Il Purgatorio

La mia relazione con le anime del Purgatorio

“Dio che purifica è il purgatorio

Dio perduto è l’inferno

Dio guadagnato è il cielo”
(Hans Urs Von Balthasar)

Perché Dio lo permette? Molta gente si domanda: "È possibile che Dio permetta ai morti di apparire ai vivi?" Ammettendo che tutto sia possibile alla sua Bon­tà, perché Dio permette delle cose così straordi­narie? Non è certamente per soddisfare la nostra curiosità: se per la misericordia di Dio si produ­cono dei fatti fuori dall'ordinario, essi sono tuttavia conformi al piano divino della salvezza. Questo è il punto di vista nel quale ci si deve met­tere per farsi un giudizio e per avere un vantaggio spirituale. Questi fatti sono di grande consolazio­ne per i defunti, perché permettono loro di essere liberati dalle sofferenze, e spronano i vivi a pre­gare maggiormente per le anime del purgatorio ed a distaccarsi da tutto ciò che è terreno. Il grande pericolo di oggi è che le cose vanno materialmente troppo bene. Noi dobbiamo ve­gliare e preoccuparci maggiormente della vita eterna, poiché essa dura sempre. Non attacchia­mo il nostro cuore a ciò che è temporale: di tut­to ciò che passa noi non potremo mai portar via nulla. Proprietà, affari, belle case, tutto ciò passa e più presto di quello che pensiamo: noi potremo portar via solo le nostre buone opere. E’ evidente che abbiamo bisogno dei beni terreni per vivere, ma si tratta di non attaccarvi il nostro cuore: ecco il problema. Questo è il senso e lo scopo delle apparizioni delle anime del purgatorio, come di tutte le altre rivelazioni private. E’ il solo motivo per cui Dio permette tali contatti soprannaturali: il buon Dio miseri­cordioso si degna di darci la sua benedizione e la sua grazia per poterne trarre profitto. L'anima a cui Dio vuol dare una grazia partico­lare possiede già dalla nascita questa grazia, ma non è raro che essa sia accordata più tardi. Le vie del Signore sono ammirevoli, insondabili. Un gran peccatore può diventare un gran san­to, come prova sant'Agostino. Saulo è diventato san Paolo, e tutto ad un tratto.

Prudenza riguardo alle rivelazioni private

Spesso non si riesce a capire la grande riserva­tezza che la Chiesa Cattolica usa riguardo alle rivelazioni private. Essa ha le sue ragioni, ed è un bene, poiché è la guardiana della verità; è meglio non riconoscere come autentici dieci casi veri che riconoscerne uno solo non vero. Ma quando i fatti concordano pienamente con l'inse­gnamento di Cristo, la Chiesa non può rigettarli, anche nel caso in cui non fossero stati ancora oggetto di un esame teologico approfondito. Un vescovo, monsignor Bruno Wechner, mi convocò per dirmi: "Io dubito che sia volontà di Dio che s'interroghino le anime del purgatorio per altri defunti". Io gli risposi: "Ho domandato un giorno ad un 'anima: «Come potete darmi dei consigli sulle anime sul cui conto v'interrogo?» Essa mi diede questa risposta: «Noi lo sappiamo da Maria, Madre della Misericordia». Il vescovo allora fu del parere che non ci si pote­va immischiare in questi fatti dato che fra cielo e terra ci sono delle cose che non sono state ancora capite dal punto di vista teologico, e che tuttavia esistono. Finalmente dichiarò che non dovevo assolutamente aspettarmi di vedere riconosciuto il caso come autentico, che la Chiesa non avreb­be mai potuto farlo fintantoché la mia persona era in vita, e che la Chiesa era così severa (noi dobbiamo ben riconoscerlo) perché anche una persona favorita da grazie straordinarie poteva diventare infedele alla grazia e che nulla era al riparo dal nemico. Perciò una tale anima doveva avere una buona guida spirituale come protezio­ne contro gli inganni del demonio.

È necessario conoscere questi fatti? E meglio tacerli?

"Perché le anime del purgatorio si indirizzano a lei?" Ecco una domanda che mi si rivolge di frequente. Non è sicuramente a causa della mia devozione: ci sono delle persone più pie di me. E tuttavia le anime non si indirizzano a loro. I fenomeni soprannaturali non sono dei «termo­metri di santità»: la pietra di paragone della perfezione resta la carità disinteressata: soffrire per gli altri per amore, ad imitazione di Cristo. Non potremo trascorrere la nostra vita terrena senza croci né sofferenze. Un'anima del purga­torio disse un giorno: "Ciò che ha pià efficacia è la sofferenza quando è sopportata con gran­de pazienza e quando si depone come offerta fra le mani della Madre di Dio, affinché Ella l'utilizzi per chi vuole, dove sarà meglio e pià necessariamente utilizzata". E’ evidentemente più facile esortare una perso­na che soffre a farlo con pazienza, che soffrire noi stessi con coraggio. Io so cosa significhi sof­frire, ma è appunto perché la sofferenza è pe­nosa che il suo valore è così grande. Non saprei dire esattamente perché le anime del purgatorio si indirizzino a me. Certamente esse possono indirizzarsi ad altre persone. Nel Vo­ralberg ho conosciuto due persone, attualmente decedute, a cui si indirizzavano. Oggidì, eviden­temente, ci sono ancora molte persone che le anime vengono a sollecitare, ma sono conosciute da pochissimi. La loro missione è diversa dalla mia. Sarebbe ben più facile, lo so, tenere queste cose nascoste al pubblico poiché si va incontro a tante incomprensioni e al disprezzo, sovente an­che da parte dei preti. Molti preti sono dei sa­pienti che vogliono capire ogni cosa. Ma le vie del Signore non si lasciano sondare così: è ne­cessaria una grande umiltà; ciò che manca spes­so ai nostri giorni.

Volevo entrare in convento

Fin dall'infanzia ho capito che Dio mi doman­dava un sacrificio tutto speciale. Da quando andavo a scuola, volevo sapere quale fosse que­sto sacrificio. Dovevo fare una lunga strada per andare a prendere il latte. Passavo vicino a due fienili. Pensavo: "Facendo questa strada, Dio potrebbe dirmi ciò che vuole da me: è quindi necessario che faccia una convenzione con Lui. Gli indirizzerò questa preghiera: «Signore, voi potete tutto. Quando passo vicino ad uno o all'altro di questi due fienili fate che trovi un biglietto sul quale ci sia scritto ciò che devo fare». E sempre ritornavo ai due fienili per tro­vare questo biglietto. Ma sempre invano. A poco a poco l’impaztenza mi vinse ed io dissi a Dio: «Voi sapete, non è colpa mia se non trovo la via che avete scelta per me». Quando finii la scuola pensai: "Ora forse devo andare in convento; forse è là che Dio mi vuole". A 17 anni entrai nel convento del Sacro Cuore di Gesù ad Hall, nel Tirolo. Dopo un anno me ne dovetti uscire, poiché avevo troppo poca salute. Volli entrare subito in un altro convento. Scelsi, questa volta, quello delle Domenicane di Thal­bach, vicino a Bregenz, sulle rive del lago di Costanza. "Glielo diciamo subito - dichiarò la suora supe­riora dopo otto giorni - Lei è troppo debole per noi". E non potei restare. Là conobbi il convento delle Francescane a Gaissau, che manda delle religiose nelle missio­ni. "Ecco il convento che ci vuole per me - pen­sai -. Condurre altre anime a Dio: ecco il mio compito. Sono troppo poco dotata per fare de­gli studi e diventare maestra; entrerò dunque in un convento da dove potrò partire più tardi per le missioni". Dissi a Dio: "Fa' dunque che possa restarvi, al­trimenti non andrò più in nessun altro conven­to". Vi entrai nel 1938. Mi piaceva molto. Ebbene, anche quest'ultima volta la superiora mi disse: "Lei è la più debole di tutte..." Spe­ravo tuttavia che una volta finiti i lavori dei campi potessi farcela. Ma alla fine della mietitu­ra la madre superiora dichiarò: "Lei è troppo debole per noi; non posso tenerla".

Le prime apparizioni

"Tutto è finito per me - pensai allora -: non ho potuto trovare la via che Dio mi ha tracciata, e Dio non me l'ha indicata". Per un certo tempo questo pensiero mi tor­mentò moltissimo dal punto di vista spirituale; ma mi confortava l'idea di non essere colpevole: avevo fatto tutto il possibile. Dall'infanzia avevo un grande amore per le anime del purgatorio; anche mia madre ci tene­va moltissimo e ci ripeteva sempre questo consi­glio: “Quando avete una domanda importante da fare, indirizzatela alle anime del purgato­rio; sono gli aiuti più validi”. Fu nel 1940 che si manifestò per la prima volta a me un'anima del purgatorio. Sentendo che qualcuno andava e veniva nella mia camera, mi svegliai. Guardai chi poteva essere. Non sono mai stata molto paurosa; sarei saltata addosso a qualcuno piuttosto che aver paura. Vidi allora uno straniero che passeggiava lenta­mente. L'interpellai con tono burbero: "Come sei entrato? Che cosa hai perso?" Fece come se non sentisse nulla e continuò il suo andirivieni. "Che fai?" domandai ancora. Non ottenni risposta alcuna. Balzai dal letto e cercai di - afferrarlo. Non presi che aria, non c'era più nulla. Ritornai a letto e l'intesi di nuovo cammi­nare: "Ebbene" - pensai - "vedo quest'uomo; perché non posso prenderlo?" Mi alzai ancora una volta, camminai lentamente verso di lui, volli fermarlo...; una volta ancora pescai nel vuoto: non c'era più nulla. Assai poco rassicurata mi rimisi a letto; erano circa le quattro del mattino. Non ritornò più ed io non riuscii ad addormentarmi. Dopo la Messa andai dal mio direttore spirituale e gli raccontai ogni cosa. "Se capita ancora qual­cosa di simile" - mi spiegò brevemente - "non domandare "chi sei", ma "che vuoi da me?" La notte seguente ritornò: era la stessa persona della notte precedente. Le domandai: "Che vuoi da me?..." Rispose: "Fa' celebrare tre Messe per me, e sarò liberato". Pensai allora che doveva essere un'anima del purgatorio. Lo dissi al mio confessore che me lo confermò. Dal 1940 al 1953 ogni anno vennero solo due o tre anime, di solito in novembre. Non vedevo in ciò nessuna missione speciale da compiere. Lo dissi al mio curato, P. Alfonso Matt, che era pure il mio direttore spirituale. Mi consigliò di non allontanare mai un'anima, ma di accettare tutto generosamente.

Sofferenze espiatorie per altre anime

Infine altre anime del purgatorio mi domanda­rono di soffrire per loro. Furono delle grandi sofferenze., Quando un anima viene, mi sveglia bussando, o chiamandomi, o scuotendomi, o in altro modo ancora. Le chiedo subito: "Che vuoi?" o "Che devo fare?" In questo modo essa può dirmi ciò che le manca. Così un' anima mi domandò: "Soffrirai per me?" Ciò mi parve abbastanza strano, poiché fino a quella volta nessuna mi aveva espresso un tale desiderio. Allora le risposi: "Sì, ma che devo fare?" Essa mi rispose: "Per tre ore pro­verai grandi dolori in tutto il corpo; ma dopo tre ore potrai alzarti e continuare i tuoi lavori come se non fosse successo nulla. Così potrai togliermi vent 'anni di purgatorio". Accettai. Mi colsero allora tali dolori che capivo a mala pena dove ero, pur essendo cosciente di aver accettato in espiazione di un'anima quelle sofferenze che dovevano durare tre ore. Mi sembrava che quelle tre ore dovessero esser passate da un pezzo, e che si trattasse piuttosto di tre giorni o di tre settimane. Quando tutto fu terminato, mi resi conto che in fondo erano pas­sate solo tre ore. Alle volte dovevo soffrire sol­tanto cinque minuti; ma come mi pareva lungo quel tempo!

I messaggi delle anime fanno conoscere queste apparizioni

Nel 1954 (era l'anno mariano) ogni notte veni­vano delle anime. Alle volte dicevano chi erano e mi incaricavano di varie missioni per i loro parenti. In questo modo il caso fu conosciuto dal pubbli­co; ciò fu per me spiacevole, poiché, per conto mio, non ne avrei parlato a nessuno se non al mio padre spirituale. Dovetti trasmettere alcuni messaggi fino a certi villaggi che mi erano sconosciuti. Mi capitava anche di dover annunciare alla parentela di rendere dei beni acquistati male, cosa che era chiaramente indicata. Ci furono dei casi in cui i membri della famiglia stessa non erano al cor­rente di simili fatti, ed era tuttavia vero. Arrivavano delle anime anche durante il gior­no, e non solamente durante la notte. Quando finì l'anno mariano, le anime non ven­nero più ogni notte, ma in media due o tre volte la settimana. Passava alle volte una settimana intera senza che ne venisse una. Di solito appaiono il primo venerdì del mese, o in un giorno di festa della Santissima Vergine, o durante la Quaresima. Durante la Settimana Santa, soprattutto, molte di esse hanno il per­messo di venire; poi nel mese di novembre e durante l'Avvento.

Domande diverse

"Conosce le anime che si indirizzano a lei?" mi si chiede. Quelle che ho già conosciuto le rico­nosco subito; le altre no, a meno che non mi dicano chi sono. Esse appaiono il più delle volte in abito da lavoro. "Si può inviare un 'anima del purgatorio da un'altra persona?” No, non si può. L'avrei fatto volentieri; avrei voluto soprattutto mandarne una a quelle per­sone che non fanno che prendere in giro queste cose e che non credono che le anime del purga­torio possano apparire. Mi fu pure domandato se si poteva far venire le anime. No, non si può. Esse vengono quando il Buon Dio lo permette per chiedere la loro liberazione. "E’ un peccato non credere alle apparizioni delle anime del purgatorio?" No, non è un dogma di fede; non si è obbligati a crederci, ma non bisognerebbe riderne.

Che cosa sanno di noi le anime del purgatorio?

Le anime sanno di noi e di quello che ci capita molto più di quello che noi crediamo. Sanno, per esempio, chi prende parte alla loro sepoltu­ra, se si prega o se si va semplicemente per fare atto di presenza, senza dire una preghiera, cosa che succede sovente. Esse sanno se si va via dopo l'offertorio, senza assistere alla Messa che sarebbe di gran profitto per loro. Se si assistesse con devozione alla funzione, invece di accompagnare solamente il corpo al cimitero, si aiuterebbero maggiormente i defun­ti, poiché, altrimenti, si va solo per essere visti, ciò che è di minimo profitto per loro. Le anime sanno anche tutto ciò che si dice di loro, ciò che si fa per loro; esse sono molto più vicine a noi di quello che crediamo, esse sono vicinissime.

Ciò che aiuta le anime del purgatorio

Il soccorso più prezioso che possiamo dare alle anime è senza dubbio la Messa, ma nella misura in cui i defunti l'hanno stimata da vivi. Anche qui si raccoglierà ciò che è stato seminato. Del resto non contano solo le Messe dei giorni di precetto (domenica e feste), ma pure quelle dei giorni feriali. Certo, non tutti possono assistere alla Messa durante i giorni di lavoro; ognuno ha le proprie occupazioni professionali, i propri obblighi, e prima di tutto c'è il dovere. Ma ci sono pure delle persone che potrebbero andare a Messa senza mancare ad alcun dove­re: i pensionati, per esempio, che sono in buona salute, solidi sulle loro gambe, che stanno vici­no alla chiesa, ma che dicono: "Sono obbligato ad andarci la domenica, ma non durante la settimana; dunque non ci vado". Coloro che pensano ed agiscono così devono aspettare a lungo dopo la morte affinché una Messa sia loro di profitto, poiché durante la loro vita ne hanno fatto poco conto. Se non possiamo andarci, inviamoci di frequen­te i ragazzi in età scolare. In molti posti non ci sono più scolari alle Messe celebrate durante i giorni feriali. Se si sapesse qual è il prezzo di una sola Messa per l'eternità, le chiese sarebbero piene, anche durante la settimana. Nell'ora della morte le Messe, alle quali abbiamo assistito con devozione durante la nostra vita, sono il nostro maggior tesoro; esse hanno per noi più valore delle Messe che sono celebrate per noi dopo la morte. Parenti ed educatori si lamentano che i bambini, ai nostri giorni, sono indolen­ti e disubbidienti. Questo non è un effetto del caso: una volta i bambini assistevano ogni gior­no alla Messa degli scolari. La preghiera e la Comunione davano loro la forza d'essere ubbi­dienti e fedeli al loro dovere. Nessun padre, nessuna madre, nessun catechi­sta può mettere nel cuore del bambino ciò che Nostro Signore stesso gli dà in grazie durante la Messa e durante la Comunione. Mi è stato chiesto se è necessario accendere delle candele e dei lucignoli e se quest'atto di devozione ha un senso ed un valore. Certo, spe­cialmente quando sono benedetti. E quando non lo sono, bisogna pensare che si comprano le candele ed i lucignoli per amore dei nostri defunti: ogni atto d'amore ha un grande valore. L'acqua benedetta è preziosa, essa pure, quan­do si adopera con fede e fiducia. Ma è la stessa cosa aspergerne il suolo con una mano piena o spanderne solo una goccia, accompagnata da una giaculatoria; spesso val meglio una sola goccia. Peccato che in molte case non ci sia più un'ac­quasantiera; non c’è quindi occasione di dare dell'acqua benedetta alle anime del purgatorio.

Quali sono i peccati più severamente puniti, in purgatorio?

I peccati contro la carità: maldicenza, calunnia, rancore; le querele, provocate dalla cupidigia e l'invidia, sono severamente punite nell'altro mondo. Ecco, per esempio, un buono a nulla potrebbe essere un uomo come si deve, se fosse trattato con bontà e carità. Facciamo attenzione a non criticare o ridere di certa gente: ciò nuoce gravemente alla nostra anima. Quante volte delle persone sole si lamen­tano che non le si aiuti un poco, mentre nelle vicinanze, forse a dieci metri di distanza, ci sono dei giovani. Ma a loro non verrebbe mai in mente di aiutare il loro vicino bisognoso di soc­corso e di fare un sentiero nello spesso strato di neve. E tuttavia, le opere di carità hanno la maggiore ricompensa in cielo. Quante volte si pecca con le parole e con i giudi­zi sprovvisti di carità! Si potrebbe scrivere tutto un libro a questo proposito. Se seguissimo la consegna che ci dà la Madre di Dio: "Siate cari­tatevoli e buoni con tutti", noi potremmo con­vertire la maggior parte degli uomini e non avremmo da temere il comunismo. Una parola può uccidere, una parola può gua­rire. L'amore copre la moltitudine dei peccati. Andiamo dunque con carità soprattutto davanti ai nostri nemici. Essere buoni con coloro che ci fanno del bene è una cosa che fanno anche i pagani, dice Cristo. Ma fare del bene a coloro che hanno verso di noi dei sentimenti ostili, ecco la vera attitudine cristiana; ecco ciò che il Salvatore ci domanda; così noi ci faremo un amico da un nemico, e potremo risparmiarci una gran parte del purgatorio.

Che cosa soffrono le anime del purgatorio?

Esse soffrono in mille modi diversi: ci sono tanti diversi purgatori come ci sono tante anime. Ogni anima ha la nostalgia di Dio, e questo è il più lancinante dei dolori. Inoltre ogni anima è punita in ciò e per ciò che l'ha fatta peccare. Succede, in una certa misura, anche sulla terra quando la punizione segue una cattiva azione: colui che mangia con eccesso soffre di mal di ventre e diventa troppo pesante; colui che fuma troppo è intossicato dalla nicotina ed è in peri­colo di prendere un cancro ai polmoni. Nessun'anima vorrebbe ritornare di nuovo sulla terra per vivere come prima nelle tenebre di questo mondo, poiché conosce cose di cui noi non abbiamo nessuna idea. Le anime vogliono purificarsi in purgatorio come l'oro nel crogiuolo. Possiamo immaginarci una ragazza che volesse andare al primo ballo in abiti sporchi e spettinata? Un'anima del pur­gatorio ha un'immagine così sfolgorante di Dio, che le è apparso in una bellezza e in una purità così splendida ed abbagliante, che tutte le forze del cielo non basterebbero a smuoverla per pre­sentarsi davanti a Dio finché sussiste in essa la minima macchia. Solo un'anima luminosa e perfetta osa andare verso l'incontro della luce eterna e della perfezione divina per contempla­re Dio faccia a faccia.

Perché faccio delle conferenze?

"Tu devi andare ovunque ti domandino - dicono le anime del purgatorio - è il tuo apostolato". Anche il Concilio vuole che i laici lavorino mag­giormente per l'apostolato. Ogni cattolico è obbligato, dopo la cresima, a difendere la fede e la verità secondo i doni che ha ricevuto. Così è pure mio dovere fare delle conferenze. Anche certi preti non vogliono capire; non lo permet­tono, mentre il popolo lo desidera. Preghiamo per questi preti. Io non mi faccio pagare per queste conferenze e queste discussioni; chiedo solo le spese di viag­gio e di mantenimento. Mi si è pure rimproverato di ricevere dei doni spontanei che oltrepassano le spese di viaggio. E’ vero, ma questo denaro non l'adopero per me: va nella piccola «casa delle anime». Là vanno pure tutti i doni supple­mentari. Essi appartengono alle anime che do­mandano una Messa o il dono di una buona o­pera. Ho l'abitudine di vivere semplicemente. Quando andavo a scuola non avevamo altra cosa da mangiare, a mezzogiorno e la sera, che una zuppa e un pezzo di pane. Tuttavia erava­mo otto ragazzi e tutti siamo cresciuti in buona salute. Si starebbe meglio se si vivesse più sem­plicemente. Mi si domanda anche che scuole ho frequentato per essere in grado di fare tali conferenze. Ho frequentato solo la scuola elementare per otto anni. Ma le mie relazioni con le anime del pur­gatorio mi hanno insegnato molto, e sono diven­tata un'altra. Ho pure una grande fiducia nello Spirito Santo. Ed è solo quando s'invoca lo Spirito Santo con fiducia che si prova la poten­za del suo aiuto e quanta importanza ha la sua assistenza, soprattutto quando si tratta dell'e­ducazione dei bambini! Così non saprò mai con­sigliare abbastanza agli educatori ed ai genitori di domandare allo Spirito Santo di illuminarli.

Bisogna perdonare al di là della tomba?

Un contadino venne un giorno a vedermi per lamentarsi: "Sto costruendo una stalla. Ogni volta che il muro arriva ad una certa altezza cade dall'altra parte. Noi abbiamo esaminato la cosa; non ci sono difetti, deve esserci qualcosa di soprannaturale lì dentro. Che si può fare?" Gli domandai: "Hai forse un defunto che aveva qualcosa contro di te, o che era animato da sentimenti ostili nei tuoi riguardi?" Rispose: "Per questo, sì! Pensavo giustamente che non potesse essere che lui che, anche sotto terra, non mi lasciava tranquillo". "Chiede solamente - gli dico - che tu gli perdoni, null’altro". "Cosa? perdonargli? a lui che mi ha fatto tanti torti da vivo? perché possa andarsene in cielo? No, no! non ha che da espiare". Dovetti calmarlo: "Non se ne andrà subito in cielo; dovrà ben espiare questo torto, ma sop­porterà più facilmente la sua pena. Non ti lascerà più riposo finché tu non gli abbia per­donato dal fondo del cuore. Non voleva saperne. Gli domandai allora: "Perché dici dunque nel Padre Nostro: «perdo­na le nostre offese come noi perdoniamo a colo­ro che ci hano offeso?» Di fatto tu dici a Dio: «non mi perdonare, perché anch'io non perdo­no al mio prossimo». "Solo adesso capisco veramente", confessò. Potei ancora indurlo a raccogliere tutte le sue energie per dichiarare: "Sì, in nome di Dio, voglio perdonare, affinché Dio mi perdoni".

Come ricevo le risposte

E’ soltanto ai primi sabati del mese o nei giorni di festa della Madonna che posso domandare se un anima è ancora in purgatorio o no. Quando un anima appare e quando, dopo aver dichiarato quello che le necessita per essere li­berata, resta ancora lì, so che posso farle delle domande, ma la risposta non mi viene data dal­l'anima alla quale ho fatto la domanda, sempli­cemente perché essa sarà liberata quando sarà fatto ciò che ha domandato. E piuttosto un'altra anima che porta la rispo­sta, un'anima che può ritornare anch'essa per domandare la sua liberazione. Quando questa ha esposto i suoi desideri, mi dice se quell'anima è ancora in purgatorio o se è stata liberata. Posso così verificare, nel mio quaderno, chi mi ha indicato questo nome e posso darne comunicazione alla persona interessata. Può succedere che passi­no due o tre anni, più sovente mesi, prima che abbia una risposta. Avviene come Dio permette. Non credo che le anime possano dire se qualcu­no è nell'inferno; ma non bisogna concludere che non ci sia l'inferno. Oh! C'è l'inferno, e c’è molta gente nell'inferno. Se mi si domanda qual è il mezzo più sicuro per non andare all'inferno, rispondo: "Siate molto umili; colui che è umile non va all'inferno, ma colui che è orgoglioso, quello si, è in pericolo di perdersi per l'èternità".

Qual è l'efficacia dell'indulgenza plenaria in punto di morte?

Un uomo mi fece chiedere un giorno di sua moglie morta. La risposta fu che quella donna era ancora in purgatorio. Notate che era mem­bro di parecchie confraternite nelle quali si può guadagnare un indulgenza plenaria in punto di morte. Si sarebbe dunque potuto pensare che non fosse più in purgatorio. Domandai ad un'anima com era possibile tal cosa. Ecco la risposta: Per guadagnare comptena­mente un'indulgenza per se stessi, bisogna ave­re l'anima del tutto staccata da ogni attacca­mento terreno. Si domanda molto. Prendete, per esempio, una madre di cinque figli sul letto di morte. Ebbene, questa deve dire a Dio: «Vo­glio ciò che vuoi Tu, vivere o morire, come Tu vuoi». Si domanda molto. Bisogna già essere vissuti in questi sentimenti per potere raggiungere un tal grado di distacco nell'ora della morte. Quando si inganna. Qualcuno fece delle domande concernenti il destino di una persona di cui diede il nome, l'anno di nascita e l'anno di decesso. La rispo­sta: "Essa è ancora in purgatorio". Egli allora mi disse schernendomi: "Questa vol­ta è chiaro che tutto ciò non è che un trucco: questa donna vive ancora. Pensai: "Come può dirmi un’anima che questa persona è ancora in purgatorio?" Andai dal mio direttore spirituale e gli dissi: "Non voglio più domande, c'è qualcosa che non collima". Con calma, tranquillamente, mi rispose: "Quan­do avrai nuovamente l’occasione di parlare con quell'anima, dille: «In nome di Gesù, ti ordino di dirmi perché mi hai dato una risposta sba­gliata, poiché questa persona è ancora in vita». Feci quello che mi fu consigliato e ricevetti la notizia seguente: "Questa risposta non veniva da un'anima del purgatorio". "Da chi dunque?" L'anima rispose: "Era il demonio sotto le appa­renze di un'anima del purgatorio. Quando ti si facevano domande in tutta franchezza tu hai ottenuto delle risposte giuste; quando si ingan­na, allora solamente il demonio ha il potere di immischiarsene". Il curato, a cui riferii queste parole, mi comu­nicò questa sua riflessione: "Avevo già pensato che il demonio entrasse in questa faccenda; non si può scherzare con tali argomenti. Bisogna attenersi strettamente alla verità. Il demonio è il padre della menzogna; là dove si mente, egli esercita l'impero della sua potenza

Villaggio in ansia

Nel 1954 venne un uomo ad informarsi su due suoi defunti: "Sono veramente impaziente di sapere quale sarà la sua risposta", disse. L'uomo non disse di più: non domandava che la risposta. Era l'anno mariano; questa risposta venne presto. Un mese più tardi potei comunicargli: "La signora S. è liberata e il signor H. è ancora in fondo al purgatorio" Scosse la testa. "Non è possibile. La signora S. è morta all'ospedale per una pratica anticonce­zionale e sarebbe liberàta, mentre il signor H che era sempre il primo e l'ultimo in chiesa sarebbe ancora in fondo al purgatorio?" "E’ l'anno mariano - gli dissi -. Ricevo tante ri­sposte che forse mi son confusa prendendo le annotazioni: chiederò di nuovo". Ripetei anco­ra la mia domanda. Mi si rispose: "Hai annota­to giusto, è così". Lo comunicai all'uomo che non volle credere più a nulla. Era del medesimo villaggio della signora S. e del signor H. La metà del villaggio era stata messa in subbuglio da queste due risposte, ma io non potevo cambiare nulla. Ora avvenne che arrivò dallo stesso villaggio una donna che aveva conosciuto molto bene la signora S. e il signor H. Ella era di parere con­trario: "Ci si è indignati della sua risposta - mi disse -. Io invece sono stata fortificata nella mia convinzione dalla sua risposta concernente questi due casi". Era venuta espressamente per questo motivo. Continuò in questi termini: "Posso dire d'aver conosciuto la signora S. come se fosse stata la mia propria sorella. Ella era debole dal punto di vista morale, è vero, ma ne ha sofferto molto; in lei questo difetto era dovuto in gran parte a tare ereditarie. Morì in seguito a pratica anticonce­zionale, è vero, ma il prete che l'ha assistita nel momento della morte ha dovuto ammettere: «Vorrei morire con i sentimenti di pentimento di questa donna». Ella morì nel Signore e fu seppellita religiosamente. Il signor H. invece era il primo e l'ultimo in chiesa, ma criticava senza tregua gli altri. Ciò che mi ha indignato maggiormente fu che duran­te il funerale della signora S. nessuno era più eccitato di lui. Non poté fare a meno di questa riflessione: Una simile carogna non doveva essere seppellita al cimitero». Riconoscente di questa spiegazione dissi alla signora: "Ora tutto è chiaro per me. il Signore non vuole che giudichiamo gli altri. Il signor H. ha condannato questa donna: tutta­via il Signore è stato misericordioso verso di lui, poiché l'ha salvato; è molto pericoloso condanna­re qualcuno". Non possiamo pronunziare delle sentenze con­tro nessuno. Supponiamo che venti persone commettano la medesima azione: la colpa può essere diversa per ciascuna di esse. Ci sono tanti fattori da considerare per giudicare: l'e­ducazione, le tare ereditarie, lo stato di salute, il comportamento, l'ambiente. Non possiamo dunque mai giudicare.

Ci sono anche bambini in purgatorio?

Sì, anche dei bambini che non vanno ancora a scuola possono andare in purgatorio. Dal momento che un bambino sa che qualcosa non è buono e lo fa, commette una colpa. Naturalmente per i bambini il purgatorio non è lungo né doloroso, poiché manca loro il pieno discernimento. Ma non dite che un bambino non capisca ancora! Un bambino capisce più di quello che noi pensiamo, ha una coscienza ben più delicata di un adulto.

Qual è il destino dei bambini morti senza battesimo, dei suicidi...?

Questi bambini hanno pure un «cielo»; essi sono felici, ma non hanno la visione di Dio. Tuttavia, ne sanno così poco su questo tema che credono d'avere raggiunto ciò che esiste di più bello. Che ne è dei suicidi? sono dannati? Non tutti, perché, nella maggior parte dei casi, non sono responsabili dei loro atti. Coloro che sono col­pevoli d'averli spinti al suicidio portano una responsabilità maggiore. I membri di un'altra religione vanno pure in purgatorio? Sì, anche coloro che non credono nel purgatorio. Ma non soffrono tanto come i cattolici, poiché non avevano le sorgenti di grazie di cui noi dispo­niamo; senza dubbio, non hanno la stessa felicità. Le anime del purgatorio non possono far nulla per se stesse? No, assolutamente nulla, ma esse possono aiutarci molto, se noi glielo chiediamo.

Incidente stradale a Vienna

Un anima mi fece questo racconto: "Non aven­do osservato le leggi della circolazione, sono rimasta uccisa sul colpo, a Vienna, mentre ero in motocicletta". Le chiesi: "Eri pronta per entrare nell 'eternità?" "Non ero pronta - soggiunse -. Ma Dio dà a chiunque non pecchi contro di Lui con insolen­za e presunzione due o tre minuti per potersi pentire. E solo chi rifiuta è dannato". L'anima proseguì con il suo commento interes­sante ed istruttivo: "Quando uno muore in un incidente, le persone dicono che era la sua ora. È falso: ciò si può dire soltanto quando una persona muore senza sua colpa. Ma secondo i disegni di Dio, io avrei potuto vivere ancora trent 'anni; allora sarebbe trascorso tutto il tempo della mia vita". Perciò l'uomo non ha il diritto di esporre la sua vita ad un pericolo di morte, salvo in caso di necessità.

Una centenaria sulla strada

Un giorno, nel 1954, verso le ore 14,30, trovan­domi in viaggio per Marul, prima di passare nel territorio di questo comune vicino al nostro, incontrai nel bosco una donna dall'aspetto così cadente da sembrare centenaria. La salutai ami­chevolmente. "Perché mi saluti? - chiese -. Nessuno mi saluta più". Cercai di consolarla dicendole: "Lei merita di essere salutata come tante altre persone". Ella cominciò a lamentarsi: "Nessuno mi rivolge più questo cenno di simpa­tia; nessuno mi dà da mangiare e devo dormire per strada". Pensai che ciò non fosse possibile e che ella non ragionasse più. Tentai di dimostrar­le che ciò non era possibile. "Ma si", mi rispose. Pensai allora che, essendo noiosa per la sua tarda età, nessuno volesse trat­tenerla per tanto tempo, e l'invitai a mangiare e adormiredame. "Ma!... Non posso pagare" fece lei. Allora cer­cai di rincuorarla dicendole: "Non importa, ma lei deve accettare ciò che le offro: non ho una bella casa, ma sarà meglio che dormire sulla strada". Allora mi ringraziò: "Dio te lo renda! Ora sono liberata" e scomparve. Fino a quel momento non avevo compreso che fosse un'anima del purgatorio. Sicuramente, durante la sua vita terrena, aveva respinto qualcuno che avrebbe dovuto aiutare, e dalla sua morte aveva dovuto aspettare che qualcuno le offrisse spontaneamente ciò che ella aveva rifiutato ad altri.

Incontro in treno

"Mi conosci?" mi domandò un' anima. Dovetti rispondere di no. "Ma tu mi hai già visto: nel 1932 hai fatto un viaggio con me fino ad Hall. Io sono stato il tuo compagno di viaggio. Mi ricordai molto bene di lui: quest'uomo aveva criticato ad alta voce, in treno, la Chiesa e la religione. Pur non avendo che 17 anni, mi presi a cuore la cosa e gli dissi che non era un brav'uomo, poiché denigrava le cose sante. "Tu sei troppo giovane per darmi una lezione - mi rispose per giustificarsi-. "Tuttavia sono più intelligente di te", gli risposi con coraggio. Abbassò la testa e non disse più nulla. Quando discese dal treno, pregai Nostro Signore: "Non permettete che quest'anima si perda!" "Questa preghiera mi ha salvato - concluse -. Senza di essa mi sarei dannato".

Una donna salva un villaggio

Nel 1954 una valanga fu la causa di una grande catastrofe. Nel vicino villaggio di Fontanella morì poco dopo una donna di nome Stark, che era stata malata per trent'anni. Si raccontava che cent'anni prima le valanghe avevano causa­to delle rovine; ma quest'ultima catastrofe era stata la peggiore. Dopo la prima devastazione era stato piantato un bosco per proteggere il vil­laggio. Durante la valanga del 1954 questo bosco fu quasi totalmente sradicato. Qualche albero trattenne la forza della neve, altrimenti la metà del villaggio sarebbe stata distrutta. Quando mori la signora Stark, poco dopo la catastrofe, seppi dalle anime che soltanto le sue preghiere ed i suoi sacrifici erano serviti a trat­tenere gli alberi. Ella aveva offerto tutte le sue sofferenze per il bene del suo comune e gli aveva così ottenuto numerose grazie. Se avesse avuto la salute non avrebbe potuto farlo. Sopportando la sofferenza con pazienza si sal­vano più anime che con la preghiera. E eviden­temente più facile esortare un malato a soffrire con pazienza che perseverare da soli a farlo umilmente. Io conosco la sofferenza: è perché essa è così penosa che ha tanto valore! Non guardiamola sempre come una punizione: essa può essere accettata come espiazione non solo per noi stes­si, ma soprattutto per gli altri. Il Cristo è l'innocenza stessa, ed ha sofferto più di tutti per espiare i nostri peccati. Soltanto in cielo sapremo ciò che abbiamo ottenuto con la sofferenza, sopportata con pazienza, in unione con le sofferenze di Cristo. Il modo più efficace di offrire le nostre sofferen­ze consiste nel rimetterle nelle mani della Madre di Dio, affinché Ella le distribuisca a chi vuole perché sa a chi sono più necessarie.

Secchio per i rifiuti, mano nera e profanazione della croce

"Cosa fai con questo secchio?", domandai ad una donna che avevo incontrato con un secchio in mano. "E la mia chiave del paradiso - rispose raggiante - Non ho pregato molto durante la mia vita; andavo raramente in chiesa, ma una volta prima di Natale, ho pulito gratuitamente tutta la casa di una povera vecchia. Fu la mia salvezza. Questa è la prova che tutto dipende dalla carità. Un incontro rimasto indimenticabile per me fu quello con un prete la cui mano destra era nera. Gliene chiesi la causa: "Avrei dovuto benedire di più - mi disse -. Dì a tutti i preti che incontri che devono benedire di più: essi posso­no dare numerose benedizioni e scongiura re le forze del male". Un giorno, dopo avermi detto ciò di cui aveva bisogno per la sua liberàzione, un anima ag­giunse: "Se mi si fa questo, sarò contento". Non disse altro, tranne il luogo ed il tempo in cui aveva lasciato questo mondo. Lo dissi ai suoi parenti, che non conoscevo. Questi furono dapprima scettici, poi vollero sapere se ogni trapassato mi diceva: "Se mi si fa questo, sarò contento "Finora - dissi - è la prima volta che un anima si esprime così". Vollero sapere perché il loro congiunto avesse usato questa espressione. Risposi che non ne conoscevo il motivo. "Eb­bene, noi lo sappiamo - dissero pensosi. Questo era il modo di dire di nostro padre; diceva sem­pre «se fate questo, sarò contento». Ecco per­chè le crediamo". Erano persone che non andavano più alla Mes­sa della domenica, pensando che fosse solo un della Chiesa e non di Dio. Spie­gai loro che un comandamento della Chiesa vale tanto quanto quello di Dio, che la differenza consiste nel fatto che la Chiesa abrogare o cambiare uno dei suoi coman­dameti, mentre è impossibile cambiare quelli di Dio. "Commisi un crimine contro Dio - mi confessò un uomo -. Calpestai una croce nel mio furore, pensando che se ci fosse stato un Dio non me l'avrebbe permesso. Fui immediatamente col­pito da paralisi. Fu la mia salvezza. Infine mi disse ciò che sua moglie doveva fare per lui, e come si poteva addolcirgli il purgato­rio. Sua moglie era uscita dalla Chiesa cattoli­ca; ma il mio messaggio le fece una grande impressione. Mi disse: "Che mio marito avesse profanato una croce, lo sapevamo solo noi due. Non lo raccontai a nessuno e mio marito non poté sicuramente raccontarlo a nessuno. Se quest 'anima dice così, devo crederle". E rientrò in seno alla Chiesa cattolica. Un medico venne un giorno lamentandosi che doveva soffrire per aver accorciato la vita a dei pazienti con le punture, affinché non dovessero soffrire più. Disse che la sofferenza, se soppor­tata con pazienza, ha per l'anima un valore in­finito; si ha il dovere di alleviare le grandi soffe­renze, ma non il diritto di accorciare la vita con dei mezzi chimici.

Bene acquistato male

Un giorno ebbi una visita. L'avevo sentito già brontolare nel corridoio. Aprii la porta per vedere. Era un uomo. Mi chiese con tono sde­gnoso: "Cos 'è questa mistificazione delle anime del purgatorio?" "Vieni a passeggiare qui - gli risposi -. Non si tratta di mistificazione". Allora, bofonchiando, arrivò dritto alla sua faccenda: "Il signor E. è apparso a lei?" Avevo davanti a me uno dei parenti a cui avevo annunciato, da parte del signor E., che si doveva rendere il bene acqui­stato male. Risposi affermativamente alla sua domanda. Cominciò allora ad imprecare dicen­do che ciò che io dicevo non era la verità, ma inganno per estorcere del denaro. "Che bene acquistato male dobbiamo rendere?" "Non lo so - gli risposi -. Ho solo ricevuto la missio­ne di domandare alla vostra famiglia di restituire il bene acquistato male. Quale? Lei deve saperlo". Seppi allora esattamente quale. Seppi anche che la sua fede cristiana era molto scarsa; imprecò pure contro il Papa, la Chiesa, la reli­gione. Gli spiegai tranquillamente il significato per quell'anima della riparazione del torto. Si calmò e disse: "Se è così, è necessario che io ricominci un'altra vita; non avevo più fiducia in nessun prete; ma ora devo cominciare a cre­dere in Dio, perché lei non avrebbe potuto sapere che nella nostra proprietà c 'era un bene acquistato male. Nemmeno tutti i membri della stessa famiglia ne sono al corrente. Un'altra volta venne una donna. Confessò: "Ho dovuto soffrire trent 'anni di purgatorio perché non avevo lasciato andare in convento mia figlia. Ciò dimostra che i genitori, che non acconsento­no alla vocazione di un loro figlio chiamato da Dio al sacerdozio o alla vita religiosa, assumono una grande responsabilità. So dalle anime che molti genitori devono rispondere della respon­sabilità d'avere negato il consenso allo stato religioso dei loro figli.

La donna che aveva il purgatorio più terribile

Un uomo mi scrisse una lettera: sua moglie era morta da un anno; da allora ogni notte sentiva bussare alla porta della sua camera. Mi chiese di andare a vedere cosa succedeva. Vi andai dopo avergli detto che non ero sicura di poter sapere qualcosa. Forse sua moglie non poteva ancora annunciarsi. Era necessario, in questo caso, abbandonare tutto nelle mani della Provvidenza. Dormii in quella camera. Verso le 23,30 circa incominciò il rumore. Domandai subito: "Cosa vuoi? Che devo fare?" Non vidi nessuno e non ricevetti risposta alcuna. Pensai che quella donna non potesse ancora parlare. Dopo cinque minuti circa, intesi uno scalpitare spaventoso; arrivò un grosso animale, cosa che non mi era ancora capitata. Era un ippopotamo. Gettai subito dell'acqua benedetta e chiesi: "Come posso aiutarti?" Nessuna risposta: era preoccupante. Allora venne il demonio sotto forma di un orribile serpente gigantesco che strinse l'animale... per strangolarlo. Poi, im­provvisamente, scomparve. Mi misi a fare dei ragionamenti tristi. Tuttavia, quella donna non doveva essere dannata. Poco dopo venne un' anima con un apparenza umana, come vengono sempre da me. Mi con­solò: "Non temere: questa donna non è dannata, ma subisce il più terribile purgatorio che esista". E mi disse la causa. Costei era vissuta, per deci­ne d'anni, in inimicizia con un'altra donna, ini­micizia di cui ella era la causa. La sua nemica aveva voluto sovente fare la pace, ma ella si era rifiutata: anche durante la sua ultima malattia aveva rifiutato le sue richieste con sgarbo, ed era morta così. Abbiamo qui la prova della severità con la quale Dio punisce coloro che si comportano in una maniera ostile riguardo al prossimo, poiché questo è un atteggiamento diametralmente op­posto alla carità. Nella vita si arriva sovente a dispute, ma bisogna cercare di rimettere a posto, al più presto, ogni cosa: perdonare subi­to. La carità oltrepassa tutto; non si ripete abbastanza il valore della sua forza. Essa copre una moltitudine di peccati.

Ucciso da una valanga

Si era nel 1954, ai tempi della catastrofe causata da una valanga. Un giovanotto di vent'anni, che abitava in una casa al riparo dalle valanghe, sentì durante la notte chiedere soccorso. Si alzò e volle affrettarsi per portare aiuto. Sua madre lo trattenne: "Dopo tutto tocca anche agli altri aiutare una buona volta, quando arrivano le valanghe, fuori c 'è troppo pericolo". Il giovane non si fece fermare: si precipitò verso il luogo da dove venivano gli appelli di soccorso, ma fu inghiottito da una valanga ed ucciso. La seconda notte dopo la sua morte venne a pregarmi di far celebrare tre Messe per lui. I suoi parenti si meravigliarono nell'apprendere che potesse essere liberato tanto presto, poiché era stato poco fervente. Ma il giovane mi confidò che, se Dio era stato così misericordioso con lui, ciò era dovuto alla sua morte avvenuta per aiutare amorevolmente il prossimo. Egli non avrebbe mai potuto fare, se fosse ancora vissuto, una morte così bella. Non ci dobbiamo mai lasciare scoraggiare quan­do capitano tali incidenti. Noi non ne conoscia­mo l'utilità. In questi casi la gente dice che era un bravo giovane, o una brava ragazza. Ho conosciuto bravi giovani e brave ragazze che in seguito hanno preso il cammino sbagliato. Dio solo sa ciò che essi avrebbero potuto diventare. Soltanto nell'eternità conosceremo la bontà di Dio nei nostri confronti.

Satana si maschera

Un'anima venne un giorno e mi ordinò: "Non occuparti della prossima anima che verrà". Il mio direttore spirituale mi aveva ordinato di occuparmi di tutte le anime. Allora domandai: "Perché non devo occuparmi di quell'anima?" ''Perché essa ha bisogno che vengano sopportate tali sofferenze di cui tu non sei capace; "In questo caso Dio non la lascerà venire. Fui allora trattata aspramente: "Dio ti proverà sia se tu tu ubbidirai, sia se non ubbidirai". Quando sono incerta e non capisco bene le cose, invoco lo Spirito Santo che non mi ha mai abbandonata. Improvvisamente mi venne l'idea che potesse essere il demonio. La mia decisione fu pronta. Gli ordinai: "Se tu sei il nemico, ti ordino, in nome di Gesù, ritirati!" Segui un grido! L'ap­parizione era scomparsa. Conobbi allora che era il «nemico» sotto le apparenze di un'anima del purgatorio. Il giorno in cui da noi e e una Messa per i morti alle ore nove, la Comunione viene data alle sette. Uno di quei giorni andai in chiesa alle 6,45. C'erano, di solito, due o tre persone. Ma quel giorno ero sola. Improvvisamente arriva il nostro curato tutto agitato. Nella fretta non fa nemnieno la genuflessione, viene direttamente verso di me dicendomi energicamente: "Oggi lei non può fare la Comunione". Poi se ne va in fretta senza genuflettersi. Io non capivo nulla. Mi misi a recitare il Ro­sario. Poco prima delle sette il mio direttore spirituale entrò tranquillamente in chiesa. Pensai: "Se ne andrà subito perché non posso fare la Comunione e non c’è nessun altro". Ma, contrariamente alle mie aspettative, andò in sagrestia. Mi guardai attorno per vedere se ci fosse qualcuno. Nessuno! Andai dunque in sagrestia e chiesi: "Perché non posso ricevere la Comunione oggi?" "Chi l'ha detto?" "Me l'ha detto lei". Egli volle sapere chi me l'a­vesse detto. Gli raccontai ogni cosa. Mi tran­quillizzò: "Lasci questa faccenda. Io non ero per niente entrato in chiesa. Era il nemico: fac­cia tranquillamente la Comunione. In Appenzello conobbi una signora, Maria Graf, una semplice donna di paese che aveva sovente delle apparizioni della Santissima Ver­gine e ne riceveva i messaggi. La signora Graf venne un giorno da me per chiedermi consiglio. Da un lato si sentiva obbligata a far conoscere questi messaggi al mondo, dall'altro il vescovo desiderava che non dicesse nulla. Le domandai: "Lei parla sovente con la San­tissima Vergine?" Avendomi risposto affermati­vamente, le consigliai di domandare alla Ma­donna ciò che dovesse fare. La veggente sapeva bene che il vescovo non era d'accordo. Fece alla Madonna la domanda e ricevette la risposta: "Obbedisci al vescovo. Io vigilerò e fa­rò in modo che i messaggi si propaghino". La signora Graf obbedì. In Appenzello quasi nessuno credeva a questi favori straordinari; perfino suo marito non ci credeva. Ma non si poterono intralciare i disegni di Dio. Poco dopo la morte della veggente, avvenuta il 19 febbraio 1964, ci fu una guarigione straordinaria dovuta al suo intervento. Ciò risvegliò l'attenzione di molti i quali andarono da suo marito e lo prega­rono di guardare se sua moglie avesse lasciato scritto qualcosa. Si trovarono le sue note in cui la Santa Vergine esprimeva parecchie volte il desiderio che per la conversione dei peccatori si recitasse ogni giorno il Rosario, che è potentissi­mo contro gli assalti del demonio. Poco dopo questa notizia, ricevetti due lettere il cui contenuto era quasi identico: "Da noi succe­dono delle cose strane. deve essere il demonio che è all'opera". Pensai: "Voglio scrivere ai due dicendo di recitare ogni giorno il Rosario per la conversione dei peccatori". Era il 16 dicembre 1964, di giorno. Presi due fogli di carta da lettera, li misi in mezzo alla tavola, con due buste a lato. Ho l'abitudine di scrivere prima l'indirizzo sulla busta. D'un col­po un fischio stridente. Fui colpita dal terrore. Il demonio era vicino a me. Mi strappò i due fo­gli di carta che trascinò fino all'angolo della ta­vola, lasciando sui fogli un segno di bruciatura. Fu per me una prova della potenza del Rosario contro il demonio.

Esortazioni date dalle anime del purgatorio

Sovente ho ricevuto, da parte delle anime, comunicazioni, esortazioni e consigli pratici. Ne cito brevemente alcuni. * Il Santissimo Sacramento non è più onorato come dovrebbe essere. In molte chiese moderne non è più al centro della chiesa. Sovente si fanno statue e quadri che scherniscono ciò che dovrebbero rappre­sentare. Anche il fatto di comunicarsi in piedi senza nessuna genuflessione è una mancanza di rispetto e di umiltà. * Il Rosario dovrebbe essere tenuto in maggiore onore. La preghiera del Rosario ha una grande potenza: Maria è il soccorso dei cristiani. * Ovunque offendo la gente dicendo, per ordine delle anime del purgatorio, che gli abiti immodesti come le minigonne spingono all'immoralità. Biso­gna prendere le cose seriamente: le donne hanno su questo punto una grande responsabilità. * Le anime desiderano che si faccia il testamen­to in tempo. Quante querele nascono e si conti­nuano per generazioni perché o non si è fatto testamento, o non si è fatto secondo giustizia. E’ necessario che ciascuno contribuisca all'av-vento del Regno di Cristo. I genitori hanno una grande responsabilità quando non lasciano la­vorare attivamente i loro ragazzi. La gioventù si rende colpevole quando, per amore dei propri comodi, tralascia di compiere una buona azione.

Costruzione di una cappella

Un'anima del purgatorio dichiarò che la San­tissima Vergine desiderava l'erezione di una cap­pella a Sonntag, e ne designò esattamente il posto là dove un tempo sorgeva un piccolo oratorio a Lei consacrato. Quest'oratorio era scomparso in seguito alla costruzione di una strada. Venne promesso di ricostruirlo. Ma, come spesso succe­de, la promessa cadde nel dimenticatoio. Era necessaria una cappella abbastanza grande af­finché si potesse celebrare la Messa. Informai il mio direttore spirituale. Egli prese la cosa seriamente sapendo che in quel posto e era stato un oratorio, cosa che ignoravo. Solo le persone anziane potevano ancora ricordarsene. La costruzione della cappella dovette essere assicurata con dei doni. Nel comune ci furono delle difficoltà. La gente non voleva capire per­ché la cappella dovesse essere costruita là dove non c erano che due case, e non in un posto dove ce n'erano parecchie. Secondo il desiderio del mio direttore spiritua­le, domandai ad un'anima se la cappella non potesse esser costruita nella frazione di Turtsch, dove c'erano più abitanti. Ecco la risposta: "Se gli abitanti di Turtsch desiderano una cappella è necessario che la paghino da soli: la loro cappella non può essere pagata con i doni che sono stati fatti da altri". La cappella fu dunque costruita nel posto desi­gnato, e ciò prima di tutto per iniziativa del mio direttore spirituale, P. Alfonso Matt. Dal momento che al Voràlberg non c'era alcuna cappella in onore di Nostra Signora dei Poveri di Banneux, la Santissima Vergine desiderò una statua di Banneux nella cappella. Il rettore di Banneux portò personalmente a Sonntag una statua che era stata benedetta a Banneux. Quando la cappella fu terminata, la Madre di Dio espresse, per intercessione di un anima, il desiderio che si mettesse un quadro che la rap­presentasse come Madre della Misericordia per le anime del purgatorio. Ma era necessario che fosse un quadro di una bellezza naturale e non un dipinto contorto di arte moderna. Chiesi alla Madre di Dio di suggerirmi un buon pittore. Poco dopo arrivò un prete polacco, padre Stanislao Skudrzyk S. J., a cui espressi il mio desiderio. Seppi che conosceva a Cracovia un bravo pittore, il professor Adolfo Hyla, che sarebbe stato in grado di fare un buon quadro. Il gesuita polacco, P. Stanislao, che abitava ad Amburgo, prese ogni cosa in mano, compresa la uestione finanziaria ed il trasporto del quadro alla Polonia a Sonntag, e tutto si svolse senza incidente alcuno. Nel maggio 1959 la cappella fu benedetta; essa è, da allora, meta di pellegrinaggi e un ricordo della anime del purgatorio. La posizione di questo luogo di grazie (posto sopra l'ultimo villaggio di Grossewalsertal, in vista di una valle alpestre delle prealpi in seno alle praterie alpine, piena di profumi di fiori e di canti di cicale) è unica. Chiunque voglia riti­rarsi in preghiera ed in silenzio in piena natura, vicino a Dio, vi trova una piccola cella dove può sentirsi meravigliosamente nascosto.

Fonte: www.preghiereagesuemaria.it