Il Purgatorio

Capitolo 1-19:Materia delle espiazioni: mancanza di rispetto nella preghiera.

04/03/2017    1850     Il dogma del Purgatorio    San Severino  Ven. madre Agnese di Langeac 
Dobbiamo trattare santamente le cose sante: ogni irriverenza negli esercizi religiosi sommamente dispiace al Signore. La venerabile Agnese di Langeac, priora del suo convento, molto raccomandava alle religiose il rispetto ed il fervore in tutte le loro relazioni con Dio. ricordando quelle parole della Scrittura: Maledetto chi fa l'opera di Dio negligentemente!

Morì una suora della comunità, chiamata Angelica, e la pia superiora pregava vicino alla sua tomba, quando d'un tratto dinanzi a lei vide la sorella defunta, in abito da religiosa, e nel tempo stesso sentì come una fiamma ardente che le si accostava alla faccia. Suor Angelica la ringraziò di averla eccitata al fervore, ed in particolare di averle spesso in vita ripetuto quella parola dei libri santi: Maledetto colui che fa l'opera di Dio negligentemente! - «Continuate, madre mia, aggiunse, ad eccitare le sorelle al fervore, sicché lo conservino con suprema diligenza e lo amino con tutto il cuore, con tutta la potenza dell'anima loro. Se si potesse comprendere quanto sono rigorosi i tormenti del Purgatorio, di certo niuno si abbandonerebbe alla minima negligenza».

Questo avvertimento riguarda particolarmente i sacerdoti, di cui continue e più sublimi sono le relazioni con Dio: se ne ricordino sempre e giammai lo dimentichino, sia che offrono a Dio l'incenso della. preghiera, sia che dispensino i divini tesori dei Sacramenti, sia che all'altare celebrino i misteri del corpo e del sangue di Gesù Cristo. Ecco ciò che riferisce S. Pietro Damiani nella sua lettera a Desiderio.

San Severino, arcivescovo di Colonia, coll'esempio di tutte le virtù edificava la sua Chiesa: la sua vita tutta apostolica, le sue grandi fatiche per la dilatazione del regno di Dio nelle anime dovevano meritargli gli onori della canonizzazione. Tuttavia, dopo la sua morte, comparve ad uno dei canonici della sua cattedrale per chiedere preghiere. Quel degno sacerdote non poteva comprendere che un santo prelato, quale aveva conosciuto Severino, avesse bisogno di preghiere nell'altra vita. «È vero, disse il defunto, Dio mi fece la grazia di servirlo con tutto il cuore e di lavorare per lungo tempo nella sua vigna, ma spesso io l'ho offeso col modo troppo frettoloso con cui recitai il santo uffizio. Gli affari e le preoccupazioni di ogni giorno talmente mi assorbivano, che, giunta l'ora della preghiera, di questo gran dovere mi sdebitavo con poco raccoglimento, ed alcune volte in ore diverse da quelle fissate dalla Chiesa. Adesso espio queste infedeltà, e Dio mi permette di venir a domandare le vostre preghiere».

Aggiunge la storia, che per questo sol fatto Severino stette sei mesi nel Purgatorio.

Il 12 novembre 1643, nel noviziato di Brunn (Boemia) morì il Padre Filippo Streit della Compagnia di Gesù, religioso d'una grande santità. Tutti i giorni faceva l'esame della sua coscienza colla più diligente cura, e con questo mezzo acquistò una grande purezza d'anima. Alcune ore dopo la sua morte, glorioso apparve ad un Padre del suo Ordine, il venerabile Martino Strzeda. Un sol fallo, egli disse, l'impedì d'andare diritto al Cielo e per otto ore lo ritenne nel Purgatorio, e fu di non aver creduto con sufficiente fiducia alle parole del suo superiore, che alletto di morte si sforzava di calmare le ultime sue inquietudini di coscienza, e di cui con maggior perfezione avrebbe dovuto riguardare l'assicurazione come la voce stessa di Dio.

Fonte: www.preghiereagesuemaria.it