Il Purgatorio

Capitolo XVI:L'anima nell'ineffabile gloria della SS.ma Trinità

L'anima, avvicinandosi a Dio e contemplandolo, ha una novella sorpresa che la prepara all'intima unione con Dio nell'eterna felicità: l'anima si trova nella luce della SS. Trinità. E’ giunta a Dio in grazia sua, è tempio di Dio, è tempio della SS. Trinità, è amica di Dio, e per la grazia santificante ha già in sé i raggi amorosi della SS. Trinità: è figlia adottiva del Padre, è redenta dal Figlio, è santificata dallo Spirito Santo, perché ama Dio di un amore senza ombre. Se uno mi ama, dice Gesù (Giov. 14, 23), il Padre mio l'ama, e a lui veniamo, e facciamo in lui dimora. Questo che avviene in terra quando il nostro amore per Dio è così povero, avviene molto più nel Paradiso, quando l'amore dell'anima verso Dio è perfetto, perché essa è tutta di Dio, senza ombre.

L'anima nella gloria, contemplando Dio come è, a faccia a faccia, lo vede nella mirabile luce della SS. Trinità, uno solo nella sostanza, ma trino nelle Persone. Ebbe in terra la fede nella SS. Trinità, e per la fede della Chiesa conobbe il grande mistero. Fermamente crediamo, e semplicemente confessiamo, disse la Chiesa nel Concilio Lateranense IV (1215), che uno solo è il vero Dio: Padre, Figliolo e Spirito Santo; tre Persone ma una sostanza o natura, assolutamente semplice: il Padre non deriva da nessuno, il Figlio dal solo Padre, lo Spirito Santo dal Padre e dal Figlio, tutte e tre consustanziali, coeguali, coonnipotenti e coeterni.

Questa professione di fede per l'anima significa la definizione stessa della SS. Trinità, mistero che essa doveva conoscere per salvarsi: la SS. Trinità è il mistero delle tre Persone divine realmente distinte, in una e numericamente medesima sostanza, natura o essenza, delle quali la seconda Persona procede dalla prima per vera generazione, e la terza Persona dalla prima e dalla seconda, come da un unico principio, per spirazione.

L'anima pur non potendo giungere a questa definizione teologica, sapeva dal medesimo Catechismo che vi è un solo Dio, in tre persone uguali e distinte, che si chiamano Padre, Figliolo e Spirito Santo. Lo credeva fermamente, pur senza poterlo capire, lo credeva, per così dire, come un alunno crede alle definizioni scientifiche, per l'autorità degli scienziati che gliele rivelano, ed è proprio questa fede che gliele fa imparare, e che lo introduce poi nella luce della scienza. L'anima, dalle stesse definizioni della SS. Trinità, alla quale crede per l'autorità di Dio che l'ha rivelata e della Chiesa che l'insegna, è introdotta nella luce mirabile della Fede. Essa fu battezzata nel nome del Padre, e del Figliolo e dello Spirito Santo; fu cresimata nello stesso adorabile Nome, fu perdonata dei suoi peccati, e ricevette i grandi doni della grazia nel medesimo Nome; è logico quindi che conosca e creda il mistero di questo Nome.

Dalle ombre della fede, l'anima passa nella luce Infinita di Dio, Uno e Trino

Non basta infatti una qualunque credenza in un Dio, in un Essere supremo, come dicono spesso quelli che si illudono di avere una fede fuori della Chiesa, perché non si può avere di Dio un'idea vaga e nebulosa, ma bisogna avere la conoscenza dell'unico vero Dio, e Dio è il vero ed unico Dio, solo nel mistero della Trinità.

Anche la Chiesa nei momenti solenni della sua liturgia, che è la più luminosa espressione della sua fede, non fa scoprire il capo od inchinarlo in segno di adorazione al semplice nome di Dio, ma solo al nome della SS. Trinità, Padre, Figliolo e Spirito Santo.

Dalle ombre della fede avuta in terra, l'anima passa nella luce infinita di Dio, Uno e Trino, ne vede lo splendore, ne contempla la realtà, ne conosce la logica, giacché ogni verità della fede, nella luce dell'intelletto che crede, e nello splendore della realtà contemplata nel Paradiso, ha queste due note che incantano l'anima in una felicità senza nome: la verità e la logica.

In se stessa e nelle creature ragionevoli, l'anima ha avuto una certa conoscenza della persona, anche vagamente quando è un'anima che non ha studiato nella vita terrena. Non ripete ogni creatura ragionevole, e persino ogni infante: Io? Non si rivolge alle altre creature, chiamandole: Tu? Io e tu sono, in fondo, espressioni della propria e dell'altrui personalità.

La persona nell'uomo si può definire: una sostanza singolare, completa, di suo diritto e dotata d'intelletto. Si chiama sostanza singolare, non universale o astratta, che, come tale, è piuttosto nella mente. Si chiama sostanza completa, cioè che non ha bisogno di unirsi ad altra sostanza per operare. Si dice che è sostanza di suo diritto, perché è incomunicabilmente sussistente in se stessa ed a se stessa, ed al quale si riferiscono e si attribuiscono propriamente, tutte le operazioni che compie. Si dice: dotata d'intelletto, perché intende ed è padrona delle sue operazioni per il libero arbitrio. La persona è perciò quella che opera nella natura umana, e si distingue dalla natura, perché è il principio che opera, ed è quella a cui si attribuiscono le operazioni.

Dio rispetta la personalità umana

Il delitto dell'eresia comunista di sopprimere la umana personalità, e di rendere gli uomini misere e materiali parti di un mostruoso Stato, accentratore di ogni intelligenza, di ogni volontà e di ogni libertà, è spaventosamente perfido, illogico e contrario all'umana natura. Senza dire che, accentrando tutto nello Stato, si accentra tutto nelle folli idee e nella perfida volontà di un uomo solo. Dio rispetta la personalità umana e la sua libertà, trattando gli uomini, come dice di Scrittura, con estrema riverenza, ed il Comunismo ateo e brutale riduce gli uomini nella più esosa schiavitù. E’ orribile!

Dio è veramente persona (S. Tommaso, Sum. Theol. I q. 29), ma non nel senso medesimo della persona umana, sebbene in senso analogico ed infinitamente più grande.

Nelle divine persone c'è una reale distinzione, che consiste nelle relazioni di origine: il Padre, il Figlio generato dal Padre, lo Spirito Santo spirato dal Padre e dal Figliolo, come da unico principio. La persona in Dio perciò si definisce dai Teologi: Relazione sussistente. Il Figlio, per es. è relazione di filiazione, sussistente.

In termini più adatti a qualunque intelligenza: Dio, conoscendo Sé stesso genera il Verbo, ed il Verbo non è come in noi, un pensiero che si concepisce e passa, ma essendo infinito, è sussistente, e quindi è persona distinta. Dio conoscendo Sé stesso, si ama, infinitamente si ama, e l'amor suo è infinitamente sussistente, e quindi è persona reale, distinta dal Padre e dal Verbo nell'unica infinita natura. E’ un mistero altissimo, che non avremmo potuto mai conoscere senza la rivelazione di Dio stesso, ma per l'anima beata è un oceano di immensa gioia e di eterna felicità.

La Trinità nelle ombre dell'Antico Testamento

Sulla terra fin dagli antichissimi tempi, questo mistero fu adombrato in una certa pluralità nell'unico Dio. Dio creando l'uomo disse: Facciamo l'uomo ad immagine NOSTRA (Gen. 1, 26). Rimproverando Adamo della sua prevaricazione, Dio disse: Ecco, Adamo è quasi UNO DI NOI (Gen. 3, 22). Dio bollando la superbia di quelli che edificavano la torre di Babele, disse, come uno che parla nel consesso di più persone: Venite, DISCENDIAMO, E CONFONDIAMO la loro lingua (Ivi, 11, 7). Nella formula di benedizione che si trova nel libro dei Numeri, si ripete tre volte il nome di Yahweh (Num. 6, 23-26). Presso il Profeta Isaia s'invoca Dio: Santo, Santo, Santo (6, 1-9). Abramo nella valle di Mambre ebbe una manifestazione di Dio, in tre persone che gli si avvicinarono, ed egli in esse adorò l'unico vero Dio (Gen. 18).

Gli Ebrei avevano un perfetto monoteismo, credendo in un solo Dio, eppure i loro libri sacri parlavano della seconda persona che chiamavano Messia, Sapienza. Il Messia è annunziato dai Profeti, è chiamato Emmanuel, cioè Dio con noi, e gli si attribuisce origine divina, suprema potestà ed altri attributi divini che convengono al Verbo Incarnato. La Sapienza di Dio è mostrata nel Vecchio Testamento come una persona divina. Lo Spirito di Dio è frequentemente nominato nel Vecchio Testamento, ed è mostrato come principio della vita, dal quale è rinnovata la faccia della terra, ed è mostrato come distributore dei celesti doni.

Nel Nuovo Testamento, le ombre divennero Luce

Queste ombre dell'Antico Testamento divennero luce di verità nel Nuovo, diventano splendore di realtà nella gloria del Paradiso.

L'anima si trova innanzi a Dio, infinito e semplicissimo Principio, fontana divina, come lo chiama la Teologia; senza principio, perché è infinito Essere da sé, che ha in Sé l'essere e la ragione dell'essere. Dio, infinitamente intelligente, non può conoscere che Sé stesso, perché Egli è tutto. Conoscendosi infinitamente, genera il Verbo, infinito e sussistente, e quindi Persona. Conoscendosi si ama infinitamente, perché si conosce come Sommo Bene, somma bontà, somma perfezione, e la sua conoscenza infinita, il Verbo suo, essendo sussistente persona, lo ama infinitamente. E’ un unico principio di amore del Padre e del Figlio che spira l'Eterno Amore, infinito e sussistente, e perciò Persona distinta.

E’ una sublime meraviglia che l'anima può vedere riflessa in se stessa imperfettamente. L'anima, intelligente, intendendo genera l'idea, il concetto, il verbo mentale, che non è sussistente perché finito. Compiacendosi della sua intellezione, l'ama, l'ama tanto da esservi tenacemente attaccata; l'anima vive, pensa ed ama, unica natura spirituale in tre manifestazioni. Dio è, intende ed ama infinitamente, unica natura semplicissima non in tre atti, come nell'uomo, ma in tre sussistenti Persone. L'uomo è, intende e vuole, perché vuole ciò che ama. Dio è, intende ed ama, e l'infinito suo Amore è la sua Volontà.

La SS.ma Trinità nel creato

L'uomo opera quando concepisce l'idea che ama, ed opera per questa idea che realizza con la volontà. Dio effonde la sua bontà e crea per il Verbo suo infinito, realizzando la creazione per la sua Volontà infinita. E nella creazione lascia, per così dire, i raggi della sua Trinità. L'anima contempla la gloria dell'adorabile Trinità, nella sua evidenza, e quasi si diletta a vederne i riflessi nella creazione; come una bimba si diletta a vedere i riflessi del sole tra le foglie degli alberi, e nelle gocce sprizzanti da una fontana del prato silenzioso, tra lo zefiro del vento e il profumo dei fiori. E’ uno sguardo per il quale l'anima esulta in Dio Uno e Trino, lodandolo ed amandolo.

Ecco l'universo nella sua sterminata vastità, ecco il mistero nel quale si smarriscono le piccole menti umane credendolo eterno, o confondendolo con Dio, o gettandosi nelle fosche tenebre del dubbio. L'anima vede nell'universo la potenza di Dio, che lo crea per il Verbo, e lo armonizza per il suo Amore: In principio Dio creò il cielo e la terra. E la terra era informe e vuota, e lo Spirito di Dio si muoveva sulle acque (Gen. 1, 1-2). Ecco la luce: s'incentra quasi nelle sue fonti, s'irradia e splende nella sua purezza, creatura dolcissima che ha una fonte, un’emanazione della fonte, un'illuminazione che rende evidenti le cose: una in tre e tre in una: Dio disse: Sia la luce, e la luce fu (Ivi, 3).

Alla voce della sua onnipotenza si separarono le acque, e Dio creò il firmamento che chiamò cielo. Potenza di inconcepibili uragani, che cantavano la potenza di Dio, ordine che obbediva al Verbo della sua infinita Sapienza, serenità di amorosa pace sulle fluttuanti onde gigantesche per il cielo splendente: uno in tre e tre in uno (Ivi, 6-8).

Dio raccolse le acque della terra nei bacini, e fece emergere la terra dalle acque: la terra, il mare e le sponde che l'abbracciavano nell'ordine dei loro confini: uno in tre e tre in uno (Ivi, 9, 10). Dio disse alla terra irrorata: Germini la terra erba verdeggiante che faccia seme, e piante fruttifere che diano frutto secondo la loro specie, e che in se stesse abbiano la loro semente sopra la terra... (Ivi, 11). Ed eruppero dalla terra vergine e feconda le gigantesche primitive foreste: terra che germina, alberi che svettano, frutti che si rinnovano: uno in tre e tre in uno.

Dio disse: Siano fatti dei luminari nel firmamento del cielo, e distinguano il giorno e la notte, e siano per segni e per distinguere i tempi, i giorni e gli anni, e risplendano nel firmamento del cielo ed illuminino la terra. E così fu fatto. E Dio fece i due grandi luminari, il luminare maggiore perché presiedesse al giorno, ed il luminare minore, perché presiedesse alla notte, e le stelle. E le collocò nel firmamento del cielo, affinché rischiarassero la terra, e dividessero la luce dalle tenebre (Ivi, 14-18). In questi mari di luce, di ordine e di movimenti, quanti splendori della Potenza, della Sapienza e dell'Amore di Dio: uno in tre e tre in uno!...

Dio creò i pesci nelle acque, gli uccelli nell'aria, gli animali dalla terra... Una vita animale in tre categorie. E li creò maschio e femmina, perché crescessero e si moltiplicassero. Un principio generante, un generato, un amore nella generazione: tre in uno e uno in tre. Tutta la creazione è ripiena della gloria di Dio Uno e Trino, l'anima se ne estasia, ed ancora una volta, per il lume della gloria s'immerge, per così dire, nel mistero di Dio: infinito Essere da sé, infinita Sapienza, infinito Amore.

Sulla terra, il tormento dei dubbi

Forse tante volte l'anima si domandò sulla terra, nelle trepidazioni del dubbio e tra le fosche tentazioni di satana: da chi è Dio? E per quale merito è felicissimo Dio? E quale fu il suo passato, quando nulla esisteva di ciò che Egli ha creato?...

L'anima si smarriva nelle concezioni del proprio misero intelletto, come una bimba che accendendo uno zolfanello, volesse capire la luce del sole, e dal trepidante guizzare d'una fiammella il corso delle stelle!

Ora l'anima è nell'evidenza di Dio, e lo vede nella sua infinità realtà, infinito Principio, da Sé, eterno, in atto, tutto amore. Se l'anima vedendo uno che avesse in sé il padre e la madre come sua natura, si domandasse « Donde sei tu? ». Capirebbe che non potrebbe venire da altri che da sé.

Il merito è un atto di virtù, e per il merito si ha il premio. Per es., un atto di carità è premiato, ed il premio è una felicità... Dio non ha la perfezione, diremmo quasi, il merito di un atto di carità, Dio è la carità, tutta la carità per essenza; è l'amore, è la bontà, è la Sapienza, è la santità per essenza; è tutto in atto nelle sue infinite perfezioni. La sua medesima natura, semplicissima ed infinita, è la sua eterna felicità. Esiste nella sua eternità, effonde la sua bontà creando, crea le creature ragionevoli alle quali si mostra operante, scende sino alla sua creatura e si fa uomo, e riceve nella umanità assunta i dolori e la morte... Si direbbe che ha voluto mostrarsi operante e sofferente, perché l'uomo non avesse invidiata la sua grandezza e la sua eterna felicità. E si è donato all'uomo.

Quando nulla vi era di ciò che ha creato, tutto era in Lui nel suoi prototipi e nei disegni della sua amorosa Volontà... E’ la somma vita, la somma perfezione, il sommo Amore, è la Carità: Deus charitas est, e l'anima nel mare di luce che la investe, non può fare che amarlo, in una felicità eterna. E’ Dio stesso che la invita. Come potrebbe dubitare di Dio se lo vede? Come potrebbe smarrirsi nell'idea di un Essere senza principio, se lo contempla nella sua infinita realtà, avente in Sé la ragione del suo essere infinito? Come potrebbe confonderlo con le cose create, quasi fosse una fatalità ed una materialità avvolgente le cose e penetrante la materia come una cieca forza, un più cieco destino, un più tenebroso capriccio di molecole e di atomi di elettroni roteanti nell’infinitesimale e di colossali astri roteanti nel vuoto dello spazio sterminato? Non ha fatto Dio l'anima a sua somiglianza, e per amore non s'è fatto Lui a somiglianza dell'uomo, per rendersi più intelligibile alla sua creatura?

In Cielo, l’Alleluia dell’amore

L'anima lo contempla in Lui stesso, lo vede nei riflessi che in lei da Lui si effondono ... Anch'essa è spirito, anch'essa intende, vuole, ama ... anch'essa vive, e porta in sé la ragione della sua vita, perché, per la grazia, la SS. Trinità abita in lei, e continuamente sostentandola, continua in lei l'atto creativo, che è la ragione del suo essere immortale. L'anima è abbracciata dall'infinito amore di Dio, che nell'accoglierla scende sino a lei, e si compiace di lei, immagine sua, come ab aeterno si compiacque di Sé per il suo Verbo infinito...

Che mistero di amore dal quale l'anima è tutta presa; che luce di carità, dalla quale l'anima è tutta penetrata!... Come potrebbe non intendere la realtà di Dio, e rimanere ancora nelle angosciose ombre della vita terrena, se essa è con Lui che la vezzeggia in un epitalamio di amore? Quale bimba carezzata dalla mamma e vezzeggiata con strette di amore, potrebbe più dubitare di lei, o domandarle: Donde sei, chi ti fece nascere, chi ti fece buona, chi ti fece bella?... L'anima s'immerge in Dio, e Dio si dona a lei... E’ una stretta di amore che non ha altro sfogo che l'amore, non ha altra irrefutabile certezza che l'amore, non ha altra scrutante indagine che l'amore, e l'amore non indaga ma vive nella felicità dell'evidenza!

Tu sei bella, o amica mia, dice Dio nell'abbracciarla, sei soave e splendida come Gerusalemme, terribile come un'armata in ordine di battaglia (Cant. 6, 3). Bella per la grazia, soave e splendida come Gerusalemme, perché tempio suo vivo; terribile come un’armata in ordine di battaglia, perché vittoriosa del male e conquistatrice dell'Eterno Amore. Volgi a me i tuoi occhi, i tuoi sguardi di amore, perché sono essi che mi attraggono a te. E Dio la loda, come uno sposo innamorato loda la bellezza della sposa (Ivi 4-8).

Vieni a me, avanzati dalle tenebre della vita terrena e dalle ombre oscure del Purgatorio, come aurora che sorge, bella come la luna, eletta come il sole, forte come un esercito ordinato in battaglia (Ivi, 9-10). Vieni a me, amor mio, come aurora che comincia a risplendere in me, sole di amore; come luna che splende tra le tenebre della notte del tempo che passò; come sole che splende nella mia luce, come forza di amorosa conquista... Vieni!... Quanto sei bella e graziosa, o carissima... sei come palma che svetta trionfante, come grappoli d'uva che stillano dolcezza, nel profumo della grazia che ti arricchisce, inebriata e inebriante d'amore (Ivi, 7, 1-9).

E l'anima si slancia verso Dio donandosi a Lui: Io sono del mio Diletto, ed Egli è volto verso di me... Vieni o mio Diletto... ti darò le mie carezze... abbracciami... il nostro amore oramai è eterno; è suggello sul cuore che è tutto tuo, è lampada di fuoco e di fiamme... chi potrà più estinguerlo? Chi potrà più impedirne le soavi espansioni?... Un muro con baluardi di argento mi divide dalle miserie della vita passata, una porta rinforzata con tavole di cedro incorruttibile si è chiusa per sempre sul tempo.... ho trovato in Te, mio Dio, la pace... sono con Te in eterno... canto a Te l'eterno alleluia della eterna felicità... Alleluia!... (7, 10; 8, 1-14).

L'anima è tutta felice, non ha più limiti nella sua gioia, ed al suo canto di amore fa eco tutto il Paradiso, che loda Dio e lo ama. E’ questa la festa del Cielo, della quale parlò Gesù per un'anima che si salva. Tutto è luce nel Paradiso, tutto è chiarissimo nella infinita gloria di Dio. I dolori della terra che tante volte turbarono l'anima, appaiono come corimbi di fiori che sbocciano, come grappoli di frutti maturati, nello splendore dell'eternità. Che gioia!... Non sembrarono sulla terra poco meno che crudeltà i sacrifici degli animali dell'antica Legge, e non sembrò terribile e quasi spietato il sacrificio della Croce? Eppure nel Cielo si vede che i sacrifici furono ombra e figura della più grande testimonianza di amore di Dio verso le sue creature, e il sacrificio della Croce fu il compimento di questo amore. Per il sacrificio degli animali, anche le creature irragionevoli furono elevate, e la loro vita immolata mutò la povera vita animale in un cantico, così come si cava da una povera corda un dolcissimo suono. Tutto è luce, tutto è motivo di eterna felicità; tutto è ordine di giustizia, tutto è effusione di misericordia, tutto è rapimento di amore. Alleluia!... Non è una lode cieca, non erompe più, come suono sforzato, dalle angustie del cuore e dalle ombre della fede, è una lode che squilla nell’infinita realtá di Dio, nella potenza, nella sapienza e nell'amor suo... Alleluia! ...

L'incontro con Maria Immacolata

Se questo è l'incontro di un'anima con l'adorabile Trinità, se questa è la trionfante felicità di un'anima che fu macchiata della colpa originale, che fu peccatrice e si redense nel Sangue di Gesù, che fu macchiata da tante miserie e si purificò nel Purgatorio, che cosa ha dovuto essere l'incontro di Maria con l'adorabile Trinità? Essa non è sola immacolata, ma è l'Immacolata Concezione, tutta pura e tutta bella, è il riflesso più luminoso della purezza infinita di Dio.

Non è solo innanzi a Dio Uno e Trino, è nella SS. Trinità, come disse Essa stessa nell'apparire sulla terra: Eletta da Dio Padre, termine fisso del suo eterno consiglio, Madre del Verbo Incarnato, Sposa dello Spirito Santo.

Non è la favilla di un incendio di amore, è una fiamma di amore in una infinita fiamma, è una lode osannante nell'infinita gloria di Dio, è una creatura, ma tutta adombrata e splendente nella luce dello Spirito Santo: Magnificat anima mea Dominum! In Lei splendono come gioielli tutti i frutti della Redenzione, Essa è tutta nella luce del Verbo Incarnato, e il Verbo Incarnato è tutto suo, perché ne è madre: Esulta il mio spirito in Dio mio Salvatore. E’ umile ed alta più che creatura, e Dio si compiace in questa sublime piccolezza che la congiunge totalmente a Lui: Guardò la piccolezza della sua serva. E’ beata nell'abbraccio dell'Infinito Amore e tutto il Paradiso, compiacendosi in Lei, l'acclama beata: Mi chiameranno beata tutte le generazioni. In Lei splende innanzi al coro dei Beati la potenza di Dio e la santità di Dio che la fece grande e santissima, ed Essa è luce riflessa dell'infinita potenza e santità di Dio, che rende beati i comprensori dell'eterna Maestà di Dio: Ha fatto in me cose grandi colui che è potente, ed il suo Nome è santo.

Maria raccolse nel suo Cuore la misericordia di Dio sul Calvario, la effuse su tutte le generazioni, la fa splendere in tutte le anime salvate dalla misericordia di Dio: la sua misericordia di generazione in generazione su quelli che temettero Dio. Essa rappresenta la vittoria di Dio sull'Inferno, la vittoria di Dio sugli orgogliosi rampolli dell'Inferno: Operò nella potenza del suo braccio, disperse i superbi nei pensieri del loro cuore. Gli orgogliosi e miserabili troni dei superbi sono disfatti, l'umiltà è in Lei esaltata nella più alta gloria, e Dio la corona Regina del Cielo e della terra: Depose i potenti dalla sede ed esaltò gli umili. Esaltò in Lei l'umiltà, perché Essa nella sua grandezza sterminata che ama ed adora Dio, non è semplicemente umile, ma è l’Umiltà. In Lei si compirono tutte le promesse di Dio; tutte le figure e le profezie si compirono nella sua divina Maternità, tutte le aspirazioni dei secoli si compirono nel Figlio suo... Essa non è solamente beata nell'eternità, Essa è Regina nella beatitudine del Paradiso, è Regina di materna misericordia per quelli che ancora peregrinano in terra, è Regina amorosa per le anime che si purificano nel Purgatorio. Dio l'abbraccia; l'abbraccio trionfatrice della morte, giacché il suo corpo è assunto con l'anima in Cielo.

Maria ancora una volta gli si dona nella sua profonda umiltà come sua ancella nei disegni del suo Infinito Amore in tutto il creato e nei secoli: Ecce ancilla Domini, e la felicità di Maria diventa gioia e felicità degli Angeli e dei Santi, diventa la più grandiosa festa del Paradiso, diventa armonia trionfante che invita a lodare il Signore.

Il Verbo, eterna lode di Dio, umanandosi in Lei, rese l'anima sua tutta una lode a Dio: Magnificat anima mea Dominum, e l'armonia di questa lode della più eletta creatura si effonde come invito di amore su tutte le creature...

Nei cieli, sulla terra, in ogni angolo dell'universo: Lodate il Signore nei cieli, lodatelo nell'eccelsa sua gloria.

Lodatelo, o Angeli suoi, mirabili schiere della sua potenza.

Lodatelo, o sole, o luna, o stelle fulgenti, lodatelo o cieli dei cieli, altezze sterminate, lodatelo!

Lodatelo, o acque, lodatelo, o terra e tutti i fenomeni che in te si realizzano, e tutte le creature che in te vivono: il fuoco, la grandine, la neve, la nebbia, il vento procelloso.

Lodatelo, o monti, o colline, o alberi fruttiferi, o cedri.

Lodatelo, o fiere selvatiche, o giumenti domestici, o rettili striscianti sulla terra, o uccelli volanti nell'aria.

Lodatelo, o Re della terra, lodatelo, o popoli tutti, lodatelo, o principi che li reggete, o giudici che li giudicate.

Lodatelo, o giovani, lodatelo, o vergini, lodatelo, o vecchi, insieme coi fanciulli, lodatelo tutti.

Lodino tutti il nome del Signore, perché solo il suo nome è eccelso, la sua maestà è sopra la terra ed il cielo, e dette alta potenza al popolo suo (Salmo 148) al popolo dei Beati che lo contemplano, vittoriosi del male, che lo adorano nella sua infinita grandezza, che lo esaltano per, le opere sue, che si beano della sua amorosa maestà.

La voce dell'amore esultante dei Beati del Cielo è come orchestra sonora, e come suono di trombe trionfali, come dolcissime note del salterio e della cetra, come timpani rullanti nell'applauso degli amorosi cori, come corde vibranti e melodiosi osanna, come crepitanti cembali sonori, esultanti nella gloria di Dio (Salmo 150).

L'applauso dei Beati

L'applauso dei Beati è come un cantico amoroso alla misericordia di Dio, alla infinita sua bontà che li rende felicissimi!

Tutte le ombre che in terra si addensarono sulla bontà divina sono dissipate nella visione dell'infinita bontà, tutte le gioie conquistate sono frutto della sua misericordia; erompe da tutti il coro dei Beati un cantico di lode, come riconoscimento della bontà e della misericordia di Dio in tutta la sua Provvidenza amorosissima:

Lodate il Signore perché è buono, perché in eterno è la sua misericordia.

Lodate il sommo ed unico Dio, perché in eterno è la sua misericordia.

Lodate il Signore supremo, perché in eterno e la sua misericordia.

Egli solo ha fatto cose mirabili, perché in eterno è la sua misericordia.

Egli ha creato i cieli con sapienza, perché in eterno è la sua misericordia.

Egli distende la terra sulle acque perché in eterno è la sua misericordia.

Egli ha fatto i grandi luminari del cielo, perché in eterno è la sua misericordia.

Ha fatto il sole per fargli dominare il giorno, perché in eterno è la sua misericordia.

Ha creato la luna e le stelle, per farle presiedere alla notte, perché in eterno è la sua misericordia.

Egli percosse gli Egiziani, e trasse Israele dalla schiavitù con grandi prodigi, perché in eterno è la sua misericordia...

Nella nostra miseria s'è ricordato di noi, perché in eterno è la sua misericordia, e ci ha liberati dai nostri nemici, perché in eterno è la sua misericordia.

Egli nutre ogni creatura, perché in eterno è la sua misericordia.

Lodate Dio del cielo, perché in eterno è la sua misericordia (Salmo 136).

Il cantico dei Beati alla misericordia di Dio, è l'atto di amorosa riconoscenza all'Infinito Amore che li rende felicissimi, senza timore di alcun male. Il tempo è passato..., i suoi penosi ricordi si sono dileguati come nebbia innanzi al sole. La gioia è piena, la gloria è immortale, la felicità è eterna. Alleluia!...

Salvaci, o Gesù, portaci in Paradiso!

Noi siamo ancora pellegrini nell'esilio terreno, e gemiamo fra tanti pericoli..., salvaci, o Gesù!...

Sei venuto sulla terra per salvarci, ci hai arricchiti dei preziosi tesori del tuo Sangue, sei con noi nel Sacramento del tuo amore, ci vigili notte e giorno come amorosa mamma dal tuo Tabernacolo, non permettere che siamo ingrati al tuo amore, salvaci, o Gesù!...

Salvaci, portaci in Paradiso! Aiuta la nostra debolezza, asciuga le nostre cocenti lacrime, consola il nostro cuore desolato, liberaci dai pericoli dell'anima, salvaci, portaci in Paradiso!

A te fummo affidati, o Maria, sul Calvario, siamo tuoi figli, sei nostra Mamma, non ci abbandonare perché figli ingrati, abbracciati a te non possiamo perire, perché sei madre di misericordia... salvaci, portaci in Paradiso!...

O Gesù, o Mamma Maria, siamo nella valle di lacrime.... fate che vivendo uniti alla Divina Volontà la nostra valle fiorisca, le nostre lacrime diventino gemme, il nostro desolato cuore si dilati nell'eterna speranza... salvateci, portateci in Paradiso!...

IL MIO ADDIO ALLA TERRA

Ed ora, non sapendo quale sarà il giorno della mia morte, io anticipo col cuore tutto unito alla tua Volontà, il mio addio alla terra, dove passai pellegrino tra tante pene, dove fui un povero nulla, dove vissi nel pieno sentimento del mio niente, nella povertà che ho amata, nell'umiliazione che mi è stata compagna fin dai più teneri anni, lavorando per Te tra mille difficoltà, confidando unicamente in Te e nell'aiuto della mia dolcissima Mamma Maria.

Addio, addio, o povera terra desolata tra tante miserie, addio; scenda su di te la benedizione di Dio, in ogni angolo tuo si lodi Dio, in ogni tua dimora regni la pace... Addio! Ti vedrò dall'alto come atomo fuggente nello spazio, e ti benedirò ancora... Addio!

Addio, o Santa Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, madre mia e delle anime. Quando io nacqui tu mi generasti alla grazia, quando morirò mi partorirai alla gloria, per l'infinita misericordia di Dio. Addio a te che peregrini sulla terra, salve a te trionfante nel Cielo, a cui spero unirmi morendo.

Addio, o fonte battesimale, che mi facesti cristiano, figlio di Dio, fratello di Gesù Cristo, tempio dello Spirito Santo, figlio di Maria, addio!

Addio, o santi confessionali, che innumerevoli volte mi ridonaste la grazia e me l'accresceste nell'abbraccio della divina misericordia!

Addio, Tabernacolo della mia Chiesa, che mi aspettavi ogni mattina, ed ogni mattina ti aprivi per me... Tu depositario delle mie gioie e delle mie pene, del mio povero amore e della mia filiale fiducia, dei miei sospiri e dei miei desideri... Addio!...

Addio, o santa Chiesa dove fui consacrato Sacerdote... Addio casa dove fui educato al divino amore, e dove giunsi alla dignità sacerdotale... Addio, dolci ricordi di una vita umiliata... la più bella vita che io potevo avere sulla terra, donandomi tutto a Dio.

Addio, povera casa mia, povera stanzuccia mia, dove tra i gemiti del dolore, nella mia cara e profonda umiliazione, ho lavorato per la gloria di Dio... Addio, piccolo eremo dove ho meditato la mia nullità e la mia miseria, dove ho riparato, con Gesù e per Gesù, le colpe delle anime e dell'anima mia... Addio!...

Addio, o strade che ho percorso ogni giorno nella giovinezza, e poi curvo dalla vecchiezza, per donarmi a Gesù e donare Gesù alle anime, addio!

Parto dalla terra con l'anima piena di amore a Dio ed alle anime. Non ho avuto mai un sentimento di astio o di avversione per chi mi ha fatto del male. Non ho avuto neppure bisogno di perdonare, perché ho sempre pensato che l'unico ad aver bisogno di essere perdonato sono io; ho amato quelli che hanno intralciato il mio cammino nel glorificare Dio, pensando che avevano ragione di avversare tanta estrema nullità, tanta ignoranza, tanta miseria, che mi ha fatto sempre credere il più miserabile di tutti.

Morirò!... Al suono della mesta campana, non ci sarà di me che la misera spoglia mortale, e sia l'ultimo canto della mia nullità alla gloria di Dio che è tutto!... Dio solo! dirò con la mia morte... Confido in te, dirò nel mio disfacimento, nella speranza della finale resurrezione... Addio per sempre alla vita terrena... addio..

Mi chiuderanno in una cassa, che desidero poverissima, di legno grezzo, e sarà forse bagnata di lacrime per la carità di chi mi tollerò e mi compatì nella vita. Si abbasserà il coperchio di quella cassa come un ultimo addio... e sparirò dagli occhi umani per essere accolto da una povera fossa.

Se picchierete sul mio sepolcro, io dirò ancora: Confido in Dio! Confidate in Dio!

Sia gloria a te, mio Dio, a te solo nella mia nullità?...

Quando la mia bara sarà benedetta, sorridimi ancora, o Gesù, dal tuo Tabernacolo, abbracciami ancora con la tua misericordia, suggellami ancora col tuo amore, dimmi, o Gesù: Io sono la resurrezione e la vita!...

E fa che ogni cellula mia che si dissolve nella terra, canti la mia nullità e la tua gloria!

Napoli, 1959 Sac. Dolindo Ruotolo