Capitolo 4: Amici e benefattori delle povere anime del Purgatorio - seconda parte
05/03/2017
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Il Purgatorio Sofferenze, gioie e amici delle Povere Anime (di Ferdinando Holbock)
Beata Anna Maria Taigi
Beata Anna Schaffer
Beata Maria Villani
Beata Orsola Benincasa
Beata Caterina Mattei da Racconigi
Beata Caterina Emmerick
Beata Maria Crescenza Hoess
Beata Maria Eugenia de Smet
Ven. Gaspare Oliden
Servo di Dio Giacomo Rem
Suor Josefa Menendez
Serva di Dio Anna Maria Josepha Lindmayr
Margherita Schaeffner
Maria Colomba Weigl
Ven. Caterina Maria Seger
San Filippo Neri
San Luigi Betran
Santa Gemma Galgani
Santa Maddalena de Pazzi
Santa Margherita Maria Alacoque
Santa Teresa D’Avila
Teresa Neumann
22) LA BEATA CATERINA MATTEI DA RACCONIGI + 4 SETTEMBRE 1547
Caterina Mattei già fin dalla sua giovinezza aveva nutrito un grande desiderio di soffrire per Cristo. Tutta la sua vita passò sotto il segno della croce, della povertà, della malattia e di molte privazioni anche da parte di molte consorelle dell'ordine (domenicane) e anche da parte dei superiori, che a causa dei suoi carismi (dono della profezia, stimmatizzazione, bilocazione) la invidiavano e cercavano di diffamarla, tanto che essa da Racconigi dove era nata si ritirò a Caramagna nelle vicinanze - dove ebbe anche ulteriori e piú grandi grazie - e dove morì il 4 settembre 1547.
Come dimostrano diversi fatti da lei vissuti, Caterina ebbe un particolare rapporto con le povere anime del purgatorio: mentre una sera era a letto colpita da una fortissima febbre per le sue grandi sofferenze stava pensando alle povere anime, improvvisamente fu rapita in estasi e fu in ispirito condotta nel purgatorio.
Mentre essa guardava con spavento alle spaventose fiamme e alle brace ardenti che le erano mostrati come in immagine e in mezzo a queste fiamme a quell'ardente calore le povere anime che espiavano i loro peccati e la pena non ancora espiata, essa udì una voce: «Caterina, affinchè da qui in avanti tu ti possa prendere maggiormente a cuore le povere anime, io ti farò ora sentire per un istante al tuo capo le loro pene. » Appena udite queste parole vide immediatamente volare verso di lei una scintilla di quel fuoco e sentì che questa favilla colpiva la guancia sinistra.
Alcune consorelle che la assistevano videro pure questa favilla! come il viso dell'inferma si gonfiò spaventosamente; questo gonfiore rimase anche dopo che Cat rina era ritornata in sè e durò ancora parecchi giorni. L'ammalata raccontò che tutti i dolori fino allora sofferti - anche se erano stati moltissimi e assai gravi - erano un nulla rispetto alla pena che le aveva procurato quella sola scintilla. (Cfr. anche A.M.Lindmeyr).
Pur avendo già prima pregato offerto assai e con grande amore per le povere anime, essa raddoppiò dopo di allora le sue preghiere e le sue penitenze per liberare le povere anime del purgatorio del quale aveva personalmente esperimentato la tremenda sofferenza.
Una volta apparve a Caterina un monaco certosino che nel 1409 si era opposto nel concilio di Pisa al Papa Gregorio XII, ma che prima di morire si era riconciliato col Papa stesso e con la santa Chiesa e aveva fatto la dovuta penitenza. Come venne a conoscere la beata egli fu però condannato da Dio ad espiare un durissimo purgatorio, dal quale potè venir liberato dopo molte preghiere e penitenze e sacrifici offerti per lui dalla santa. Una volta la santa potè vedere il divin Redentore e vedere come dalla ferita del suo costato usciva un grande torrente di sangue di cui metà scendeva sulla terra sui peccatori e metà scendeva sulle povere anime del purgatorio. La santa ne concluse che le sue volontarie offerte di preghiere e di penitenze essa le poteva e doveva devolvere metà per la conversione dei peccatori e metà per venire in aiuto alle povere anime del purgatorio. Numerose apparizioni che essa ebbe Negli anni seguenti di povere anime testimoniarono quanto furono ricche di benedizioni per le povere anime le sue tante preghiere e opere di espiazione e di penitenza da lei offerte.
23) SANTA TERESA D'AVILA + 14 OTTOBRE 1582
Teresa perdette la sua mamma quando aveva dodici anni e allora chiese alla Madonna di essere Lei la sua mamma da allora in poi. Teresa entrò ben presto nel monastero delle Carmelitane di Avila dove condusse però, una vita monastica alquanto mediocre. Dopo 18 anni la vista di una statua di Gesú flagellato la colpì talmente che subito fece voto di convertirsi e lo fece anche.
Essa si sentì immediatamente e del tutto penetrata dalla presenza di Dio. Incominciò una veloce salita mistica; visioni sopra visioni le rivelarono i misteri della Fede. Teresa considerò una delle piú grandi grazie una delle visioni nella quale Dio le fece vedere l'inferno e il posto che sarebbe stato riservato per lei, se essa avesse continuato nella tiepidezza e superficialità di prima. Ora la prese completamente un fuoco divoratore per l'infinito desiderio di preservare le anime da questo abisso. Essa si sentì subito attratta ad osservare l'antica regola carmelitana in tutto il suo rigore, e non solo personalmente, ma anche per quelle persone che si sarebbero volute unire a lei. Essa fu incoraggiata in questa intrapresa da san Pietro di Alcànntara e da san Luigi Bertràn e, benchè ammalata fondò pur fragile e senza mezzi e spesso fra ogni specie di ostacoli e drammatiche circostanze e contro un mondo di oppositori, 17 conventi carmelitani femminili e poi con l'aiuto di san Giovanni della Croce 15 monasteri maschili. A tutti gli appartenenti all'ordine essa raccomandava a ciascuno: «II tuo desiderio sia Dio, vedere Dio, il tuo timore quello di pederLo, il tuo dolore quello di non piacergli ancora abbastanza!»
Per questo la santa nutrí anche un grande amore verso le povere anime del purgatorio e molto pregò per loro. Nella sua «Autobiografia» essa parla di « Visione di defunti», che essa ebbe. Fra il resto essa narra: « Un giorno mi fu detto, che era morto un padre, che era stato un tempo nostro provinciale, ma al tempo della sua morte era a capo di un'altra provincia (probabilmente si tratta di P. Gregorio Fernandez).
Io avevo avuto prima parecchia corrispondenza con lui e mi sentivo in obbligo verso di lui per parecchi buoni servigi che mi aveva fatto e mi sentivo in dovere di ringraziarlo. La notizia della sua morte mi amareggiò assai; perchè nonostante egli sia stato un uomo molto virtuoso, io ero tuttavia molto preoccupata per la sua beatitudine eterna.
Egli era stato infatti per 20 anni superiore dell'Ordine, e poichè io sono sempre piena di paura, perchè ritengo molto pericoloso il posto di un superiore e la sua responsabilità in tale cura delle anime. Cosí tutta preoccupata mi recai in un oratorio e gli donai tutto quello che avevo potuto fare di bene nella mia vita; e poichè ciò mi sembrava troppo poco, io pregai il Signore di supplire con i suoi meriti quanto mancava ancora a quest'anima, per essere liberata dal purgatorio. Mentre io pregavo Dio con la maggior interiorità possibile e imploravo il Signore, mi sembrò come il defunto venisse alla mia destra uscendo dalle profondità della terra; ed io vidi con immensa gioia come egli volava verso il Cielo!
Quando venne a morire egli era già in età molto avanzata, ma adesso sembrava un uomo di trent'anni, anzi ancor piú giovane e il suo volto era raggiante. Questa visione passò presto, ma io me ne sentii talmente confortata che mai piú mi potè rattristare la morte di questo sacerdote, benchè molti ne dolessero, perchè egli era stato effettivamente molto amato nella sua vita! La gioia che provò la mia anima fu cosí grande che io rimasi del tutto tranquilla circa questa morte, e non potevo avere il minimo dubbio circa la realtà di questa visione, anzi ero sicura ed era per me evidente che non c'era stato il minimo inganno o illusione. Erano passati 14 giorni dalla morte di questo sacerdote. Io non cessavo tuttavia di raccomandarlo al Signore e cercavo che pure altri lo facessero; però non lo potevo fare con tanto ardore come se non avessi avuto quella visione; poichè Dio mi permette di vedere una tale cosa di un'anima ed io dopo voglio raccomandarla alla sua Maestà ciò mi viene cosí spontaneo come se io volessi dare un'elemosina a un ricco.
Poichè questo monaco era morto in una località molto lontana da noi, cosí soltanto piú tardi, io venni a sapere quale fine di vita il Signore gli aveva concesso. Essa fu cosí edificante che tutti gli astanti restarono meravigliati della sua perfetta conoscenza in punto di morte, per le sue lacrime e la sua grande umiltà.
Nel mio monastero della Visitazione ad Avila viveva una monaca, che era morta da circa un giorno e mezzo ed era stata una creatura piena di amore di Dio e una vera serva del Signore. Mentre una suora stava leggendo in coro una lezione dell'ufficio dei defunti che si recitava per la defunta, io stavo vicino a Lei per recitare il versetto dopo la lezione assieme con lei. Durante la lezione io vidi come mi parve la sua anima come salire dal profondo e volare verso il Cielo.
Un giorno mi trovai nella chiesa di un collegio di Gesuiti e colà io provai dei grandi dolori fisici e spirituali, che ancora di tanto mi assalgono. lo soffrivo cosí tanto che non riuscivo nemmeno a raccogliere un pensiero. Essendo morto la notte precedente un fratello di questo collegio, io lo raccomandai quanto meglio potei a Dio e partecipai dopo alla s. messa, che un Padre della Compagnia celebrava per lui. Durante la sacra celebrazione io fui immersa in profondo raccoglimento durante il quale io vidi l'anima del defunto accompagnata dal Signore salire verso il Cielo, tutta circondata di gloria. Io ritenni come una grazia veramente straordinaria il fatto che il Signore stesso nella sua infinita Maestà lo conducesse in Cielo.
Un altro fratello del nostro Ordine P. Didaco di san Mattia, (che era stato parecchio tempo confessore nel monastero della Visitazione in Avila), uno zelante servo di Dio era a letto molto ammalato. Ora mentre assistivo alla santa Messa di nuovo caddi in un profondo raccoglimento, durante il quale vidi questo sacerdote che moriva e senza toccare il purgatorio saliva direttamente verso il Cielo. Seppi poi che egli era effettivamente morto in quell'ora in cui io ebbi la visione.
Rimasi sorpresa che egli non avesse minimamente toccato il purgatorio. Mi fu fatto capire però dopo, che era stato un religioso fedelissimo ai suoi voti, per cui aveva beneficiato della Bolla Sabbatina, cosicchè non ebbe bisogno di purgatorio. Non sò perchè io abbia saputo questo ma penso che in tal modo mi si voleva far capire che non è il vestire l'abito che Va l'uomo di religione e soltanto il fatto di essere religioso non basta per ottenere quel beneficio che gli viene promesso dalla sua condizione religiosa che è uno stato di piú alta perfezione.
Non voglio parlare di altre visioni, benchè il Signore me ne abbia concesse parecchie di questo tipo, non servirebbe a niente del resto! Solo una cosa voglio ancora far notare, che cioè, fra tante anime che mi sono apparse io ne ho viste soltante tre che sono sfuggite completamente al purgatorio, cioè quello soprannominato P. Didaco di S.M., san Pietro di Alcantara e P. Pietro Ibanez O.P. Piacque al Signore farmi vedere il grado di gloria al quale erano arrivate alcune anime e mostrarmi il posto che le attendeva. È molto grande la differenza fra la gloria di uno e quella di un altro.
Nella sua opera mistica «Il Castello interiore» santa Teresa d'Avila descrive in maniera insolitamente chiara il grande dolore dello spirito, che può creare in un anima il grande e veemente desiderio di godere Dio. Ciò che lei descrive è appunto ciò che le povere anime del purgatorio devono subire di tormento, appunto a causa dell'ardente desiderio che esse hanno di quella beata visione di Dio, che non è loro ancora concessa.
Questo stato d'animo non si può adeguatamente descrivere! Esso è un estasi, che come abbiamo detto, rende i sensi e la possibilità e le potenze assolutamente incapaci di tutto ciò che non serve a far sentire la loro pena. L'intelletto resta del tutto sveglio, per capire quanto direttamente il suo essere lontana da Dio. Inoltre si aggiunge il fatto che Dio stesso coopera, mentre Egli proprio in questo tempo dona all'anime una così viva conoscenza di ciò che Egli veramente è, affinchè il suo tormento raggiunge un grado nel quale essa vorrebbe urlare.
Ora essa non può fare altro, pur essendo abituata a sopportare con pazienza i suoi tremendi dolori; poichè essa non sente questo dolore nel corpo, ma nel suo intimo più profondo! Da questo quella persona (nel caso Teresa stessa) comprende quanto più forti siano i dolori dell'anime di quanto non siano quelli di corpo. Essa comprese pure che le pene delle povere anime del purgatorio sono proprio di questo genere, poichè essendo liberate dal corpo appunto per questo le loro anime soffrono assai più di quanto non si possa soffrire mentre di è vivi sullaterra.
Io stessa vidi una persona in questo stato e credetti davvero che ormai fosse finita per lei. Ed effettivamente se a questo punto ci fosse la morte non sarebbe niente da meravigliarsi, perchè effettivamente la vita corre un grave pericolo. Benchè questo stato non duri molto, tuttavia il corpo viene completamente ridotto all'impotenza e il polso durante questo tempo batte così debolmente da sembrare che l'anima se ne volesse andare con Dio, e dire questo non è dire troppo! Il calore naturale del corpo va scemando, mentre l'anima viene del tutto consumata dall'altro fuoco. Manca solo pochissimo e il suo desiderio di gustare Dio sarebbe esaudito. Il corpo tuttavia non prova alcun dolore, benchè esso sia disfatto in modo che dopo per tre o quattro giorni provi dolori acutissimi e non abbia assolutamente più la forza di scrivere.
Questa insensibilità può avere la sua causa nella grandezza dell'intimo dolore dell'anima, che non avverte i dolori del corpo. Come io stessa ho già sperimentato quando noi abbiamo un dolore effettivamente grande in una parte del corpo sentiamo meno gli altri dolori anche se sono molti. Ma nei dolori di cui sopra il corpo non prova alcun dolore; anzi io penso che non sentirebbe nemmeno se fosse fatto a pezzi. Ora voi direte che questa ansia o desiderio è un'imperfezione, poichè per quale motivo l'anima non si uniforma al volere di Dio, dal momento che essa si è già donata a Lui? Fino adesso lo poteva fare, ed effettivamente finora visse in questa uniformità; ma adesso poichè la ragione non è più padrona di essa e questa può pensare solo ciò che è la causa della sua pena, non lo può più fare. Come potrebbe ancora desiderare di vivere, dal momento che essa è lontana dal suo Bene? Essa prova un'insolita solitudine; poichè tutte le creature di questo mondo, e penso, anche gli stessi abitatori del Cielo, non la potrebbero consolare con la loro compagnia; ciò lo potrebbe fare solo Colui, che essa ama, tutto il resto è soltanto tormento. (Cfr. C. dei Cantici: il mio diletto ecc. e s. Maria M. De 'Pazzi: ti ho cercato, dappertutto).
Accadde a lei come a un uomo che è sospeso in aria e non può nè toccare terra col piede, nè sollevarsi di più. L'anima viene consumata da una sete ardente del possesso di Dio eppure non può raggiungere questa «acqua». Questa sete è insopportabile ed ha ormai raggiunto quel grado per cui non può essere saziata da nessuna acqua. Però l'anima non vuole che questa sete venga saziata se non da quell'acqua della quale nostro Signore ha parlato alla Samaratina, che però non le viene data.
O mio Dio e mio Signore, quanto spremi tu i tuoi amanti! Ma tutto questo è ancora poca cosa rispetto a quello che tu concederai a loro. Certo, se giustamente costa molto caro ciò che è molto prezioso, ciò valerà di più quando, come in questo caso, si tratta della purificazione di un'anima affinchè essa possa arrivare al settimo Cielo (abitacolo), come pure coloro che entrano in cielo e vengono prima purificate dal fuoco.
A confronto di una tale grazia questa pena è ancora cosí piccola cosa, come una goccia di acqua rispetto al mare. Io sono convinta che sulla terra non ci potrebbe essere un dolore maggiore; per quanto la sunnominata persona abbia già sofferto molti altri dolori, questi in confronto a questo tormento le sembrano niente. Tuttavia l'anima riconosce quanto sia preziosa questa pena e riconosce anche che in nessuna maniera l'avrebbe potuta meritare, e cosí soffre di gran cuore, benchè questa conoscenza non le possa portare alcun sollievo, e se Dio lo volesse essa si assumerebbe volentieri tale pena e ciò sarebbe un morire ogni giorno!
A questo punto consideriamo i dannati nell'inferno, che non hanno questa conformità alla volontà di Dio e non hanno la gioia e la beatitudine di coloro che Egli ama e gratifica della sua grazia. Queste anime dannate non traggono alcun vantaggio da ciò che esse devono soffrire anzi devono soffrire tanto di più per le pene che sono state loro date. Se le sofferenze dello spirito sono immensamente più grandi e profonde di quelle del corpo e le pene dei dannati sono senza confronto piú spaventose di qualsiasi altra pena e di quelle di cui finora abbiamo parlato, che cosa non dovranno patire quelle povere anime sapendo che questa pena sarà eterna? Meditando tutto questo davvero che tutto ciò che in questa breve vita noi possiamo fare e patire deve sembrarci un niente, per preservarci da un cosí spaventoso ed eterno tormento!
24) SAN LUIGI BETRAN + 9 OTTOBRE 1581
San Luigi Betràn nacque a Valencia il primo gennaio 1526, lavorò come maestro dei novizi nel suo Ordine domenicano, poi dal 1562 al 1569 come missionario a Neugranada, attuale Columbia, poi ritornò in patria e collaborò molto con l'illustre arcivescovo di Valencia, il santo Giovanni de Ribera e con santa Teresa d'Avila secondo lo spirito riformatore del Concilio di Trento ed apprezzò molto la dottrina del Tridentino e le sue definizioni dogmatiche riguardanti la purgazione nell'aldilà e la possibilità di sovvenire le povere anime del Purgatorio.
Egli ebbe una personale esperienza su ciò presto dopo la sua ordinazione sacerdotale. Gli apparve infatti allora suo padre, morto otto anni prima che lo pregava di venirgli in aiuto, finchè il suo figlio sacerdote dopo molte preghiere e sante messe offerte a Dio per lui, lo vide circondato di luce libero dalle pene del purgatorio.
San Luigi Betràn è anche il primo sacerdote di cui si conosce il nome, che si servì della concessione di celebrare tre sante messe nel giorno dei fedeli defunti. Nella biografia di lui scritta dal suo confratello J. Antist un anno dopo la sua morte si afferma espressamente che era di grande rincrescimento e di vera sofferenza ogni qualvolta egli non poteva celebrare la santa Messa, della quale aveva una grandissima devozione, mentre era particolarmente felice a Natale perchè poteva celebrare tre volte il s. Sacrificio e cosí pure nel giorno commemorativo di tutti i fedeli defunti, e ciò non solo per antica consuetudine, ma anche in forza di particolari concessioni in tutta la provincia di Valencia da parte del Papa Giulio III.
Si legge nella sua biografia che una notte dopo la preghiera del Mattutino in coro vide un confratello del suo ordine defunto tutto circondato dalle fiamme, che gli si gettò ai piedi per chiedergli perdono per una espressione offensiva che egli aveva avuta nei suoi confronti molti anni prima. E insieme lo pregò anche di voler celebrare una santa messa per lui, perchè allora sarebbe subito stato liberato dalle pene del purgatorio. Il santo esaudí questa preghiera il mattino seguente e nella notte poi, vide il defunto circondato di gloria, entrare in cielo.
25) SANTA MARIA MADDALENA DÈ PAZZI + 5 MAGGIO 1607
Caterina Lucrezia della nobile famiglia fiorentina dei Pazzi, nacque a Firenze il 2 aprile 1560 da Camillo dè Pazzi e Maria Buondelmonti. Già a dieci anni, il giorno della sua prima comunione fece il voto di castità ed espresse il desiderio di donarsi completamente a Dio nell'ordine religioso.
A sedici anni, superate le opposizioni dei suoi genitori entrò nell'ordine del Carmelo nel 1582, anno della morte della grande riformatrici del Carmelo Teresa d'Avita. Essa scelse il monastero di santa Maria degli angeli, perchè «era dedicato a S. Maria, alla Madonna» dunque e poi era sotto la protezione degli angeli e anche soprattutto perchè esso aveva il privilegio, allora piuttosto raro di poter avere la comunione quotidiana e poi anche perchè «erano veramente degli angeli le sorelle che vi abitavano». E proprio la sua scelta di quel monastero perchè vi si poteva accedere ogni giorno alla santa comunione doveva operare efficacemente nell'ascesa mistica di questa giovane carmelitana, che ora portava il nome di Maria Maddalena che scelse come sua particolare patrona assieme a santa Caterina da Siena e a sant'Agostino «il suo babbone» come lo chiamava.
Proprio il suo ardentissimo amore all'eucarestia fu incentivo al suo amore fattivo e operoso verso le povere anime; animato dalle visioni che essa ebbe e soprattutto da quelle del purgatorio e delle pene che vi soffrono le povere anime come vedremo piú tardi.
Durante il noviziato la giovane Carmelitana fu colpita da una grave malattia, dalla quale si temeva non ne potesse piú uscire guarita per cui si dovettero anticipare i suoi voti che essa fece portata in chiesa sul suo lettuccio di dolore. Essa fece la sua professione religiosa con immensa gioia e con assoluto abbandono nelle mani di Dio; e subito fu rapita in un'estasi che durò due ore.
Da quel giorno tale estasi si ripetè per 40 giorni, ogni giorno subito dopo la santa comunione (vedi I° vol. dell'opera omonima di s. M.M. dè Pazzi «I quaranta giorni» )! Questo primo libro potrebbe essere anche intitolato «L'Amore non è amato!» perchè era il grido quasi continuo dell'estatica Maddalena, che percorreva tutte le sale e le celle e la Chiesa del monastero portando il Crocifisso fra le braccia.
Anche negli anni successivi Maria Maddalena ebbe lunghe estasi, dalle quali usciva come da un mare di luce e di amore, che tutta la riempivano. Dal 1585 al 1590 M. Maddalena ebbe a soffrire «La fossa dei leoni» un tremendo periodo di prova nella quale si sentiva attaccata da tutte le parti e in tutti i modi dai demoni contro i quali spesso combatteva anche apertamente attorno a sè stessa e menando colpi con quanto le capitava in mano era la «Notte tenebrosa di cui parla Teresa d’Avila» durante la quale dovette soffrire angosce, aridità, tentazioni di ogni genere, di fuggire dal monastero; periodo di durissima prova dal quale uscì non solo purificata nella sua anima, ma durante la quale molto operò per il sollievo delle povere anime del purgatorio, come il Signore stesso le disse. (cfr. vol. VII delle opere a cura di Mons. Fausto Vallaine; Centro int. del libro Firenze 1966).
Per conoscere, comprendere e seguire la vita mistica della santa del Carmelo di Firenze e l'opera della sua Riforma carmelitana e della chiesa converrebbe leggere i sette volumi di cui sopra accennato; o almeno il libro di P. Ancilli su santa Maria Maddalena (teresianum - via s. Pancrazio Roma) oppure «le due spose» oppure «L'Amore non è amato» di Mons. Giuliano Agresti (nota di don Silvio Dellandrea)!
Le toccanti espressioni della santa durante le sue estasi e visioni furono raccolte da due monache a ciò designate dalla madre Priora e formano i 7 volumi delle opere di cui sopra. In essi vengono rappresentati i più svariati argomenti della vita spirituale e sono trattati gli argomenti della più alta teologia della SS. Trinità, Incarnazione, Eucaristia, del prezioso sangue di Cristo con la sua forza redentrice e riparatrice in una maniera del tutto eccezionale, combattuta aspramente dai riformatori, ma sostenuta e ampliata e definita la dottrina sul purgatorio, le pene e la possibilità di suffragio e riparazione da chi è ancora in vita sostenuta da Concilio di Trento. Fra le tante cose viste da Maria Maddalena de' Pazzi sul purgatorio e le sue esperienze e visioni e apparizioni, ricordiamo in particolare quanto narrato nel vol. V (De Probatione pag. 46-47). Quando morì suo fratello Alamanno il 14 giugno 1587, s. Maddalena stava a ricreazione con alcune consorelle nel giardino del monastero. Improvvisamente fu rapita in estasi e prese a gridare: «Si, io sono pronta a venire dappertutto!» Con queste parole il cui significato non poterono capire le sue compagne, la santa fece capire la sua disposizione a seguire il suo angelo custode in un viaggio attraverso il Purgatorio; e subito iniziò questo viaggio tormentoso del quale poi fu fatta una sconcertante e commovente descrizione: Per due ore la santa continuò a girare attorno per il giardino del monastero sempre in estasi, fermandosi di tanto in tanto ed emettendo nel contempo profondi sospiri contemplando con grande tensione visioni di cose alle quali il suo angelo custode soprattutto doveva prestare attenzione.
Prendiamo direttamente dal testo raccolto dalle suore che le stavano accanto: «...Entrando in questo viaggio, ita che fu cominciò forte a iremare, battendo le mani insieme, travagliandosi assai nel volto, pallida e terrea e andava curva e rannicchiata come quando uno ha una gran paura. E in questo principio andava ancora un poco e poi si ritirava tanto, perchè le pareva di essere tormentata ancor lei entrando in quel luogo...» lo - diceva poi - «Pativo per vedere tanto loro patire, ma non era che io sentissi già le stesse pene perchè non credo che una creatura mortale fosse possibile che la sentisse» (Vol. V pag.48) Durante il suo viaggio a volte si fermava e diceva con voce compassionevole: «Pietà, pietà, misericordia! O Sangue discendi e libera queste anime! Poverini voi patite cosí tanto e state cosí contenti!»
Quando fu ita un pezzo incominciò a pregare Gesú che gli mandasse aiuto oltre al suo angelo custode, che di già gli aveva dato, anche s. Caterina, però che erano tanto grandi le pene ...e invocava ...«O, Caterina vieni, vieni aiutami a chiedere misericordia per queste povere anime e offri il Sangue del tuo e mio Sposo per loro...» ...«O, poverine, voi sopportate tanta crudel pena, e siete sì contente e allegre. Ma voi conoscete la volontà di Dio e che presto avrete a godere la sua beata visione... » Una volta la santa gridò: «Oh! che io non dovessi vedere così da vicino questi poveri tormentati!» Ma essa dovette obbedire e scendere altri gradini di quell'abisso... A un certo momento si fermò fremendo in tutto il corpo e gridò: «Come? Anche i sacerdoti religiosi in questo luogo spaventoso! Oh mio Dio, quanto li vedo soffrire!» Dopo che Maria Maddalena ebbe lasciato il luogo stabilito, nel purgatorio per i sacerdoti, essa arrivò nel luogo dove si trovano le anime di coloro che hanno peccato più per ignoranza che per cattiveria. Questo luogo era meno pauroso. Qui la santa trovò anche l'anima del suo defunto fratello. Essa gridò: «O povero fratello mio quanto tremendamente tu devi soffrire! Ma consolati! Tu sai che queste pene ti aprono la strada della beatitudine eterna!» Dopo un po' la santa aggiunse: «Io vedo che tu non sei triste, perchè sopporti le pene, che sono tremende, ma volentieri e sei felice! Quando tu eri ancora a questo mondo, non hai voluto ascoltare quando ti ammonivo e ti davo consigli. Adesso, a quanto vedo, tu desideri tanto che io ti ascolti. Che cosa vuoi da me?» Egli le chiese un determinato numero di messe e sante comunioni. Il viaggio straordinario della santa continuò. Dopo alcuni passi essa diede a capire che ora vedeva delle anime molto più infelici. Essa gridò: «Come è spaventoso questo luogo! Oh, ratio Dio! chi sono coloro che qui soffrono così paurosaniente?» Le fu risposto che quelle erano persone che in vita avevano peccato di ipocrisia - gli ipocriti -, poi proseguendo vide le anime di coloro che furono impazienti e disubbidienti. Osservando più da vicino queste anime, essa fece i gesti più diversi, piegò il capo fino a terra, poi fissò gli occhi in un punto ed emise nel contempo dei profondi sospiri.
Poco dopo essa sembrò ancora più sconvolta; era giunta in quel luogo del purgatorio dove stavano i menzogneri e parvero le loro sofferenze paurose. Poi giunse dove stavano quelli che avevano peccato per fragilità e consuetudine. Un po' più avanti essa trovò gli avari ed infine quelli che espiavano le loro impurità; essi si erano pentiti e avevano confessato i loro peccati, ma non avevano espiato e riparato abbastanza. La santa a questo punto ebbe l'impressione che le venisse stretto il cuore come in una morsa. Essa attraversò questo luogo senza dire una parola. Ma poi lasciato che ebbe questo luogo spaventoso, la si sentì chiedere: «O mio Dio, e mio Signore, perchè mi hai fatto vedere cose così spaventose? Forse perchè io abbia maggiore compassione per le povere anime e per l'avvenire io debba pregare ancora di piú? Ma no, adesso capisco chiaramente: tu hai volute, farmi conoscere meglio la tua incomparabile e unica purità».
Dal luogo degli impuri la santa arrivò nel luogo dei superbi e degli ambiziosi. Qui dominava un'impenetrabile terrificante e fredda oscurità. Si udì che la santa diceva: «O, questi poveretti che sulla terra vollero essere innalzati sopra gli altri ed ora devono stare in una tenebra cosí spaventosa!»
Essa vide anche le anime di coloro che da vivi erano stati, freddi e indifferenti verso Dio tanto buono, che ebbero cosí poco amore verso il loro Creatore, Padre e Redentore e forse nemmeno hanno saputo che cosa veramente volesse dire amare veramente Dio. Alla vista di queste povere anime ritornò in mente alla santa un rinnovato impegno di pregare, e un più tenero e intimo amore verso Dio.
Finalmente la santa arrivò in quel luogo dove venivano purificate le anime che a questo mondo non avevano commesso gravi mancanze, ma solo peccati veniali di ogni genere.
Dopo due lunghe ore di girovagare attorno al giardino l'estasi cessò, Maria Maddalena ritornò di nuovo in sè, ma si sentì cosí sconvolta sia nel corpo che nello spirito, che ci vollero parecchi giorni prima che riuscisse in qualche modo a riprendersi dalla tremenda impressione prodotta in lei da questa visione del Purgatorio.
In quanto al prezzo da lei pagato per il suo defunto fratello, la colpì tremendamente per il fatto che suo fratello sarebbe dovuto rimanere in purgatorio finchè essa avesse offerto a Dio 107 Sante comunioni per lui. Essa chiese allora insistentemente al Signore di poter patire lei quelle pene del purgatorio al posto di suo fratello. Tutta sconvolta essa si recò dalla Priora del monastero e le disse: «Madre, io non avrei immaginato che colà si patisse cosí tanto, se Dio stesso non me lo avesse fatto vedere».
Un'altra volta dopo una visione del purgatorio la santa disse: «Mio Dio, dopo aver visto queste cose spaventose, che non posso tuttavia chiamare spaventose, ma piuttosto desiderabili, poichè esse conducono le povere anime incontro a un'indicibile beatitudine»!
Per quanto riguarda i castighi o le pene del purgatorio, non si debbono minimizzare anche le più piccole colpe veniali, lo dimostrano i due seguenti racconti, tratti dalla vita di s. Maria Maddalena de' Pazzi.
Mentre stava un giorno in adorazione davanti al SS. Sacramento, vide l'anima di un'altra monaca, salire, alzarsi, che, come le fu rivelato aveva trascurato una o l'altra delle comunioni stabilite dalla Regola e aveva per il resto osservato diligentemente le regole dell'ordine e aveva condotto una vita molto virtuosa. Ma la pigrizia nell'andare alla Comunione l'aveva condotta in purgatorio.
La santa raccontò anche di una suora di un altro ordine religioso che dovette espiare nel purgatorio per queste tre mancanze che essa aveva stimato di poco conto: senza un vero bisogno essa aveva fatto dei piccoli lavori femminili in un giorno di domenica o di festa. Inoltre per rispetto umano, essa aveva trascurato di riferire alla M. Priora di alcune divine esortazioni da parte di Dio, che riguardavano la comunità monastica e il suo spirito; e poi essa aveva anche un'affezione troppo grande per i suoi parenti. Per queste tre mancanze certamente non gravi questa povera suora avrebbe dovuto patire anche di piú se il Signore non avesse mitigato la sua pena in vista della sua assidua osservanza nel resto della regola e in vista del suo grande amore verso le sue consorelle.
Santa Maria Maddalena de' Pazzi aveva preso l'abitudine di offrire almeno 50 volte al giorno all'Eterno Padre il Sangue preziosissimo del suo divin Figliolo. Infatti il Signore le aveva rivelato un giorno che attraverso questo pio esercizio avrebbe potuto convertire innumerevoli peccatori e liberare innumerevoli povere anime del purgatorio, e che nell'offerta del preziosissimo Sangue all'eterno Padre si faceva un dono di inestimabile valore rispetto al quale tutti i tesori della terra erano immensamente lontani. Ora se già questo semplice accenno al preziosissimo Sangue di Gesú Cristo versato nella sua Passione salvatrice poteva avere un risultato cosí meraviglioso, tanto piú grande sarà l'offerta reale del rinnovato sacrificio della Croce offerto e consumato nel santo sacrificio della Messa.
Il 24 agosto 1590 moriva la mamma della santa, Maria Buondelmonte una donna nobile e molto pia. La santa vide l'anima della sua defunta madre pure in purgatorio, vide però anche subito quale grande gloria era preparata per lei in Cielo per tutto il bene che essa aveva fatto e della sua generosità verso il prossimo.
Dopo 15 giorni la santa vide l'anima della sua mamma, per la quale essa aveva tanto pregato, offerto, sofferto e soprattutto offerto ss. Messe e Comunioni e il Prezioso, Sangue di Gesú Cristo.
La dottrina insegnata e vissuta di santa Maria Maddalena de' Pazzi era quella definita dal S. Concilio di Trento, insegnata dalla Chiesa e definita circa i suffragi e il bene che si può devolvere da vivi a favore delle povere anime del purgatorio. E anche qui la sua opera di persuasione e il suo esempio convinse molti a seguirla operando e pregando per le povere anime.
Santa Maria Maddalena morì il 25 maggio 1607. Il suo corpo è conservato in preziosa urna di cristallo sotto l'altare maggiore della Chiesa delle sorelle Carmelitane alla Villa del Pino sopra Firenze nel monastero a lei dedicato - Via dei Massoni 26. Firenze.
26) IL SERVO DI DIO GIACOMO, REM + 12 OTTOBRE 1618
Un biografo a proposito del giovane figlio di un oste di Bregenz sul lago di Costanza dice: «Il servo di Dio Giacomo Rem fu un'anima innocente, luminosa, pura e senza ombra nella sua innocenza battesimale che conservò fino alla morte, un fedele e cosciente servitore di Dio, un santo silenzioso». Era nato nel 1546, egli non fu soltanto un grande animatore delle allora fiorenti e diffuse congregazioni mariane fino nei luoghi piú lontani, egli fu anche un grande amico delle povere anime. Egli ebbe la sua formazione umanistica nella scuola superiore di Dillingen in Baviera e li diede anche inizio ai suoi studi teologici e ben presto forse per opera di s. Pietro Canisio, fu aggregato alla compagnia di Gesú. Egli fece il suo noviziato a Roma assieme a s. Stanislao Kostka. Ritornato in patria compí i suoi studi teologici a Dillingen e nel 1573 fu ordinato sacerdote ad Augusta. Poi divenne vicerettore del convitto di Dillingen, poi al collegio gesuitico di Monaco e finalmente al collegio sant Ignazio a Ingolstadt. Qui ebbe il compito di direttore spirituale dei chierici dell'ordine e Preside dei Sodalizi delle congregazioni mariane, degli studenti delle scuole superiori, che formò alla vera divozione mariana, allo zelo religioso e allo spirito di Fede, specialmente per mezzo del cosidetto: «Colloquium Marianum».
P. Giacomo Rem operò con grande zelo e copiosi frutti per 33 anni ad Ingolstadt. Fiori in questa città sotto la sua guida spirituale davanti all'immagine di Maria «La Madre tre volte ammirabile», copia dell'immagine miracolosa di santa Maria Maggiore di Roma e dono del santo Generale dell'ordine S. Francesco Borja, la vita religiosa della gioventú studentesca, attraverso una profonda venerazione e imitazione della Beata Vergine, ad un alto grado di perfezione. Condizione fondamentale per essere ammessi al «Cooloquium Marianum» era necessario essere immuni da peccato mortale. Un membro che avesse avuto la sfortuna di commettere un grave peccato veniva immediatamente cancellato dal «Colloquium Maranum» finchè non fosse stato tolto il peccato con una buona confessione o almeno l'atto di dolore perfetto. P. Giacomo Rem ebbe a conoscere molte volte in via soprannaturale lo stato di coscienza dei membri delle congregazioni mariane anche nei luoghi piú lontani specialmente al momento della morte. E come gli era naturale la divozione degli spiriti beati altrettanto gli era naturale la divozione delle povere anime.
Lo scrittore storico e critico della storia della Compagnia di Gesú, scrive a proposito di Giacomo Rem: «Al miracolo di fede di quel tempo e alla predilezione per le cose straordinarie non mancano nelle fonti contemporanee della vita e dell'opertato di P. G. Rem molti racconti difatti straordinari, che dimostrano (anche se in taluni racconti ci sia da usare saggia critica per via della credibilità) quanta stima godesse quest'uomo che operò nel massimo riserbo e silenzio e non mai con apparati esteriori). Cosí gli venne attribuita una straordinaria conoscenza delle anime, che dovrebbe averlo aiutato a conoscere lo stato di coscienza di altri uomini. Inoltre si narrano molti esempi di avvenimenti da lui predetti che effettivamente accaddero; queste profezie si riferiscono sia a persone singole, sia anche a situazioni generali dell'epoca, fra cui chiari riferimenti alla futura guerra dei trent'anni e alle sue conseguenze. Molti contemporanei di P. Rem affermano che egli ebbe una parte straordinaria nella sorte dei defunti, che egli pensava ancora in purgatorio; egli fu un vero amico delle povere anime e si riteneva che egli fosse molto informato sulla sorte delle povere anime e dei defunti e furono attribuite non poche grazie alle sue preghiere. Indicativa in proposito è un'incisione in bronzo del secolo XVIII, quindi piú di cento anni dopo la morte di P. Rem, molto diffusa fra i membri del «Colloquium Marianum»: Sotto l'immagine della Madonna tre volte ammirabile è rappresentato P.Rem inginocchiato, su un inginocchiatoio; davanti a lui si vede un gruppo di defunti, che circondati dalle fiamme del purgatorio tendono le mani verso di lui che sta pregando in ginocchio e che per le sue preghiere vengono liberati dagli angeli e tratti fuori dal Purgatorio. Ciò che è raffigurato in immagine, il padre gesuita drammaturgo e poeta P. Giacomo Bidermann che conobbe P. Rem a lngolstadt scrisse in un epigramma:
«Il mio canto va a quel Giacomo - i cui torrenti di lacrime spensero un tempo le fiamme - che circondavano le penanti anime... E quanto or queste schiere or quelle a lui implorando chiederan - egli concesse amoroso e pronto aprì le fluenti lacrime - facendole fluire a spegnere il fuoco ardente - tormentante...
Ma ora raggiunte ha le schiere che le sue lacrime e preghiere e offerte pene fatte avea della gloria beate! Asciugate son ora le sue lacrime!
Ed or quale altro generoso spirito, amoroso spegnerà alle sofferenti anime la vampa, e il divorante fuoco?
Il ricordo di Giacomo Rem morto il 12 ottobre 1618 nell'annuario di Ingolstadt dice: «Quest'anno noi abbiamo regalato al Cielo un uomo, che secondo il pensiero universale fu un santo ... Fu un uomo di altissime virtú, e quella piú grande fu di saperle tutte nascondere». Nell'anniversario della fondazione del «Colloquium Marianum» le sue reliquie furono tolte dalla tomba della Chiesa di s. Croce dove erano state esposte a Ingolstadt, dove venivano sepolti i gesuiti e significativamente trasportate in una cappella delle «Povere anime» trasformata in camera mortuaria o cappella del P. Rem.
Nel 1935 in occasione dell'apertura del processo per la beatificazione di P.Rem le sue reliquie furono trasportate dopo la ricognizione, nella Cattedrale di Nostra Signora di Ingolstadt.
27) LA SERVA DI DIO ORSOLA BENINCASA + 20 OTTOBRE 1608
Teresa Benincasa è nata a Napoli ed è la fondatrice delle «Sorelle Theatine» dell'Immacolata Concezione di Maria; creatura donata di mistiche esperienze in seguito a una visione avuta durante un'estasi nel suo monastero di Monte sant'Elmo, si recò a Roma, esortando per ordine di Dio Papa Gregorio XIII a mettere mano a una radicale riforma della Chiesa. Per questo essa fu sottoposta a un rigoroso esame da parte di una Commissione di nove Prelati, fra i quali ci fu anche san Filippo Neri.
Questo esame durò parecchi mesi, ma non si arrivò ad alcuna decisione, e Orsola fu rimandata di nuovo al suo Monastero. Colà essa visse in grande penitenza e grande spirito di riparazione.
Ancora qui in terra essa dovette assumersi le pene del Purgatorio in maniera assai dolorosa. Mentre stava assistendo la sua sorella Cristina che stava per morire, essa avvertì che la sorella era stata presa da una tremenda paura del purgatorio. Per venirle incontro nella sua angoscia, Orsola pregò Dio che volesse perdonare alla morente le pene del Purgatorio e di accettare lei stessa in cambio per questo. Il Signore esaudí la sua preghiera. La morente fu subito liberata dalla paura che l'aveva invasa e se ne andò in santa pace. Ma la serva di Dio fu presa da spaventosi dolori che non l'abbandonarono piú fino alla sua morte.
28) SAN FILIPPO NERI + 26 MAGGIO 1622
Questo grande, originale e allegro riformatore della vita religiosa a Roma, la cui attività apostolica si estese a tutti gli strati e stati sociali, e con parole e con i fatti cercò di aiutare tutti, fu anche un vero mistico, tuttavia molto circospetto e diffidente nei confronti di visionari e mistici e non era per nulla accogliente verso pie religiose, se queste dicevano di aver avuto visioni o che erano apparsi loro santi o anime del purgatorio. Eppure fu un grande amico delle povere anime alle quali cercò di sovvenire in ogni maniera.
Egli ebbe cura di offrire tutti i suoi meriti delle sue buone opere a favore degli altri e cioè metà per la conversione dei peccatori e metà per le povere anime, specialmente per le anime dei suoi penitenti defunti, che gli apparvero molto di frequente sia per raccomandarsi alle sue preghiere, sia per ringraziarlo, perchè erano state liberate dal Purgatorio.
29) LA VENERABILE MARIA CATERINA SEGER + 1637
La suora Clarissa Maria Margherita Seger ebbe un grandissimo amore verso le povere anime del Purgatorio. Era entrata nel monastero delle Clarisse a Monaco, ma a causa della sua grande pietà fu incaricata di fondare un nuovo monastero del suo Ordine a Graz in Stiria. Essa ne fu la prima Badessa e fece tanto del bene. Essa si preoccupava continuamente come abbreviare con preghiere e penitenze la purgazione delle povere anime. Per permissione di Dio le apparvero spesso dei defunti, questi manifestavano a loro volta la loro riconoscenza e a loro volta aiutavano la M. Badessa e la sua comunità monastica. Come una santa morte questa grande amica delle povere anime ebbe l'eterna ricompensa nel Regno celeste, era l'anno 1637.
30) LA SERVA DI DIO MARIA VILLANI + 26 MARZO 1670
Beatrice figlia del conte Giovanni di Polla nacque a Napoli nel 1584 e ancora bambina concepì il proposito di condurre una vita di penitenza per la conversione dei peccatori e per la salvezza delle anime immortali. Essa entrò nel monastero delle Domenicane a Napoli, prendendo il nome di Maria. Ben presto divenne madre delle novizie e si distinse per la grande spiritualità della sua vita.
Animata dal desiderio di una vita e da una regola religiosa piú stretta, essa fondò con l'aiuto dei suoi parenti un altro convento a Napoli. La sua vita nel monastero fu contrassegnata da molti carismi, esperienze mistiche, estasi di vario tipo, apparizioni, dallo sposalizio mistico con Cristo, le ss. Stimmate con la ferita al costato, il dono della profezia e della scrutazione dei cuori.
I suoi scritti ascetico mistici come per esempio: «Lo specchio del vero Amore» «Il suo Diario» spirituale, il «Pancration electorum» (sull'eucaristia), il «Paradisus vitae» (sulla Passione di N.S.G.C.) e le sue lezioni sui vangeli di san Matteo e di san Giovanni, non furono finora pubblicati, furono tuttavia esaminati e raccolti dal suo cotemporaneo e dotto domenicano, il teologo P. Domenico Gravina e fatti conoscere.
Da questi scritti si viene a conoscere che questa religiosa napoletana aveva messo tutta la sua vita a disposizione delle povere anime. Essa offriva ogni giorno per loro tutte le sue opere buone. Il suo amore per le povere anime andò così lontano che essa giunse a pregare Dio da far passare sul suo corpo i dolori delle povere anime e così in cambio le liberasse e il Signore la esaudì. Come altre mistiche anche Maria Villani prese molto sul serio la sofferenza riparatrice a vantaggio delle povere anime del Purgatorio.
Un giorno della festa di tutti i fedeli defunti, la sua Priora le aveva ordinato di stendere o copiare un manoscritto. Allora la suora se ne lagnò con il Signore perchè in tal modo essa non avrebbe potuto dedicare tutta quella giornata a pregare per le povere anime come avrebbe desiderato Signore allora le apparve e le promise che per ogni riga, che lei avrebbe scritto in obbedienza all'ordine della sua Priora avrebbe liberato un'anima dalle pene del purgatorio. È evidente quindi che davanti a Dio non sono le grandi cose quelle che più valgono, ma è il grado di amore con cui esse vengono compiute che valorizza quanto noi facciamo.
31) SANTA MARGHERITA MARIA ALACOQUE + 17 OTTOBRE 1690
Santa Margherita Maria Alacoque nacque a Latecour diocesi di Autun, era figlia del Notaio e consigliere di corte Claudio Alacoque. Nell671 entrò nel monastero della Visitazione a Paraj-le-Monial, dove collaborò con la Superiora come assistente e poi maestra delle novizie. Essa fu conosciuta come la confidente del Sacro Cuore di Gesù e fu colei alla quale il Sacro Cuore, rivelò i misteri del suo Cuore Misericordioso e fu colei che operò mirabilmente per la diffusione della divozione al Sacro Cuore, alla pratica dei primi nove venerdì del mese.
Margherita Maria fu una grande mistica e la sua vita fu un olocausto di amore e riparazione alle offese fatte al SS. e fu anche una grande amica delle povere anime, che spesso le apparvero in visione. Le apparizioni che ebbe s. Maria Alacoque dimostrano la tremenda realtà del Purgatorio e di quello che ivi devono espiare le povere anime per meritare di salire, e purificate da ogni macchia alla Gloria del Cielo. Gli scritti di Maria Alacoque dimostrano anche quanto noi si può fare per venire incontro alle povere anime e quanto siano accetti a Dio i suffragi, le preghiere e soprattutto l'offerta delle proprie sofferenze per loro.
Un giorno mentre M. Maria stava pregando per due defunti, che avevano occupato nel mondo dei posti molto importanti, le fu rivelato che una di queste persone era stat condannata ad espiare a lungo
nel Purgatorio e che tutte le preghiere che sarebbero state offerte a lei, e tutte le ss. Messe che sarebbero state offerte in suo suffragio non sarebbero tornate a suo vantaggio, ma a favore dei defunti di quelle famiglie che erano state danneggiate e oppresse da questa persona. Poichè queste famiglie, ridotte in povertà dalla cattiveria e dai danni patiti, non erano nelle possibilità di sovvenire alle anime dei propri defunti con la celebrazione di ss. Messe, cosí ci pensava a provvedere il Signore stesso in questa maniera!
Un giorno s. M.Margherita stava pregando per tre persone defunte da poco. Due di esse erano delle religiose, la terza un semplice cristiano. Il Signore apparve alla santa e le chiese: «Quali di queste tre persone vuoi che io liberi adesso subito dal Purgatorio»? La santa rispose: «O Signore degnati di scegliere tu secondo la tua divina volontà e il tuo bene placido ciò che piú tornerà a gloria del tuo onore»! Allora la santa vide che il Signore liberò l'anima del semplice cristiano, mentre diceva alla santa, che i religiosi gli facevano meno pietà , perchè essi avevano avuto tanti mezzi a loro disposizione, per guadagnarsi il Cielo, e poichè essi avrebbero tanto facilmente potuto riparare ai loro peccati sulla terra, soprattutto con la perfetta osservanza della Regola.
Una volta apparve a s. M. Maria una consorella defunta del suo ordine la quale però con sua grande sorpresa, non le chiese l'aiuto della preghiera, perchè ciò le era stato proibito da Dio, perchè essa quando era viva invece di accettare e sopportare volontieri e con pazienza le malattie e le controversie che, il Signore le aveva mandato, essa aveva sempre cercato di allontanare da sè ogni contrarietà e di rendersi la vita possibilmente facile e comoda.
Un'altra volta le apparve una consorella del suo ordine della Visitazione e piangendo la pregò di aiutarla con le sue preghiere, per poter essere finalmente liberata dalle sue strazianti pene del purgatorio. Interrogata del motivo del suo castigo in purgatorio, la defunta rispose che ora doveva patire cosí tanto, perchè da viva, per troppo amore alle sue comodità si era facilmente autodispensata dall'osservanza della Regola e dagli esercizi comuni; essa aggiunse anche, che probabilmente sarebbe andata dannata, se la Beata Vergine Maria non fosse intervenuta a intercedere per lei!
Mentre un giorno la santa stava in adorazione davanti al SSmo le apparve una povera anima tutta circondata da fiamme di fuoco, che emanavano un tale calore, che la santa credette di essere lei stessa incenerita. Santa M. Maria riconobbe in questa povera anima un religioso sotto la cui direzione spirituale lei era stata prima e il quale si era preoccupato assai di portarla avanti sulla via della perfezione. Il defunto sacerdote, al quale il Signore aveva fatto la grazia straordinaria di poter apparire alla sua figlia spirituale di una volta e di chiedere il suo aiuto, rivelò alla santa che egi doveva tanto patire, perchè egli da vivo non aveva fatto, tutto per puro amore di Dio, ma molto spesso nel suo lavoro aveva cercato la propria stima; inoltre egli doveva anche espiare per le sue mancanze verso l'amore del prossimo e per il suo eccessivo attaccamento verso certe persone. Questo defunto sacerdote apparve per tre mesi continui alla santa, fino a che l'infelice per le ininterrotte preghiere e penitenze della santa non fu liberato dal Purgatorio.
Santa M. Margherita era cosí fortemente animata dal desiderio di espiare e fare penitenza, che i suoi superiori tentarono di mitigare questo suo zelo, perchè altrimenti ne andava di mezzo la sua salute. Un giorno essa ottenne il permesso di flagellarsi per sollievo delle povere anime; ma il suo zelo la spinse a oltrepassare la misura permessale. Ed ecco apparirle delle povere anime rimproverandola perchè essa aumentava le loro pene invece di diminuirle. In tal modo il Signore le volle domostrare, ed essa lo capi anche troppo bene, che proprio l'ubbidienza era la migliore mortificazione e ciò che era contro l'obbedienza non piaceva a Dio per quanto altrimenti la cosa potesse essere buona e meritoria.
M. Maria Alacoque fu anche una grande mistica, che visse in maniera impressionante la Passione del Signore, lo scambio mistico del cuore, la corona di spine, come sappiamo dai suoi scritti autobiografici e dalle testimonianze della sua Priora del monastero. E come la chiesa ha riconosciuto autentiche le apparizioni a lei del S. Cuore, possiamo ben credere anche a quanto essa dice del purgatorio, delle sofferenze che vi provano le povere anime.
32) IL VEN. GASPARE DE OLIDEN + 1740
Gaspare Oliden, grande teologo e scrittore spagnolo della congregazione dei Teatini, fu altamente stimato da Papa Pio V1. Era nato a Elgoibar nella provincia di Guipuzcoa in Spagna. Entrò nella congregazione dei Teatini di san Gaetano da Thiene a Madrid, dove il 6 gennaio 1683 fece la sua professione religiosa. Insegnò all'università teologica a Salamanca e poi fu mandato in Italia, dove lavorò con assai frutto nella cura d'anime e divenne l'apostolo delle Povere anime. Egli favorì soprattutto «L'Atto eroico di carità» con il quale ci si impegna a devolvere tutti i meriti delle proprie azioni, preghiere e opere buone a favore delle anime del purgatorio e non solo quelli che si ricevono in vita, ma anche quelli che vengono offerti dopo morte.
Gaspare de Oliden con conferenze e discorsi esortò sempre i fedeli a compiere questo «atto eroico»; a queste conferenze partecipava spesso anche il Papa Benedetto XIII, che amava chiamare Gaspare de Oliden «Il procuratore delle povere anime». L'undici dicembre 1788 concesse a questo atto molte indulgenze, mentre Benedetto XII aveva approvato espressamente questo atto di cui tanto parlava G. de Oliden. I Papi Pio IX e Leone XIII le confermarono con vari decreti della Sacra Congregazione per le indulgenze. Grande collaboratore e diffusore di questo «atto eroico» fu sant’Alfonso Maria de' Liguori. 11 gennaio 1932 la santa Sede concesse un'indulgenza plenaria applicabile solo alle anime del Purgatorio a tutti coloro che ricevuti i ss. Sacramenti avessero visitato una chiesa, pregato secondo le intenzioni del sommo Pontefice.
P. Gaspare de Oliden fu nominato nel 1725 primo superiore del neoeletto monastero Teatino di san Gaetano in Palma di Maiorca. Anche qui egli si adoperò moltissimo per la diffusione dell'«atto eroico di carità a favore delle povere anime», tanto che il vescovo Giovanni Fernandez Zapata di Maiorca già due anni dopo poteva scrivere al Papa Benedetto XIII che P. Gaspare de Oliden era diventato anche a Maiorca un « Vero Procuratore delle Povere anime». A Maiorca P. Gaspare scrisse anche il suo prezioso libro «Dialogo sul Purgatorio». Morì nel 1740 accolto certamente in gaudio da tutte quelle anime che per il suo zelo e la sua opera erano entrate nella gloria dei Cieli!
33) LA BEATA MARIA CRESCENZA HOESS + 5 APRILE 1744
Maria Crescenza è nata a Kaufbeuren, un paese per la massima parte protestante nel 1682 e solo dopo aver superato infinite difficoltà l'anno 1703 potè essere accolta nel monastero Maierhof delle Francescane e Raufbeneren.
Qui però a causa degli strani fenomeni che si manifestavano attorno a lei fu quasi ritenuta una strega! Essa fu sottoposta a lungo ai piú duri esami e controlli, perchè nessuno era riuscito a capire che le sue visioni e apparizioni non erano un'illusione o un inganno del demonio ma erano vere. Soltanto undici anni dopo infinite sofferenze, nel 1714 fu riconosciuta la realtà e la veridicità dei fenomeni che la circondavano, e da allora le cose cambiarono. Per anni e anni lei era stata la proscritta del monastero, la testa calda e pazzoide, cosí era ritenuta anche dalle consorelle (anche qui la carità è traboccante, come spesso succede)!. Riconosciuta la realtà delle sue visioni mistiche allora divenne il centro e la roccaforte del convento. Da sguattera e lavandaia fu fatta portinaia, poi maestra delle novizie e nel 1741 fu eletta priora del monastero. Purificata da infinite sofferenze e prove in genere essa fu matura per diventare la grande mediatrice per le povere anime e la loro grande amica.
Tormentata per anni dal demonio che la tormentò in mille maniere invadendo la sua cella e facendone il suo zimbello, come con Veronica Giuliani, finalmente il Signore la liberò da quella prova tremenda e permettendo che le povere anime venissero la sera tardi a riempire la sua cella per chiedere l'aiuto delle sue preghiere e dei suoi sacrifici. La Superiora della casa, Giovanna Altwoegger, comandò una volta a Madre Maria Crescenza in virtú di santa obbedienza di mandare nella sua cella - cioè della priora - le anime,se queste fossero venute ancora da lei. «Era appena incominciata la notte, le povere anime vennero, come era loro consuetudine, di nuovo nella stanza della povera ammalata Crescenza, la quale perì) esegui il comando della superiora e con tutta umiltà mandò via le anime secondo l'ordine ricevuto. Ed ecco che appena le povere anime ch’ebbero udito quanto aveva detto loro Crescenza, uscirono dalla sua cella e vennero nella cella della Priora Maria Altwogger. Ma questa ebbe uno spavento da morire e rimandò subito le povere anime da Crescenza».
Dopo un'estasi durata parecchie ore Crescenza disse che il suo angelo custode l'aveva condotta attraverso l'inferno, il purgatorio e il paradiso per mostrarle la giusta giustizia di Dio nel punire come nel premiare. M. Crescenza, si sentì sempre legata in compassionevole dolore alle povere anime. Le gravi penitenze cui si sottopose servirono senza dubbio in grandissima parte alla liberazione di tante povere anime dalle loro durissime pene del purgatorio. «Nella sua vita si formò tale un abisso in cui l'uomo moderno non riuscirebbe più a fissare lo sguardo. » La mistica riguardante le povere anime, la raffigurazione spaventosa e repellente delle loro pene, la descrizione delle visioni riguardanti le povere anime, quali troviamo in tante mistiche di quel tempo fra le quali per es. Anna M. Josefa Lindmajr, possono sembrarci impossibili fantastiche, aberrate... A noi che non sappiamo piú nè «PATIRE» come loro, nè abbiamo la fede e l'amore che animò quelle creature...
Sta di fatto però che Maria Crescenza Hoess fu una delle grandi benefattrici delle povere anime, e su questo non c'è il minimo dubbio. Le sue lettere scritte e ricevute e quanto fu scritto attorno a lei a suo tempo ne sono testimonianza tale che, ammettere ancora dubbi, sarebbe semplicemente dimostrarsi ciechi e superbi negatori!
Lei stessa potè giustamente scrivere di sè: «La mia vita è AMARE il mio AMORE è PATIRE, perchè l'amore non è vero se non è crocefisso »!
34) MARIA COLOMBA WEIGL + 31 AGOSTO 1783
Maria Colomba Weigl nacque a Monaco nel 1713 e visse, fino alla sua morte nel monastero delle domenicane di Altenhoenau vicino a Wasserburg sull'Inn allora appartenente ancora alla diocesi si Salisburgo. Le apparizioni, le estasi e le visioni di santi e di povere anime incominciate fin dall'inizio della sua vita monastica erano per lei una cosa tanto naturale, che essa era convinta che «ciascuna nel monastero avesse tali grazie straordinarie, e le cose dovevano andare cosí nei monasteri».
Ben presto però avvertì la sorpresa e la meraviglia di quante le erano appresso, quando lei raccontava queste cose straordinarie. Allora essa cercò di nascondere «queste grazie speciali», temendo che potessero essere inganno del demonio. Ma le visioni rimanevano, anzi andavano crescendo con gli anni. Crebbe contemporaneamente in questa religiosa la sua disposizione a patire e riparare per gli altri con grandi penitenze e macerazioni della carne. Crebbe pure contemporaneamente la sua predilezione per le povere anime. Ben presto incominciarono anche «Le visite» delle povere anime a M. Weigl. La prima risale al 13 maggio 1731; durante la notte le apparve una figura nera, con lo scheletro coperto, che si diede a conoscere come il defunto birraio Giuseppe Adamo Unertl Traustein, fratello della Maestra delle novizie Maria Anna Unertl, e chiese delle preghiere di suffragio. Furono da allora senza numero le preghiere, sacrifici, offerte, penitenze che la madre M. Weigl depose nelle mani della Beata Vergine per liberare dalle loro pene del purgatorio le povere anime. Numerosissime ne vide salire al cielo specie nelle feste della Madonna. Una volta le fu chiesto quante erano; essa rispose: «Io sono contenta quando le vedo salire al cielo al resto non bado». A schiere comunque si riunivano le povere anime di ogni stato e condizione sociale a chiedere aiuto e fra queste essa potè condurre in cielo anche l'anima dell'Imperatore Carlo VII.
Tutto il resto della sua vita fu secondo la visione che essa ebbe presto dopo la sua entrata in monastero nella festa di san Domenico: «La Madre di Dio circondata da schiere di angeli e di santi, specialmente dell'ordine, davanti a Lei in ginocchio san Domenico che offriva la sua figlia spirituale alla Regina del Cielo, come vittima per la Chiesa e soprattutto per la Chiesa Purgante delle povere anime del purgatorio».
Kl. Pfeffer nei suoi scritti «Maria Weigl von Altenhohenau» scrive: «La mistica delle povere anime, accompagnata da visioni rivestita della tinta barocca del tempo ci sembrano oggi incomprensibili e talvolta ripugnanti, sono tuttavia una testimonianza indiscutibile della pietà di quel tempo; basta ricordare a quanto hanno fatto la francescana Maria Crescenzia Hoess e Anna Maria Josepha Lindmajr».
Comunque il fatto è che allora si credeva alla realtà del purgatorio, delle pene che vi si soffrono, si pensava alle povere anime, cosa che oggi non si fa piú, perchè nessuno ne parla mai! Ai funerali si dice che il defunto sarà in paradiso, anche se magari non metteva piede in chiesa ed era venuto, perchè portato entro la bara! Si parla solo della misericordia di Dio, della sua bontà, che però conviene ricordarsi che non la si deve confondere con la «dabbenaggine». Dio è giusto quanto misericordioso e la scrittura dice chiaro e netto che nella Santa Gerusalemme «Nihil inqùinatum in cam incurrit»... non vi entra alcunchè.di inquinato! I Concili di Lione, di Firenze e in particolare il grande Concilio di Trento sono espliciti in proposito e le loro definizioni non si possono cancellare con un colpo di spugna come vorebbero fare oggi certi cosidetti teologi e tanti sacerdoti magari che non solo non parlano nè dell'inferno, nè del Purgatorio, nè del demonio, ma negano tutto questo, perchè cosí hanno insegnato e insegnano i PROTESTANTI non però N. Signore Gesù Cristo come ci dicono chiaramente i Vangeli!
Diversamente la pensava Colomba Weigl e ne è chiara testimonianza il suo libretto di divozione dove ogni sua preghiera si conclude sempre con una supplica a favore delle povere anime.
Colomba Weigl offriva ogni giorno della settimana in modo particolare i suoi meriti in unione con il mistero della Passione di G. Cristo e della vita della sua benedetta Madre Maria e con l'invocazione di un determinato santo; in ogni una di queste offerte vengono ricordate le povere anime, o i suoi parenti defunti, o i membri defunti del suo Ordine, e poi le anime più abbandonate e dimenticate del Purgatorio, poi quelle che erano ormai vicine alla liberazione. Cosí cambia l'intenzione, ma, rimane sempre l'immenso desiderio e lo sforzo di sovvenire le povere anime e di facilitare loro l'ingresso nella gloria del Cielo. Ricordiamo qui in particolare una delle sue preghiere che i nostri vecchi erano soliti recitare soprattutto in occasione del «Rosario» per il defunto per cui ci si raccoglieva nella casa a pregare nelle sere in cui restava sul letto dopo la morte prima di essere deposto nella bara»:
Abbia pietà di voi, afflittissime anime del Purgatorio; Gesú Cristo, che per voi è morto e fu sepolto. Con l'aspersione del suo preziosissimo Sangue vi consoli nelle vostre durissime pene. Io vi metto in quell'immenso amore, che ha fatto scendere dal Cielo il Figlio di Dio e lo ha sottoposto ad una morte cosí atroce. Per la vostra totale liberazione io offro a voi l'amore, che il mio Gesú ha avuto verso il suo Padre celeste e alla sua santissima Madre. In questo amore infinito io depongo tutte le mie preghiere, le mie opere e azioni riparatrici, Amen»!
35) LA SERVA DI DIO ANNA MARIA, JOSEPHA LINDMAJR + 6 DICEMBRE 1726
Maria Anna Giuseppa Lindmajr nata il 24 settembre 1657, terza di sedici figli di un Camerlengo ducale di Monaco di Baviera «Im Tale» fu detta giustamente: «La mistica bavarese del periodo barocco» e La salvatrice della Baviera in un'epoca assai difficile».
(Imperversava allora la guerra e la peste che minacciavano soprattutto la città di Monaco; per l'opera fiduciosa e instancabile di Maria Josepha, che riuscí a riunire Chiesa-popolo e autorità in un triplice impegno e voto da erigere una chiesa in onore della SSma Trinità se la città veniva salvata dalla guerra e dalla peste come difatto avvenne). L'eredità piú preziosa lasciata dai genitori ai dodici figli superstiti fu un «esempio di pietà - di dolcezza - di misericordia soprattutto verso i poveri» avendola essi primi vissuta e praticata, rimase come impronta incancellabile anche nelle anime dei figli! Cinque di essi presero la via della perfezione evangelica facendosi religiosi e religiose. Anche Anna Maria avrebbe voluto seguirli nella vita religiosa, ma le sue infermità o altre difficoltà famigliari o esterne le chiusero, tante volte la strada. Comunque anche nel mondo visse vita di pietà, raccoglimento e di virtú come fosse stata in religione. I suoi grandi amori furono «Il Tabernacolo e il Purgatorio, l'Eucarestia e le povere anime». Si continua a parlare di «barocchismo» nelle visioni di A. M. Lindmajr... perchè si deve sempre cercare di minimizzare qualche cosa; personalmente credo che questo sia una mancanza di rispetto verso la persona che ha scritto il suo diario per ordine del suo confessore, come A. M. Lindmajr e assai piú vicina a noi, perchè morta nel 1929 Eugenia van Leyen, dove le visioni e le descrizioni delle apparizioni di povere anime sono molto «piú barocche» per usare il loro termine che non quelle di Crescenzia Hoess e di A. Maria Lindmajr! (nota di don Silvio Dellandrea-trad.)
Comunque per chi volesse conoscere da vicino e meglio questa grande santa e amica delle povere anime voglia leggere il volume da me tradotto dal tedesco - Ediz. Christiana - Verlag Stein am Rhein «I miei rapporti con le povere anime» Maria Anna Josepha Lindmajr; sac. don Silvio Dellandrea - Ala di Trento.
36) LA SERVA DI DIO CATERINA EMMERICH + 9 FEBBRAIO 1824
Anna Caterina nacque a Flamske Coesfeld - diocesi di Munster nel 1774; era figlia di contadini. Nel 1802 entrò nel monastero delle Agostiniane Monte Agnete a Duelmen, dove ben prestò attraverso molto patire, malattie, incessante preghiera divenne una grande veggente e una grande mistica e stimmatizzata. Vennero largamente diffuse soprattutto le sue visioni «sulla dolorosa Passione e la Vita di Gesù Cristo». Anna Caterina fu la grande orante e mediatrice per la santa Chiesa perseguitata e anche per la Chiesa Purgante del Purgatorio.
Fin dalla sua giovinezza si adoperò con tutte le sue forze e le preghiere e le sofferenze a favore delle povere anime: Straordinarie apparizioni e visioni fecero poi crescere immensamente il suo amore e la sua preghiera di intercessione a loro favore. Essa vedeva le povere anime in grande tristezza per la loro separazione da Dio, notò tuttavia in loro anche un'espressione di gioia per la beata speranza del divino riposo nella Luce eterna. A. Caterina Emmerich venne anche a conoscere perchè taluno doveva restare a lungo in Purgatorio mentre tal altro «solo lo attraversa». Era per lei una gioia indicibile quando vedeva che un'anima veniva liberata dai suoi tormenti.
Una volta credette di essere trasportata nel luogo della purgazione dell'Aldilà. Colà essa vide molte figure di uomini e notò sul loro volto «un qualche cosa di cosí gioioso, che essa non potè descrivere nella sua realtà, cosa però che essa giudicò come un segno della prossima liberazione di queste anime».
Le povere anime chiedevano aiuto; essa sentiva le lamentose invocazioni di quelle povere anime sconsolate, ma anche le giubilanti parole delle anime liberate. Essa ebbe talvolta delle visioni di anime talmente vive e del purgatorio stesso che «essa potè distinguere le figure di molte persone che lei aveva conosciuto nella sua vita». Convintissima della potenza liberatrice del Prezioso Sangue di Gesù, disse una volta: «Credilo pure, Cristo non è inutilmente rimasto per tre ore appeso alla croce con le braccia cosí largamente tese, sono molto di piú i salvati di quanto noi crediamo».
La veggente parlò con assoluta chiarezza della grande differenza che c'è fra i castighi dell'Inferno e le pene del Purgatorio. In una visione del Giudizio essa vide, come «grandi peccatori» furono giudicati e però condannati soltanto coloro che assolutamente non si vollero convertire e perfino esternamente rifiutarono la Misericordia di Dio.
Anna Caterina conosceva assai bene quanto intima fosse la comunicazione fra la santa Chiesa miliante, quella trionfante del Cielo e la Chiesa Purgante, legati fra loro dallo stato di grazia santificante.
Come era immensamente grande il suo amore verso le povere anme del purgatorio, cosí immensa era la sua gioia quando ne vedeva talune liberata. Cfr. Hans Maria Hòcht - Stimmatizzati di san Francesco e P. Pio e da Teresa d'Avila a Teresa Neumann. Ediz. Christiana - V. Stein am Rhein del dottor Guillet.
37) LA BEATA ANNA MARIA TAIGI + 9 GIUGNO 1837
Anna Maria Taigi nacque a Siena nel 1796 e a sei anni suo padre Luigi e la mamma Santa la portarono a Roma in occasione dell'Anno Santo aperto nella primavera del 1775 da Papa Pio VI. Anna Maria andò sposa il 7 gennaio 1790 nella Chiesa di san Marcello, che secondo la tradizione era stata un tempo la villa della grande matrona romana Lucina, dove un tempo si raccoglievano i primi cristiani per le sacre celebrazioni; piú tardi in quel posto si fece una stalla, dove si nascose Papa Marcello durante la persecuzione contro i cristiani. Poi vi fu edificata una grandiosa basilica e fu qui che Anna Maria si inginocchiò accanto allo sposo Domenico davanti all'altare per celebrare il suo matrimonio.
Il decreto per l'introduzione della causa di beatificazione di A. Maria Taigi delinea la grande e pur semplice figura di Madre, di Sposa e di vittima per la salvezza della Chiesa, degli uomini e delle povere anime... Vi si legge: «Essa fu scelta da Dio per condurre a Lui le anime, per diventare una vittima di riparazione, per allontanare gravi sciagure dalla Chiesa e tutto questo per la forza della sua PREGHIERA».
Fra gli straordinari doni e carismi di cui Dio la arricchí è da ricordare che essa vedeva in una specie di palla luminosa avvenimenti passati, presenti e futuri e i segreti dei cuori. Vi conobbe anche con assoluta certezza la sorte dei defunti, come anche la durata e la causa delle loro pene riparatrici in Purgatorio.
Alcuni esempi: Anna Maria Taigi vide un sacerdote di sua conoscenza, che fu salvato, perchè aveva vinto sè stesso sopportando un molesto individuo che continuava a chiedere elemosine! Fu questo un atto di virtù che diede inizio a molte altre grazie e altre opere meritorie.
Essa vide un sacerdote, che per la sua grande attività, per le sue prediche e il suo zelo era molto stimato, che tuttavia fu sottoposto a gravissime pene in Purgatorio, perchè egli aveva cercato di farsi un nome attraverso la sua predicazione, invece che cercarvi la gloria di Dio. Essa vide anche una sua amica che aveva avuto delle illuminazioni celesti e tuttavia fu purificata nel purgatorio perchè non aveva taciuto dei suoi doni speciali.
La beata Anna Maria Taigi vide due anime religiosi in purgatorio dei quali, uno era morto in concetto di santità e l'altro come apprezzatissimo direttore spirituale; ma il primo aveva dato troppa importanza al proprio giudizio e il secondo era stato spesso troppo distratto nel servizio sacerdotale.
Essa vide il conte X, morto da due giorni, il quale nonostante la sua vita sregolata e gaudente fu tuttavia salvato, perchè aveva perdonato a un suo nemico. Dovette però passare in purgatorio tanti anni quanti ne aveva passato nel godimento mondano. Un laico assai noto per le sue virtù o credute tali, fu condannato a un penoso purgatorio, perchè egli aveva sempre adulato le persone altolocate. Essa previde pure la preparazione del catafalco del papa Leone XII. Alcuni anni dopo la morte di questo Papa, avvenuta come essa aveva predetto il 10 febbraio 1829, essa vide l'anima del defunto Papa come un rubino che non era del tutto ancora purificato dalle fiamme.
Anna Maria vide spesso persone ricche, distinte, personaggi insigni di alte cariche ecclesiastiche, sacerdoti, religiosi precipitare con guizzi di fiamme nell'abisso. Anna Maria tacque sempre i loro nomi, e quando un monsignore le fece osservare in proposito che i dannati non hanno più alcun diritto al nostro amore, la beata rispose: «Per i loro parenti e amici che sono ancora in vita sulla terra ne hanno tuttavia diritto»!
Persone povere, umili, semplici come bambini essa le vide andare direttamente in cielo dopo la loro morte; fra queste un povero fratello cappuccino, un novizio gesuita, due sacerdoti missionari. Se veniva a sapere che qualcuno alla sua morte specie se sacerdote lasciava molto denaro, essa scuoteva il capo e diceva: «Ci sono tanti poveri da aiutare, la salvezza per sfruttatori del popolo è difficile da raggiungersi». Durante il funerale di un ricco cardinale, il cardinal Doria, la beata Anna Maria Taigi vide che le centinaia di sante messe, che egli si era lasciato in testamento, non giovarono per niente alla sua anjima, ma tornarono a vantaggio di povere anime abbandonate; l'anima del cardinale ebbe aiuto soltanto molto piú tardi.
Mentre un giorno la beata si stava confessando da Padre Ferdinando dell'ordine dei Trinitari nella Chiesa di san Grisogono a Roma ella gli disse; «Il Generale del vostro Ordine è stato trucidato insieme con i suoi compagni in Spagna da soldati Francesi». Ella descrisse anche con molta chiarezza e particolari i maltrattamenti che i due sacerdoti dovettero subire, però aggiunse: «Le anime dei due martiri le ho viste salire in Cielo». Due mesi dopo lettere dalla Spagna annunziarono la morte dei due sacerdoti Trinitari come lei l'aveva descritta.
Spesso delle povere anime insistevano presso la beata chiedendo insistentemente il suo aiuto, la liberazione di queste anime costò sempre alla beata una grande quantità di sofferenze e di dolori. Per amore delle povere anime la beata si trascinò spesso con grandissimi dolori fino al cimitero per pregare colà sulla tomba dei defunti. In particolare essa pregò per le anime di sacerdoti defunti e dei religiosi!
Mentre un giorno assisteva alla santa messa dei defunti essa ebbe a soffrire indicibili dolori. Durante la messa di ringraziamento che seguì alla messa da requiem, la beata vide «il Gloria» come l'anima del defunto liberata dalla pena dell'aldilà salva volando verso il Cielo. Essa credette di morire dalla gioia durante la sua estasi.
Un pensiero particolare e per noi molto istruttivo fu questo: la beata Anna Maria raccomandava sempre alle anime liberate dal purgatorio con grande insistenza le necessità della Chiesa e soprattutto quelle del Papa!
Ed ora alcuni particolari della vita della beata Anna Maria Taigi tolte dal libretto di Ida Lúthold «Una santa donna e Madre-KanisiusVerlag: Anna Maria andata sposa a Domenico Taigi, come sopra ricordato, ebbe una bambina, Anna Serafina, che però morì presto lasciando un tremendo vuoto nella vita dei due giovani sposi. Per far tacere il grande dolore e l'uno e l'altra cercarono sfogo nei piaceri e nelle vaneglorie umane, ma poi il Signore intervenne Lui...
In uno splendido giorno di primavera, Anna Maria vestita a festa e riccamente adornata si recò a san Pietro al braccio del suo sposo. Sulla porta si incontrarono con un sacerdote, che vestiva l'abito «de Servi di Maria». Anna Maria non lo conosceva, ma un intima voce la spinse ad osservarlo attentamente. I loro sguardi si incontrarono. Fu come se un fulmine le penetrasse nel cuore! Dal canto suo Padre Angelo - questo era il nome del P. Servita - sentì dentro sè una voce che gli diceva: «osserva bene questa donna, un giorno io l'affiderò alla tua guida, Tu devi ricondurla completamente a Me. Essa camminerà nella via della perfezione, perchè io l'ho scelta per la santità».
Ci furono crisi, pentimenti, angoscie, abbandono alle feste e finalmente, nella chiesa di san Marcello, dove era andata sposa a Domenico Taigi, incontrò Padre Angelo dei Serviti, che Dio aveva scelto per guidarla nella nuova vita verso la santità!
Domenico e Maria vissero profondamente la loro vita matrimoniale per 48 anni ed ebbero sette figli.
A 92 anni Domenico Taigi fu chiamato davanti ad alti Prelati per testimoniare sulle virtù della sua defunta sposa, che era morta il 9 giugno 1837 a 68 anni e dieci giorni. Per la prima volta nella storia delle beatificazioni venne chiamato al processo informativo il marito di una sposa che aveva vissuto una vita profondamente pia e santa! Le spoglie di Anna Maria Gianotti Taigi riposano ora come lei aveva sempre desiderato a san Grisogono, nel Santuario delle «Trinitarie» a Roma.
Il Signore aveva donato ad Anna Maria Taigi una grazia rarissima grandiosa, che pochi grandi santi e mistici hanno avuto, come il santo «Bruder Klaus» e l'abate di san Colombano di Scozia, che ebbero una o due volte questa «visione» della «Luce Divina», attraverso un raggio di questo «Sole» essi poterono conoscere immediatamente i misteri della Creazione e della Redenzione e anche conoscere e vedere tutto l'universo. Una cosa simile ebbe la grande Hildegarda di Bingen, che potè conoscere le meraviglie della creazione e delle vicende e delle creature e delle piante e la loro forza medicamentosa ... etc.
Anna Maria Taigi potè avere questo «Sole» dal giorno della sua conversione fino alla fine della sua vita, sempre visibile davanti ai suoi occhi. Essa «Luce» le apparve la prima volta nella sua camera da letto dopo che si era flagellata, in una luce velata e fioca. Man mano che essa progrediva nella virtù, questa. «Luce» si faceva sempre più chiara e in breve tempo, come lei stessa afferma, questa Luce divenne più chiara di sette soli uniti e fusi insieme. «Questo Sole» appariva ai suoi occhi nella grandezza del nostro sole. Esso aleggiava continuamente sopra il suo capo, giorno e notte, a casa, per strada, ìn chiesa, «Questo sole» dice il Cardinale Pedicini, «era la Divinità che si era resa particolarmente presente per lei»; Anna Maria sapeva che nel suo «Sole» era presente la divina Sapienza. Spesse volte il Signore l'aveva assicurata che Egli le aveva donato qualche cosa che non aveva fatto normalmente con alcuna persona e che vicino a lei ognuno si sarebbe dovuto inginocchiare - non per lei - ma per adorare Colui che le era sempre accanto!
Bastava che essa alzasse gli occhi per sapere tutto quello che nessuno seppe mai, e tutto questo per 47 anni! Essa - vi vedeva ogni giorno tutto il mondo, gli avvenimenti, i progressi naturali e tutto quanto succedeva, cosa che altrimenti non avrebbe potuto sapere!
«Presente, passato e futuro» erano nel suo «Sole» tutt'uno. Anna Maria viveva con la carne nel mondo contemporaneamente partecipava alla conoscenza dei Beati. Per lei stessa «questo Sole» fu Luce che le permetteva di vedere in sè anche le minime macchie e imperfezioni e le faceva rinnovare il suo dolore, la sua umiltà, la sua preghiera e penitenza. Quanti fiumi di grazie uscirono da questo «Sole» anche a favore di tante altre persone. Anna M. potè convertire innumerevoli peccatori dei quali aveva conosciuto lo stato delle loro anime, attraverso questo «Sole». Molti castighi e tremende punizioni furono evitate a singoli e alla società. Essa potè salvare da macchinazioni e congiure che sconvolgevano quel mondo disgraziato come il nostro di oggi.
38) LA BEATA MARIA EUGENIA DE SMET + 7 FEBBRAIO 1871
Marìa Eugenìa nacque a Lilla in Francia terzogenita di sei figli da Enrico e Paolina de Smet nel 1825 e morì di cancro dopo infinite sofferenze offerte a pro delle povere anime purganti e fu proclamata «Beata» da Pio XII nel 1957. Di lei scrisse il suo Biografo Renato Basin «Essa visse il suo nome», in una grande e robusta fede della divina provvidenza, ma anche quello della sua Congregazione religiosa, da lei fondata, «Ausiliatrice delle povere anime», ed essa fu una grande ausiliatrice delle povere anime in una maniera sublime. Il santo Curato d'Ars le scrisse: « È Dio che le ha ispirato di lavorare esercitando le opere di misericordia per la liberazione delle povere anime del purgatorio, in tal modo lei realizza pienamente lo spirito di G. Cristo aiutando contemporaneamente le sue membra sofferenti sulla terra e sollevando le pene di quelle che sono in purgatorio.
Maria Eugenia già fin da bambina e poi sempre di più ha profondamente compreso nella sua vita la verità di fede, che ci sono effettivamente delle anime passate in grazia di Dio, tuttavia non del tutto purificate e rese pure abbastanza che l'amore di Dio vorrebbe subito accogliere nel suo Regno, ma la sua Giustizia le deve ancora tenere lontane, nel purgatorio».
Mentre un giorno stava giocando con le sue compagne di scuola a rincorrere le farfalle (aveva sette anni) come sempre la sua innata tendenza a guidare nel suo eccezionale impulso del cuore e della volontà, improvvisamente si fermò come bloccata dentro, e dopo un po' disse alle sue compagne: «Se uno dei nostri piccoli fratellini fosse in un carcere di fuoco prigioniero e noi potremmo con una semplice parola liberarlo dalla sua prigionia, forse non la diremmo questa parola? E questo è proprio quello che succede alle povere anime. Esse si trovano in un carcere di fiamme e noi potremmo liberarle e noi non ce ne preoccupiamo affatto»!
Fu certo questo un primo raggio della grazia che stava a significare la sua futura vocazione. E così essa prese ad offrirsi come piccola vittima per portare sollievo alle povere anime e scrisse anche a una sua amica: «Raddoppiamo le nostre preghiere per liberare le povere anime! Io vorrei svuotare il Purgatorio»!
Andando avanti si andava formando sempre più vivo il pensiero: «Ci sono nella Chiesa delle Congregazioni, intese a sollevare le più svariate necessità della gente, non ha da esserci anche una congregazione che si dedichi principalmente ad aiutare i defunti? 80 mila persone muoiono ogni giorno e chi si offre per queste povere anime»?
Per rassicurarsi che questi pensieri venivano da Dio il primo novembre 1853 durante la benedizione eucaristica essa pregò: «Se sei Tu, mio Signore e mio Dio, che mi ispiri questi pensieri verso le anime fa in modo che all'uscita della chiesa una amica mi parli del purgatorio»! Poi mentre scendeva gli scalini all'uscita dalla chiesa una sua conoscente le disse: «Durante la benedizione ho avuto l'idea e mi sono proposta di offrire insieme con te questo mese di novembre per le povere anime»! Non ancora contenta di questa prova, chiese consiglio al s. Curato d'Ars. Questi più volte le disse che il suo proposito «era un pensiero di amore scaturito dal cuore di Gesù e che la sua opera era da tempo desiderata da Dio». La divina Provvidenza mostrò alla futura beata attraverso molte richieste e preghiere che le venivano rivolte come doveva concretizzarsi il suo progetto. Essendo poi stata pregata di andare ad assistere un'ammalata e avere cura di lei, essa compendiò lo scopo della sua fondazione in queste parole: «Noi ci vogliamo dedicare ai più poveri e abbandonati di questo e dell'altro mondo»!
Essa vide allora ciò che avrebbero dovuto fare i membri della sua Congregazione in maniera veramente secondo la santa teologia della Chiesa. I meriti di riparazione e di suffragio (opere meritorie) che i membri della Chiesa pellegrina sulla terra uniti a Cristo nella carità e nella grazia potevano compiere, saranno devoluti attraverso le «ausiliatrici delle povere anime» a pro delle anime della chiesa purgante, affinchè queste possano presto glorificare Dio la SS. Trinità per sempre nella chiesa trionfante del Cielo.
Dio ha accolto la preghiera e l'offerta di Madre Maria e delle sue sorelle dell'ordine per le povere anime del purgatorio, come le aveva fatto capire nelle voci che egli aveva sussurrato al suo cuore. Essa offrì a Dio tutte le sue gravi e numerose sofferenze che ebbe a soffrire nello spirito e nel corpo durante tutta la sua vita fino alla sua morte prematura a 45 anni, a pro delle povere anime e con i 4 voti da lei fatti e dalle sue compagne: «pregare, patire, lavorare per le anime del purgatorio» operò davvero con il massimo impegno.
La congregazione da lei fondata - Suore delle povere anime -«Auxiliatrices des Ames du Purgatoire» conta oggi 65 case e 1500 membri in tutte le parti del mondo.
Maria Eugenia salì certamente accompagnata dalle innumerevoli anime da lei liberate dal purgatorio all'eterna ricompensa in Cielo il 7 febbraio 1871.
39) SANTA GEMMA GALGANI + 11 APRILE 1903
Gemma nacque a Comigliano vicino Lucca; era la figlia di un farmacista e condusse la sua breve vita ricca di grazie e di esperienze mistiche per la maggior parte a Lucca. Spesso sofferente e molte volte sul punto di morire il suo più ardente desiderio era di potersi fare religiosa, ma questo suo ardente desiderio non si potè realizzare!
Purificata da sofferenze e sacrifici rimanendo nel mondo fu tuttavia una grande mistica e stigmatizzata, vittima con Cristo nella sua passione riparò per gli uomini in pericolo di dannarsi e per le povere anime. Degnata fino dal suo settimo anno di età di mistici rapporti con gli angeli, santi e povere anime in frequenti visioni ed estasi, fu anche assai spesso assalita da attacchi del demonio. A 21 anni ricevette le stimmate. Salí fino ai più alti gradi della santità e della mistica unione con Cristo e l'undici aprile 1903 a 25 anni moriva a Lucca in fama di santità. Trent'anni dopo il 14 maggio 1933 veniva proclamata beata e sette anni dopo nel 1940 da Papa Pio XII veniva innalzata agli onori degli altari.
Instancabile e generosa offriva sempre preghiere e penitenze e i suoi dolori per le povere anime. Così faceva per i poveri peccatori, anche per loro come per le povere anime essa offriva sempre in particolare per una singola persona; essa soleva dire: «Si, patire, patire per i peccatori e particolarmente per le povere anime del purgatorio» «l'angelo custode - scrisse nel suo diario - mi ha detto che stasera Gesù mi farà soffrire un pò di più e cioè per due ore dopo le nove e precisamente per una povera anima nel purgatorio».
Un giorno Gemma seppe per via soprannaturale che nel monastero delle Passioniste a Corneto una suora molto cara a Gesù stava gravemente ammalata. Essa chiese al suo direttore spirituale il Passionista P. Germano di san Stanislao, se era vero che detta suora stava male da morire. Avuta risposta affermativa, Gemma incominciò a pregare Gesù che volesse concedere a questa suora di espiare i suoi peccati nel suo letto di dolore, affinchè alla sua morte potesse entrare al più presto in Cielo. Gemma fu esaudita almeno in parte. La povera suora a Corneto ebbe molto da soffrire e morì solo dopo alcuni mesi. Gemma lo disse alle persone di casa, per esortarle a pregare per questa suora defunta che a Lucca non era per niente conosciuta. L'anima della defunta suor Maria Teresa di Gesù Bambino era apparsa a Gemma in una condizione veramente miserevole l'aveva pregata di venirle in aiuto, perchè essa aveva da soffrire molto in purgatorio per certe sue determinate mancanze. Da quel momento Gemma raddoppiò le sue preghiere per la povera defunta: «Signore, prendi presto in paradiso suor Maria Teresa; essa è infatti un'anima che ti è particolarmente cara, fa soffrire me per lei. Io voglio veramente liberarla dalle pene del purgatorio».
Ed ecco che per due settimane Gemma soffrì una sofferenza tremenda in riparazione, finchè ottenne la soddisfazione del Signore. Cosí l'anima della suora defunta entrò in Cielo. In proposito Gemma racconta: « Verso le 12,30 mi sembrò che venisse la Madre di Dio a dirmi che il momento era molto vicino. Dopo un po' mi sembrò anche che Maria Teresa nel vestito delle passioniste accompagnata dal suo angelo custode e da Gesù passasse davanti a me. Quanto era diversa dal quel giorno in cui la vidi per la prima volta! Essa si avvicinò sorridente e mi disse: ora sono veramente felice e vado a godermi per sempre il mio Salvatore, e tornò a ringraziarmi. Si volse ancora facendomi cenno con la mano come per salutarmi e poi salí verso il Cielo con il suo angelo custode e Gesù; erano le due e mezzo»!
40) LA VENERABILE GIUSEPPA MENENDEZ + 29 DICEMBRE 1923
Niente di straordinario appariva agli occhi del mondo nella vita di suor Josefa Menèndez della Società delle suore del Sacro Cuor di Gesù, morta a soli 38 anni a Poitiers in Francia dopo molte sofferenze e tanti sacrifici offerti a Dio con grande amore.
Ebbe straordinari doni mistici come la compagnia di Nostro Signore Gesù Cristo e un frequente rapporto con le povere anime. Leggiamo nel libro «Die Liebe ruf » - L'amore chiama -. Mentre durante la quaresima del 1922 essa fu esposta agli attacchi del demonio giorno e notte, il Signore le fece vedere anche un altro luogo - vero abisso di dolore - il Purgatorio.
Ora vennero da lei innumerevoli anime e la pregavano umilmente della sua preghiera di mediazione e chiedevano con estrema umiltà il dono dei suoi sacrifici e delle sue offerte. Da principio suor Josefa ne fu scossa e spaventata, ma poi un po' alla volta essa si abituò alle confessioni di queste povere anime. Essa le ascoltava, chiedeva del loro nome, le incoraggiava e si raccomandava piena di fiducia alla loro intercessione. Suor Iosefa scriveva il loro nome, la data della loro morte e il luogo dove erano morte queste creature che si erano salvate, e che le erano del tutto sconosciute. Senza che lei ne sapesse niente queste sue annotazioni furono esaminate e messe a confronto e trovate esatte. Queste coincidenze questi fatti sono una prova evidente della verità dei suoi incontri con le povere anime.
Una delle povere anime che Josefa aveva appena liberato dal Purgatorio le disse: «Ciò che vale non è entrare in un ordine religioso, ma entrare in Cielo»!
Un'altra anima che si era raccomandata alle preghiere di suor Josefa le disse: «Se le anime consacrate a Dio sapessero quanto care si pagano qui in Purgatorio anche le piú piccole concessioni alla natura»!
Un sacerdote defunto apparso alla suora le disse: «La mia condanna è alla fine, ora entro nella patria eterna» poi aggiunse: «Sia benedetta l'infinita Bontà di Dio che degnò di accettare le sofferenze e le offerte di altre anime, per espiare le nostre infedeltà. Quale gloria potrei avere adesso in Cielo se la mia vita fosse stata diversa»!
Una defunta religiosa mentre stava per entrare in paradiso confidò a suor Josefa: «Quanto diverse appaiono le cose eterne, quando si entra nell'eternità! Compiti di alto prestigio non hanno alcun valore davanti a Dio, vale unicamente e solo la retta intenzione con la quale si eseguono anche le più piccole cose! Quanto da nulla è la terra e tutto ciò che essa contiene e durasse anche a lungo essa è un nulla di fronte all'eternità! E come si consuma l'anima nel desiderio di vedere Dio, il Signore»!
Anche quanto riportiamo ora delle cose rivelate dalle povere anime a suor Josefa è, per chi vuole, molto istruttivo!
«Io sono vissuta sette anni in peccato mortale; e per tre anni fui ammalata. Ho sempre evitato di confessarmi. Cosí avevo meritato l'inferno e ci sarei effettivamente precipitata se tu con le tue sofferenze, e i tuoi dolori non mi avessi ottenuto la forza di confessare i miei peccati e cosí di ottenere di nuovo la grazia. Ora sono in Purgatorio e ti supplico, poichè sei riuscita a salvarmi dall'inferno, liberami anche da questo carcere cosí doloroso»!
«A causa della mia infedeltà, mi trovo in Purgatorio... Io non volli rispondere alla chiamata divina. Vi ho resistito per dodici anni e fui in grande pericolo di dannarmi. Difatti mi ero abbandonata alla colpa per far tacere i morsi della mia coscienza. Grazie alla divina Bontà che si servì dei tuoi dolori, io trovai il coraggio di ritornare a Dio. Ora donami il tuo amore e liberami dal Purgatorio»!
«Offri per noi il preziosissimo Sangue di Cristo! Cosa sarebbe per noi se nessuno fosse disposto ad aiutarci nel purgatorio»! «Effettivamente ero stato chiamato al sacerdozio e ho perduto questa grazia con la lettura di libri cattivi... ».
Io sono vissuto a lungo in convento, ma negli ultimi anni ho pensato di più a me stesso e ai miei comodi, che ad amare il Signore! Il merito dei tuoi sacrifici mi ha ottenuto la grazia di fare una buona morte e ti ringrazio anche perchè io non devo passare anni in purgatorio come avrei meritato... ».
«Io sono al purgatorio da un anno e tre mesi. Senza la tua offerta io ci dovrei rimanere ancora per molti anni, coloro che sono vissuti nel mondo hanno davanti a Dio meno responsabilità di coloro che si sono consacrati a Dio. Quante grazie ottengono questi, ma quanta responsabilità se non ne fanno retto uso! I religiosi sanno troppo poco quanto dovranno pagare care le loro mancanze qui in purgatorio. La gola arsa espia la mancanza contro l'amore del prossimo. La lingua viene tremendamente tormentata per espiare le mancanze contro il silenzio. L'essere rinchiusi in questo carcere espia la disobbedienza. Nel mio ordine ci sono poche soddisfazioni e poche comodità, tuttavia si può sempre procurarsene; e quanto tremendamente si devono pagare qui anche le più piccole mancanze di mortificazione»!
Io sono in purgatorio, perchè non mi sono curato abbastanza delle anime che il Signore mi aveva affidato. Io non avevo compreso bene quale immenso valore ha un'anima immortale e quale donazione esige questo bene cosí prezioso»!
«Io sono nel purgatorio, perchè non mi sono preoccupato abbastanza di quelle anime che mi furono affidate da Dio, quanto esse avrebbero meritato. Io mi sono lasciato trascinare e guidare da riguardi umani e naturali, senza vedere abbastanza Iddio nelle anime che mi erano affidate, come dovrebbero fare sempre i superiori. Perchè come i sudditi e i religiosi devono vedere nei loro superiori Dio, il Signore e riconoscerlo, cosí anche i superiori devono vedere Dio nei loro figli e figlie spirituali.
Il mio purgatorio sarà lungo, perchè nella mia malattia non ho accettato il volere di Dio e non ho offerto lu mia vita con piena donazione e generosità. La malattia è infatti una grazia grande, perchè con essa si possono espiare molti peccati. Ma se non si stà attenti essa può diventare occasione per deviare dal vero spirito dell'Ordine... e dimenticare, che la povertà, la castità e l'obbedienza si sono votate e ci si è consacrati come offerta a Dio. Il nostro Salvatore è tutto Amore, certo, ma anche tutto giustizia»!
Suor Josefa Menèndez, anima straordinariamente ricca di grazia e di spirito di sacrificio e anima riparatrice, non ha solamente salvato innumerevoli anime dalla dannazione eterna con la sua vita di offerta e di donazione e di sofferenza, ma ha anche liberato prima del tempo, moltissime anime dal Purgatorio.
41) ANNA SCHAEFFER VON MINDELSTAETTEN + 25 OTTOBRE 1925
Anna Schaeffer, chiamata dai suoi concittadini la «SchneiderNandl» (noi diremmo la Nannele-tischler perchè era figlia di un falegname del villaggio di Mindelstaetten - diocesi di Regensburg, dove si svolse la sua vita di innocenza, di lavoro, e di martirio durato questo in maniera spaventosa per 23 anni da quando cioè ha 18 anni, un giorno dove era in servizio a Ingolstacit - era il 2 febbraio del 1900 - essa cadde con un piede in un secchio di acqua bollente. Portata in fretta all'ospedale le carni bruciate cadevano a brandelli e il medico raschiò tutto fino all'osso per tutta la gamba lavorando fino all'una di notte fra atroci dolori della povera giovane che dovette subire questo tormento senza anestesia e che tuttavia non emise un grido! I resti delle bruciature incominciarono ben presto a creare materia e infezione sicchè dovette essere sottoposta a nuove raschiature e tormenti ... Trasportata a casa si dovette creare con filo di ferro e bende una specie di arco che sostenesse le lenzuola affinchè non toccassero la carne viva che tuttavia costringeva la povera creatura a gridare per i dolori insopportabili! Nuovi ricoveri in clinica e nuovi tormenti, ma tutte le cure e tutti i tentativi per fermare il male furono inutili.
Trasportata di nuovo a casa dove ogni cinque giorni doveva venire medicata con garze di xeroformio (per disinfettare e togliere il puss) ripetendo ogni volta atrocissimi dolori, che la poveretta dovette sopportare per 22 anni fino alla sua morte avvenuta il 25 ottobre 1925.
In mezzo ai suoi dolori inauditi il Signore le fece conoscere la sua missione di espiatrice per i peccati degli uomini, per la conversione dei peccatori, per la liberazione delle povere anime. Visioni che si ripetevano e davano alla povera martire sempre nuova forza e nuovo spirito di amore e di offerta per l'umanità e finalmente dopo dieci anni di prove dolorosissime il Signore concesse a questa sua eletta creatura il 4 ottobre 1920 festa di san Francesco d'Assisi il dono delle Stimmate. Anna Schaeffer riuscì a nascondere le sue piaghe dei piedi e anche quelle delle mani per parecchi anni perfino al suo parroco. Poi dopo lunghe e insistenti preghiere Anna ottenne dal suo sposo celeste che facesse scomparire i segni esterni delle piaghe, rimanendo i dolori, e la cosa fu testificata dalla sua mamma e da una ragazza di 16 anni che la assisteva e alla quale Anna apparve al momento della sua morte!
Già nel 1915 Anna aveva celebrato le sue mistiche nozze con Cristo col quale rimase tanti anni crocifissa e sostenuta da sempre nuove visioni la povera martire ottenne sempre nuova forza per dirigere la sua vita e offrire per la salvezza degli uomini e per la pace, per ottenere la quale si era offerta vittima come tante altre grandi anime sue contemporanee, note a Dio solo e al grande pontefice della Pace Benedetto XIV e al nunzio in Baviera Eugenio Pacelli.
Nel marzo del 1922 Anna Schaeffer ricevette anche la Corona di spine di Nostro Signore Gesù Cristo le cui impronte essa conservò fino alla fine della sua vita e naturalmente le tremende sofferenze... Visse solo di dolori e di povertà! Riceveva per il suo sostentamento e le cure solo 9 marchi al mese! Cosa inaudita! Osserva il vescovo dr. Buchberger di Regensburg. Nel 1925 morì nella nostra diocesi una giovane di nome Anna Schaeffer, che per i suoi 25 anni di sofferenza fu fatta degna di ricevere le sacre stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo. Durante la sua vita di dolore essa ebbe una rendita mensile di 9 marchi per vivere, e per le spese di medicine, eppure lei era contenta e ringraziava Dio di questa sua povertà.
La vita di questa eccelsa creatura fu scritta da A.M. Weigl nel suo libro «Geschich1e einer Liebe» Storia di un amore!
Essa dovette subire TRENTA operazioni e tutte sempre senza alcuna anestesia! Immaginate che cosa vuol dire?!!
A proposito dei suoi rapporti con le povere anime si legge nel libro di Weigl e Fischl: «Il venerdí del 19 aprile 1918 al mattino dalle 4 alle 6 essa ebbe il seguente sogno (visione)» «Mi sognai di trovarmi in chiesa e stare in ginocchio davanti all'altare maggiore davanti all'Eucaristico Gesù e pregai a lungo. Improvvisamente si fece cosí chiaro (luminoso) ed io vidi il sacratissimo Cuore in uno splendore indescrivibile e raggiante di fuoco, e nel sogno non cessai di pregare e raccomandai al Sacro Cuore davvero molte anime e pregai per loro. E ogni volta che pregavo, per un anima (fra le quali c'erano anche molte conoscenti) e ancora di più sconosciuti - ogni volta usciva dal Sacro Cuore un raggio che andava diritto al luogo dove si trova quest'anima e vidi anche detta anima. Nel sogno io pregavo: «Gesù mio misericordia»! Io mi trovai di colpo circondata da un numero cosí grande di anime e sempre in sogno compresi chiaramente che queste ultime erano anime del purgatorio. E tutte mi dicevano: «Anche per me»! Ma esse erano tante che non potevo vederle tutte, e attorno a me c'era una ressa così grande che io ebbi in sogno una grande angoscia e paura e tornai a pregare «Gesù mio misericordia» Ed ecco uscì di nuovo dal tabernacolo un torrente di luce meravigliosa, tanto che credetti che tutta la terra ne dovesse essere illuminata e in quell'istante mi svegliai»!
Anna Schaeffer non poteva avere un conforto maggiore dalle povere anime. Ad ogni sua giaculatoria «Gesù mio misericordia» un raggio partiva dal Sacro Cuore e andava diritto all'anima per la quale essa pregava! È davvero toccante vedere come subito si fece attorno a lei una schiera anzi una ressa di povere anime che le ripetevano: «anche per me; anche per me ... »!
Leggiamo ancora nel quaderno dei «sogni» (Visioni) di Anna il lunedì 22 luglio 1918 ebbi il seguente «sogno» delle povere anime «Mi sembra di essere andata a trovare una signora gravemente ammalata e questa mi disse: tu devi partire dalla mia camera e attraversare sette stanze e fermarti per un certo tempo nell'ultima. Lo feci quanto quella signora mi aveva detto e attraversai sei stanze, arrivata alla settima c'era una porta di vetro ed io guardai attraverso di essa e vidi che' c'erano innumerevoli persone. Allora mi prese un'angoscia e pensai; esse sono certamente delle povere anime. Comunque senza perdere altro tempo io aprii la porta e gridai: Gesù mio misericordia per tutte voi e tutte mi salutarono con grande riconoscenza; fra le tante figure una giovane fanciulla mi venne incontro e parlò a lungo con me; Attorno al suo capo e alle sue guancie c'era una luce molto viva, cosa che non si poteva notare sulle altre. Le anime avevano un aspetto molto, ma molto più penoso. Quella giovane tanto splendente mi disse che essa sulla terra era appartenuta ad un alto grado di nobiltà e che lei doveva espiare specialmente per i suoi peccati di lingua e per essere stata troppo superba dei suoi bellissimi denti. Poi prese la mia mano destra e la pose davanti alla sua bocca, affinchè io potessi sentire quale calore essa doveva seffrire per i peccati soprannominati! Usciva dai suoi denti un tale calore, che io credetti - nel sogno - che mi fossero incendiate e bruciate anche le ossa della mano. Io mi spaventai allora alquanto e continuai intanto a recitare giaculatorie. Poi le dissi: se alle mie giaculatorie come per es. quando - dicevo «Gesù misericordia» essa provava un grande sollievo. Essa mi rispose: Nell'istante in cui un'anima pentita recita di cuore per noi povere anime delle giaculatorie, in quel medesimo istante noi abbiamo un grande sollievo e diminuizione di dolore»!
Ora io continuai a lungo a recitare giaculatorie per loro per cui tutte piangevano tranne quell'anima illuminata. Allora mi prese per mano e mi condusse alla finestra e disse: « Vedi qui fuori è il mondo accecato e indifferente che non pensa quanto duramente tutto deve venire espiato»! Ed io vidi fuori passare molte persone. Poi lei sedette di nuovo accanto a me sul tavolo. Le altre anime non si mossero dai loro posti. Allora io le dissi che mi doveva dire se le occorreva ancora qualche cosa che io subito avrei pregato volentieri il Signore, oppure se preferiva invece scriverlo e subito le porsi carta e matita. Allora lei scrisse sopra qualche cosa. Sulla prima riga era scritto: «Una messa»; il resto non lo riuscii a leggere, vi stava pure il nome ma neppure questo riuscii a leggere... Quando gli altri videro questo si misero a piangere molto forte. Allora io dissi loro: «Anche voi potete scrivere ciò che vi manca»!
Io diedi a ciascuno carta e matita. Ma quello che scrissero era del tutto scuro e illeggibile. Intanto mentre tutti questi scrivevano io continuavo a recitare Giaculatorie. Poi dissi improvvisamente loro: «A ciascuno di voi quanti siete qui io offro una santa Comunione». E tutti subito presero a ringraziare e piangere. Poi si dissero l'un l'altro: «La santa Comunione, la santa Messa, il Sangue di Cristo sono per noi un sollievo e un conforto così grande che non è possibile esprimere»! Poi sempre nel sogno pensai: «Ora tu sei qui da parecchio tempo ormai e adesso devi andare». E mentre mi guardavo ancora una volta intorno, vidi seduto in un angolo un giovane di circa 18 anni. Egli aveva l'aspetto più doloroso di tutti. Allora io mi avvicinai a lui battei sulla sua spalla e dissi: «Nemmeno tu sarai dimenticato, io farò anche per te quello che ho promesso agli altri»! Egli ne fu felice e mi ringraziò con grande gioia!
Allora la fanciulla di luce mi prese per mano e disse: «Ora sono le 12»! Ed io risposi: «Gesù mio misericordia per tutte voi ed io non vi dimenticherò»! E in quell'istante mi svegliai!
In questo lungo racconto della visione di Anna Schaeffer rileviamo da un lato la pena delle povere anime non ancora liberate, la pena da scontare anche per cose apparentemente di poco valore, come la vanità di avere dei denti molto belli; d'altra parte la commovente disposizione di Anna, che vorrebbe salvare tutte le anime con ininterrotte giaculatorie e con l'offerta delle sante comunioni, della santa messa e del preziosissimo Sangue di Gesù Cristo e l'offerta delle proprie sofferenze.
Essa racconta ancora: «Il sabato del 29 novembre 1919 sognai: Io ero nel purgatorio e vedevo le povere anime soffrire indicibilmente. Io non potrei descrivere ciò chele povere anime vi soffrono. Io vidi fra queste anche delle persone che conoscevo, che già da parecchi anni erano morte e soffrivano ancora tremendamente. All'inizio del marzo 1919 sognai per tre volte del purgatorio e sempre vidi anime di persone che conoscevo».
Il 28 luglio 1920 io sognai: «Io vidi una donna morta da parecchi anni, che conoscevo, Teresa W. nel purgatorio e vidi le sue spaventose sofferenze. Vedendo la donna soffrire così tanto io dissi: Per quanto finora io abbia potuto soffrire e non posso dire di aver sofferto poco, ma devo dire che non ho sofferto niente in confronto e il mio patire in confronto di questo purgatorio è come una fresca rugiada». Quella donna mi disse: «Prega per me»!
42) MADRE ORSOLA HIBBELN + 17 MAGGIO 1940
Una vita simile a quella della beata Maria Taigi fu quella della veggente e grande amica delle povere anime Orsola Hibbeln nata Harthausen Bbchum nella Ruhr e andata sposa al tramviere Augusto Hibtsbeln. Essa ebbe nove figlioli ma solo due le sopravvissero, gli altri morirono tutti prima di lei. Apparentemente la sua vita non ebbe niente di eccezionale e si svolse in modo semplice e naturale. Quasi nessuno avvertì le sue opere di offerta, i suoi sacrifici le sue incessanti preghiere. Eppure fino da bambina essa ebbe dei doni carismatici non comuni.
Un misterioso rapporto con le povere anime, la sua introspezione nei cuori degli uomini, che essa incontrava. Essa previde molti avvenimenti. Essa fu un'anima vittima per la salvezza degli uomini e per la liberazione delle povere anime. Il suo ideale fu aiutare le povere anime fare che altri lo facessero pregando almeno di più per loro.
Già da bambina essa ebbe «visite» dall'aldilà, ma i sacerdoti non le credettero e la volevano convincere che erano solo suggestioni personali, ma lei era ben sicura della realtà delle sue visioni e lo confermò descrivendo senza averne avuta notizia da nessuno e il luogo e il genere della morte di molte persone delle quali poi fu confermata la verità. Molte persone si recavano da lei per avere notizie della sorte dei loro defunti, molti per curiosità e a queste persone rispose: «Il Signore non ha istituito un ufficio informazioni per accontentare le curiosità; pensate piuttosto a pregare, offrire per i vostri defunti»! A coloro però che le chiedevano con retta intenzione spesso rivelò la sorte dei loro cari defunti. Una donna che aveva vissuto una buona vita, ma era stata egoista verso i suoi figlioli e suo marito si mostrò a mamma Orsola pochi giorni dopo la sua morte dicendole di trovarsi in purgatorio e pregandola di dire ai suoi che pregassero molto per lei. Parecchi sacerdoti defunti ebbero il permesso da Dio di manifestarsi a Orsola per chiedere l'aiuto delle sue preghiere; e questo specialmente nelle grandi feste dell'anno liturgico.
A una giovane donna Orsola, incontrandola una volta disse: «Che buoni genitori lei ha avuto! Papà e mamma sono in Cielo»!
Una signora racconta: «Mio padre morì il 17 febbraio 1927. Da vivo ripeteva spesso, che non doveva essere poi così difficile andare in paradiso. Nell'estate 1927 io venni da mamma Orsola, con la quale non avevo mai parlato della morte di mio padre. Appena mi vide disse subito: suo padre mi è apparso e mi ha affidato parecchi incarichi e fra il resto mi ha detto, che non era poi tanto facile andare in paradiso. Egli è andato in paradiso la sera avanti Pentecoste»!
Quando Orsola morì la gente diceva: «Abbiamo perduto una santa»! Un sacerdote scrisse: «Perduto una santa? Crediamo piuttosto di poter dire: noi abbiamo guadagnato in lei una santa! La vita di Orsola Hibbeln dimostra che il mondo di qua e quello di là non sono fra loro separati, ma ambedue le sfere sono compenetrate, che il cielo e la terra sono già adesso legati fra di loro. Se mamma Orsola già nella sua vita terrena ha potuto compiere tanto bene con la sua santa vita, sacrifici, preghiere, sofferenze, forse adesso davanti al trono di Dio essa non potrà ottenerci ancora più grazie? Già fin d'ora c'è chi può affermare quanto mamma Orsola ha portato di aiuto materiale e spirituale. Certamente una cosa, mamma Orsola non la può più fare: patire per noi! Questo compito essa lo ha lasciato a noi, ed è questa la grande preghiera che essa ci rivolge: continuare la sua vita di offerta e in unione con il sacrificio di Gesù Cristo salvare le anime, salvare dal purgatorio povere anime e peccatori sulla terra, perchè in tutto Dio sia glorificato da tutti»!
43) MARGHERITA SCHAEFFNER + 15 APRILE 1949
Margherita Schaeffner nacque nel 1863 a Gerlachsheim nell'Alto Baden e ivi morì a 86 anni dopo una vita di privazioni, di miseria, di malattie e di preghiera continuamente offerta in riparazione dei peccati a favore delle povere anime del purgatorio.
Fin da piccola oltre la povertà e mille rinuncie dovette pure sopportare penosissime sofferenze e malattie. A 18 anni ebbe la prima visione del purgatorio alla quale vista cadde a terra priva di sensi e sconvolta.
Essa ne spiegò il motivo: «É una cosa tremenda dover vedere le sofferenze delle povere anime»! Poi un po' alla volta si abituò a queste visioni che però il parroco di allora non volle mai ammettere. Tuttavia le povere anime stesse le dissero che sarebbe venuto presto un nuovo parroco che le avrebbe creduto; come effettivamente avvenne. Margherita chiese a Dio un segno che le sue non erano illusioni o inganni del demonio, ma effettivamente erano le povere anime del purgatorio che le apparivano. E questo segno essa lo ebbe. Le apparizioni delle povere anime, che lei chiamava «Le care amiche» andarono sempre crescendo e divennero sempre più frequenti, quasi quotidiane e specialmente dopo che aveva fatto la santa Comunione. Essa divenne così una specie di «oracolo» per le persone che la venivano a trovare e che le chiedevano dei propri defunti e spesso lei potè dire se erano in purgatorio e quanto vi dovevano ancora rimanere e ciò anche di persone che lei non aveva mai conosciuto o erano di altri paesi.
«Il rapporto con le povere anime è una grazia speciale che Dio mi ha dato. Esse sono attorno a noi, vicino a noi, ci vedono, conoscono i nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre intenzioni. Normalmente noi persone non le vediamo. Esse si trovano in uno stato estremamente doloroso, ma non si tratta di un vero fuoco come il nostro». Così si espresse un giorno Margherita; e un'altra volta disse molto tristemente: «Se gli uomini sapessero, come ogni cosa deve essere espiata, essi vivrebbero molto diversamente»!
L'impressione di coloro che andavano da lei non per curiosità, ma per fede o almeno con retta intenzione riportavano sempre l'impressione di trovarsi di fronte a una persona leale, semplice, giusta, trasparente e pia; e lei sapeva sfruttare anche le minime occasioni per esortare o invogliare anche gli altri a pregare, soffrire per le povere anime. Del denaro o di quanto riceveva in elemosina ben poco usava per sè, ma quanto le era possibile rimetteva a sacerdoti perchè venissero celebrate sante messe o fatto altre opere buone per le povere anime.
Fu questo anche lo scopo primario della sua lunga esistenza: aiutare in tutti i modi le povere anime per uscire dalle loro pene.
44) TERESA NEUMANN DI KONNERSREUTH + 18 SETTEMBRE 1962
La stimmatizzata di Konnersreuth nacque nella notte fra il venerdì e il sabato santo 1'8 aprile 1898 prima di undici figli dal sarto Ferdinando Neumann e Anna. Fin dalla sua prima Comunione Teresa ebbe la grazia di vedere il Salvatore come lei ha sempre chiamato Gesù. Teresa ebbe anche la grazia straordinaria di poter ricevere la santa Comunione senza il sacerdote. Teresa era sana e robusta e durante la prima guerra mondiale fu in servizio da un contadino e dovette sobbarcarsi a duri lavori di campagna, anche molto pesanti. Teresa avrebbe voluto farsi suora missionaria, ma le necessità familiari e la guerra la costrinsero a ben altra missione. Nel marzo 1918 scoppiò un incendio in una fattoria che confinava con quella del suo padrone. Teresa lavorò moltissimo nello spegnimento sollevando e portando secchi d'acqua che veniva passata da mano in mano a spegnere le fiamme. Essa cadde dalla panca dove stava e si slogò la spina dorsale. La seconda vertebra del tratto lombare si era spostata comprimendo il sistema nervoso centro-addominale causandole terribili dolori e portandola poi alla paralisi che la costrinse a letto. Nel 1919 si aggiuse la totale cecità. Tale rimase per quattro anni fino al giorno 29 aprile 1923 quando Teresa del Bambin Gesù fu proclàmata beata.
A un certo momento mentre la giovane stava pregando seduta nel suo letto una luce nella sua stanza e in quella luce la Piccola Teresa di Lissieux sorridente... ed ecco il miracolo Teresa Neumann è guarita.
Molte anime di defunti apparvero a Teresa Neumann per chiedere aiuto e il suo suffragio ed essa rispondeva per quanto le era possibile a tutte le loro richieste e in particolare nella festa dei santi e dei fedeli defunti nelle quali dedicava tutta la notte in preghiera per le povere anime. La Festa dei Santi e dei Fedeli defunti erano giorni di immensa gioia per Teresa Neumann, come lei stessa raccontò al P. A. Maria Weigl, perchè essa poteva godere assieme alle anime che in quel giorno venivano liberate e poteva trovarsi in mezzo a loro.
Un giorno le apparve anche il parroco che si trovava a Konnersreuth quando Teresa era bambina e la supplicò di pregare per lui aggiungendo: «Prega per me! Dopo tutto sono stato io a battezzarti e anche a darti la prima Comunione»! Teresa pregò moltissimo per lui e alla fine ebbe la gioia di vederlo finalmente nella gloria!
Non dimentichiamo che Teresa Neumann fu la grande mistica della passione come Anna Catterina Emmerich cfr. (Teresa Neumann; di Konnersreuth nella traduzione di Mercedes de unzio chiedere a don Silvio Dellandrea 38061 Ala di Trento)
Fonte: www.preghiereagesuemaria.it