Il Purgatorio

Capitolo 2-28: Vantaggi della divozione per le anime purganti: riconoscenza del divino Sposo delle anime.

05/03/2017    1734     Il dogma del Purgatorio    Santa Caterina da Siena 
Se le anime sono riconoscenti verso i loro benefattori, Nostro Signor Gesù Cristo, che ama quelle anime, che come fatto a lui riceve tutto il bene che loro si procura, non renderà minore ricompensa, spesso fin da questa vita, e sempre nell'altra; come punirà quelli che si scordano di usare misericordia alle anime purganti.

Vediamo dapprima un esempio di castigo. La venerabile Arcangela Panigarola, religiosa domenicana, priora del monastero di S. Marta a Milano, aveva uno straordinario zelo pel sollievo delle anime del Purgatorio. Pregava e faceva pregare per tutte le persone da lei conosciute, ed anche per gli sconosciuti, la cui morte le era annunziata. Suo padre Gottardo, che teneramente amava, era uno di quei cristiani del mondo che non si danno tanto pensiero di pregare pei defunti. Morì, ed Arcangela, desolata sapendo che a questo caro defunto era debitrice, più che di lagrime, di preghiere, risolse di raccomandarlo a Dio con suffragi al tutto particolari. Ma, cosa maravigliosa, questa risoluzione non ebbe quasi alcun effetto: quella figlia, tanto pia e tanto affezionata a suo padre, poca cosa poté fare per lui. Dio permetteva che, ad onta delle sante sue risoluzioni, lo perdesse costantemente di vista per occuparsi delle altre anime. Finalmente un inaspettato avvenimento venne a darle la spiegazione di quella strana dimenticanza ed eccitare la sua divozione a favore di suo padre.

Il giorno della festa del morti, si era rinchiusa nella sua cella, unicamente occupandosi di esercizi di pietà e di penitenza in favore delle anime. Tutt'ad un tratto le appare l'angelo suo custode, la piglia per mano ed in ispirito la conduce nel Purgatorio. Là, fra le anime che scorse, riconobbe quella di suo padre, immersa in uno stagno di acqua ghiacciata. Appena Gottardo vede la sua figlia sollevandosi verso di lei, con gemiti la rimprovera di averlo abbandonato nei suoi patimenti, mentre per gli altri ha tanta carità, mentre non cessa di sollevare e liberare anime che a lei sono estranee.

Arcangela rimase come sbalordita a quei rimproveri, che riconobbe di meritare: ben tosto, versando un torrente di lagrime, singhiozzando rispose: «O padre mio amatissimo; farò quanto mi domandate: piaccia a Dio che al più presto vi liberino le mie suppliche!». Intanto non poteva riaversi dal suo sbalordimento, né comprendere come avesse dimenticato in tal modo un padre tanto amato. Avendola ricondotta il suo angelo, le disse che quella dimenticanza era stato l'effetto d'una disposizione della divina giustizia. «Dio l'ha permessa a punizione del poco zelo e tiepidezza che in vita ebbe vostro padre per Dio, per la sua anima e per quelle del suo prossimo. Dio per quelli che mancano di fervore e di carità permette che si tenga quella condotta che essi tennero con Dio e coi loro fratelli». Del resto, è la regola di giustizia che il Salvatore stabilì nel Vangelo: Si userà con voi della stessa misura.

Il Signore è maggiormente inclinato a ricompensare che a punire, e se castiga colla dimenticanza quelli che dimenticano le anime tanto care al suo cuore, magnificamente si mostrerà riconoscente con quelli che lo assistono nella persona delle sue spose sofferenti. Nel giorno delle ricompense dirà loro: Venite, o benedetti dal Padre mio; possedete il regno a voi preparato. Voi esercitaste misericordia coi vostri fratelli bisognosi e sofferenti: ora, in verità vi dico: il bene che faceste al minimo fra di essi, l'avete fatto a me stesso (Matt., XXV, 40).

Spesso financo in questa vita, Gesù con diversi favori ricompensa le anime compassionevoli e caritatevoli.

Nella metà del secolo XIV, quando S. Caterina da Siena edificava la sua città natale con ogni sorta d'opere di misericordia, una donna, per nome Palmerina, dopo di essere stata l'oggetto della sua più tenera carità, concepì per la sua benefattrice una segreta avversione, che ben presto degenerò in odio implacabile. Non potendo vederla, né udirla, l'ingrata Palmerina si scatenava contro la serva di Dio e non cessava d'infamarla colle più atroci calunnie. Caterina fece quanto poteva per addolcirla; invano: quindi, vedendo che la sua bontà, la sua umiltà ed i suoi benefizi non facevano che accendere il furore di quella disgraziata, istantemente pregò Dio di ammollirne egli stesso il cuore indurito.

L'esaudì Iddio colpendo Palmerina d'una mortale infermità; ma non bastò quel castigo per farla rientrare in se stessa: a ricambio delle più tenere cure che la santa le prodigava, la oppresse d'ingiurie e la cacciò dalla sua presenza.

Intanto s'avvicinava la sua fine, e fu chiamato un prete per amministrarle i sacramenti. L'inferma fu incapace di riceverli per l'odio che nutriva e che rifiutava di deporre. A quella triste notizia, Caterina, vedendo che l'infelice aveva già un piede nell'inferno, ne fu inconsolabile. Per tre giorni e tre notti, non cessò di supplicare Dio per lei, alla preghiera aggiungendo il digiuno. «Ecchè! Signore, diceva, permetterete che per causa mia perisca quell'anima? Ve ne scongiuro, ad ogni prezzo concedetemi la sua conversione e la sua salute. Su di me punite il suo peccato, di cui sono l'occasione; non lei, ma me dovrete colpire.»

La sua preghiera era si potente che impediva all'ammalata di morire. Da tre giorni e tre notti durava l'agonia, con grande stupore degli astanti. Per tutto quel tempo Caterina continuò ad intercedere, e finì col conseguir la vittoria. Dio non poté più a lungo resisterle e fece un miracolo di misericordia. Un celeste raggio penetrò nel cuore della moribonda, le fece vedere la sua colpa e la mosse a pentimento. La santa, cui Dio le fece conoscere, tosto accorse; ed appena la vide, l'inferma le diede tutti i segni possibili d'amicizia e di rispetto, ad alta voce s'accusò del suo fallo, piamente ricevette i sacramenti, e morì nella grazia del Signore.

Ad onta di questa sincera conversione, vi era tutto a temere che quella peccatrice, appena sfuggita all'inferno, non avesse a scontare un duro purgatorio. La caritatevole Caterina continuò a fare quanto poteva per affrettare a Palmerina il suo ingresso nella gloria.

Tanta carità non poteva rimanere senza ricompensa. «Nostro Signore mostrò alla sua sposa salva quell'anima, Era tanto brillante, mi disse, che nessuna espressione era capace di descrivere la sua bellezza. Tuttavia non era ancora rivestita della gloria dèlla beatifica visione, ma aveva la bellezza che danno la creazione e la grazia del battesimo. Nostro Signore le disse: Ecco, figlia mia, quest'anima perduta che tu mi hai fatto ritrovare. Ed aggiungeva: Non ti sembra molto bella e preziosa? E se io, che sono la suprema bontà, donde scorre ogni bellezza, sono stato preso dalla bellezza delle anime tanto da scender sulla terra e versare il mio sangue per riscattarle, quanto maggiormente dovete voi adoperarvi gli uni per gli altri, onde non si perdano creature tanto mirabili! Se ti mostrai quest'anima, è perché sempre più tu sia ardente per tutto quanto riguarda la salute delle anime.

Fonte: www.preghiereagesuemaria.it