Il Purgatorio

Il Purgatorio nella rivelazione dei santi - Capitolo XXII: IL PARADISO

28/02/2017    2756     Il Purgatorio nella rivelazione dei santi    Paradiso 

« Hai spezzato te mie catene »

Dopo la descrizione di tanti dolori e di tante pene, eccoci giunti finalmente a parlare di quell'ora benedetta nella quale l'anima purificata dall'espiazione se ne vola al cielo, pura come quando Iddio la ebbe creata e felice di sentirsi unita per sempre al suo bene. Chi potrà riferire le gioie di quel momento?... Il paragone dell'esule che ritorna in patria dopo i lunghi giorni dell'assenza e rivedendo le rive amene della terra natia, pazzo di gioia riabbraccia i parenti e gli amici che colle festose accoglienze gli fan dimenticare il pane amaro dell'esilio, e troppo debole, per confrontarsi a quell'ora, ora benedetta, in cui l'anima non rientra nella misera patria terrena, ma nella felice dimora celeste preparatale dal suo Dio. Niuna lingua può ridire, senza averlo prima provato, il giubilo di quell'ora. Unico mezzo che ci resta per formarci una languida idea di quel momento fortunato, sono le rivelazioni dei Santi, sulla scorta delle quali esporremo brevemente in questo capitolo l'avvenire riserbato alle anime. Si tratta di una festa per tutto il Paradiso. Per la liberazione di un'anima dal Purgatorio, ne gode il Signore e la Vergine, gli Angeli e i Santi ne esultano; i beati comprensori si fanno incontro alla nuova fortunata, ormai loro compagna per tutta l'eternità.

S. Teresa mentre stava un giorno ad ascoltare la S. Messa in suffragio di un Padre Gesuita virtuosissimo e morto poco tempo prima, vide nostro Signore scendere in Purgatorio, col volto raggiante di bontà e di misericordia, a cercare quell'anima fortunata per condurla in cielo, e questo in ricompensa della grande umiltà professata in vita dal defunto, come ebbe a dire nostro Signore alla Santa (Vita della Santa, capit. 38).

Chi potrà poi dirci lo splendore della gloria che irradierà quelle anime? Diceva santa Caterina da Siena, che l'anima santa nel possesso della sua felicità è spettacolo così meraviglioso e sublime, che se a noi fosse dato una volta sola contemplarlo, non potrem- mo sostenerne la vista e ne morremmo di felicità. Occhio umano non ha mai visto cose più belle, orecchio umano non udì mai armonie più soavi di quelle che si godono in cielo! Speriamo di vedere un giorno anche noi, fra gli splendori dell'eternità, le maraviglie di quel regno beato; ma fino a quel giorno noi poveri bambini balbettanti non potremo mai arrivare a parlare di cose tanto sublimi, e lasciando inesplorati i solenni decreti del cielo, ci sarà sol di conforto la speranza di possedere in un tempo non lontano la scienza divina di quelle perfezioni! - Quantunque a stretto rigore l'anima non venga mai liberata prima che sia giunto il momento preciso in cui finisce la sua espiazione, vi sono tuttavia alcuni giorni dell'anno che sembra siano stati particolarmente destinati da Dio alla liberazione di quegli spiriti eletti. Oltre al privilegio del sabato pei confratelli dello Scapolare, e oltre le feste della beata Vergine, di cui già parlammo, vi sono altri giorni di speciali favori. Caterina Emmérich, nelle sue rivelazioni tanto importanti sulla passione del Salvatore, ci dice che in ogni anniversario del sacrificio del Calvario Gesù Cristo scende nel Purgatorio a liberare l'anima di qualcuno di coloro che si trovarono presenti al grande spettacolo della sua passione. Altre rivelazioni ci fanno noto che ogni anno nel giorno dell'Ascensione, il divin Maestro rinnova in certo qual modo il mistero del suo ingresso trionfale nel cielo, scendendo in Purgatorio a liberare molte anime che gli fanno corteggio nel rientrare nel soggiorno beato. Finalmente nel giorno della Commemorazione di tutti i fedeli defunti, che è quello più specialmente consacrato ai suffragi, moltissime anime sono liberate da quelle pene. Una rivelazione citata dal P. Faber ci dice che Iddio fa uso, in codesta circostanza, della sua generosità, specialmente per quelle anime alle quali resta poco altro tempo per compiere fa loro espiazione.

E qui pure ci troviamo impotenti ad immaginare il divino spettacolo e le splendide feste che si faranno in cielo in quelle occasioni così solenni. Se nei giorni delle grandi solennità della Chiesa quando centinaia di fedeli dopo, essersi nel mattino accostati alla sacra Mensa, tornano a sera coll'anima pura e col sorriso sulle labbra nel tempio santo di Dio dov'egli; rifulge tra gli ori del tabernacolo, tra i profumi dei fiori e le nubi d'incenso, noi ci sentiamo commossi e rapiti quasi fuori di noi stessi dalla gioia, e quando la benedizione divina fra il silenzio religioso del santuario scende sui nostri capi sussultiamo di allegrezza, che cosa mai dovrà essere lassù nel cielo in quei giorni di tanta festa, nei quali la Trinità augusta circondata dalla sua gloria, e l'Umanità santissima del Salvatore raggiante amore dalle sue piaghe divine, e la Vergine Maria e gli Apostoli e i Martiri e le Vergini e i Cori degli angeli accoglieranno l'anima eletta nella santa città? Oh! sì, pensiamo, pensiamo a queste gioie serene, a queste allegrezze divine, e dopo aver finora parlato dei rigori della divina giustizia, solleviamo fiducioso lo sguardo al Paradiso e vediamo che cosa sia lassù preparato per ciascuno di noi.

Appena entrata in cielo, l'anima riceve il posto che le compete a seconda dell'ordine e della natura de' suoi meriti. Si crede comunemente che una gran parte delle creature umane che si salvano vada a riempire nei cori degli angeli il vuoto prodottovi da Satana e dai suoi compagni ribelli. Molte altre poi entrano in altre categorie di spiriti separatamente costituite, e così mentre il coro degli Apostoli partecipa del potere giudiziario di Cristo, quello dei Martiri e dei Dottori avrà il privilegio di un'aureola speciale di gloria, e le anime che sino alla fine della vita si saranno conserviate pure da ogni macchia, godranno del singolar privilegio di seguire l'Agnello divino in qualunque luogo vada, e canteranno nel cielo il cantico sublime della verginità. Pensiamo adunque spesso agli splendori dell'eternità beata che ci attende. La vita è triste e dolorosa, è vero, specialmente in certe occasioni, ma non ci perdiamo di coraggio; passeranno le pene, e avrà fine la prova. Senza dubbio avremo ancora da scontare in Purgatorio i fallì che la fralezza umana ci ha fatto commettere in vita, ma per quanto lunghe ed atroci potranno essere le nostre pene, finalmente verrà quel giorno, a Dio solo noto, in cui chiamati dall'alto andremo ad occupare il posto che ci sarà riservato fra i beati del cielo. Questo posto che verrà assegnato a ciascuno di noi, sarà indipendente dal maggiore o minor tempo passato in Purgatorio, e corrisponderà soltanto ai meriti da noi acquistati in vita. Maria Lataste riferisce nelle sue rivelazioni che una novizia del suo monastero, morta in odore di santità le apparve dopo solo nove giorni del suo passaggio di questa vita, e le disse che si trovava già liberata dal Purgatorio, e saliva al cielo. Di lì a pochi mesi essendo morta dopo una vita santissima un'altra monaca di età assai avanzata, la Lataste seppe per rivelazione che sebbene per alcune colpe commesse durante il corso della sua lunga vita avesse dovuto restare in Purgatorio parecchi mesi, quando però entrò in cielo le fu assegnato un posto assai più glorioso ed elevato di quello della novizia. La spiegazione di questo fatto a prima vista strano, non è difficile a darsi, perchè i meriti che l'anima può avere acquistati sulla terra, sono assolutamente indipendenti dalle colpe che si debbono espiare. Nel corso di una lunga, vita si possono guadagnare molti meriti, come contrarre molti debiti; ma i debiti si pagano con una espiazione temporanea, mentre il più lieve merito corrisponde ad un nuovo grado eternamente incancellabile di gloria, vale a dire ad una eterna ricompensa. Lavoriamo quindi con coraggio intorno al nostro perfezionamento morale, affin di servire con purità e zelo il nostro buon padrone Iddio, il quale è tanto generoso, che se esige dai suoi debitori fino all'ultimo centesimo, promette pure ai suoi fedeli una ricompensa infinitamente superiore ai loro meriti: Merces magna nimis.

E qui dopo aver parlato della giustizia e della misericordia di Dio sulle anime a lui fedeli, dopo aver mostrato come questa giustizia e misericordia si esercitino ammirabilmente e sapientemente in quel carcere di dolore, poniamo fine a questo scritto, augurandoci che queste povere pagine producendo un po' di bene alle anime, possano meritarci la protezione della Vergine nel giorno estremo nel quale dovremo anche noi comparire al tribunale divino; che se saremo riusciti ad accendere nel cuore di qualche fedele l'amore e lo zelo verso i nostri fratelli defunti, speriamo che le anime del Purgatorio, alle quali avremo in tal guisa giovato, ci otterranno da Dio il perdono dei nostri peccati, unica ricompensa alla quale aneliamo.

Fonte: www.preghiereagesuemaria.it