Pagina principale | Venuti dall'aldilą.
Chi è venuto dall’aldilà? - Lo scheletro dannato
Giuseppina Berettoni, anima privilegiata morta a Roma nel 1927, fu
pregata dalla Presidente del Circolo delle Donne Cattoliche Carlotta
Marchi, vedova Contestabile, a far visita a un suo nipote gravemente
ammalato, ma purtroppo sprezzante di Dio e dei Sacramenti. Nel tardo
pomeriggio del 31 maggio 1906 ella si presentò alla clinica e
si trovò a colloquio con il Direttore, il quale con un sorriso
canzonatorio le chiese: Lei deve essere una bizzoca che vuole
convertirlo! Ma che? Non ci riuscirà, perché un tipo...
— Poi cercò di licenziarla, ma essendo troppo tardi e
non potendo ritornare a casa, Giuseppina si mostrò così
persuasiva che il Direttore le concesse di rimanere, anzi le disse:
«Veda, tutti i giorni io porto via questa chiave; ma ora la
consegno a lei, così, dopo la visita all’infermo, potrà
passare qui la notte; potrà riposare su quella
poltrona».
Partito il professore rimase sola e si mise a
recitare il rosario, poi si presentò al malato. Con serie
riflessioni e intercalando segrete preghiere a Dio in brevi
intervalli Giuseppina ottenne la conversione del giovane, il quale
fece chiamare un Padre Cappuccino, si confessò e ricevette il
Viatico e l’Estrema Unzione.
Ritiratasi nello studio del
Direttore, Giuseppina si avvide che in angolo c’era uno
scheletro umano, ritto, con tutte le sue ossa congiunte da fili
metallici. Di chi sarà stato? E dove si troverà l’anima
di costui? — si domandava. Ed ecco che all’improvviso
quello scheletro riprende vita, si muove, parla e dice:
—
Eccomi! Tu mi hai chiamato.
— Ma io non ti ho chiamato —
risponde Giuseppina Berettoni, terrificata.
— Noi —
riprende a dire lo scheletro — quantunque dannati, dobbiamo
fare la volontà di Dio. Sappi che da 74 anni io sono dannato
all’Inferno. Questo domani lo dirai al Direttore.
—
Egli non mi crederà, come glielo posso provare?
—
Vedrà che non sto nella posizione in cui ero.
—
Questo non basta.
— Ne avrai la prova — e così
dicendo lo scheletro torna nell’angolo da dove si era mosso,
mettendosi in posizione alquanto diversa.
Il giorno seguente il
Direttore si diresse al suo studio, desideroso di riprendere la
conversazione.
— La scienza — disse a un certo punto —
mi ha dimostrato molte cose. Io non credo ai miracoli!
— Ciò
mi stupisce, essendo lei così erudito — rispose
Giuseppina — Sappia che io ho visto dei miracoli e che io
stessa sono stata guarita all’istante da una piaga al braccio;
di questo lei può accertarsi all’ospedale S. Giacomo.
—
Allora è lei che ha fatto bizzoco il Direttore di
quell'ospedale?
— Può darsi che io vi abbia
contribuito — rispose Giuseppina — Ma ora guardi là,
— disse puntando il dito verso l’angolo — quello
scheletro appartiene a uno che da 74 anni sta all’Inferno.
—
Adesso lei vuole tenermi una seduta di spiritismo.
— lo non
fo dello spiritismo, perché proibito dalla Chiesa; tuttavia
glielo assicuro perché lo so.
— A questo punto lo
scheletro cominciò a muoversi in direzione del professore.
Questi spaventato e sconvolto, uscì dallo studio e si rifugiò
in Cappella, con meraviglia delle Suore che mai prima di allora ve lo
avevano visto entrare.
Due giorni dopo si recò a far visita
a Giuseppina, ancora profondamente impressionato da quello strano
evento. Ella lo incoraggiò e gli consigliò di recarsi a
farsi un corso di esercizi spirituali a Genova.
Partì il 4
giugno. Pochi giorno dopo, nella notte tra l’11 e il 12, il
professore si trovava nella sua camera, sveglio, scoraggiato e
agitato. Improvvisamente gli si presenta Giuseppina.
—
Cos’è? E possibile! Lei... com’è entrata
qui?
— Colui che le fece quel favore — rispose
Giuseppina
— ha fatto che io venissi a consolarla, perché
lei si trova in grande afflizione.
Era avvenuto un caso di
bilocazione, non raro nella vita di Giuseppina Berettoni.
Terminata
la sua missione, Giuseppina si ritrovò ne suo letto a Roma. Il
15 luglio il professore, accompagnato dal figlio maggiore, andò
a far visita alla sua amica e bene fattrice e si trattenne in
colloqui per due ore.
Il figlio del convertito, anche lui medico,
vivamente impressionato dal cambiamento così avvenuto del
padre, si diede lui pure a una vita seriamente cristiana. Entrò
poi in un convento e volle per umiltà essere fratello
laico.
(Antico P. - Giuseppina Berettoni - Centro Giuseppina
Berettoni - Via S. Erasmo, 14 - Roma 1978).