Il Purgatorio

Capitolo III: La mirabile logica del Purgatorio

Non dobbiamo stupirci dei tormenti che l'anima soffre nel Purgatorio. Noi consideriamo le nostre colpe col nostro criterio, e ci sembrano cosa da nulla, come consideriamo le nostre meschine opere buone quasi fossero grandi eroismi, e non vediamo le loro miserie, e di quanta purificazione hanno bisogno per diventare gioielli della immortale corona.

Ve lo faccio intendere con un paragone di attualità: sono stati lanciati verso la luna dei missili dagli Americani, ma il lancio non è riuscito, perché la traiettoria del lancio per mettere il missile in orbita, si era spostata di un millesimo di millimetro. Questo millesimo, a terra era una cosa tanto trascurabile, che gli operatori del lancio non se ne sono accorti. Eppure il millesimo di millimetro, nel lancio verso l'alto è divenuto centinaia di chilometri, per l'angolo che ha fatto di deviazione sul lato della traiettoria. L'angolo è un punto quasi invisibile, ma i lati che si aprono non sono un punto, e se si aprono verso l'Infinito hanno dell'infinito.

Ogni peccato veniale a noi sembra una sciocchezza, tanto è vero che lo commettiamo con grande facilità ed incoscienza. Ma ogni nostra azione non si restringe alla terra, né è calcolata sui criteri terreni, tende verso Dio, perché è il prezzo della conquista dell'eterna felicità.

Il peccato sposta la traiettoria dell'azione verso l'egoismo di un piacere, o la soddisfazione stupida di un ripicco, di una impazienza, di una negligenza, e l'azione sempre tendente a Dio, in alto, forma un angolo di deviazione che non è piccolo spostamento, ma è una deviazione che fa fallire lo slancio dell'amore verso Dio.

Il peccato veniale non è più, come lo stimiamo noi, una trascurabile imperfezione, ma è una deviazione dall'amore di Dio, e questa deviazione nel Purgatorio deve correggersi, deve purificarsi, perché l'anima possa mettersi nell'orbita purissima dell'amore, e raggiungere Dio nell'eterna felicità.

Ancora: la colpa è una stonatura nell'armonia dell'amore. Un violino con una corda stonata non può partecipare ad una dolcissima orchestra d'archi, se non è accordato. La corda del violino può essere stonata o per rilassamento dal piolo a cui è avvinta, o per una lesione nella cassa armonica dello strumento. E’ necessario o stirarla con uno sforzo, che sarebbe penoso per la corda, se fosse sensibile, o col sarcire la lesione della cassa armonica. Le corde del violino sono quattro: Sol - re - la mi... tre e una, e si accordano su di una nota fondamentale: il la del corista. Se una corda si sposta da quella fondamentale, tutto il violino è scordato. Così è l'anima quando non si accorda nella sua vita con Dio perfettamente, amandolo sopra tutte le cose.

Dio è il primo principio e l'ultimo fine, e se l'anima, anche per poco, non tende a Lui, è deviata dal suo amore, e deve riaccordarsi a Lui. La sofferenza, le pene, il fuoco del Purgatorio le danno una grande ansietà di andare a Dio, come suo unico amore ed unica vita. Quest'ansietà, per lo stato di grazia è amore, come per il dannato è odio e spaventosa disperazione. Anche nella vita terrena il dolore ci spinge verso il sollievo, verso il riposo, verso la liberazione, e ci fa fare sforzi per raggiungerla. Chi è nelle onde burrascose guarda naturalmente alla riva; chi è scottato tende al refrigerio dell'acqua, chi si sente rodere per fame tende con impeto al cibo. Il fuoco, il dolore, le pene del Purgatorio sono una cosa logica, che porta in sé la sua ragione di essere, come sono logiche tutte le verità della fede. La nostra meschinità deve accordarsi all'infinito Amore e deve diventare amore.

Maria SS.ma, cantico dell'Amore divino

Maria SS.ma, piena di grazie e madre del Verbo di Dio fatto carne, definì Essa stessa l'anima sua come un cantico di amore: Magnificat anima mea Dominum.

Era piena di grazia per i meriti di Gesù, anticipati a Lei nella Immacolata Concezione; rifluenti in Lei come armonia di santità, per cui lo spirito suo benedetto esultava in Lui: Exultavit spiritus meus in Deo salutari meo. Era un cantico di esultanza nell'armonia della grazia che la santificò.

Dio è infinito e la creatura non può armonizzarsi col suo Amore che umiliandosi: il primo punto di un circolo può completare il circolo solo col contatto con l'ultimo punto. Se l'anima non si umilia e s'inorgoglisce, devia, e... fa uno sgorbio, come chi, per uno spintone, devia dalla linea del circolo. Il peccato è come uno sgorbio nell'amorosa linea che unisce il nulla al tutto.

Maria SS.ma fu la più umile delle creature, e per questo Dio Infinito si unì a Lei, guardandola con uno infinito sguardo di amore: Respexit humilitatem ancillae suae, che la rese Madre del suo Verbo Infinito fatto carne; ammirabile spettacolo di beatitudine fra le generazioni desolate della povera terra: Ecce enim, ex hoc beatam me dicent omnes generationes.

La potenza del Redentore la elevò a grandezza che la sublimò sino alla SS. Trinità; la sua santità la fece santa incarnandosi in Lei, vita della sua vita materna: Fecit mihi magna qui potens est, et sanctum nomen ejus. Ed Essa diventò così la fonte dalla quale venne la misericordia della Redenzione e tutte le genti che l'avrebbero ricevuta: Et misericordia ejus a progenie in progenies timentibus eum.

E la Redenzione fu potenza del braccio di Dio, abbattimento del regno di satana e dei suoi seguaci, sfasciamento e rovina dei troni dell'orgoglio, esaltamento in Maria dell'umiltà della creatura, per l'umiliazione del Verbo fatto carne. Fecit potentiam in brachio suo, dispersit superbos mente cordis sui. Deposuit potentes de sede ed exaltavit humiles.

Il Verbo, cantico eterno di lode a Dio nella gloria dell'eterna generazione, fu in Maria e per Maria cantico di lode nell'umiliazione dell'Incarnazione e della Passione e morte. Chi si unisce a Lui nell'umiltà, è ricco di Lui, è come satollo di beni; chi rifugge da Lui Crocifisso, insuperbendosi nel peccato, rimane pieno di sé che è miseria ed è vuoto di Dio, sommo ed unico bene: Esurientes implevit bonis, et divites dimisit inanes.

Così si compiono le promesse di Dio, così si raccoglie la turba del popolo di Dio, per il compimento della Divina misericordia nelle anime che ricevono la Redenzione, e si compie la promessa di Dio ad Abramo ed alla sua discendenza: Numera le stelle del cielo, se puoi, numera le arene del mare, cosi darò a te una discendenza: Suscepit Israel puerum suum, recordatus misericordiae suae; sicut locutus est ad patres nostros, Abraham et semini ejus in saecula.

Il magnificat dell'anima purgante

L'anima purgante tra i dolori si umilia, tra le pene tende a Dio, tra le ansietà di amore si accorda, per così dire, e canta lacrimando con Maria: L'anima mia glorifica il Signore nella sua giustizia amorosa e nella sua santità. E canta l'anima perché vede le sue miserie e le sue imperfezioni non più con la misura della stiracchiata coscienza che aveva nella vita, ma nelle proporzioni della santità di Dio.

Lo si può intendere con un paragone scientifico di attualità: gli scienziati dell'atomo hanno voluto mettere a scala il nucleo e gli elettroni dell'atomo. Mettere a scala un disegno architettonico, ad es. il disegno di un palazzo da edificare, significa determinarne le proporzioni col rapporto tra il disegno e l'edificio. Nel disegno un millimetro corrisponde, per es. alla misura di dieci metri dell'edificio. Il costruttore sa così di quanti metri deve fare un muro, un pilastro ecc.. Ora, stabilendo con un millimetro il nucleo dell'atomo, che per altro in sé è invisibile ad occhio nudo, e si può solo calcolare matematicamente, gli elettroni che gli girano intorno sono di dieci metri, e il millimetro è calcolato centomila chilometri, ossia due volte il giro della terra. Un peccato, una imperfezione, messi in confronto, direi quasi a scala con la santità di Dio che l'anima deve raggiungere, che cosa diventa? Ha una proporzione spaventosa che ha dell'infinito. L'anima vede, sente, vive questa proporzione, e per questo non si lamenta delle sue pene, ma le trova giustissime, e perché è piena di amore canta a Dio, pur lacrimando, nel desiderio di purificarsi e di raggiungerlo.

Come possiamo noi considerare una cosa da nulla un peccato veniale? E come potremmo credere troppo severa la giustizia di Dio nelle pene del Purgatorio? Non è severità, è esigenza della purificazione, è desiderio dell'anima che, apprezzando nella luce di Dio le proporzioni delle sue miserie, brama di purificarsi anche a costo di gravi dolori. Essa sa che si tratta di vedere e godere Dio, e che il godimento sarebbe tormento finché rimane nell'anima un neo solo. Potrebbe sembrare esagerata l’intensità e la durata della purificazione dell'anima macchiata? No, perché essa deve vedere Dio e goderlo in una ineffabile gioia, ed ogni più piccola macchia le impedirebbe questa visione di amore, che deve renderla simile a Dio, quasi limpido cristallo inondato dal sole e reso come sole nel sole fulgente.

Il telescopio del Monte Palomar

Ve lo faccio intendere con un paragone scientifico.

Sul monte Palomar, in America, è installato il più colossale telescopio del mondo, che avvicina il cielo stellato all'occhio che lo scruta, di milioni di anni luce. Le distanze nel cielo stellato non si misurano col metro o col chilometro, ma col percorso della luce. Questa in un minuto secondo percorre 300 mila chilometri. In un minuto primo percorre 18 milioni di chilometri. In un'ora, in un giorno, in un anno quanti chilometri percorrerà? E’ una misura che dà le vertigini. Ora, per avvicinare l'occhio al cielo stellato c'è voluto questo telescopio gigantesco, la cui lente ha un diametro di 5 metri e 50 centimetri, e lo strumento è montato in una cupola, con l'apertura al cielo, che è più grande di quella di S. Pietro in Roma. Per rendere pura e limpida la lente, in modo da non avere imperfezioni, neppure di un piccolissimo neo, ci vollero 12 anni di lavoro, impiegando, per purificarla, 70 tonnellate di abrasivo specialissimo. Terminata questa lunga purificazione, per trasportare la lente sul monte in modo che non si fosse minimamente scalfita, si dovette perforare il monte con un vasto tunnel, si dovettero costruire ponti e strade speciali. Montata la lente nel telescopio, fisso al cielo stellato per l'apertura della cupola, si cominciarono le osservazioni, ma era ed è proibito, anche ad una sola persona, fuori dello scienziato, di entrare nella cupola, perché il respiro di una sola persona, pur in un ambiente colossale, impedirebbe la piena e limpida osservazione dell'astro. Voi capite? Per osservare una stella, tanta assoluta purezza in una lente, tanto prolungato lavoro di purificazione, tanta penosa fatica di operai!

L'anima nostra non deve affisare una stella ma Dio; non deve affisarlo con una lente, ma col lume della gloria, e questo lume non può tutta illuminarla se rimane in lei anche un neo che può offuscarlo. A queste riflessioni che sono strettamente e rigorosamente scientifiche, chi potrebbe osare di lamentarsi della divina giustizia? Ma non è tanto giustizia, è misericordia, e mai come nel Purgatorio la giustizia e la misericordia si sono abbracciate nel bacio dell'amore, mai l'amore di una creatura in grazia ha sospirato alla perfezione quanto un'anima purgante. E’ una toletta di amore che deve fare, e non la trova né lunga né ingiusta, perché deve presentarsi alle eterne nozze di una eterna felicità.