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Chi è venuto dall’aldilà? San Leopoldo Mandic
San Leopoldo Mandic è il famoso Cappuccino confessore a
Padova, morto nel 1942. Le sue apparizioni dopo morte, numerose e ben
documentate, costituiscono (come quelle degli altri santi)
altrettanti indizi della sopravvivenza. Le guarigioni istantanee di
malattie organiche seguite in parecchi casi alle apparizioni indicano
che non si tratta di allucinazioni.
Ecco il racconto di una
persona guarita.
Il fatto che, in certe apparizioni, il Santo sia
stato creduto persona corporea vivente in questo mondo, che sia stato
toccato, che abbia portato oggetti fisici, fa pensare ad un corpo
parasornatico. Ecco il caso di Teresa Pezzo:
«Ero da molto
tempo affetta da gravi disturbi al fegato. Si tentarono varie cure,
ma tutto inutilmente, tanto che il 22 ottobre 1946, nonostante il
persistere della febbre, venni sottoposta a gravissimo intervento
chirurgico di oltre tre ore. Dopo parecchi giorni passati tra la vita
e la morte, mi ripresi alquanto e andai a Bovolone presso lo zio
Arciprete, monsignor Bartolomeo Pezzo. Per un po’ di giorni
tutto andò bene, ma il 4 dicembre dovetti rimettermi a letto
perché mi ritornarono fortissimi i dolori; la febbre risalì
oltre i 40, ricominciò il vomito quasi continuo, tanto che non
potevo ritenere nemmeno una goccia d’acqua. Si aggiunse un
gonfiore duro e voluminoso al di sopra del taglio dell’operazione;
i dolori continui e acutissimi si estendevano alla gamba e al braccio
destro. Divenni così debole che non potevo quasi più
parlare. Il medico curante dichiarò che si era ritornati allo
stato di prima dell’operazione e forse peggio.
Dietro
esortazione di un padre cappuccino, di passaggio da Bovolone, il
giorno 8, domenica, cominciai la novena di Padre Leopoldo e posi una
sua reliquia sulla parte ammalata. Martedì notte, mi
addormentai alle 11.30. Suonava mezzanotte quando all’improvviso
mi apparve Padre Leopoldo. Era identico alla sua immagine, ma senza
stola e molto più bello. La stanza, quantunque la luce fosse
spenta, era illuminata a giorno. Il Padre si avanzò sino quasi
al mio letto. Tra noi due avvenne il dialogo seguente:
“Mamma!
Mamma!” gridai io tra gioia e lo spavento.
“Non aver
paura!” disse Padre Leopoldo. “Tu ti accosti tutte le
mattine alla santa comunione a letto, non è vero?’
“Sì,
Padre’
“Domani” continuò Padre Leopoldo
mettendomi una mano sulla spalla “alle 8 vai in chiesa, ascolta
la santa messa e fai la comunione, perché sei guarita. E ogni
giorno dovrai recitare una corona di Gloria Patri. Questo per tutta
la vita’
“Sì, Padre, anche due!”.
“Brava!
Tu hai sofferto molto nella tua vita, specie in questo ultimo
periodo, ma questo, cara, lo troverai nella eternità! Tu devi
sempre fare del bene al mondo e, se ti giungerà qualche brutto
momento, dolori e malattie, sopporta tutto con rassegnazione e soffri
tutto per amore di Dio”.
“Padre, che grazia!’
“Quando
termini la novena?”.
“Lunedì “.
“Allora
tornerò lunedì a mezzanotte perché ho molte cose
da dirti. Intanto ti dò la benedizione”.
«Mi
benedisse e scomparve dicendo: “Sia lodato Gesù Cristo!”
».
«Scomparso Padre Leopoldo, mi scossi. Credevo di
aver sognato, ma mi trovai perfettamente guarita. Non più
dolori al fegato, scomparso il gonfiore, i dolori alla gamba e al
braccio, cessata la febbre.
La zia, che dormiva in camera con me,
aveva sentito tutte le parole mie, ma non quelle di Padre Leopoldo, e
non aveva visto nulla.
La mattina mi alzai, scesi frettolosa le
scale, mentre il giorno prima non potevo nemmeno reggermi in piedi,
andai in chiesa alla Messa delle 8, feci la santa comunione, rimasi a
lungo in preghiera e poi, ritornata in canonica, mangiai con un
appetito formidabile senza sentire alcun disturbo.
Ero
perfettamente guarita.
Il fatto suscitò nel paese una
grande impressione, perché a tutti era nota la mia dolorosa
condizione, e si accese una vivissima attesa della nuova apparizione
promessa. Gran numero di persone m’incaricarono di presentare a
Padre Leopoldo domande su diverse cose.
Alla mezzanotte tra il 16
e il 17 dicembre, Padre Leopoldo mi comparve di nuovo, circonfuso di
luce, in modo da illuminare la stanza a giorno. Mi parlò di
molte cose riguardanti la mia vita spirituale e mi raccomandò
in modo particolare di pregare. Poi rispose alle domande che gli
presentavo. Io scrivevo le risposte man mano che Padre Leopoldo
parlava, e le scrivevo alla luce della visione perché la
lampada era spenta. La zia che dormiva nella stessa camera e un
sacerdote fuori dalla porta udivano le mie parole, ma non vedevano
nulla e non sentivano le parole del Padre. Appena questi scomparve,
io accesi la lampada esclamando: “Che bellezza! Che bellezza!”.
Tenevo in mano il foglio che avevo scritto sotto dettatura di Padre
Leopoldo, con la penna fornitami dallo stesso Padre.
Mia zia mi
disse poi che durante la visione c’era per lei nella stanza
buio perfetto, mi aveva sentito far scorrere velocemente la penna
sulla carta, ma che quando Padre Leopoldo scomparve e si accese la
lampada, essa vide in mano mia il foglio scritto, ma non la penna con
cui l’avevo scritto.
Rileggendo le risposte di quel foglio,
rilevai una cosa molto importante: Padre Leopoldo si lamenta quasi
con tutti che pregano poco e male, e insiste con tutti che preghino
di più se vogliono che Dio li benedica».
Valdi porro (Verona), 28 dicembre 1946: Teresa Pezzo.