Il Purgatorio

Capitolo VI: Le pene del Purgatorio per ogni colpa da espiare

Quando una macchina non funziona, la si esamina nei vari pezzi e congegni che la formano, e si cerca di ripararli. Ogni pezzo allora subisce un particolare trattamento meccanico, che può riguardarsi quasi come... il suo particolare tormento. Un pezzo si deve saldare col fuoco, un altro si deve limare, un altro si deve avvitare, e così via dicendo.

Le colpe sono veri guasti nell'anima, che le impediscono di raggiungere Dio e di goderlo. Questi guasti non possono ripararsi che col dolore, perché sono prodotti dal disordine dei sensi che vogliono godere materialmente, o dal disordine delle facoltà dell'anima, che si perdono miseramente in aspirazioni terrene.

Il dannato è come una macchina sfasciata, che non può ripararsi, perché l'anima in disgrazia di Dio rifugge essa stessa dalla riparazione, concentrata com'è nell'orgoglio e nella ostinazione della sua perversità. Rimane com'è caduta nell'Inferno.

L'anima purgante, per lo stato di grazia tende invece a purificarsi, e per conseguenza ha per ogni colpa una particolare riparazione. Ogni colpa è un debito, è un danno, è un disordine; il debito deve pagarsi fino all'ultimo quadrante, il danno deve ripararsi, il disordine deve eliminarsi.

Non è facile per noi mortali il farci un'idea delle pene dell'anima, proporzionate a ciascuna colpa.

Dante ha immaginato dei gironi o delle stazioni del Purgatorio, con particolari tormenti, a seconda delle colpe particolari da espiare. E’ un'immaginazione che ha un fondamento nella realtà, ma che suppone non anime torturate, ma corpi vivificati dall'anima, corpi stretti da ceppi, oppressi da pesi, gementi nell'inerzia ecc. Le descrizioni del Poeta, per quanto penose, non danno un'idea del vero tormento di un'anima per ciascuna delle colpe da espiare.

I Santi nelle rivelazioni particolari che hanno avute sulle anime purganti, non si allontanano troppo dalle concezioni immaginose di Dante; veggono le anime come creature corporee, e considerano i loro tormenti come tormenti fisici. Le anime che si manifestarono, infatti, apparendo loro in una forma corporea, dettero testimonianza delle loro pene con manifestazioni corporee: sudore ardente, ghiaccio assiderante, fuoco realmente bruciante, ecc. C'è a Roma un museo dei segni lasciati da anime purganti, e nessuno potrebbe essere così stolto e temerario da negarne la realtà e la autenticità.

Le manifestazioni corporee delle anime purganti, possono avere una spiegazione in un fatto scientificamente osservato la prima volta in Giappone, quando le bombe atomiche distrussero due città: Hiroshima e Nagasaki. Dopo sei mesi dalla distruzione, gli Americani si recarono in quei territori, per studiare le radioattività lasciate là dalle bombe atomiche, e constatarono un fatto che li sorprese e li terrorizzò: tra le macerie si vedevano fantasmi, come di corpi reali di gente che correva in preda al terrore. Per le radioattività, come in una pellicola cinematografica, venivano riprodotti i corpi di quegli infelici, nell'atto nel quale ne furono investiti, mentre fuggivano. Erano come corpi reali, e così apparivano.

Si può dire che le manifestazioni corporee siano dovute a radioattività del corpo nell'atto della morte o, nella consunzione della putrefazione? Chi può affermarlo con sicurezza scientifica?

E’ un fatto certo che il corpo umano ha elettricità, e può avere certamente radioattività latenti e ancora sconosciute.

Chi indossa abiti di nailon, formato dalle fibre del vetro, talvolta quando si sveste nota uno scintillio di elettricità, luminoso e a volte bruciante o per lo meno scottante. Persino i capelli coperti da sciarpe di nailon, si mostrano così pieni di elettricità, da rizzarsi e da essere attratti al pettine, per il fatto scientifico che elettricità diverse si attraggono.

Questi fenomeni elettrici raggiungono addirittura la intensità di una radiazione radioattiva, dopo la morte, fino al punto da riprodurre il corpo umano di chi morì, quando l'anima si manifesta, e raggiungono l'anima che è in Purgatorio? Noi diciamo che è possibilissimo. L'anima, infatti, staccata dal corpo, ha sempre un riferimento al suo corpo, che deve risorgere. La terribile umiliazione della morte e del sepolcro è temperata proprio dalla certezza della resurrezione. Quando Dio le permette di venire sulla terra e manifestarsi, l'anima si trova in relazione immediata con quello che rimane di quasi vitale del corpo che informò, ossia con le radioattività che ancora si sprigionano da esso, e, raccogliendole, ne forma come la riproduzione o come un fantasma fotografico e cinematografico e può, attraverso di esso, manifestarsi, parlare ed operare quasi fosse redivivo.

Un'anima gloriosa del Paradiso si manifesta nella stessa maniera, ma trasfonde nei relitti del suo corpo la luce della gloria e della felicità che la fa beata, ed appare bellissima, parlando un linguaggio soavissimo che incanta. Nell'anima beata emerge la beata gloria, nell'anima purgante risaltano le pene che la purificano, e quindi le pene particolari dovute ad uno stato di colpa che ne caratterizzò la vita ed il carattere. Essa deve mutarsi quasi in una novella creatura, e le pene particolari, che soffre per il suo particolare stato, la purificano con una reazione spirituale che la spinge verso Dio.

Anche in questo misterioso penare c'è una dolce contesa di amore. L'anima riconosce, per così dire, i suoi cenci, e vuole mutarli in veste di gloria per amore di Dio che deve riceverla nella beatitudine, e Dio, purificando l'anima, l'agghinda, e le forma la veste nuziale dell'eterno banchetto di vita.

Se non si vede il Purgatorio, specialmente nelle sue pene per ogni peccato, in questa luce di amorosa toletta, il Purgatorio apparisce come una spietata vendetta ed una più spietata crudeltà, che è assolutamente assurda in Dio, eterna ed infinita carità.

Le rivelazioni dei Santi

Le rivelazioni dei Santi non possiamo vederle nella fitta nebbia della nostra materialità e della nostra sensibilità più egoistica che logica, ma bisogna meditarle nella realtà di un mondo e di una vita di purificazione tanto diversi dal nostro mondo e dalla nostra vita mortale.

In questa luce di amore, riportiamo una rivelazione di Santa Maria Maddalena de' Pazzi.

Una sera, mentre con alcune Suore passeggiava nel giardino del Monastero, fu rapita in estasi, e fu intesa gridare più volte: Sì ne farò il giro, e con queste parole voleva acconsentire all'invito del suo Angelo Custode, che la esortava a visitare il Purgatorio. Le sue consorelle la videro con ammirazione e terrore intraprendere quel doloroso viaggio, del quale poi scrisse una splendida narrazione. Ogni tanto, girando intorno al vasto giardino, con la persona curva verso la terra, come schiacciata da un pesantissimo fardello, si fermava a considerare, con segni manifesti di orrore e di compassione, quello che l'Angelo le mostrava. Talora la si sentiva gridare: Oh, che pena! Misericordia, mio Dio, misericordia! E vide il luogo più profondo del Purgatorio, dove erano i Sacerdoti e i Religiosi, esclamando: Come! Sacerdoti e Religiosi in questo luogo si orribile? Ah, mio Dio, mio Dio, come li veggo tormentati!... E dicendo questo tremava tutta, e soffriva.

Dal luogo di purificazione dei Sacerdoti, andò in quello delle anime semplici, dei fanciulli e delle anime illetterate, le cui colpe sono attenuate dall’ignoranza. Vide che v'era ghiaccio e fuoco, e le anime passavano alternativamente dall'uno all'altro tormento. Erano in pena, eppure erano contente, perché sapevano che quei tormenti erano strada alla felicità. Vide un luogo pieno di schifosi demoni, che tormentavano le anime trafiggendole, ed erano le anime che in vita erano state vanitose ed ipocrite per piacere agli altri. Vide più innanzi un luogo, e in esso una turba sospinta verso un dato posto, come schiacciata da un enorme peso, ed erano le anime che in vita erano state impazienti e disobbedienti. Entrò nel luogo dove sono i bugiardi, vicinissimo all'Inferno; erano immersi in uno stagno agghiacciato, mentre nella loro bocca si versava piombo fuso. Vide gli avari che erano come liquefatti dal fuoco, quasi piombo nella fornace. Vide gl'impuri, i peccati dei quali erano stati perdonati, ma non erano stati abbastanza espiati in vita. Il loro posto di espiazione era sudicio e fetente, che al solo vederlo faceva orrore e chiudeva il cuore. Vide il carcere degli ambiziosi, e li vide soffrire acerbamente in mezzo a foltissime tenebre. « Oh, miseri costoro - gridò - che per aver voluto elevarsi sugli altri, sono ora condannati in tanta oscurità! ». Vide poi le anime di coloro che, ingrati verso Dio e duri di cuore, non avevano mai conosciuto che cosa volesse dire amare il loro Creatore, Redentore e Padre. Costoro li vedeva immersi in un lago di piombo fuso, in pena di aver fatto rimanere sterili, con la loro ingratitudine, le sorgenti della grazia.

Finalmente, in un'ultima prigione le furono mostrate quelle anime che pur non avendo avuto in vita alcun vizio particolare, si macchiarono di tanti piccoli falli, e vide che dovevano subire tutti i castighi proporzionati ai vizi stessi, ma in piccole proporzioni.

E’ evidente che il genere delle pene osservate dalla Santa per i vari peccati che le anime espiano in Purgatorio, erano simboli di una realtà penosissima, che non può avere riscontro nelle pene della terra.

Ad una creatura terrena Dio non poteva mostrare che in immagine le pene del Purgatorio, per i singoli stati di peccato o d'imperfezione delle anime.

Il ghiaccio e il fuoco che vedeva la Santa per le anime, erano in realtà lo stato di gelo di quelle che non amarono Dio e non lo conobbero per ignoranza, e il fuoco era l'ardore che le bruciava di conoscerlo ed amarlo. Le trafitture delle anime che furono vanitose in vita, erano acuti rimorsi del loro spirito, mostrati come aghi, perché penetravano intimamente in loro, per aver cercato il compiacimento delle creature. I pesi che gravavano sulle anime impazienti e disobbedienti, erano l'oppressione che provavano nell'essere come dominate dal fuoco e strette da quelle fiamme. Il piombo fuso, versato nella bocca dei bugiardi, e lo stagno ghiacciato nel quale erano immersi, erano in realtà simbolo dell'espiazione delle bugie che, contrastando con la Verità Eterna, sono come fuoco che produce rovina, e freddo dello spirito lontano dalla Eterna Verità. Il piombo liquefatto al quale vedeva ridotti gli avari, era la tormentosa espiazione del loro attaccamento alla moneta metallica. Il sudiciume nel quale erano gl'impuri, rappresentava lo stato dell'anima loro, macchiata dei residui di obbrobriosi peccati. Le tenebre degli ambiziosi erano l'espiazione della loro brama di rifulgere nella gloria terrena.

Ogni peccato infatti, ogni imperfezione che macchia l'anima, diventa in lei come un abito, una natura, come un modo di vivere, tanto è vero che noi spontaneamente non designiamo il vizio di un uomo, ma lo personifichiamo; non diciamo: Quest'uomo pecca di avarizia, ma diciamo: è un avaro. Il vizio lo investe tutto, e l'espiazione lo investe tutto, di modo che l'anima è come piombo che si liquefa, si libera dalle scorie, e prende una novella forma, per così dire, una forma di giustizia, che le fa desiderare la ricchezza dell'eterna vita. La superbia diventa umiltà, nell’umiliazione delle pene che dominano l'anima; l'avarizia diventa distacco dalle cose terrene, nel desiderio del possesso dell'Eterno Bene; la lussuria, abito sozzo di passioni sozze, diventa come abito penitenziale che purifica l'anima. Lo stato di iracondia diventa abito di pazienza, perché l'anima subisce con amore le pene che la equilibrino nella pace. La gola diventa, per l'espiazione, a poco a poco gusto delle cose eterne. L'invidia diventa carità, nella brama che tutte le anime penanti siamo nella gloria. L'accidia diventa slancio ardente verso il Signore, per l'espiazione che purifica l'anima, scuotendola dal torpore nel quale visse sulla terra.

L'anima è quasi come un filugello: prima ha una vita terrena di avidità terrene, come il filugello che prima di trasformarsi in farfalla, non fa che brucare avidamente il gelso. L'anima entra nel Purgatorio come un verme viscido e ripugnante, come il filugello nel bozzolo. Chiusa nella prigione del Purgatorio acquista quasi una nuova natura, e diventa bianca farfalla che vola verso Dio nell'eterna felicità.

Se noi pensassimo al danno che ci facciamo per i peccati veniali, misere soddisfazioni di un momento fugace, non saremmo così stolti da seguire con tanta facilità gl'impulsi delle passioni e le allettative dei sensi, e sapremmo dominarci, per vivere completamente nella grazia di Dio! Siamo come fanciullacci stoltissimi, che per il capriccio di un giuoco si fanno male, e per il misero gusto di accendere una fiamma producono un incendio!

I dannati

I miseri dannati, che precipitano nell'Inferno, senza la grazia di Dio, non sono in uno stato di purificazione, ed i tormenti spaventosi che soffrono sono lo stato che hanno volontariamente eletto; è come la loro vita, la loro natura, il loro abito, senza la minima luce, in un sempiterno orrore di odio e di disperazione, per cui non desiderano che il male e non bramano che fare il male, odiando Dio, e volendo perdere le anime che peregrinano sulla terra!

Che orrore!... Chi è lo stolto che vuol perdersi così?...