Il Purgatorio

Il Purgatorio nella rivelazione dei santi - Capitolo XIX: LE INDULGENZE

28/02/2017    2897     Il Purgatorio nella rivelazione dei santi    Indulgenza 

Dottrina delle indulgenze

Il primo meraviglioso effetto del sacramento della Penitenza è quello di rimettere i peccati gravi e leggeri. Si tratta perciò di un ritorno alla vita della grazia o di un aumento di questa vita medesima, se illanguidita da colpe non gravi. Si tratta di un ritorno dei figli al Padre o di un abbraccio più amoroso e più sincero.

Il secondo effetto del Sacramento della Penitenza è la commutazione della pena eterna, dovuta al peccato mortale, in pena temporale, la quale però, secondo il grado del dolore può essere anche rimessa completamente. Tolto il peccato e ritornata l'amicizia divina, è tolta la causa della eterna condanna: il Padre perdona e al tempo stesso riapre al figlio pentito le porte della sua Casa.

La pena temporale può anche essere completamente rimessa dal sacramento della Penitenza, ma ciò è difficile che accada, perchè in genere il dolore che si ha dei peccati non è così grande da compensare la divina Giustizia, e quindi accade che rimane da compensare in parte con opere di espiazione in questa o nell'altra vita.

L'indulgenza è una remissione di pena temporanea dovuta per i peccati, che la Chiesa concede sotto certe condizioni a chi è in grazia, applicandogli i meriti e le soddisfazionì sovrabbondanti di Gesù Cristo, della Madonna e dei Santi, le quali costituiscono il tesoro della Chiesa. Così la Chiesa a nostro conforto e consapevole della nostra deficienza viene in nostro aiuto prescrivendoci opere buone alle quali ha legato in nostro favore l'applicazione dei meriti e delle soddisfazioni sovrabbondanti di Cristo, della Vergine e dei Santi. Essa, sapendo che molti dei suoi figli sono onerati di debiti spirituali, tanto che le loro risorse non varrebbero ad estinguerli, se non con grande difficoltà e dopo lunghissimo tempo, li soccorre a questo scopo in tutto o in parte, mettendo a loro disposizione i guadagni esuberanti di altri suoi figli più vigilanti ed operosi. Questa benevola concessione oltre a corrispondere allo spirito di carità comandato da Gesù Cristo ai suoi seguaci, suscita sempre nuova riconoscenza, da cui nascono novelli propositi di bene e di amore verso Iddio » (Mariani, Lezioni catechistiche, vol. III, pag. 343)

Che la Chiesa abbia il potere di concedere le indulgenze non possiamo metterlo in dubbio dal momento che Cristo disse a Pietro e agli Apostoli: « In verità in verità vi dico: tutto quello che legherete sulla terra, sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sulla terra, sarà sciolta anche nel cielo... a chi rimetterete i peccati saranno rimessi... » (Matth. 18, 18; Giov. 20, 23). Altrove Gesù promise a Pietro di dargli le chiavi del Regno dei Cieli, quindi il potere di impedire agli indegni l'ingresso in Paradiso o di concederlo e di affrettarlo a coloro per i quali ritenesse ciò opportuno. Nel corso dei secoli la Chiesa ha sempre esercitato questo potere sia a vantaggio dei vivi che dei fedeli defunti: ecco quindi la tradizione a convalidare la tesi. Ci risparmiamo di ricordare i Padri, i Dottori della Chiesa, i Pontefici e i Concili che stanno a testimoniare la verità delle indulgenze (Denzinger, Enchir. Symb. et Definit. Index system. XII l. - Rouèt De Journel, Enchir. Patristicum, Index theologicus 550-551, Edizioni 1932), limitandoci a ricordare che nessuno fino ai protestanti del secolo xvi ha mai negato alla Chiesa il potere delle indulgenze, e allora il Concilio di Trento, infallibilmente definì che sarebbe scomunicato chiunque negasse l'utilità delle indulgenze e il potere della Chiesa di concederle.

E' certo altresì che le indulgenze si possono acquistare anche per i defunti. Non avendo la Chiesa giurisdizione sulle anime dei trapassati, le quali si trovano ormai sotto l'immediato governo di Dio, essa concede loro le indulgenze non per modo di assoluzione, ma per modo di suffragio, « pregando cioè il Signore che, nella sua infinita misericordia, si degni accettare, a favore dei trapassati, quelle soddisfazioni che gli vengono presentate dai fedeli, mediante l'acquisto delle indulgenze ad esse applicabili.

«Che poi il Signore accetti incondizionatamente tutte le indulgenze applicate ai defunti, nel modo che intendiamo noi, ciò sfugge in tutto alla nostra conoscenza. Sappiamo soltanto che le materne cure della Chiesa hanno un grandissimo valore presso Dio, che nulla va perduto e che tutto è in corrispondenza della giusta, sapiente e misericordiosa volontà divina, la quale ogni cosa dirige a bene dei suoi eletti » (Maria-ni, op. cit., pag. 351).

L'indulgenza può essere di due specie: plenaria e parziale, secondo che consiste nella remissione completa di tutta la pena temporanea dovuta per i peccati o nella remissione di una parte soltanto di detta pena. Quando però parliamo di indulgenze di un anno, di cento giorni, di una quarantena, ecc., non si deve intendere nel senso che ci venga diminuita in Purgatorio la pena di un anno, di cento giorni, di una quarantena e via dicendo, ma si deve intendere nel senso che ci viene rimessa tanta pena temporale quanta ne avremmo scontata facendo una penitenza di un anno, di cento giorni, di quaranta giorni, che secondo l'antica disciplina ecclesiastica facevano i cristiani sottomessi alle pene canoniche in soddisfazione dei loro peccati.

Condizioni per l'acquisto delle indulgenze

Le condizioni generali che si richiedono per acquistare le indulgenze, sia plenarie che parziali, sono: lo stato di grazia l'intenzione e l'osservanza di tutte le opere ingiunte nel modo e nel tempo prescritto.

E' evidente che si richieda lo stato di grazia chi è in peccato mortale è nemico di Dio, è meritevole dell'inferno, quindi indegno dei doni divini. Di più, come si potrebbe parlare a suo favore di remissione di pena temporale, quando ha addosso una condanna di pena eterna?

Quando poi per l'acquisto di una data indulgenza è prescritta la Confessione e la Comunione, la Chiesa permette di fare la Confessione tra gli otto giorni che precedono o seguono quello stabilito per l'indulgenza, e di ricevere la santa Comunione o alla vigilia del detto giorno o fra l'ottava; fermo sempre restando l'obbligo di osservare tutte le altre prescrizioni nel modo e nel tempo stabilito. Chi è solito confessarsi almeno due volte al mese o fare la Comunione quotidiana, sebbene se ne astenga una o due volte la settimana, può lucrare le indulgenze anche senza l'attuale confessione, eccettuate quelle indulgenze concesse sotto forma di giubileo sia ordinario che straordinario. Se si è tenuti ad un'opera, questa non giova per l'indulgenza senza concessione speciale; ma se fu imposta in confessione ed è indulgenziata, giova anche per l'indulgenza. Lo stato di grazia si richiede almeno al termine delle opere prescritte (C. J. C., cc. 925-932).

L'intenzione per l'acquisto delle indulgenze è sempre richiesta. "Mancando l'intenzione, le opere buone alle quali le indulgenze sono annesse, non avrebbero altro merito che quello che hanno in se stesse, e secondo le disposizioni con le quali sono compiute. Afine di acquistare il maggior numero possibile di indulgenze si può formare al mattino l'intenzione di voler acquistare tutte quelle indulgenze che saranno annesse alle opere buone fatte nella giornata. In ultimo è necessaria l'osservanza di tutte le opere prescritte nel modo e nel tempo stabilito. Se qualche condizione prescritta da chi ha concesso l'indulgenza venisse a mancare o in sè o nel modo di eseguirla, naturalmente l'indulgenza non si potrebbe lucrare.

Dobbiamo aggiungere che mentre in uno stesso giorno si possono lucrare più volte le stesse indulgenze parziali ripetendo le opere ingiunte, non si può lucrare più di una volta la stessa indulgenza plenaria, anche ripetendone le condizioni volute, a meno che non sia altrimenti disposto.

Nessuno può applicare ai viventi le indulgenze; ma si possono applicare alle anime del Purgatorio tutte le indulgenze concesse dal Sommo Pontefice, se non è stabilito diversamente. Grande favore è dunque quello delle indulgenze, e si dimostrerebbe, ingrato verso il Signore, imprevidente verso se stesso e niente affatto caritatevole verso le anime del Purgatorio, chi non ne facesse il debito pregio. E' in nostra mano un gran mezzo per abbreviare per noi e per i nostri cari trapassati le terribili pene del Purgatorio. Moltissime sono le preghiere e i pii esercizi arricchiti di indulgenze applicabili alle anime del Purgatorio. (…) Il fatto seguente, riportato da Giov. Joergensen nella Vita di S. Francesco d'Assisi (Torino 1939, pagina 271), stia a dimostrare quale gratitudine nutrano le anime del Purgatorio per coloro che vollero acquistare indulgenze in loro suffragio.

«Fra Giovanni Rigaud O. F. M. nel libro che si intitola: Compendium Theologiae pauperis, alla questione: Utrum indulgentiae defunctis valeant, dopo aver dimostrato essere in arbitrio del Papa poter applicare anche ai defunti le sacre Indulgenze, conferma la sua tesi con queste parole: - Io poi riferirò qui fedelmente ciò che a questo proposito mi fu raccontato nel luogo della Porziuncola, presso Assisi, nel qual luogo il beato Francesco fondò l'Ordine dei frati Minori, e santamente vi passò di questa vita. Ora è a sapere che per il medesimo luogo il beato Francesco ottenne dal Sommo Pontefice l'indulgenza plenaria di tutti i peccati a coloro che vi si fossero recati il primo giorno di agosto. Io vi andai l'anno del Signore 1301 E fu là che un frate molto intelligente e divoto, mi raccontò che in quello stesso anno due uomini di Milano erano venuti alla Porziuncola, e come ad uno di essi era morto di recente il figliuolo, che amava svisceratamente. Or mentre costoro tornavano in patria, quegli al quale era morto il figliuolo, si fece a pregare instantemente il compagno, perchè si degnasse concedergli il frutto dell'Indulgenza per l'anima del figliuol suo, che, a suo credere, doveva ancora trovarsi a penare tra le fiamme del Purgatorio. E quegli con grande liberalità gliela donò, con questa intenzione, che fosse applicata in suffragio dell'anima del Defunto. Ed ecco che nella medesima notte, il morto figliuolo apparve visibilmente al padre, il quale era già desto; e dopo di avergli rese vivissime grazie per l'Indulgenza ottenutagli, lo assicurò che in virtù di essa era stato incontanente liberato dalle pene del Purgatorio, e trasportato nel regno degli eletti, su in Cielo. Trascorso un anno, i sopraddetti uomini di Milano vennero nuovamente all'Indulgenza della Porziuncola, e con ordine esposero al Frate suddetto, tutto come le cose s'erano passate ».

Fonte: www.preghiereagesuemaria.it