Il Purgatorio

Capitolo 1: La realtà della purificazione nell'aldilà

La visione di Dio nella Beatitudine del Cielo - o l'allontanamento da Dio nella dannazione eterna dell'Inferno: Questo «aut-aut» rivelatoci chiaramente dalla Sacra Scrittura attende ogni uomo come «eterna ricompensa» - dopo la morte e il giudizio particolare al quale ogni persona è esposta. Premio o castigo - tale è la ricompensa.

Ora chi arriva alla beatifica visione di Dio in Cielo? - Colui che all'istante della morte è in grazia santificante e porta in se Dio, ed è quindi unito a Dio per mezzo della grazia santificante, in virtù della quale l'uomo partecipa della natura divina. - Chi si precipita nella dannazione eterna dell'inferno? Chi al momento della morte a causa del peccato mortale di cui non si è pentito porta in se la lontananza da Dio, la cosciente separazione da Dio.

Ma l'uomo che pur avendo in se la vita divina in virtù della grazia santificante al momento della morte è egli veramente maturo e capace della beatificante visione di Dio e della più intima vicinanza di Dio nella gloria celeste? Non c'è forse anche nell'uomo in grazia santificante magari qualcosa, che può non piacere alla infinita santità di Dio? In tali persone non c'è forse almeno qualche venialità o il residuo di peccati, magari da tempo pentiti e perdonati, o qualche altra cosa che sta ancora come un'ombra sull'anima in grazia. Ma il Dio infinitamente santo non può ammettere al suo cospetto per l'eterno godimento della beatitudine del godimento di Dio l'uomo, che non abbia raggiunto la sua finale e assoluta purità e santità, poichè in fin dei fini vedere Dio significa essere uniti a Lui nella comunione beatificante e intima di vita e di amore e rimanervi ed entrare in un amichevole ed eterno colloquio di amore con Dio, nel quale Dio si apre pienamente, si comunica e si dona: ma per questo da parte dell'uomo è necessaria l'assoluta e incondizionata donazione a Dio.

Comunque la si prenda la cosa sta di fatto che quasi ogni uomo è imperfetto e coperto di qualche macchia all'istante della morte, pur trovandosi in grazia santificante. - Ma secondo la parola di Gesù nel discorso della montagna (Matt. 5, 8) solo ciò che è assolutamente puro può vedere Dio - «Beati i puri di cuore, perchè vedranno Dio» - Nell'Apocalisse (21-27) si dice: «Niente di comune può entrare nella celeste Gerusalemme. » Una bella parola del poeta Angelo Silesio centra in pieno la verità: «Dio abita in una luce verso la quale manca la strada. Chi non diventerà da se - strada - non la vedrà in eterno»!

Ma l'uomo che ha oltrepassato la linea della morte non potrà più raggiungere da se questa liberazione da ogni ombra e quella luminosa santità, perchè con l'istante della morte è finito per lui il tempo di operare. Colui che è morto in grazia di Dio non può più ormai con i propri sforzi procurarsi quella assoluta purità che occorre per entrare in Cielo e niente più può meritare, può tuttavia per la generosa bontà di Dio riparare nella sofferenza riparatrice. Ed ecco allora quella verità di Fede, che noi esprimiamo parlando della Purificazione dell'Aldilà.

La parola - Purgatorio - dal latino «purgare» = purificare - risale al secolo XI e sta a indicare il luogo di purificazione dell'Aldilà o stato di purgazione o purificazione fra Cielo e Inferno. In tedesco FEGFEUER = Fuoco purificante - parola ancora in uso in alcuni dialetti ladini (Val di Fassa per es. e altri dialetti ladini o romanici). In ogno modo che vale è solo la verità rivelata: «C'è un Luogo o uno Stato di purificazione nell'Aldilà, dove coloro che sono morti in grazia di Dio vengono purificati da ogni macchia e ombra di peccato e dalle pene dovute a peccati mortali - non riparati, prima di essere ammessi alla beatificante visione di Dio in Cielo).

Prova di queste verità la traiamo: 1 - Dalle espressioni del Magistero della Chiesa - 2 - Dalla Sacra Scrittura e 3 - dalla Tradizione.

1) Le più importanti dichiarazioni del Magistero della Chiesa: Il secondo Concilio di Lione nel 1274 dichiara: «A motivo di diversi errori, alcuni provenienti da ignoranza, altri da cattiveria» questo Concilio afferma: «Tutti coloro che dopo il battesimo cadono in peccato, non possono essere ribatezzati, essi possono tuttavia ottenere il perdono dei loro peccati con una vera penitenza! - Se tuttavia essi sono passati all'altra vita con veri sentimenti di penitenza e in grazia santificante, comunque prima di aver sofferto la dovuta riparazione con degni frutti di penitenza per i peccati di omissione o altre mancanze, essi vengono purificati dopo la morte per mezzo di castighi o pene purificatrici o riparatrici.

Per alleviare questi castighi o pene giovano loro i suffragi» dei fedeli vivi, e cioè la s. Messa, le preghiere, le elemosine e altre opere buone che gli uomini in armonia con gli indirizzi della chiesa curano di compiere in loro favore.

2) Il Concilio di Firenze nel 1439 nel «Decreto per i Greci» ha risposto quasi verbalmente a quanto era stato espresso dal Concilio di Lione riguardo al Purgatorio e lo hanno accentuato.

3) Il Concilio di Trento si espresse varie volte sulla Dottrina - allora accanitamente combattuta dai Riformatori Protestanti circa il Purgatorio:

a) Nel XXX Canone della seduta (DS 1580) il Concilio dichiarò: «Chi crede che dopo ricevuta la remissione dei peccati (assoluzione) sia talmente rimessa la colpa e la pena temporale sia totalmente espiata e giustificata al peccatore pentito, in modo che non resti più alcun obbligo di temporanea espiazione, in questa vita o nell'Aldilà - nel purgatorio, prima che sia aperto l'ingresso nel Regno dei Cieli sia scomunicato!»

b) Nel secondo Articolo della XXII Sezione e nel III Canone della medesima Sezione il Concilio - DICHIARÒ e DEFINÌ che la santa Messa non viene offerta solo per i vivi, ma anche per coloro che sono - morti in Cristo - e che non sono ancora perfettamente purificati.

c) Nella XXV Sezione dell'anno 1563 - Il Concilio di Trento diede questo indirizzo per la pratica e prudenza pastorale circa il discorso sul Purgatorio: «Illuminati dallo Spirito Santo, attingendo dalla Sacra S. e dalla Tradizione antica dei Padri della Chiesa, essa ha insegnato nei Sacri Concili fino adesso» e poi in questa universale Raccolta quanto segue: «C'è un Purgatorio» e le anime ivi imprigionate possono beneficiare dei suffragi dei fedeli e soprattutto del Santo Sacrificio dell'altare tanto gradito a Dio. Perciò il Concilio ammonisce i vescovi. Essi devono curare con zelo che la santa dottrina del Purgatorio, quale è trasmessa dagli antichi Padri della Chiesa e dai Concili, creduta dai fedeli, sia conservata e insegnata dovunque e predicata. Tuttavia nella predicazione destinata al popolo e specie a quello meno istruito non si deve assolutamente portare alcuna questione difficile o cavillosa, che non favorisce l'edificazione e una maggior divozione e pietà.

Parimenti non si deve indulgere a parlar di cose non assolutamente certe o a falsità o fantasie visionarie o sospette. Ciò che serve solo alla curiosità o all'errore o a un vergognoso profitto deve essere dai vescovi proibito come dannoso e occasione di scandalo per i fedeli!

Il Concilio di Trento nella sua Ultima Seduta non entra in dotte discussioni con i Protestanti Riformatori se e come sia provata dalla Sacra Scrittura la Dottrina sul Purgatorio - il Concilio contrappone semplicemente alla negazione protestante il fatto o la realtà di una purificazione nel Purgatorio ormai stabilita e confermata dalla fede tradizionale e dalle affermazioni dei precedenti Concili e respinge le obbiezioni contro queste verità di Fede con la prima affermazione: «C'è un Purgatorio»! Tuttavia il Concilio ammonì subito i vescovi, perchè provvedessero a proibire nella predicazione e nella dottrina al popolo sul Purgatorio qualsiasi cosa che potesse turbare la fede e la pietà e quindi siano esclusi cavilli, affermazioni incerte - errori o vergognosi profitti.

c) Si ricordi ancora che il Concilio di Trento nella sua «Professione di Fede Tridentina»: ordina a tutti i vescovi, sacerdoti, teologi, predicatori, catechisti, professori di teologia questa - Professione di Fede: «Constanter credo Purgatorium esse - credo lèrmamente che c'è il Purgatorio» -.

4) Il Concilio Vaticano II nella Costituzione - Lumen Gentium - parla delle anime che hanno lasciato questo mondo e vengono purificate nell'Aldilà e nell'art. II dice: «questa Fede della Chiesa fu rivolta da sempre e anzitutto con venerazione e affetto agli apostoli e Martiri di Cristo... e ricordiamo la viva Comunione dei Santi con i nostri fratelli e sorelle già nella Beatitudine del Paradiso o ancora stanno nella purgazione come ci hanno tramandato i Concili di Firenze e di Trento... ».

2. I TESTI PIÙ SALIENTI DELLA SACRA SCRITTURA
Sia anzitutto ben chiaro che in nessuna parte della S. Scrittura si parla direttamente del Purgatorio o Luogo di Purificazione. Tuttavia si può giustamente ritenere che questa verità di Fede è saldamente ancorata nella S. Scrittura e almeno indirettamente da Essa provata, specialmente, perchè proprio nella S. Scrittura si insiste sulla preghiera per i defunti. Ciò però non avrebbe alcun senso se non ci fosse un luogo intermedio fra Cielo e Inferno, perchè la preghiera per i Beati è superflua e per i dannati inutile. Riguardo alle due classiche citazioni bibliche ove si parla della preghiera per i defunti e cioè Maccabei 2 - 12 - 40 - 46 e Timoteo 1 - 18 là dove si parla degli amici e aiutanti delle povere anime se ne accenna assai chiaramente. Ricordiamo comunque a questo punto tre passi scritturistici: - 1 Matt. 12 - 32 - Gesù parla qui del peccato contro lo Spirito Santo e dice: «sarà perdonato agli uomini ogni specie di peccato o bestemmia, ma la bestemmia contro lo S. Santo non sarà perdonata nè in questo, nè nell'altro mondo». Non solo lo scrittore ecclesiastico Tertulliano, + dopo il 222, ma anche il grande dottore della Chiesa sant Agostino + nel 440 e altri dottori e Padri della Chiesa si basano su queste parole per provare che anche nell'Aldilà possono venir rimessi peccati e naturalmente non in Cielo dove sarebbe inutile, non nell'Inferno, dove sarebbe impossibile, ma nel Purgatorio. Se nell'altro mondo fosse esclusa qualsiasi remissione di peccati Gesù non avrebbe potuto dire che il peccato contro lo S. Santo non viene perdonato nemmeno nell'altro mondo. Della remissione di peccati che meritano la dannazione eterna nemmeno si fa cenno per l'Aldilà perchè nell'Inferno non c'è più remissione di peccati, dall'Inferno non c'è liberazione. E i Beati in Paradiso non hanno bisogno di perdono di peccati. Quindi se c'è nell'Aldilà ancora una remissione dei peccati, come fanno pensare le parole di Gesù, si deve dedurre che c'è nell'Aldilà una situazione intermedia fra Cielo e Inferno dove possono essere espiati i peccati veniali e le residue pene temporali.

Si noti comunque che oggi molti esegeti cattolici prendono una posizione molto scettica circa la forza probatrice di questo passo scritturistico sulla esistenza del Purgatorio.

2 - (Matteo 5,25 e seg.) Le parabole del servo infedele, debitore di tante migliaia di talenti, che viene gettato in carcere fino che non abbia saldato il suo debito fino all'ultimo centesimo, perchè non volle perdonare al suo compagno di servitù. Già Tertulliano scelse questo passo scritturistico e lo usò come prova che nell'Aldilà deve venir soddisfatto anche il più piccolo peccato e mancanza - (De resurrectione 42). Alla domanda che cosa significhi - L'ultimo centesimo - Tertulliano risponde nel senso di una possibile remissione del debito nell'Aldilà.

Oggi anche gli esegeti cattolici dicono, che questo passo scritturistico non possiede alcuna forza probativa, perchè si dovrebbe pensare che questa parola «pagare» fino all'ultimo centesimo è nel contesto della parabola e avrebbe uno scopo ben diverso e questo passo si riferisce alla parte figurativa della parabola, e quindi certamente non lo si può separare per provare un contenuto reale totalmente diverso che non avrebbe nessun legame con la parabola.

3 - (I Cor. 3,10 - 15) una volta questo passo scritturistico era ritenuto quasi sempre di primo piano come prova scritturistica del Purgatorio. Da qualche tempo però con interpretazioni poco convincenti si vorrebbe dimostrare che in questo passo scritturistico non si parla di un luogo o di un fuoco purificatore nell'aldilà e quindi non ci si può richiamare adesso, e così questi esegeti - sa tutto - si allontanano da questo testo.

Tuttavia è opportuno osservare questo: San Paolo ricorda qui precisamente ai Corinti faziosi, che non abbandonino il saldo fondamento, e che su tale fondamento si deve costruire una solida e duratura vita e modo di vivere sicuro e stabile. Nessuno può porre un altro fondamento diverso da quello che fu posto, cioè Gesù Cristo. Dice San Paolo: «Io come sapiente architetto con la grazia che Dio mi ha concesso ho posto il fondamento. Un altro va avanti con la costruzione. Ogni uno però badi come prosegue il suo lavoro. Che poi uno costruisca sopra questo fondamento (G. Cristo) con oro, argento, pietre o con legno o con paglia o fieno, questo apparirà dal lavoro di ciascuno: Il giorno del Signore (si intende il giorno del giudizio) lo rivelerà. Perchè si manifesterà nel fuoco (una figura dell'ira di Dio, che si manifesterà nel dì del Giudizio). Per quello che riguarda il lavoro di ciascuno anche questo verrà provato col fuoco. Se il lavoro di costruzione di uno resterà in piedi, questi riceverà il premio: se il lavoro brucerà, ne avrà danno, il costruttore sarà salvato, però solo passando attraverso il fuoco».

Riassumendo come prove scritturistiche per l'esistenza del Purgatorio dalla morte alla perfetta beatitudine dell'Eternità ognuno potrà unirsi al giudizio espresso dallo studioso del N. Testamento J. Gnilka: «La dottrina del Purgatorio non è ancora stata pienamente sviluppata nella S. Scrittura, ma contenuta in essa solo come riferimento o indicazione in modo che lo sviluppo teologico futuro vi potrà costruire sopra».

3. LE PIÙ IMPORTANTI TESTIMONIANZE DELLA TRADIZIONE.
1) Già nel tempo immediatamente postapostolico ci sono negli atti dei Martiri e nelle catacombe con le iscrizioni tombali delle prove che si pregava per i defunti.

2) Già molto precocemente in quasi tutte le liturgie occidentali e orientali si prega Dio, perchè Egli voglia togliere o lavare dalle anime dei fedeli defunti eventuali macchie di peccato e donare loro il luogo della luce e della pace. Già i più antichi libri liturgici ci offrono esempi di messe per i defunti.

3) Alcuni Padri della Chiesa e dottori o scrittori ecclesiastici dell'Occidente e dell'Oriente Tertulliano, Origene, Cipriano, Efrem Siro Ambrogio, Agostino, Giovanni Grisostomo, Cesario di Arles, Gregorio Magno sostengono espressamente e direttamente la Fede in una situazione di Purificazione nel Purgatorio.

4) Già verso la fine del periodo patristico si trovano già dei cenni di confraternite di preghiera per i vivi e per i defunti. In modo particolare i monasteri si uniscono per pregare per i loro confratelli defunti.

5) Ben presto si comprese che era di grande importanza il dogma della possibilità di un luogo di purificazione nell'Aldilà per la liberazione nel purgatorio. Difatti in questa verità è riposta un consolante pensiero: nel Salmo 130 - Il De Profundis - noi preghiamo cosí: «Se Tu o Signore volessi guardare alle mie colpe, come potrei sostenere il tuo sguardo?» E se il Signore nella umana fragilità e nella pesantezza dell'eredità del peccato di origine non solo volesse badare ai nostri peccati, ma anche alle nostre innumerevoli negligenze e mancanze chi potrebbe resistere davanti a Lui? Chi potrebbe essere sicuro di salvarsi? Chi oserebbe sperare di poter mai arrivare al cospetto di Dio e di essere ammesso alla beatificante visione di Dio, se Dio stesso non ci offre la possibilità, di avere nell'Aldilà ancora un'ultima purificazione e una completa liberazione da ogni macchia e soddisfare ancora a quanto manca, poichè il tempo di operare finisce con la morte, e tuttavia poter ancora soffrire nel purificante Purgatorio?

Però nella verità di fede del Purgatorio non c'è soltanto un motivo di conforto, ma anche un avvertimento molto serio: essa ci avverte quanto ci si debba dar da fare per evitare il peccato e quanto si deve fare per giungere alla perfezione e alla santità, e come si debba essere fedeli anche nelle più piccole cose, se il Dio infinitamente santo e giusto deve punire anche le più piccole macchie di peccato nel luogo di purgazione dell'Aldilà. La verità di fede nel Purgatorio deve essere uno sprone per vivere un vero spirito di penitenza e riparare ed espiare per i castighi meritati per i peccati con volontarie opere di penitenza, con la paziente sopportazione del dolore e delle contrarietà e con opere di misericordia e altre opere buone, in cui oltre al valore meritorio ci sta pure anche un valore di espiazione e di riparazione, perchè ciò che si avrebbe a patire nel purgatorio per riparare ed espiare sarebbe certo infinitamente più grande di qualsiasi sofferenza terrena.

La verità di fede nel Purgatorio è anche per questo confortante, perchè offre a coloro, che rimangono, la possibilità, di giovare anche oltre la tomba a coloro che sono entrati nell'eternità, con la preghiera, il sacrificio e le elemosine. Quanto sia stata appunto per questo motivo tanto radicata nel popolo fedele e soprattutto nella pietà dei santi ci si mostrerà dove parleremo degli amici e benefattori delle povere anime attraverso i secoli.

Parlando del Purgatorio e anche nella pratica di pietà dobbiamo tuttavia badare a non fare della Verità di fede nel Purgatorio il centro della fede e della pietà. Il Purgatorio è solo una via di mezzo, o vita eterna o dannazione eterna, questa è l'unica alternativa che sarà decisa all'istante della morte. È quindi molto più importante la preghiera per i moribondi che non quella per i defunti. La Sacra Scrittura, come abbiamo visto non ci presenta la verità di fede del Purgatorio come qualche cosa di centrale e anzi ci viene proposta solo indirettamente. Nel Medio Evo e fino agli ultimi anni la fede nella realtà del Purgatorio e la possibilità di giovare alla povere anime con ogni specie di opere e di preghiere e di indulgenze ha certamente fatto molto del bene. Non si può tuttavia negare che l'uso delle indulgenze e la eccessiva accentuazione di esse nella fede e nella pietà popolare non sia stata non ultima causa della disgraziata frattura nella fede del Mondo occidentale.

Certamente oggi il pendolo batte anche troppo dalla parte opposta. Non si parla della realtà del Purgatorio, della realtà di fatto che ben difficilmente si entra in Paradiso senza essere passati per il luogo dell'estrema purificazione, perchè nihil Inquinatum entra nella Celeste Gerusalemme ed è difficile che nulla ci sia in noi di Inauinato al momento della morte, anzi c'è pure chi nega la realtà del Purgatorio. Tuttavia il Grande discepolo di sant’Ignazio di Lyola Luigi Lallemant e grande educatore morto nel 1635, che ebbe una grande influenza sulla spiritualità di grandi personaggi scrisse giustamente: «Ci sono delle anime che per decreto di Dio possono essere da noi aiutate, non però senza di noi, se non prestiamo loro questo servizio sono abbandonate... Purtroppo poco si pensa a queste possibilità eppure esse sono spaventose!!! Dio sa quanto noi dovremo rispondere un giorno di queste nostre responsabilità... »!

Fonte: www.preghiereagesuemaria.it