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«Vi aspetto in cielo»
Mentre san Paolo della Croce moriva (1775), la sua penitente, Rosa
Calabresi pregava a Cerveteri, ritirata nella sua camera. Era tutta
assorta in preghiera, quando all'improvviso vide la camera
rischiarata da una luce straordinaria in mezzo alla quale stava un
uomo sollevato in aria, vestito con abiti sacerdotali e così
risplendente che non si poteva fissare. La chiamò tre volte:
Rosa..., ma la giovane, temendo che si trattasse di qualche illusione
diabolica, non rispose. Allora la persona che vedeva in mezzo alla
luce disse espressamente: «Io sono il padre Paolo; sono venuto
a portarti la nuova che sono morto poco fa e adesso vado in cielo a
godere Iddio..., a rivederci in Paradiso».
Rosa gli disse
che pregasse Iddio affinché anch'essa fosse fatta degna di
andare a goderlo in cielo. E la visione disparve. La mattina seguente
ecco una lettera del padre Ignazio, suo nuovo direttore, che le dava
l'avviso del beato transito di san Paolo della Croce. La buona
figliola, per quello che già sapeva, non provò nessun
dispiacere. Inutile ormai pregare per lui; pure, per mantenere una
promessa che gli aveva fatto durante le conferenze spirituali, corse
in chiesa e incominciò la Via Crucis. Arrivata alla terza
stazione, vede una grande luce e in mezzo a essa il Servo di Dio
vestito non da passionista, «ma con un bel manto bianco e
rosso, circondato e corteggiato da una grande moltitudine di angeli».
Si meravigliò di vederlo vestito in quell'insolita forma, e
gli domandò che significasse. E il Santo direttore: «Questo
è il simbolo della illibata mia purità e dell'ardente
carità, virtù da me tanto amate e praticate in vita, e
perché sono stato martire della penitenza e dei patimenti».
Dettole di applicare quella Via Crucis in suffragio delle anime del
Purgatorio, la lasciò dopo averle rivolto queste precise
parole: «Addio, figlia, vi aspetto in cielo a vedere Iddio, a
lodare Iddio, a possedere Iddio per tutta l'eternità».
P.
Luigi-Teresa di G., San Paolo della Croce (riportato dai Proc. ord. e
ap.), Roma 1952, pp. 422-423.