Il Purgatorio

La Principessa Eugenie von der Leyen

28/03/2017    7937     Altre testimonianze sul Purgatorio    Eugenia von der Leyen: 


"Garantisco per la credibilità"
Fin da piccola, la principessa Eugenie, membro di una dinastia stimata, era molto religiosa e voleva diventare suora. La sua salute non glielo permise ed ella visse come sorella nubile del principe ereditario Erwein II von der Leyen, ritirata nel castello paterno di Bayrisch Schwaben.

In famiglia si diceva di lei: "La sua vita è stata un'abnegazione per gli altri. Lo faceva volentieri e con gioia senza alcun dramma. Era del tutto semplice e naturale, senza pretese per sé, ma allo stesso tempo intelligente, vivace, molto gaia, con una bella propensione anche agli scherzi. I bambini la adoravano. Lei era la bontà in persona ". La sua cameriera testimoniò: "Era sempre uguale, gentile e cara. Quando l'ho conosciuta, il senso del sacrificio e dell'espiazione già le era familiare ".

Anche fra gli abitanti del villaggio di Waal la nobildonna era amata e stimata. Nel 1979, 50 anni dopo la sua morte, la signora Feistle, vedova del maestro della scuola, ricorda bene: "La principessa `Eschi' era una donna alta di bella presenza, molto pia e generosa ... una cristiana in tutto ... che aiutava perfino i contadini a raccogliere il fieno, quando si annunciava un temporale. Lei aveva il dono di fare sempre il regalo adatto e per tutti aveva un sorriso. Ha lavorato molto per le missioni, ricamando pianete o organizzando raccolte in paese .

Nella sua vita interiore, ricca spiritualmente, Eugenie rimase spesso incompresa. Solo il suo confessore, il parroco di Waal, Sebastian Wieser, la conosceva e in una deposizione giurata scrisse: "Ho conosciuto la veggente durante i suoi ultimi 12 anni di vita e sono stato giornalmente informato delle sue esperienze e delle apparizioni. Su mio consiglio, ella ha scritto un diario di ciò che ha visto. ... Ella ha condotto una vita santa, aveva una pia, robusta fede, era un'umile anima francescana ... pronta a sacrifici che quasi superavano le sue forze ... La personalità della principessa è la base migliore per la sua credibilità ... ed io garantisco sotto tutti gli aspetti per la credibilità del diario ".

Un diario particolare
Nel 1924 Adolf Hitler era recluso nella fortezza di Landsberg e nella sua follia cieca scriveva il libro "Mein Kampf"; a soli dieci chilometri di distanza la principessa Eugenie scriveva pregando il suo diario, con le singolari esperienze con le povere anime del purgatorio. Più tardi il parroco Wieser propose la pubblicazione del diario, nonostante il veto da parte di Hitler.

Durante la Seconda Guerra Mondiale passava di mano in mano. Quando il nipote di Eugenie, Erwein III, sposò Maria Nives Ruffo della Scaletta, della famiglia Borghese, con questa donna romana, finalmente, entrò nella famiglia von der Leyen qualcuno che credeva al carisma di Eugenie e che la sostenne. "Mia madre, Maria Nives, all'epoca molto giovane, sentiva una grande simpatia ed unione spirituale con zia `Eschi `, racconta Marie Adelheid. "Contemporaneamente era in profonda amicizia con Eugenio Pacelli, che l'aveva battezzata, dalle cui mani aveva ricevuto la sua Prima Comunione e che era stato il suo stimato insegnante di religione. Più tardi, divenuto Papa Pio XII, la prima famiglia da lui ricevuta in udienza fu quella della sua exallieva ".

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Maria Nives, principessa von der Leyen, si preoccupò di presentare a Papa Pio XII, durante la prima udienza privata, il diario della principessa Eugenie, ritenuto da specialisti il migliore del suo genere.

"La mia prima conversazione con un'anima del Purgatorio"
Il 9 agosto 1921, per la principessa di 54 anni, avvenne il primo incontro con un'anima del purgatorio di pomeriggio in giardino. "Fra due alberi ho visto una suora. Dava l'impressioni di aspettarmi e le sono corsa incontro. Improvvisamente era sparita, senza lasciare traccia. Sono tornata indietro per vedere se si fosse trattato di un inganno dell'ombra, ma il posto fra gli alberi aveva l'aspetto di sempre".

Durante le settimane successive, la suora sconosciuta, in abito francescano, con occhi tristi e scuri, si fece vedere aspettando Eugenie sulla porta di casa, sulla via verso la Chiesa o mentre raccoglieva fiori. "Non riuscivo a decidermi a parlare con lei e quando ne avevo il coraggio non c'era più. Il 7 ottobre, purtroppo, è venuta nella mia stanza. Mi sono svegliata con una sensazione sgradevole, ho acceso la luce, ed ecco lei stava accanto al mio letto. Ho avuto tanta paura che non sono riuscita a rivolgerle la parola. Mi sono difesa con l'acqua santa. Ma l' 11 ottobre le ho domandato: `Che cosa vuoi da me?'. Lei mi ha guardato negli occhi e, senza aprire la bocca, ha detto: `Non ti ho mandato i 20 marchi, destinati alle missioni'. Nonostante sia stato tanto emozionante, dopo ho dormito molto bene. I 20 marchi sono stati sostituiti e per le povere anime sono state celebrate Sante Messe. Ho avuto pace fino al 3 novembre quando ho potuto sperimentare una grande gioia. Andata a letto verso le undici di sera, ho visto la mia stanza illuminata e ho pensato che fosse rimasta accesa la luce. Improvvisamente mi sono trovata davanti la suora, ... ma sollevata dal pavimento e più alta della volta precedente. Da lei partiva una luce, il suo abito brillava, ma il suo viso era il punto più raggiante. Forse i suoi occhi avevano già visto il Buon Dio. Mi ha guardato sorridendo felice. Le sue mani erano incrociate sul petto ... Ho provato un tale gioioso shock che sono rimasta immobile ... Allora lei ha fatto solennemente il segno della croce, la luce è sparita e con essa la suora. Dunque non era la luce elettrica accesa. Un inganno mi sembra da escludere. Questa è stata l'ultima apparizione della suora, che mi ha aperto i sensi per vedere un'altra dimensione".

Babette, la muta
Sempre più povere anime poterono farsi notare gemendo, chiamando, piagnucolando, con passi, bussando e facendo chiasso di ogni genere per fare visita alla loro soccorritrice, anche nel cuore della notte, tanto che ella scrisse: "Mi stupisce la forza che deve partire dalle anime per svegliarmi dal mio buon sonno. Svegliandomi provo una sensazione molto particolare, perché comprendo immediatamente che cosa mi aspetta e io sono tanto vigliacca da non accendere subito la luce. Se questa `gente' deve venire, preferirei lo facesse di giorno".

"Nel 1923 per tre volte è venuta da me una donna con un'espressione molto triste. Si lamentava: `Nessuno prega con me!'. Allora non mi avevano ancora detto che dovevo pregare con loro. Questo è stato un sollievo per me, perché così avevo meno paura".

A volte alcune povere anime visitavano per settimane la loro "benefattrice", ma mute, senza il permesso di poter chiedere qualche cosa, come per esempio la massaia Babette. Con un vestito strappato camminava irrequieta nella stanza e guardava con gli occhi sgranati la povera insonne. 'La sua bocca è orrenda, come un'ulcera, il labbro inferiore nero. Lei vuole parlare, ma non ci riesce. E' terribile. Non so, come aiutarla ... Come mi hanno consigliato, le ho messo davanti la reliquia della Santa Croce e ho domandato: `Sei dannata?'. Scrollata di testa. `Ti scongiuro, dimmi cosa vuoi da me ... altrimenti non prego più per te!'. Allora si è avvicinata di più e, indicando la sua bocca, ha detto chiaramente: `Devo soffrire, perché ho calunniato e ho detto molte bugie!'." Durante la S. Messa Eugenie si offrì anche per quest'anima, fin quando fu liberata e non venne più.

Il parroco S chmuttermeier e altri sedici possono andare verso la luce
La principessa Eugenie poté più volte chiaramente vedere anche il suo insegnante di religione, il parroco Schuttermeier. Una volta, mentre pregava nell'oratorio, il parroco le apparve e chiese una S. Messa che fu celebrata. Dopo due settimane Eugenie lo vide la sera in Chiesa; ringraziava senza dire una parola: "E' passato davanti a me nel corridoio centrale sorridendo e si è inginocchiato sotto la luce eterna. Dopo un po' di tempo è venuto il sagrestano per il suono dell'Angelus. Ho pensato che sarebbe inciampato sopra il parroco. Era molto strano: il sagrestano trapassava il parroco, che poco dopo è sparito.

Il 22 marzo 1923, all'una di notte, mentre mi svegliavo, ho sentito la domanda: `Vuoi aiutare loro come hai aiutato me?'. Ho acceso la luce e accanto al mio letto stavano il parroco Schmuttermeier e un gran numero di donne e uomini". Durante le notti successive ritornarono e rimasero a lungo. Eugenie pregava. "Sono 16. Cinque di loro li conosco. Tutti mi guardano e poi spariscono. Il 29 marzo sono di nuovo tutti e sedici. Una che non conosco si avvicina e dice: `Ti ringraziamo!'. Non ho il coraggio di toccare le sue mani che mi tende. Ho domandato: `Potete andare per Pasqua in cielo?'. Lei ha risposto chiaramente: `Verso la luce!'.

Ora vengono molto vicino, non è simpatico. Do loro l'acqua benedetta, poi sono spariti. Era strano, come se i sedici avessero bisogno di poco spazio. Davanti a me stava un piccolissimo gruppo, eppure erano figure grandi e piccole. Quella che parlava con me era molto giovane con un'espressione gentile, un vestito nero e un grembiule bianco. Tutti erano in abiti da lavoro".

Con una tuta da lavoro e in maniche di camicia si mostrò alla principessa anche Benedetto, un suo domestico morto, affabile come quando era in vita. Lei stava aiutando le suore in ospedale nella sistemazione dei fiori. `Benedetto, soffri molto?'. Egli scosse la testa. `Sarai presto in cielo?'. Mi fece un cenno con il capo e sparì".

"Se l'amore dona, la piccolezza diventa grande!"
"Mi sembra di non essere mai sola. Vedo tante figure ... vivo più con loro che con la mia famiglia. Queste visioni non si dimenticano facilmente, a volte è difficile far finta di nulla e mi si stanca la mente", scrisse Eugenie riguardo le povere anime, che di giorno e di notte la circondavano e facevano parte del suo quotidiano "visibile" come persone vive. Nel suo diario scrive: "Il 7 luglio 1925 mi veniva incontro un uomo sulla scala. Pensando fosse un mendicante, ho detto: `Aspetti, fra poco le porto qualcosa'. Allora mi è venuto vicinissimo e si è dissolto come fosse nebbia".

Un'altra volta Eugenie stava facendo la spesa e si rivolse con una domanda ad una donna accanto a lei. In quello stesso istante la donna sparì e il commerciante guardò perplesso la principessa. Una simile situazione si presentò alla principessa un giorno che faceva visita a sua sorella in clinica: "Nel corridoio ho incontrato due donne: avevano un aspetto talmente misero, che ho chiesto loro come stessero, tanto mi hanno fatto pena. Allora ho visto il volto della suora accanto a me, pensava che io fossi matta e veramente le due erano sparite".

"Nel settembre del 1925 sulla via della segheria ho incontrato una donna modesta. Dopo che mi aveva oltrepassato, ho sentito il grido: 'Misericordia!'. Solo dopo ho capito che si trattava di un'anima del purgatorio. Sono tornata indietro e le ho domandato: `Cosa posso fare per te?' Pregare molto', ha detto. `Ma io con la mia povera preghiera dovrei aiutare molti, avrai poco beneficio', ho obiettato. Allora mi ha dato una bella risposta: `Se l'amore dona, la piccolezza diventa grande!'. E poi è sparita".

"I miei unici testimoni"
la principessa notò una cosa interessante mentre, nel pollaio, le si mostrava una vecchietta in costume svevo dei tempi passati. "E' stato strano, un gatto che veniva ha fatto un salto di spavento. Allora aveva visto la donna. Sono contenta che almeno un gatto veda quel che vedo io!". Poco dopo osservò: "Anche i polli hanno visto e spaventati sono scappati". L'unico essere umano testimone oculare degli eventi fu il suo pronipote, il piccolo principe Wolfram (19241945). Così capitava che, durante il gioco, egli dicesse improvvisamente: "C'è una nuova donna là ", oppure correndo uscisse dalla stanza della zia `Eschi' proclamando: "Dentro c'è un mendicante!".

Nella primavera del 1925 si presentò un uomo profondamente triste, in uniforme da cavaliere del XVI secolo. "Lo deve aver visto anche il bambino perché lo fissava impaurito con i suoi grandi occhi. Ma purtroppo solo bambini, polli e gatti sono i miei testimoni". Durante un'altra apparizione del giovane cavaliere, presentatosi come `il povero', la veggente notò qualcosa di particolare. "Si è avvicinato con mani coperte di sangue e ha pregato: `Lavami!'. Poi è successo il bello: ho fatto una corsa per prendere dell'acqua benedetta. Egli ha aspettato in silenzio. Ho versato l'acqua benedetta sulle mani che avevano ucciso e mai dimenticherò con quanta gratitudine mi ha guardato. E' vero che le sue mani restavano coperte di sangue, ma il suo viso era cambiato. 'Va bene così?', ho domandato. `Prega!', ha risposto ed è sparito. C'è una cosa inspiegabile in questo fatto: avevo versato quasi una bottiglia intera di acqua benedetta su di lui e per terra non c'era nemmeno una macchia umida".

Consolazione e rinforzo
La grande orante poneva tante domande ai suoi "visitatori" per comprendere in quale modo avrebbe potuto aiutarli più efficacemente, e questo non rimase nascosto ai suoi famigliari. "I miei mi prendono in giro, perché mi sentono parlare mentre sono sola nella mia stanza. In questi casi dico che sono solo segni di vecchiaia. Non posso parlarne. Quanto è opprimente! Ma non devo lamentarmi, perché vivo anche gioie che non so descrivere". Eugenie von der Leyen intendeva con questo la felicità spirituale, consolante, nella quale Dio la condusse sempre più spesso e più a lungo. Come in estasi, poté solo amare, adorare, perdersi in Dio. Queste grazie meravigliose e consolanti la rendevano felice per giorni e le donavano anche forze fisiche per la sua esigente vocazione. Molti "spiriti paurosi ", come Eugenie chiamava alcuni dei suoi ospiti "intrusi", chiedevano aiuto. C'erano però anche delle "apparizioni distensive ", semplicemente per rallegrarla. Per esempio Gisela, della quale scrisse nel diario: "Lei era graziosa, ancora giovane, una visita gentile. Ogni notte mi rallegravo all'idea di rivederla. 'Perché sei così diversa?', le ho domandato. `Perché presto adoro'. `Perché vieni ancora visto che sei così vicina alla salvezza?' `Per rallegrarti!'. Poi Gisela mi ha messo le mani sulla testa e se n'è andata".

Alfredo, una personalità molto importante, in vita si intratteneva con la mistica sull'argomento del purgatorio. Defunto, si annunciò proprio per questo motivo: "Sorridendo mi è venuto incontro e mi ha dato la mano. 'Alfredo, sei veramente tu? Dove ti trovi?', ho domandato. `Nella contemplazione! ... La mia promessa'. E' stata la risposta. Poi mi ha salutato con un cenno ed è scomparso. Fatto che mi ha colpito molto, perché l'anno scorso, in questo stesso periodo, parlando di questo tema, Alfredo, ridendo, mi aveva promesso: `Se sarà possibile, verrò'."

Nell'estate del 1923, la principessa stava cogliendo ribes, quando improvvisamente vide accanto a lei l'anziana donna di servizio che di solito ' portava la legna per le stufe nel castello. Il suo purgatorio l'aveva già vissuto in terra, per aver sopportato per tanti anni una malattia. "Le ho domandato: `Holzmdnnin, non mi hai dimenticato, come stai?'.

`Sono felice', ha detto raggiante ed e scomparsa.

E' stata un'apparizione piacevole. Spesso abbiamo colto ribes insieme e una volta mi ha detto: `Certamente devo tornarci!'. Ci siamo fatte una risata ed io ho risposto: `Una volta vieni da me!'. Aveva potuto farlo".

"Tu ci attiri! La via verso di te è libera"
Mondi separano le anime del purgatorio che si trovano in grandi sofferenze da altre che sono purificate, raggianti, nella "beata attesa", poco prima dell'ingresso in Cielo, già intercessori per gli altri. Ad Eugenie von der Leyen si presentarono sia le une che le altre. "Per la grazia di Dio sono legata a te! ", le disse una volta una povera anima. Spesso la tormentarono anime ripugnanti, irrequiete, che cercavano piangendo, che strappavano il cuore o anime dimenticate che supplicavano con uno sguardo disperato da far paura. "Ascoltaci! Aiutaci! Noi tutti camminiamo nel buio. Tu ci attiri!

Fa' sacrifici per noi! Donaci pace! Grazie del tuo amore. Donaci luce! ". La principessa le aiutava con grande compassione, in ogni momento, senza preferenze, fin quando confidò nel suo diario: "Quanto desidero un po' di pace! A volte sono tanto stanca, che prenderei sonno in piedi. Mi lasciano in pace solo quando sono malata. Allora ho 'vacanza'." Ad Eugenie capitava anche che, vivendo i peccati spaventosi dei suoi ospiti notturni, fuggisse dalla sua camera da letto senza volere più tornarvi. "Sono tanto vigliacca e mi sento misera", si lamentò più volte.

Prima come animali poi belli e raggianti
Soprattutto quando le povere anime dovevano rivelare il loro terribile stato interiore apparendole sotto forma di animali, Eugenie moriva di paura bagnata di sudore. Scrisse: "Mi si augura una `buona notte' ed io vado verso la pena più grande. Che spavento quando un misto fra un piccolo bufalo e un montone è venuto nella mia stanza da letto durante la notte. `Dimmi, sei un'anima', ho domandato. `Sono Giovanni'. `Perché vieni come un animale?' `La mia vita era tale! Le mie passioni, i peccati nascosti'. Il bufalo piangeva ed era fuori di sé".

Nell'ottobre del 1925, venne da Eugenie un'enorme scimmia con la pelliccia umida. "Debbo confessare che un anno fa non l'avrei potuto sopportare. E' due volte più alto di me e viene ogni notte. Resta per molto tempo e chiede preghiere e acqua benedetta. Solo pian piano, il suo viso diventa più simile a quello di un uomo. Il male aderisce ancora a me, peccati di cui non mi sono pienamente pentito!', ha detto. Ho pregato molto con lui. Il 25 dicembre era presente a metà della notte e gli ho chiesto: `Sai che oggi è Natale? ' `Posso adorare!' `Non vieni più?' `No!', ha risposto e sorridendo e scomparso! ".

A febbraio si è presentato il più terribile per me: un serpente. Sono stata come paralizzata dallo spavento, io ho paura di un orbettino! Ho preso subito la reliquia della Croce per difesa, mi dava un po' di sicurezza. L'infame bestia aveva occhi che ardevano, dentro i quali si vedeva molta inquietudine. Che strana sensazione pregare con un animale!

... A poco a poco si svela una monaca, 'un'assetata', come dice di se stessa. Siccome non viene più come serpente, io mi sento un'anima liberata! `Perché sei venuta da me come serpente?', ho domandato. `Non ero ancora in grado di farmi vedere da te diversamente'.' Perché questo aspetto orrendo?' `Così era il quadro della mia vita: giuramenti violati, tutto bugia e simulazione! Prega con me, poi si farà luce intorno a me'.

Due mesi dopo, in aprile, la monaca poté entrare in Cielo. "Mai dimenticherò la bellezza, con la quale la domenica di Pasqua stava davanti a me sul gradino dell'altare. Che differenza con l'immagine del serpente! Buon Dio, ti ringrazio!".

Siamo diventati adoratori
La principessa bavarese provava una tra le gioie più grandi quando le povere anime finalmente acquisivano immagini nobili, pacifiche, quando facevano il segno della croce, si inginocchiavano e partecipavano alla preghiera. Alcune la svegliavano in modo tale che lei potesse arrivare in tempo alla S. Messa e ricevere la S. Comunione in suffragio dei suoi protetti. Venendo per l'ultima volta dal purgatorio, le anime esprimevano con diverse parole la loro liberazione: "La nebbia è sparita ". "Il sangue di Cristo scorre a fiumi e ci porta alla vita". "Per me, ora, tutto è gioia, tutto è chiaro ". "Sono nella luce ed entrerò nella limpidezza". "Non vengo più, ora sono un adoratore! ". Poi la missione di Eugenie era compiuta e piena di gioia scriveva nel diario: "Rendere felici le anime è ancora più bello che rendere felici gli uomini! Quanto è buono Dio, perché da sola non saprei fare nulla!".

Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/il%20purgatorio%20e%20la%20via%20verso%20il%20cielo.htm