Il Purgatorio

Capitolo 2-34: Mezzi di schivare il Purgatorio.

Fu detto che la Santa Vergine ha annesso al santo Scapolare due grandi privilegi: da parte loro i Sommi Pontefici vi aggiunsero le più ricche indulgenze. Nulla qui diremo delle indulgenze; ma crediamo utile di far ben conoscere i due preziosi privilegi, l'uno sotto il nome di preservazione, l'altro sotto quello di liberazione o di sabbatina.

Il primo è l'esenzione dalle pene dell'inferno: In hoc moriens, aeternum non patietur incendium: chi morrà con quest'abito, non soffrirà il fuoco dell'inferno. È evidente che quelli che morissero in istato di peccato mortale, anche rivestiti dello scapolare, non sarebbero esenti dalla dannazione: che tale non è il senso della promessa di Maria. Questa buona Madre ha promesso di disporre misericordiosamente le cose in modo, che quelli che muoiono rivestiti di questo santo abito, avranno una grazia efficace per degnamente confessarsi e piangere le loro colpe; o che, se sono colpiti da morte subitanea, avranno il tempo e la volontà di fare un atto di contrizione perfetta. Si formerebbe un volume di fatti miracolosi che testificano il compimento di questa promessa. Contentiamoci di citarne qualcuno.

Il venerabile Padre Claudio De la Colombière riferisce che una giovane, dapprima pia e che portava lo scapolare, ebbe la disgrazia di allontanarsi dalla buona strada, per causa di imprudenti letture e della frequenza di cattive compagnie. Invece di rivolgersi a Dio e di ricorrere alla Santa Vergine, che è il rifugio dei peccatori, s'abbandonò ad una cupa disperazione. Bentosto il demonio le suggerì un rimedio ai suoi mali, il terribile rimedio del suicidio. Corse dunque al fiume, ed ancora rivestita del suo scapolare, si precipitò nelle acque. Cosa meravigliosa! invece di affondare, galleggiava, e non trovava la morte che cercava. La vide un pescatore, e volle correre per salvarla, ma lo prevenne la misera: si tolse lo scapolare, lo gettò lungi da lei, e subito affondò. Il pescatore non poté salvarla, ma trovò lo scapolare, e riconobbe che quel sacro distintivo aveva in sulle prime impedito a quella peccatrice di morire nell'atto del suicidio.

All'ospedale di Tolone si trovava un ufficiale assai empio, che rifiutava di vedere il prete. Si avvicinava alla morte, e cadde in una specie di letargo. Si approfittò di questo stato per mettergli a sua insaputa uno scapolare. Ben tosto ritornò in sé e con furore disse: «Perché sopra di me avete messo del fuoco, del fuoco che abbrucia? Toglietelo! toglietelo!» Si levò via il santo abito ed il moribondo ricadde nel suo assopimento. Si invocò la Santa Vergine ed una volta ancora si provò a rivestire del suo abito quell'infelice peccatore. Se ne accorse, lo strappò via con rabbia e gettatolo lontano da sé, bestemmiando, spirò.

Il secondo privilegio, quello della sabbatina o della liberazione, consiste nell'essere liberato dal Purgatorio dalla Santa Vergine nel primo sabato dopo la morte. Per godere di questo privilegio bisogna osservare certe condizioni, cioè: 1° custodire la castità conveniente al proprio stato; 2° recitare il piccolo Uffizio della S. Vergine. Quelli che recitano l'Uffizio canonicale, con ciò soddisfano. Quelli che non sanno leggere, devono in luogo dell'Uffizio osservare i digiuni prescritti dalla Chiesa e far di magro tutti i mercoledì, venerdì e sabato; 3° in caso di necessità, l'obbligo dell'Uffizio, l'astinenza ed il digiuno, possono essere commutati in altre opere pie da quelli che ne hanno la facoltà.

Ricordando quanto sopra fu detto dei rigori del Purgatorio e della sua durata, si troverà che ben prezioso è questo privilegio e facili le condizioni.

I dubbi sull'autenticità della bolla sabbatina furono tolti dal grande Papa Benedetto XIV, la cui eminente scienza, dottrina e moderazione ben sono note.

Di più, gli annali dei Carmelitani riferiscono in gran numero fatti miracolosi, che confermano la promessa fatta dalla Regina dei cieli. L'illustre S. Teresa, in una delle sue opere, dice di aver veduto un anima liberata nel primo sabato, per aver fedelmente in tutta la sua vita osservate le condizioni della Sabbatina.

Ad Otranto, città del regno di Napoli, una signora dell'alta società provava la più sensibile contentezza nel tener dietro alle prediche di un Padre Carmelitano, grande promotore della divozione a Maria. Questi assicurava ai suoi uditori che ogni cristiano che porta divotamente lo scapolare e ne osserva le pratiche prescritte, all'uscire dalla vita incontrerebbe la divina Madre, e che nel sabato seguente verrebbe liberato da ogni patimento. Quella signora tosto prese l'abito della S. Vergine, risoluta di osservare le regole della Confraternita. Crebbe moltissimo la sua pietà; giorno e notte pregava Maria, in lei tutta ponendo la sua confidenza. Fra gli altri favori che domandava, implorava quello di morire in sabbato, onde esser subito liberata dal Purgatorio. Fu esaudita.

Alcuni anni dopo, caduta ammalata, malgrado la contraria assicurazione dei medici, dichiarò che la sua malattia era grave e l'avrebbe condotta alla morte. «Ne benedico Iddio, aggiunse, nella speranza d'essere ben presto con lui». - Infatti la sua malattia fece tali progressi, che i medici la giudicarono vicina a morire, e ad unanimità dichiararono che non finirebbe il giorno, che era un mercoledì. «V'ingannate ancora, disse l'inferma: vivrò tre giorni di più, e non morirò che sabbato». L'avvenimento giustificò la sua parola. Riguardando i giorni che le rimanevano come un inestimabile tesoro, ne approfittò per purificarsi ed accrescere i suoi meriti. Venuto il sabbato, rese l'anima al suo Creatore.

Un gran servo di Dio, favorito con soprannaturali comunicazioni, venne a trovare la figlia di quella virtuosa donna e le disse: Mia figlia, cessate di piangere, anzi si cambi in gioia la vostra tristezza. Da parte di Dio vengo ad assicurarvi che oggi, sabbato, in grazia del privilegio concesso ai confratelli del santo Scapolare, la vostra madre è salita al Cielo ed è stata ammessa fra gli eletti.

Fonte: www.preghiereagesuemaria.it