Pagina principale | Venuti dall'aldilą.
Chi è venuto dall’aldilà? - La piccola Marina
Una sera afosa di luglio, uno dei più noti professionisti
di Milano, l’istologo A.P. (si tace il nome per volontà
del protagonista della vicenda) lasciò la clinica per recarsi
nel suo studio. Qui visitò un ‘ammalata, e mentre stava
stendendo una breve relazione, entrò l’infermiera
dicendo con voce strana: Professore, c’è di là
una bambina. - Andò in anticamera a vedere. «In piedi,
contro la porta d’ingresso narra il professore — c’era
una bambina di dieci anni circa, magrolina, pallida d’un
pallore quasi mortale e nel cui volto brillavano due occhi immensi,
febbrili che si guardavano fissi. Un abitino a fiori di percalle, e
due treccine brune ornate da due nodini rossi, ma d’un rosso
tanto vivo da dare fastidio. Le chiesi: “Che vuoi piccola? sei
sola?...”
Mi guardò fissamente, poi con una voce del
tutto imprevista, opaca, disse: la mamma è tanto malata !—
E... dov’è la tua mamma? — In via Pioppette. —
Non so perché rispondo: Vengo subito Vado in studio, depongo
il camice e torno in anticamera. La bambina non c’era più.
Chiedo: Dov’è an data? — E uscita, dice
l’infermiera.
Spinto da una oscura urgenza mi precipito sul
pianerottolo. Nulla. Scomparsa. Rimango un attimo perplesso, poi
un‘ansia sempre più mi pervade, afferro la borsa,
scendo, salto in macchina e vado in via Pioppette, nel quartiere più
antico di Milano: Porta Ticinese. Ma lì giunto mi accorgo che
non conosco il nome della donna né il numero di casa... Come
seguendo un richiamo mi infilo in un portone. C’è uno
stambugio con una vecchia che accarezza un gatto. Chiedo se per caso
nella casa c’è una donna ammalata che ha una bambina
così e così. Vedo la vecchia sbarrare gli occhi e dire
che sì, è la Caterina Terrani e abita al secondo piano.
Salgo le scale e mi trovo davanti a una porta socchiusa. Non so
perché, entro... Su un letto c’è una donna di una
magrezza spaventosa, che ad un primo sguardo pare morta. Mi accosto,
respira, ma il polso è quasi nullo e il cuore batte tanto
debolmente da denunciare uno stato preagonico. Non mi perdo in
congetture; faccio subito un’iniezione di adrenalina, poi mi
siedo, in attesa... Della bambina nessuna traccia. Guardo la donna e
scopro su quel volto terreo, già bagnato dal freddo sudore
dell’agonia, una parvenza di colore; vedo le palpebre vibrare,
la bocca dischiudersi, la testa girare come in cerca di respiro. Mi
accosto. Il polso ha ripreso un poco, il cuore batte più
regolarmente. Provoco con breve massaggio una ripresa cardiaca.
Dopo
un po’ quella donna quasi morta apre gli occhi e mi guarda
stupita. Dice con la voce appannata: Ma lei chi è? —
Sono il dottore... — Sbarra gli occhi e riprende: Il dottore?
Ma... chi le ha detto di venire qui? Sa, dottore, io sono in questo
letto da ieri pomeriggio... — Aggiungo: E venuta da me una
bella bambina con due treccine e un vestito a fiori, e... — La
donna spalanca la bocca, si alza sui gomiti, mi guarda con gli occhi
sbarrati, atterriti... M’afferra un braccio, lo stringe, parla
spasmodicamente: Lo sapevo, lo sapevo! Ho tanto pregato la Madonna
che non mi facesse morire senza prima aver portato la mia Marina àl
cimitero... Dottore venga, venga di là. — Non so come
trova la forza di alzarsi e mi trascina a una tenda... Al di là
della tenda c’è una stanzetta piccola, immersa in
un’ombra cupa, appena rischiarata da una candela. Su un misero
giaciglio è stesa, nella immobilità della morte, una
bambina dall’apparente età di dieci anni, dalle treccine
brune ornate da due nastri rossi... Mi chino per guardarla bene. E
lei, la bimba che è venuta nel mio studio. La guardo senza
essere nemmeno spaventato; mi sento schiacciato dal senso oscuro del
mistero. Avverto il mormorio della madre: Ma donna santa, grazie per
aver ascoltato le mie parole. La mia bimba mi ha salvato. Io non so
come ciò sia avvenuto. — Poi si volge a me e dice:
Dottore, quando ieri è morta la mia Marina, io ho avuto un
colpo al cuore e, dopo averla composta, sono caduta su quel letto.
Capivo che stavo morendo e mi disperavo, sola com’ero, per non
poter fare ciò che era necessario per la mia bambina. E
pensavo: O se la mia Marina fosse viva in questo momento. Adesso lei,
dottore, è qui e... S’inginocchia, si raggomitola e
comincia a piangere tutte le lacrime del suo disperato dolore e della
sua gioia inconcepibile.
Sono passati parecchi anni. Caterina
Terrani, ancora vivente, è terziaria presso un convento alla
periferia di Milano. Per quanto riguarda una spiegazione al fatto, io
dico che si tratta di un autentico miracolo... —
(Da
«Raggio di sole», Luglio 1967, dell’Unione
Cattolica Ammalati).