Il Purgatorio

Capitolo VIII:Le gioie del Purgatorio

Il Purgatorio è una mirabile contesa di amore tra Dio e l'anima, e in una contesa di amore non ci può essere nulla di duro e di spietato. Chi purifica col dolore purifica per amore, e quindi trova modo di temperare il più che può i dolori che purificano; chi è purificato soffre ma l'amore, che lo lega a chi lo purifica, rende accettevoli i dolori. Il chirurgo che medica, cerca ogni mezzo per attenuare il dolore, e chi soffre trova sollievo nel sapere che quei dolori gli producono la sanità, e li sopporta pazientemente.

Non deve perciò fare meraviglia l'affermare che nel Purgatorio ci sono anche gioie, conforti e sollievi. In questo si vede l'amore di Dio verso quelle anime che vi si purificano, e l'amore delle anime che, anelando a purificarsi, contemplano amorosamente l'armonia tra la giustizia e la misericordia divina. Esse vogliono patire; è un'esigenza del loro stesso amore che le spinge verso Dio; ma nel dolore sentono di essere carezzate da Dio, che non può rifiutare loro la purificazione che le renderà felicissime nell'eterna gloria, ma in tutti i modi le solleva e le conforta, come mamma che bacia e carezza il figlio che subisce un'operazione.

Se Dio piange sulle anime dannate che volontariamente e con odio implacabile si separano da Lui, come non si commuoverà per quelle che lo amano ed anelano a Lui?

Siamo troppo abituati a considerare Dio severissimo giudice, e dividiamo la sua giustizia dalla misericordia e dall'amore, mentre in Lui sono una sola cosa, e una sola cosa amorosa come nell'unione di un bacio: Iustitia et pax osculatae sunt: La giustizia e la pace si sono baciate.

La prima gioia delle anime purganti è il sentirsi confermate in grazia, e quindi sicure della loro eterna salvezza, e nella felice impotenza di più peccare, esse che nelle pene causate loro dai peccati commessi, ne ponderano tutto l'orrore, e ne sentono tutto il pentimento.

E’ una gioia che difficilmente noi possiamo valutare, perché viviamo spensieratamente nell'incertezza della nostra salvezza eterna. E’ un fatto accertato da molte rivelazioni e da molti fatti storici, che le anime preferiscono di rimanere nelle pene del Purgatorio con la certezza di essere salve ed impeccabili, anziché ritornare in terra nell'incertezza di salvarsi. I morti risuscitati dai Santi per miracolo, hanno sempre preferito ricadere nella morte e ritornare in Purgatorio.

S. Stanislao

A conferma di quanto asseriamo, citiamo il celebre fatto avvenuto nel 1070 a S. Stanislao, Vescovo di Cracovia.

Era perseguitato dall'empio Principe Boleslao, e questi, tra le altre infamie fatte contro di lui, riuscì ad eccitargli contro gli eredi di un certo Pietro Miles, che era morto tre anni prima, lasciando una delle sue terre alla Chiesa. I suoi eredi, sicuri della protezione del Re, intentarono un processo al Santo, e subornando o intimidendo i testimoni, ottennero che il Santo fosse condannato alla restituzione del terreno.

Il Santo, vedendosi mancare la giustizia degli uomini, si appellò fiduciosamente a quella di Dio, e fatta sospendere l'udienza e la condanna, promise che avrebbe fatto comparire come testimone il defunto testatore, che giaceva da tre anni nella tomba. La sua proposta fu accettata tra mordaci derisioni come assurda. Dopo tre giorni di digiuno e di preghiere, il Santo Vescovo si recò col Clero e col popolo sulla tomba di Pietro Milés, ed ordinò che venisse aperta. Ma vi si trovarono solo, com'era da prevedersi, poche ossa tra un mucchio di cenere. I nemici del Santo esultarono, certi della vittoria. Quando ecco il Santo ordinare a quelle ossa di risorgere in nome di Gesù, resurrezione e vita. A quel comando quelle ossa, sotto gli occhi di tutti si avvicinarono, si riunirono, si ricoprirono di carne, e il morto, uscendo dalla tomba, dette la mano al Vescovo, e con lui e col Clero e col popolo stupito, si recò da Boleslao, certificando la verità della donazione fatta. Dopo, S. Stanislao gli domandò se volesse ritornare nella tomba o vivere ancora qualche anno sulla terra, ma il morto risuscitato rispose che, sebbene per i molti peccati commessi si trovava in Purgatorio tra atroci pene, preferiva ritornarvi, anziché rivivere in terra nell'incertezza di salvarsi. Implorò solo dal Vescovo preghiere e suffragi, per essere libero da quelle pene. Ricondotto processionalmente alla sepoltura, e benedetto dal Vescovo, vi si adagiò, e ritornò nello stato primiero.

E’ un fatto assolutamente storico, testimoniato da migliaia di testimoni.

La seconda gioia che provano le anime purganti è quella della loro medesima espiazione.

Amando Dio in modo perfetto e anelando a Lui, sono immensamente addolorate di averlo offeso, e desiderano riparare ed espiare. Se sulla terra le anime veramente pentite dei loro peccati, sentono il bisogno di aggiungere alla penitenza sacramentale penitenze asprissime, come cilizi, discipline, digiuni e disagi di ogni genere, e ne godono intimamente nello spirito, perché soffrono per amore, le anime purganti che hanno delle loro più piccole colpe una percezione chiarissima, non possono non godere di espiarle.

S. Caterina da Genova

S. Caterina da Genova che ebbe speciali rivelazioni sulle gioie del Purgatorio, dice: « Io vedo quelle anime stare volentieri nelle pene del Purgatorio per due motivi: il primo è per loro la considerazione della misericordia di Dio, perché intendono che se la sua bontà non temperasse la giustizia con la misericordia, soddisfacendola col prezioso Sangue di Gesù Cristo, un solo peccato meriterebbe mille inferni ». Esse infatti percepiscono con una luce speciale la grandezza e la santità di Dio, e, soffrendo, godono di adorarne la grandezza e di riconoscerne la santità. La loro gioia è come quella dei Martiri che soffrivano per adorare e testimoniare Dio vivente e Gesù Cristo Redentore, ma la supera in grado eminente ».

L'altro motivo di gioia nell'espiazione, dice la Santa, e per le anime il vedersi nella Volontà di Dio, e l'ammirare ciò che l'amore e la misericordia divina operano verso di loro. Queste due percezioni Dio le imprime nelle loro menti in un istante, e siccome esse sono in grazia, le intendono e le capiscono secondo la propria capacità, riportandone grande gioia. Questa gioia poi va crescendo tanto in esse, quanto più si avvicinano a Dio. La più piccola intuizione, infatti che si può avere di Dio, eccede ogni pena ed ogni gaudio che l'uomo possa immaginare. Perciò le anime purganti accettano con gioia le pene che, purificandole, le avvicinano più a Dio, e veggono a mano a mano cadere l'ostacolo che impedisce loro di possederlo e di goderlo.

La terza gioia delle anime purganti è il conforto dell'amore, perché l'amore rende facile ogni cosa. Quando si ama, dice S. Agostino, non si soffre, e se si soffre, si ama la sofferenza. Le anime purganti sono in un mare di amore, poiché il Purgatorio è contesa di amore. Sì, è proprio l'amore che fa penare le anime, ma la pena è temperata dall'amore, più di quello che non fosse temperato per S. Lorenzo il tormento di essere arrostito vivo sulla graticola infuocata. I carboni, egli esclamava, sono per me come rose; eppure ardevano tanto, da fargli dire al tiranno: Sono già cotto da una parte, voltami dall'altra parte.