei defunti.

Se ne ritornò poi consolata, come se fosse stata assicurata che Dio avrebbe esaudita la sua preghiera. Percorrendo le popolose vie di Napoli, le s'avvicina un venerando vecchio, che le chiede donde viene e dove va. La infelice gli spiega i suoi bisogni, e l'uso da lei fatto della tenue limosina ricevuta. Il vecchio si mostra assai commosso per la sua miseria, le rivolge parole d'incoraggiamento e le dà un biglietto sigillato con ordine di portarlo da parte sua ad un gentiluomo che le designa; quindi s'allontana.

Nulla più preme alla donna che di portare il biglietto all'indicato gentiluomo. Questi, aprendolo, rimane sbalordito e sul punto di venir meno: riconosce la scrittura di suo padre, morto da qualche tempo. «E donde viene questa lettera? domanda, fuor di sé. - Signore, risponde la buona donna, è un vecchio caritatevole che mi si avvicinò sulla strada. Gli esposi la mia miseria e mi disse di venire a trovarvi da parte sua e consegnarvi questo biglietto; dopo di che si allontanò. Quanto i lineamenti del suo volto, molto si rassomigliano a quelli del quadro che avete là sopra la porta».

Sempre più colpito da queste circostanze, il gentiluomo riprese il biglietto e ad alta voce lesse: «Figlio mio, tuo padre lascia il Purgatorio per una messa che la latrice di questo scritto fece celebrare stamane. Ella si trova in grande necessità, ed io te la raccomando». Lagrime di contentezza bagnano il suo volto, e rivolgendosi alla donna: «Povera madre, le disse, voi con una tenue limosina avete assicurato l'eterna felicità di chi mi diede la vita. Alla mia volta voglio assicurare la temporale vostra felicità. Io mi prenderò cura di tutti i vostri bisogni, di voi e della vostra famiglia».

Questa storia c'insegna che la più piccola carità ai membri della Chiesa purgante è preziosa dinanzi a Dio e ci attira miracoli di misericordia.

Fonte: www.preghiereagesuemaria.it